Con tanta voglia di pedalare e di esserci, più che di competere, Kathy Pitton si è presentata al via alla Sunset bike della Pertica. E ci regala le sue sensazioni.
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«Che volessi tornare quassù era chiaro, ne avevo parlato con i compagni di squadra e lo avevo promesso ai ragazzi di Pertica Bassa su Facebook, ma speravo che il sole spuntasse da dietro le montagne della Valle Sabbia, ma niente da fare, le previsioni davano acqua ed acqua è stata, a secchiate per di più!!!
Iscrizione online, tanto comoda che non cambierei col passato, spiedo e tavolo prenotato per sei, ci sarà anche Zambo con la tribù, al lavoro al mattino presto grazie al cambio turno con il collega Gaetano ed alle 13 sono a casa, un cambio veloce, Valchiria in macchina, sacca pronta, due farfalle al pomodoro per riempire la pancia ed alle 14.30 si parte per le coste e la valle.
Che la provincia di Brescia sia la più estesa d’Italia d’accordo, ma per arrivare fin quassù ci vuole veramente tanto tempo e, da quando si legge il cartello con la deviazione per Pertica Bassa, si inizia a salire per quei tornantini stretti che sembrano non finire mai e sali e sali continuamente verso il cielo che nasconde il suo colore perché nascosto da batuffoli di bianco carichi d’acqua.
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Nuvole talmente basse che ti avvolgono, è come se stessimo vagando per una landa nebbiosa che non finisce mai.
Che peccato non poter vedere quei campi inerpicati e verdi; intravedo le cascine e ed i vecchi fienili sparsi lungo i crinali, alcuni trasformati in case vacanza, altri ancora abitati da anziani che paiono senza tempo, donne con un fazzoletto annodato sotto il mento e uomini col cappello, seduti sotto il portico a guardare verso valle… chissà quali pensieri passano loro per la testa; e quelle poche macchine che incrociamo rallentano per far passare noi “stranieriâ€, quelli di fuori….
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Eccola la in cima la chiesa del paese e, nel risalire l’ultimo tornante, dalla strada opposta sbuca la macchina di Mauro Zambo e famiglia, se ci fossimo dati appuntamento non saremmo riusciti ad arrivare assieme, sembriamo cronometrati al secondo.
Parcheggiamo lassu nel campo già reso pesante dalle piogge dei giorni scorsi e, sinceramente, spero di uscirne facilmente finita la gara, sembra già ora tutto un pantano.
Numero di gara da attaccare, le solite chiacchiere con quanti conosco ed il resto del tempo lo passo a preparare me e la bike per questa nuova avventura un po’ da incosciente: conosco il percorso.
È duro, e con questa pioggia non sarà una passeggiata di sicuro…ma voglio finirlo il giro a costo di farlo a piedi e cosi sarà poi alla fine.
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Conosco i miei limiti e queste gare sono fuori dalla mia portata ma la voglia di esserci è sempre grande ed allora accetto la sfida con me stessa, con la paura delle discese e , magari, con una buona dose di ironia verso gli sguardi di quanti un sorriso lo fanno nel vedermi ma a me va bene cosi, il resto conta ben poco.
Un attimo ed è già ora di partire…ed inizia a piovere più forte di prima; mi sa che ho fatto bene a mettere la giacca anti-acqua, tiene caldo e, sinceramente, visti gli 11 gradi che segna il termometro della mia macchina, non mi dispiace affatto anzi evito anche di bagnarmi la schiena.
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Su per la salita fino alle fontane, poi nella stradina stretta che porta in centro al paese sempre in salita ed arranco già ma non mi fermo, fettucciato in salita rigorosamente a piedi con il ragazzo della moto che con una pazienza infinita mi segue piano piano; uno dei ragazzi della polisportiva che mi fa la foto “per la totale incoscienza†dico io….. o per il coraggio di provarci comunque dice lui….. eh ragazzi, dovete tenermi cosi!!!
