Il «vangelo» secondo Mellaia

Con qualche centimetro in meno che nei giorni scorsi, quando il livello del lago era arrivato a sfiorare quota 368,50 attualmente indicata come soglia di allarme, l’Eridio mostra il meglio di sé.
Gonfio fino ad invadere zone che da tempo erano diventate prato, o addirittura bosco, il lago valsabbino rincuora gli animi dei lacustri e dipinge stupore negli occhi di bambini e ragazzini che così bello non l’avevano mai visto. In attesa che nelle prossime settimane e mesi qualche cosa accada, quando ci sarà da prendere decisioni in merito alla nuova regola da adottare e ci sarà da decidere chi la dovrà gestire, quando sarà necessario irrigare i campi della Bassa e arriverà anche il tempo di riprendere a produrre energia elettrica a Vobarno, il Coordinamento delle Pro loco lacustri mette le mani avanti indicando quelli che ritiene siano i nodi dell’intera questione.

L’”avvocato del lago” Franco Mellaia, tanto per cominciare, ribadisce “l’assenza di titolarità demaniale in capo alla regione Lombardia e così pure in capo alla Provincia di Brescia”, essendo la Provincia autonoma di Trento e lo Stato i due “dominus” del lago d’Idro. In questo senso sarebbero da leggere le indicazioni del Ministro Pecoraro Scanio che che ha chiesto agli enti interessati di regolare il lago in modo che non venga meno il deflusso minimo vitale.
Con i loro “desiderata” esposti dall’”avvocato del lago” Franco Mellaia in un chilometrico documento denso di notazioni tecniche buone per il tribunale, il Coordinamento scende anche nei particolari.

“La quota massima del lago va fissata alla misura di 369 metri s.l.m. e l’escursione deve rimanere limitata ad un metro” affermano, cioè fino a 368.
“D’intesa con la Provincia autonoma di Trento andranno gestiti gli afflussi a monte utilizzando i serbatoi a servizio di impianti di grande derivazione a scopo idroelettrico”.
Il prelievo diretto dal lago poi, non potrà essere superiore agli afflussi, per permettere la permanenza di una condizione d’equilibrio del bacino che è “naturale e d’origine glaciale”. La presa d’acqua dell’Enel dovrà essere dotata di un “profilo idraulico del paramento a valle del tipo Scimemi-Veronese, sì che essa funzioni direttamente da bocca tassata per la derivazione”.
In pratica il Coordinamento vorrebbe che venisse edificato all’ingresso del canale dell’Enel un muro che non permetta l’uscita dal lago dell’acqua se non a quota superiore a 368 metri sul livello del mare.
Quest’ultima, se siamo riusciti a decifrare il linguaggio tecnico contenuto nelle 34 pagine di documento, sarebbe la vera novità della proposta.

Invia ad un amico Visualizza per la stampa

Vedi anche