L’educazione alla sessualità

Il tema di forte attualità e di grande interesse per le famiglie ha portato più di cento genitori a partecipare attenti e curiosi al 5° incontro del percorso “Genitori in cammino” organizzati dall’A.Ge. e dal Comitato Genitori di Gavardo, con la collaborazione della Direzione Scolastica dell’Istituto Comprensivo e il patrocinio dell’Amministrazione gavardese.

Di fronte all’educazione dei propri figli alla sessualità, i genitori si rendono conto di possedere scarsa dimestichezza con il problema nonché poca padronanza di linguaggio.
Citando Freud nella sua introduzione, la relatrice riconosce ai genitori, agli insegnanti e agli educatori in genere il difficile compito a loro affidato dell’educazione, giungendo a considerarla un’impresa quasi impossibile! In una società sempre più caotica e confusa il compito dell’adulto educatore risulta effettivamente assai arduo. Senza considerare che i tempi entro i quali i genitori riescono ad essere incisivi vanno accorciandosi: più è piccolo il bambino e più è ricettivo; ma già in seconda media il ragazzo recepisce solo il 20%degli insegnamenti del genitore affidandosi per il restante 80% ai pari.
Alle difficoltà oggettive di essere genitore per cui non esiste “specializzazione” né diploma, né laurea, si aggiunge la difficoltà di saper entrare nella sfera della sessualità dei figli. Diventare mediatore delle curiosità infantili, facilitatori dello sviluppo psico-affettivo e sessuale dei nostri ragazzi, in una società dove il sesso è banalizzato e spettacolarizzato, non è cosa facile.

Educare alla sessualità, infatti, non significa solamente parlare di sesso e genitalità, ma di bisogno, d’istinto, di pulsione, di desiderio, di amore. La sessualità sottintende la totalità di sé, delle proprie sensazioni, emozioni e suoi significati; è un modo totale di essere che coinvolge tutta la persona.
Significa vivere bene, innanzitutto, il rapporto con il proprio corpo, per poi accogliere il corpo dell’altro.

Per il genitore vuol dire saper calibrare risposte e informazioni a seconda dell’età e la natura dei figli, senza andare oltre l’effettiva richiesta. “Dire poco per integrare poi” raccomanda l’esperta. Essere consapevole che le emozioni che vengono veicolate assumono maggiore rilevanza rispetto ai concetti enunciati.

Premesso che per potere affrontare il tema della sessualità un genitore deve aver fatto pace con l’educazione sessuale ricevuta, va superato l’imbarazzo e va verificata l’espressione del bambino mentre riceve le spiegazioni. Non passare il messaggio che il sesso sia qualcosa di sporco, ma dare una visione serena della sessualità. Accogliere con gioia il compito di offrire chiarimenti: le risposte siano semplici e brevi supportate da emozionalità positiva, segno questo che l’adulto si è riconciliato con se stesso.

La dott.ssa Pelamatti ha illustrato le cinque dimensioni della sessualità.
La dimensione ludica, dove il corpo e i suoi sensi giocano un ruolo primario. Più due persone condividono una storia e più duraturo sarà il loro rapporto. L’erotismo è considerato un valore “buono”, la complicità un aspetto che rinsalda la coppia.
La dimensione biologica significa avere familiarità con il proprio corpo, conoscerne il linguaggio, in gergo si chiama focalizzazione sensoriale.
La dimensione riproduttiva comporta la spiegazione della dinamica riproduttiva, facendo vivere i figli il proprio genere e il proprio ruolo nella riproduzione con stupore e orgoglio.
La dimensione etica implica l’insegnamento ai bambini, sin da piccoli, a considerare il proprio corpo e la propria sessualità con rispetto.
La dimensione emotivo/affettiva, senza la quale il sesso sarebbe puro esercizio ginnico, è una dimensione fondamentale in quanto ci permette di essere coinvolti appieno.
E infine la dimensione culturale, perché è importante conoscersi e viversi totalmente come uomo e donna. Oggi si assiste, purtroppo, a un’ubriacatura di “unisex” perché si è perso questo aspetto fondamentale.

In ultima analisi il figlio sperimenta la prima educazione sessuale semplicemente vivendo in famiglia: assistendo, come spesso accade, alle liti fra i genitori, sperimenta la loro capacità di ricomposizione del conflitto. Da questi atteggiamenti il figlio trae grande insegnamento: ciascuno dei due genitori, infatti, trova una forma di compromesso riuscendo così a star bene insieme e a rinsaldare la loro unione.
Ed è proprio il “compromesso”, questa capacità di mediazione, di dialogo, ad aiutare il bambino a crescere forte e sereno nella sessualità.

Mentre gli organizzatori stanno già predisponendo gli incontri per il prossimo anno, venerdì 16 aprile si terrà l’ultimo incontro di questa terza edizione di “Genitori in cammino”, dove sarà presente don Gino Rigoldi, presidente dell’associazione Comunità Nuova, che opera nel campo del disagio e della promozione delle risorse dei più giovani ed è cappellano dell’Istituto penale per minorenni “Cesare Beccaria” di Milano, che affronterà il tema “L’adulto, educare oggi”. L’incontro, come sempre, si terra presso l’auditorium della biblioteca di Gavardo, con inizio alle 20.30.

In foto la platea dei genitori e la dott.ssa Lucia Pelamatti

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