Da Belprato al calcio come arbitro in rosa

Dalla Pertica Alta ai vertici della sezione bresciana dell’Associazione italiana arbitri della Figc. È il percorso affrontato da Erika Facchini, una 31enne nata a Belprato che ha vissuto in paese fino all’età della scuola superiore, e che torna regolarmente a visitare la borgata e la sua gente. «Ho iniziato a spostarmi in città per frequentare il Liceo scientifico, rimanendo a dormire in convitto - racconta -. Poi mi sono iscritta a Ingegneria gestionale, sempre a Brescia». E oggi, laureata e residente a Nave col marito Dino, anch’egli arbitro e sposato nel settembre scorso, è dicevamo diventata presidente della sezione cittadina dei giudici di gara della Figc.

«Tutto è iniziato per caso a una fermata dell’autobus, leggendo un annuncio su un corso. Sono sempre stata una appassionata di calcio, anche se non ho mai giocato, e ho deciso di provare». Era il febbraio del 1998 quando Erika è scesa in campo per la prima volta con cartellini e fischietto: «La prima partita l’ho diretta al Villaggio Sereno di Brescia; era un incontro tra esordienti ed ero emozionata e agitata. Ma mi è piaciuto molto».

Poi l’avventura è proseguita; in campo ma anche attivamente nell’associazione: «Ho trovato un bel gruppo, e dopo un anno seguivo la cassa. Nel 2006 sono diventata vicepresidente, e nel luglio del 2008 mi è toccata la presidenza, con un un mandato di 4 anni». Come hanno vissuto i genitori questa scelta? «Dapprima erano perplessi, perchè in tribuna sentivano gli improperi che ci vengono rivolti. Ma poi hanno capito quanto io amo questa attività».

Com’è questo «mestiere»? «Io lo consiglio a tutti. È qualcosa che ti forgia il carattere, perchè impari a decidere in fretta, senza dubbi. Puoi anche sbagliare, ma conta essere preparati e in buona fede. Ci vogliono insomma tempestività e correttezza. Arbitrare è ogni volta una prova di coraggio che prevede un forte senso di responsabilità».
Il tuo futuro? «Rimanere nell’associazione; almeno fino a quando troverò gli stimoli, che per ora si mantengono forti».

M.PAS. da Bresciaoggi

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