08 Marzo 2012, 07.21
Idro Bagolino Anfo Lavenone
Lettere

Legittimità e contrattualismo

Intorno ai problemi del lago, pi che il merito, oggi Davide Bondoni affronta il metodo. Il parallelo con Stoccarda.


Caro direttore,
le scrivo per comunicarle alcune riflessioni intorno al problema del lago.
Stavolta, voglio adottare un nuovo punto di vista: cioè stabilire la legittimità o meno degli estremisti ad oltranza. La questione ricorda (sul piccolo) la vertenza “Stoccarda 22”, il progetto della ristrutturazione della stazione ferroviaria di Stoccarda che comporterebbe uno stravolgimento della città. Da anni, un gruppo di persone si è opposto fino ad arrivare a coinvolgere la politica.
 
Il problema è scottante in quanto un rifacimento della stazione servirebbe a snellire e a favorire lo scambio ferroviario ovest-est e, quindi, interessa tutta la nazione. Sul rifacimento della stazione di Stoccarda si gioca tutto un programma di gestione dei trasporti a livello nazionale ed internazionale, avendo la piccola località tedesca un ruolo geograficamente cruciale.
 
Un esponente politico ha parlato a proposito di questa guerra contro Stoccarda 22, come di un “totaler Krieg” (guerra totale).
Espressione infelice, in quanto usata da Goebbels allo stadio di Berlino nel 1943 e connotante l'ultima fase della guerra nazionalsocialista.
Eppure, in un certo qual modo, coglie nel segno. Stoccarda 22 è una guerra senza quartiere che viene condotta per le strade, dal salumiere, nel governo cittadino, in quello nazionale, nei vertici della DB (Die Bahn – Le ferrovie tedesche) a Berlino, ecc.
 
Qual'è il problema politico-filosofico che pone Stoccarda 22 (leggi anche “l'azione del comitato per il lago”)?
Il problema della natura stessa e dell'origine del governo.
Come sappiamo tutti, lo stato moderno nasce anche a partire dalla cosiddetta teoria contrattualista, secondo la quale il popolo è sovrano, ma rinuncia ai sui diritti in favore del governante, per avere sicurezza, benessere, ecc.
Una volta stipulato questo contratto, l'ìndividuo pare sciolto da ogni pretesa di sovranità. Solo in occasione delle assemblee in cui tutto il popolo è riunito (nelle elezioni a suffragio universale), il popolo riottiene la sua sovranità che può conferire ad altri.
In questa logica, il cittadino conquista con il contratto sociale una serie di diritti (come quello di parola), ma perde (salvo eccezioni) il diritto politico. In uno stato del genere il cittadino può riunirsi in assemblea, può esprimere le proprie opinioni, ma non può fare politica a meno che non sia stato eletto dal popolo. Inoltre, non può rivoltarsi contro lo stato, a meno che questo non venga meno ai suoi doveri.
 
Questa teoria è alla base delle nostre nazioni ed è tuttora in voga (penso a John Rawls).
Nasce come tentativo di giustificare una nazione.
Chi dà legittimità alla nazione? Una volta era la religione. Dopo l'ìlluminismo è la costituzione, un oggetto puramente formale.
Nell'ottocento vi furono subito reazioni e tentativi di fondare il concetto di stato sulla popolazione vera e propria (la cosiddetta “comunità di popolo”).
Un esempio (aberrante) di stato fondato sulla comunità è stato il regno nazionalsocialista (attenzione! Non il franchismo, né lo stalinismo, né il fascismo Italiano. Questi fascismi trovavano la loro legittimazione in una costituzione, anche se dispotica).
 
Il problema è stabilire chi appartiene al popolo concreto.
Diciamo che sono italiani quelli che sono nati sul suolo italiano, quelli che hanno una tradizione culturale comune?
Basta solo condividere una lingua? Cos'altro? L'eugenetica, l'igiene della razza nasce nell'ottocento in vari paesi eruropei e negli Stati Uniti per rispondere a questa domanda.
Nessuno può, però negare che l'ipotesi contrattualista sia la più semplice, elementare e straightforward, come si dice, pur con tutti i problemi che va incontro.
 
Uno di questi lo pone un'opposizione massiccia agli organi di governo.
Può in uno stato fondato su un libero contratto, trovare posto un'opposizione anche politica di parte della sua popolazione? Io credo di no.
Credo che i cittadini si possano riunire e suggerire idee, mettere in dubbio la correttezza delle scelte del governante, ma non di più. Quando le assemblee cittadine superano il limite, mettendo in discussione la legittimità del governante, non possono che dirsi rivoluzionarie e, nel sistema vigente, non lecite.
In particolar modo, quando le assemblee dividono le persone seminando rancori urtano contro la natura stessa dello stato che è quella di unire e non dividere.
Esse negano alla radice il fondamento della convivenza: unirsi per affrontare insieme i problemi della realtà.

