30 Novembre 2010, 07.04
Pensieri

Proteste aeree

di Itu

Cerco di capire cos’è questa nuova forma di protesta che ci mette con lo sguardo per il cielo a guardar cosa succede a studenti ed immigrati.

 
Si arrampicano su gru, campanili, torri e cupole, lassù asserragliati con il telefonino tra i denti e le mani tra le ascelle a sopportare i rigori della temperatura in picchiata.
Mi viene in mente un giorno tra le vie di città che in età da scuole superiori percorrevo sempre preoccupata a testa bassa e con le spalle incassate dai pesi dei libri: alzai lo sguardo rischiando di calpestare qualche merda di cane ma lo spettacolo che vidi mi sembrò carico di un nuovo incedere nella vita.
 
Vidi gli orli dei tetti, il rosso mattone delle tegole e il cielo che lasciava passeggiare sereno di azzurro nuvole poco serie sfrangiate di bianco.
Se è questo che chiede il sacrificio di chi sta lottando per i propri diritti credo che sia una cura per chi dal basso aspetta.
Magari qualcuno cerca anche di immedesimarsi in quell’equilibrio così precario, dall’alto i paesaggi cambiano, l’orizzonte è più largo e l’aria è più fina.
 
Poi dall’alto il resto dell’umanità ti appare come un tramestio di minuscole formichine.
Siccome prima o poi ritorneranno a imbrattarsi della prospettiva usuale tra le solite puzze di città io considererei la qualità che hanno vissuto, hanno affrontato le vertigini e dichiarato con i loro sventolanti striscioni la vergogna di stare attaccati con i piedi per terra.
 
Poi è vero che anche le proteste possono essere inquinate, ma chi si è permesso di staccarsi così lontano e si è lanciato in alto verso il cielo, ha lo sguardo che è cambiato come il mio in quel giorno della mia adolescenza.
 


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