Finita l’erba inizia la salta tosta sterrata, arrivo in cima ma lo scendere con quel viscido è una cosa diversa: a piedi che è meglio, giu fino ai gradini della chiesa dove più di qualcuno ha fatto un volo e dove mia figlia mi sorride dicendo â€mamma stai stressando il ragazzo con la moto…â€
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Ed inizia la lunga salita fino al Granpremio della montagna dove c’è anche il ristoro idrico ed ecco in lontananza la moto del primo che arriva sparato; mi metto in parte, non voglio intralciare loro in discesa, vanno troppo veloci e per me non cambia nulla.
Ed è li che ho il tempo di guardarmi attorno: guardo giù come mi aveva detto Zaglio poco prima di partire “guarda Kathy, hai materiale per scrivere un tuo racconto…â€.
Si è vero, nonostante l’acqua non dia tregua e cada sempre più forte, il guardare a valle ti da esattamente l’idea della bellezza di questo posto, non finirò mai di scriverlo e dirlo, sembra incantato; le nuvole basse non mi lasciano vedere il colore dei pascoli e dei declivi ma si stendono come veli da sposa rompendosi sulle cime, come impigliate da uncini invisibili e ti fanno sembrare tutto sospeso, ovattato, protetto ed il silenzio, rotto solamente dalle gocce di pioggia che cadono sulle foglie delle piante in fiore, sembra dirti… respira piano… non rompere quest’incantesimo…..
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Ed è in questi momenti che mi rendo conto che nulla mi importa più di quanto vedo, di quanto sento e percepisco con ogni singola particella di me, e che le gocce che mi cadono sul viso sono parte di qualche cosa di molto ma molto più grande che ci circonda e che fa parte di noi, della nostra vita e del nostro essere.
Sempre in parte al sentiero, scendo piano per non scivolare ed all’incitamento di alcuni dei ragazzi che mi conoscono rispondo con un sorriso, con un “ tu vai… ci vediamo giu…â€. Mi fermo in una curva e cerco di star fuori traiettoria, è brutta e scivolosa ed ecco che vedo delle perle rosse che spuntano tra le foglie e l’erba…. Fragole selvatiche.
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Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ne ho mangiate alcune e ricordo che ero in mtb in compagnia di un amico quando le abbiamo trovate; non posso non fermarmi ed assaggiarne alcune, lavate dalla pioggia incessante di queste ore.
E sarà mentre assaggio questo regalo della natura che mi passa accanto come una saetta Cristina Dusina e capisco che è meglio risalire in sella e scendere a valle.
Poco dopo imbocco l’ultima salita che porta al traguardo, lo passo con le parole di Bikeralf che mi salutano; ora cerco il viso di Elsa che vedo poco dopo sotto una tettoia ad aspettarmi…..
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Una doccia calda per lavare via il fango ed un poco di stanchezza mentre Elsa trova il nostro tavolo prenotato e finalmente mi siedo, è finita anche stavolta, un solo giro ma era quello che pensavo di fare in fondo, nulla di più o di meno.
Arrivano gli altri, arrivano i panini con le salamine e lo spiedo e tra chiacchiere e musica, passa il tempo, iniziano le premiazioni e la serata si avvicina alla fine.
Ho portato con me una copia del mio libro con la foto dei Diavoli Rossi in copertina e ne regalo una copia a Manuel Bacchetti, Sindaco di Pertica Bassa ed organizzatore della Sunset… la foto ci ritrae proprio alla partenza della gara del 2008 e sono contenta che apprezzi il mio piccolissimo omaggio ma lui farà di più….
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Mi farà salire sul palco e presentare questa mia “nuova avventuraâ€, come la definisce Alfio Montagnoli, e mi farà omaggio di un pacco premio………
Un'altra copia la regalo a Giorgio el Medicano ed a Silvia con una piccola dedica ed in cambio ne ricevo un abbraccio ed un bacio.. che bello!!!
Non valgo un granchè come ciclista ma mi sono fatta un sacco di amici nel corso degli anni e non cambierei nessuno di loro con tutto l’oro del mondo.
Ho imparato ad amare questo mondo cosi tanto da considerarmi parte di esso e non ho proprio voglia di appendere la bike al chiodo…diventerei una vecchia brontolona, stresserei la vita a tutti e sarei decisamente infelice!
Alla prossima ragazzi
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Kathy Pitton
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