«No allo yogurt senza latte»

Il grido d'allarme di Coldiretti blocca il «blitz» dello yogurt senza latte. Una paradossale ipotesi che ha rischiato di diventare realtà nel corso di una recente audizione della Commissione Agricoltura della Camera, quando ha preso corpo il tentativo di modificare le norme per consentire l'utilizzo nella produzione della polvere, in sostituzione della vera materia prima. Un argomento sul quale tra l'altro l'organismo dovrà a breve tornare a esprimersi in via definitiva.

«Il nostro appello è stato raccolto e il danno a consumatori e produttori pare per ora sventato - sottolinea il presidente di Coldiretti Brescia, Ettore Prandini -. Le modifiche verrebbero giustificate con la necessità di ridurre i costi di trasporto, poiché la polvere occupa meno spazio del latte fresco, ma non riportano nessuna considerazione sull'impatto che un simile cambiamento apporterebbe alle caratteristiche qualitative di un prodotto naturale per eccellenza».

Secondo l'organizzazione agricola, un eventuale cambiamento della regolamentazione sarebbe il lasciapassare per l'utilizzo di polvere di latte a basso prezzo importata da Paesi extracomunitari invece in luogo del latte fresco delle campagne. «È superfluo rimarcare che i primi a essere danneggiati sarebbero i produttori di Brescia e della Lombardia, prima provincia e prima regione per produzione di latte - continua il presidente Prandini -. I consumatori, dal canto loro, non avrebbero alcuna possibilità di distinguere in etichetta il prodotto industriale ottenuto dalla polvere di latte da quello tradizionale».

L'inganno sarebbe ancora più grave poiché le vendite di yogurt crescono in modo costante soprattutto nei consumi delle giovani generazioni, che vedono questo prodotto caseario come un alimento salutistico. Ogni italiano ne consuma in media 7 chilogrammi all'anno; nel primo semestre del 2011, nonostante la crisi, le quantità acquistate dalle famiglie italiane sono cresciute dell'1%, in controtendenza rispetto all'andamento generale.

«Il tentativo di colpo di mano è purtroppo solo l'ultimo capitolo di un processo che ha già portato a profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all'insaputa dei consumatori - conclude Prandini -. Una tendenza che purtroppo si va affermando sotto la spinta di Paesi che non possono contare su un'agricoltura forte, come quella nazionale, e che per noi va contrastata: anche perchè mette a rischio la qualità dell'alimentazione e la salute stessa dei cittadini».

fonte Coldiretti

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