10 Maggio 2010, 10.37
Villanuova s/C
Tempi

Quando si chiamavano balilla

Per il 25 aprile gli alunni delle Quarte di Villanuova hanno raccolto la testimonianza di nonna Elisabetta, che pubblichiamo volentieri

 
Gli alunni delle classi quarte della Scuola Primaria Statale di Villanuova S/C, in occasione della ricorrenza del 25 Aprile, hanno incontrato una testimone che ha vissuto il periodo bellico 1940 – 1945.
 
«E’ la nonna bis di una nostra compagna di scuola, che cortesemente, nonostante l’età, ben 96 anni, portati molto bene, ci ha raccontato alcuni momenti drammatici vissuti con i suoi tre figli piccoli senza il marito, che era partito per andare in guerra il 6 gennaio 1940 e poi fatto prigioniero nel deserto ad El Alamein.
 
Ricorda ancora il forte rumore dei bombardamenti, il frastuono assordante degli aerei, l’oscurità che condizionava la vita di allora, perché alla sera bisognava oscurare tutto, in quanto “passava” il “Pippo”, che era l’aereo che lanciava le bombe, se intravedeva una debole luce.
Questa nonna, che si chiama Elisabetta, ci ha detto che lei viveva a Prandaglio e come altre persone ha ospitato dei partigiani nel suo fienile.
 
Si ricorda ancora oggi che, quando è giunta la notizia della morte dei partigiani di Villanuova, fucilati il giorno 5 maggio 1945 a Provaglio di Valle Sabbia, tutti provarono tristezza, ma anche tanta paura di essere denunciati se si veniva scoperti ad aiutare i partigiani.
Ci ha, inoltre, ricordato di apprezzare quello che abbiamo, perché lei ha vissuto momenti di scarsità di cibo, di comodità e di medicine: tutto era controllato dalle tessere annonarie e per avere di che sopravvivere bisognava affidarsi al mercato nero, ossia comprare con merce di scambio o avere tanto denaro che purtroppo allora scarseggiava.
 
Ha aggiunto che noi siamo dei bambini fortunati, perchè abbiamo degli insegnati buoni, invece lei ha frequentato la scuola solo fino alla terza elementare e le maestre erano molto severe, potevano anche picchiare.
Tutti i bambini dovevano indossare la divisa, i maschietti la camicia nera e i pantaloni corti alla “zuava” e si chiamavano “balilla”; le bambine avevano grembiuli neri con un grande fiocco al colletto.
L’attività scolastica durava l’intera giornata.
Queste sue vicende ci hanno molto colpito e abbiamo fatto delle riflessioni: la guerra non ci deve più colpire perchè lascia dolorosi ricordi e distrugge tante famiglie.»
 
Gli alunni della classi quarte sez. A - B - C
Lettera inviata dalla maestra Bianca
 


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