Arresti convalidati.

Arresti convalidati. Per la rissa mortale di giovedì pomeriggio in via Quarena restano in carcere i tre tunisini coinvolti nella concitata sequenza che si è conclusa con la morte di Angelo Bonomini, 47 anni, detto «Angilù», stroncato da un infarto mentre ingaggiava una violenta colluttazione con i due «nemici» giunti sul posto a bordo della «Citroën C3» guidata da Arianna Cappelli, 28 anni di Riva del Garda.

Quest’ultima, indagata per il solo favoreggiamento, è stata rimessa in libertà. Anche per lei il gip Francesca Morelli ha convalidato l’arresto operato dai carabinieri della Compagnia di Salò, che l’hanno rintracciata poche ore dopo al rientro a casa nel capoluogo del Garda trentino. La giovane ha asserito di aver accompagnato all’ospedale di Gavardo uno dei tunisini, Riadh Trabelsi, di 22 anni, poi arrestato per rissa aggravata e omicidio preterintenzionale, rimasto leggermente ferito nel corpo a corpo, all’ospedale di Gavardo dove è stato poi arrestato.

Ed ha poi affermato di non sapere che l’uomo corpulento, sceso dalla Ford Fiesta, era poi morto nello stesso ospedale. Ritenuta esclusa la «gravità indiziaria», il Gip ne ha disposto dunque la scarcerazione considerando anche che, data l’incensuratezza della donna, un’eventuale pena sarebbe sospesa per effetto della condizionale.
Diversa la posizione degli altri tre. Da una parte Jmani Lotfi, 27 anni, fidanzato della figlia della convivente di Bonomini, indagato per rissa aggravata e lesioni personali, rimane in cella. Il tunisino, assistito dall’avv. Gianfranco Abate, sarebbe stato l’uomo con il coltello, poi ritrovato in un cespuglio. Era lui in auto con il 47enne originario di Mocasina di Calvagese, quando gli altri due nordafricani sono arrivati per «regolare i conti». Questi ultimi avevano dei bastoni con i quali hanno picchiato «Angilù». Una sequenza frenetica, che è stata ricostruita solo in parte, nonostante la presenza di due testimoni, estranei ai fatti, che hanno notato alcune fasi dell’alterco e quel che è seguito.

In carcere rimangono pure gli altri due tunisini - Riadh Trabelsi, 22 anni e Medhi Dridi, di 20, rispettivamente assistiti dagli avvocati Silvia Guarneri e Giuseppe Bruneo - protogonisti della rissa. Uno di loro, Trabelsi, era stato peraltro arrestato ed in seguito scarcerato poche settimane or sono durante un controllo dei carabinieri nella zona di San Quirico, sulle colline alle spalle di Gavardo, dove sono stati riscontrati punti di piccolo spaccio di droga a cielo aperto. E questa è una delle piste su cui i carabinieri del Nucleo operativo di Salò, guidati dal maresciallo Piergiorgio Sganzerla e coordinati dal pm Maria Federica Ormanni, stanno lavorando per accertare il movente della rissa. Per tutti e tre i magrebini il Gip ha peraltro ritenuto sussistente il pericolo di fuga.

e. g. dal Giornale di Brescia

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