Il componimento poetico in dialetto valsabbino Cicolata di Nerino Mora di Sopraponte ha ricevuto due importanti riconoscimenti in altrettanti concorsi natalizi.
Tutto in un solo giorno, il 19 dicembre: due premi al vernacolo locale con la lirica “Cicolata”. L’autore Nerino Mora, apprendista poeta.
A Piacenza alle 16 cappella di palazzo Farnense il dodicesimo concorso nazionale “Magie del Natale”
L’ente promotore il comune di Piacenza, il Rotary club, la Provincia di Piacenza, la Diocesi di Piacenza Bobbio, Atelier d’arte Braceschi e l’Unicef .
Presente in sala il comitato esaminatore e la principessa Esperia Balestri Caracciolo principale promotrice dell’iniziativa.
Nella sala gremita con più di trecento presenze, l’emozione dei partecipanti era percepibile anche nell’aria.
Il presidente Gianni Podesta proclama terzo classificato vernacolo Valsabbino Nerino Mora Ha tolto il fiato all’autore che ha presentato “Cicolata”, la lettura tremolante dall’emozione, poi il fragore dell’applauso ed approvazione dei presenti, poi le foto di rito. Da qui in poi la corsa a Venezia un secondo premio, una striscia d’asfalto congelato di 270 km lo separano, temperatura -8°, tensione alta per il rischio, una corsa contro il tempo.
Ore 21 arrivo alla Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio a Mestre, Carpendo, ospite dai frati cappuccini il concorso letterario “Agape” alla ventiquattresima edizione. Il concorso è specializzato in poesie e prosa in vernacolo e non. L’iniziativa è inserita nella manifestazione “Natale insieme”. L’arrivo a Mestre è in ritardo, causa il forte giaccio e lanebbia, viabilità restrittiva, poco il tempo utile per il viaggio. Anche in questo caso sala gremita già da un po’. Da subito una calda accoglienza agli intrepidi temerari. L’ingresso in sala notata dagli organizzatori invita subito sul palco l’autore Valsabbino accompagnato dalla moglie Marzia suo braccio destro in queste occasioni.
Imbarazzo, come si vuol dire “a brucia camicia” all’introduzione al premio assegnato: Premio speciale proclamato dalla giuria a Nerino Mora alla sua poesia in dialetto valsabbino “Cicolata” con il commento “è vero che la cioccolata è gustosa una sorpresa fosse così gradita anche in gusto dialetto”!
Da subito il gemellaggio, di lingua di alcune fonetiche comuni anche nel dialetto veneziano creano calore, l’atmosfera, il pubblico promuove l’elaborato con un applauso che per poco infatua l’autore.
Una bella serata con musica, artisti, intrattenimento e strette di mano rivolte all’ospite e alla consorte che senza paura non hanno avuto limiti sfidando i pericoli di stagione per giungere alla meta per ritirare un premio ambizioso come quello di Agape.
Questo il testo della poesia pluripremiata di Nerino Mora:
Cicolata
Recorde che
la fenestra l'era giasada
cole öngie a gratae vià per vedèr föra
pracc bianc de brina e de gias
Dala cusina se sintia i reèrcoi ai ciocà
le Padèle le buia sula stüa
L’era Nadal ‘na colasiù da sior
l’era l'ünica olta che la ghia n'töt l’an
a colasiù ‘na chichera de cicolata
n'udûr che desmènteghe mia mai
Calda, profumada, spèsa
la grüstlina marù scür postada ènsima
come n’coèrciol a tignila dacönt
Se pödia mia maiala ‘n dèn colpo sul
besognaa tignila a ma, döperà ‘l cücianì
caresala sènsa faga mal
vapûr de nösöle da fà girà ’lco
Prima mundaso
po tira le gule
biasala per be, quasi de niscus
fala fini ‘lpiö tarde che se pöl
Cicolata santa de Nadal
Cicolata da lecas e fas i barbis
Cicolata guadagnada cola me fadiga e de oter om
Om scür che laura ‘ndei cap
om che speta po a lur ‘l Nadal
om che i süda,
om che varda e che comanda apena
om che varda ‘lcel che i speta la stèla
Nadal ugual
Nadal de chi ga töt
Nadal per chi ga prorio neènt
Nadal per chi ga mai ait neènt
Sie gnaro e pötel
om dopo
adès che so bubà
amò, spète sèmpèr
’l Nadal,
la cicolata
voares che cambiés töt
restes uguala almeno la cicolata.
Cioccolata
Ricordo che…
La finestra era ghiacciata
Con le unghie grattavo il ghiaccio per vedere al di fuori
Prati bianchi, coperti di ghiaccio
Dalla cucina rumore dei cerchi della stufa in movimento
Le pentole bollivano
mi aspettava una colazione da ricchi
era l’unica volta che c’era in tutto l’anno
a colazione una grossa tazza di cioccolato (bubino)
un profumo che non dimenticherò mai
Calda e profumata, densa
la crosta marrone appoggiata sopra
un coperchio per proteggerla
Non si poteva mangiarla in un colpo anche se avrei voluto farlo
bisognava consumarla poco a poco, risparmiarla averne cura, usare il cucchiaino
carezzarla, senza fargli del male
vapore di nocciole,inebriante da far girar la testa
Prima deglutire,
poi essere goloso,
gustarla come di nascosto, era meglio
che durasse il più possibile.
Cioccolata santa di Natale
cioccolata da leccarsi e farsi baffi
cioccolata guadagnata con il mio sacrificio e quello di altri uomini
Uomini scuri che lavorano nei campi
Uomini che aspettano anche loro il Natale
Uomini che sudano
Uomini che ubbidiscono al comando legati alla terra
Uomini che guardano, implorano il celo, aspettano la stella
Natale uguale
Natale per chi a tutto
Natale per chi non ha più nulla
Natale per chi non ha mai avuto nulla
Io ero bambino, poi ragazzo,
uomo poi
papà ora
Ancora e sempre aspetto,
il Natale
la cioccolata
vorrei che cambi tutto,
la cioccolata, rimanga sempre uguale
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