Io credo che la questione del lago stia portando a questo.

Distinti saluti,
                                             
Davide Bondoni
 

Grazie Davide del contributo.
Credo però che il suggerire idee e mettere in dubbio la correttezza delle scelte, per dei cittadini consapevoli, sia doveroso. E che ciò finisca col diventare inevitabilmente opposizione politica (da non confondere con la dialettica fra partiti).
Quanto alle accuse di illegittimità, fra governanti e popolo, queste possono essere reciproche. Per fortuna ci sono anche regole precise per salvaguardare gli uni e gli altri.
Se siamo sull'orlo di una rivoluzione è solo perchè c'è chi queste regole le vuole disattendere.
Ubaldo Vallini
 


Commenti:
ID17652 - 08/03/2012 09:03:22 - (Giacomino) - Tutto vero quello che dice Davide

e per me condivisibile. Ergo sulle cose scontate, uno dei problemi che sono a causa di questi diffusi atti di estremismo sono a mio parere da cercare nel fatto che di questi tempi la classe politica che gestisce le istituzioni, per sua colpa non gode più del necessario rispetto e fiducia. Avrei dovuto dire: Che governa le istituzioni ma ho una qualche difficoltà ad esprimermi così, dovuta appunto ai tempi che stiamo vivendo.

ID17654 - 08/03/2012 09:14:45 - (Dru) - posso solo applaudire

Hai fatto un excursus storico con sintesi e lucidità degni di uno storico con un unica critica , se mi consenti , questo finale da storicista: era meglio se non lo inserivi . Aveva ragione Popper a condannare la dottrina marxista per la sua sicumera nelle previsioni e ad etichettarlo come "falso profeta", aveva ragione. Lo storicismo non dovrebbe avere avere pretese di scientificità. La convinzione che si possa scoprire una legge generale dello sviluppo , sulla cui base prevedere l'evoluzione futura della società umana , deriva secondo Popper , da una grossolana confusione di natura metodologica tra leggi e tendenze. Egli fa osservare infatti che la tendenza indica genericamente la direzione di un determinato movimento , cioè indica l'esistenza di qualcosa; mentre la legge è negativa , cioè stabilisce l'impossibilità di qualcosa.

ID17655 - 08/03/2012 09:21:08 - (Dru) - e essere d'accordo sull'analisi storica ma non sulla previsione

Pertanto una proposizione che afferma l'esistenza di una tendenza in un dato periodo e un dato luogo è un affermazione "singolare" storica e non può essere considerata una legge di validità unifversale.

ID17658 - 08/03/2012 09:31:12 - (Dru) - ..d'altronde già Aristotele..

affermava che il poeta è qualcosa di più di uno storico , poichè lo storico parla del singolare nel passato e invece il filosofo/poeta del plurale e al futuro. Che Popper abbia preso da qui le sue informazioni ? da Aristotele : «il compito del poeta non è dire le cose avvenute, ma quali possono avvenire, cioè quelle possibili secondo verisimiglianza o necessità. Lo storico e il poeta non si distinguono nel dire in versi o senza versi…si distinguono invece in questo: l’uno dice le cose avvenute, l’altro quali possono avvenire»

ID17659 - 08/03/2012 09:40:45 - (Aldo Vaglia) -

Per la democrazia che e' il regime di tutti, occorre una "virtu' " particolare, fatta di serieta' di sobrieta' negli stili di vita, di stima reciproca, di spirito d'uguaglianza, di rifiuto del privilegio e rispetto del diritto, di cura delle cose pubbliche che, essendo di tutti non possono essere preda di nessuno in particolare"...............( Norberto Bobbio)

ID17664 - 08/03/2012 11:58:43 - (davidebond) - Ad Ubaldo

Caro Ubaldo, ti ringrazio del commento. Come al solito, anche se penso sia scontato, gli articoli che scrivo riflettono il mio pensiero personale e non è detto che siano condivisibili dalla rivista. Questa gentilmente li posta, ma non è costretta a condividerne il contenuto. Penso che sia questo che intendevi, Ubaldo e hai perfettamente ragione. La mia è un'opinione puramente personale. Credo che la società possa dissentire su alcune scelte, senza per questo entrare nell'agone della politica. Io ho ingigantico il caso del lago con il caso tedesco. La lotta Stoccarda 22 è diventata anche una lotta partitica perché riguarda una politica di livello nazionale sui trasporti. Inoltre, io non ho affermato "la contestazione tout court è illegittima", ma "se la contestazione è di un certo tipo e accettiamo una certa concezione dello stato, allora tale contestazione va contro i principi dello stato". Vi possono essere infatti, altre

ID17666 - 08/03/2012 12:02:33 - (davidebond) - fine

teorie sullo stato in cui tali contestazioni vengano integrate. Il mio era un condizionale "se... allora..." con una premessa: "data una certa concezione dello stato". Nel complesso, il mio ragionamento era "se(... e...) allora (...). E' sufficiente negare la tesi contrattualista per distruggere tutto quanto scritto. E' come il teorema di Goedel: non è affato vero che afferma l'incompletezza di ZF, ma afferma un condizionale "se valgono certe condizioni, allora ZF è incompleto". Comunque, ripeto: queste sono idee mie, di davide bondoni.

