15 Maggio 2012, 08.27
Sabbio Chiese Valsabbia
Bilanci

Buone nuove dal Caseificio

di Ubaldo Vallini

Nonostante la congiuntura economica non sia delle piů favorevoli, il 2011 del Caseificio Sociale Valsabbino si misura con cifre positive.

 
Buone nuove dal Caseificio sociale Valsabbino, dove in barba alla crisi il bilancio consuntivo presentato nei giorni scorsi ai soci descrive un 2011 con cifre non eccezionali, ma tutte quante positive.
Il dato è oltremodo interessante.
La struttura che sorge a Sabbio Chiese, infatti, per la Valle Sabbia rappresenta molto più che una “fabbrica di formaggio” con annesso spaccio, ma da decenni è da considerare il termometro infilato sotto l’ascella dell’intero comparto agricolo della Valle Sabbia.
 
I soci sono 89 e fra questi ci sono una ventina di allevatori che conferiscono il loro latte, quasi tutti quelli distribuiti sul territorio fra Serle e Capovalle, ma ci sono anche la Provincia di Brescia, la ComunitĂ  montana e 13 Comuni valsabbini a raccontare il ruolo del caseificio nel tessuto produttivo valligiano.
 
Nel corso del 2011 grazie al “lavoro” di circa 600 vacche valsabbine, al caseificio sono stati conferiti 29.200 quintali di latte, 1.400 più dell’anno precedente, e i dati parziali di quest’anno indicano un ulteriore aumento che porterà a superare quota 30mila.
“Materia prima” in continuo miglioramento dal punto di vista dei contenuti nutritivi e batteriologici che la cooperativa presieduta da Ennio Bonomi ha trasformato in 105 mila formagelle e 6.500 stagionati fra “Sabbio”, “Conca” e “Nostrano valsabbino”, fatturando 2 milioni e 115 mila euro, +5,9% rispetto all’anno precedente.
 
E i conti hanno permesso di pagare ogni litro di latte conferito 0,451 euro, 20 centesimi in piĂą.
Certo non si ferma qui la voglia di crescere, cominciando con la ricerca di nuovi sbocchi commerciali: «Abbiamo concordato la gestione di una delle 14 “capannine” che presto dovrebbero aprire in Piazza del Mercato a Brescia – rivela Ciro Cerqui, il direttore -. L’intenzione è quella di trovare il modo di raggiungere il più possibile direttamente il consumatore. Solo così abbiamo la possibilità di far valere la qualità dei nostri prodotti piuttosto che il prezzo».
 
Già, perché fare formaggi in montagna costa di più.
A cominciare dalle spese per i trasporti, visto che il caseificio si è da poco dotato di una nuovo camion per la raccolta del latte che ogni giorno è costretto a percorre un centinaio di chilometri di curve per far visita a tutti quanti.
 
Il Caseificio valsabbino vende circa il 30% dei suoi prodotti direttamente dallo spaccio di Sabbio Chiese o sui mercati di Gavardo, Vobarno, Salò e Serle. Il 70% lo consegna ai grossisti della grande distribuzione.
Formagelle e stagionati il grosso della produzione, ma anche altri derivati del latte come fioriti, ricotta, burro, formaggi freschi...
E una novitĂ  assoluta per la zona: la mozzarella filata a mano.
 


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