ID17673 - 08/03/2012 13:08:12 - (Dru) - a Davide Bondoni e Vallini

Non mi sembra giusto che ti debba giustificare , anzi , riduttivo mettere davide bondoni e non Davide Bondoni , anzi DAVIDE BONDONI , e non per ironia , per assiologia. Il commento di Vallini non è pertinente in seno al senso del contrattualismo che determina in maniera pressochè categorica le conseguenze del tuo discorso e i suoi predicati , ovvio che devono sempre valere le premesse , Aristotele , altrimenti tutto cade. Per ciò che concerne Vallini , giusto sottolineare , dal mio punto di vista , la critica doverosa alle scelte , sbagliato porre l'accento su chi disattende le regole , le regole vengono sempre dopo l'uomo , quelle vanno cambiate in seno ad una società mutata se gli uomini che disattendono tali regole sono sempre più numerosi , possibile che non lo abbiate ancora capito? Non gli uomini sono sbagliati , e come è possibile ? le Istituzioni , quelle vanno mutate.

ID17675 - 08/03/2012 13:18:55 - (Dru) - riflettete...

...in una parte del discorso di Davide in altro post , quanto dico qua sopra e in altri miei post passati si rivela poichè filosofia , quando dice :Come disse B. Russell "meglio rossi che morti". Se l'alternativa al comunismo è lo scatenarsi di una guerra atomica, è meglio diventare tutti comunisti. In questa frase chi cambia secondo voi , chi viene sostituito se non si vuole uccidere l'uomo ? l'uomo o l'istituzione ? chi il soggetto e chi l'oggetto ? chi rimane fermo e chi muta ? quell'uomo che prima era per l'istituzione x , dice Russell ora deve scegliere l'istituzione y , x che diventa y : è l'uomo al centro o l'istituzione nella giostra della vita ?

ID17676 - 08/03/2012 13:38:26 - (davidebond) - Grazie

Io non conosco il greco antico (sfortunatamente), ma so che per Aristotele il soggetto era "colui che stava sotto". Una sorta di fondamento. Per questo, sono le leggi che si devono adeguare all'uomo e non viceversa. Questo, secondo me, l'errore dell'eccessivo formalismo illuminista. La legge si deve incarnare nel sangue della storia, nel suo vissuto. Altrimenti, diventa astratta e crudele non facendo distinzioni. Hai ragione Dru. Il contrattualismo è quella ipotesi aggiuntiva che implica in maniera deterministica la mia conclusione. Infatti, io volevo portare il lettore anche ad una riflessione sul concetto di stato. E' ancora adeguato? In una società che è sempre più multietnica è possibile non tenere conto delle differenze? Le differenze ci sono e vanno accettate come tali. In essa si struttura l'unità dello stato. Io sono un romantico e tifo per Hegel, con qualche correzione. L'idea di fondare lo stato sulla gente reale

ID17677 - 08/03/2012 13:41:11 - (davidebond) - fine

permetterebbe di incarnare la legge formale in persone concrete. Purtroppo, è stata male recepita con effetti autodistruttivi. Ad ogni modo, ritornando all'argomento pricipale, io non sto discutendo se i comitati siano o meno legittimi. Detto così, è un non senso. Io discuto se i comitati sono legittimi a partire da certe premesse. A questo punto, le conclusioni vengono da sé: o si rifiuta la usuale concezione di stato, o si limita l'ambito d'azione dei comitati.

ID17703 - 09/03/2012 10:43:08 - (arabella) - grazie Davide

bravo Davide . Anche se non abito in Valle mi tengo al corrente sulle problematiche del lago.

ID17838 - 12/03/2012 20:37:23 - (Dru) - Hobbes

Hobbes io lo inserirei tra i positivisti e non i giusnaturalisti o quantomeno ne è il più grande ispiratore con la teoria dell' assolutismo politico , è nel seno della sua filosofia che si forma il convincimento della sovranità come ispiratrice delle leggi scritte prima e dei codici poi come Pactum Societatis per il Pactum Subiectionis (patto di società per il patto di assoggettamento) proprio per superare quello scoglio che nel giusnaturalismo metteva in correlazione il diritto storicamente vigente e la morale , proprio per dar vita allo stato formale ,proprio , come Bobbio intelligentemente scrisse , per dar vita ad uno stato moderno con carattere di coercibilità cosa che il diritto naturale, forma del giusnaturalismo , non poteva più assicurare.

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