28 Agosto 2012, 08.00
Prevalle
Il racconto

«Pedaliamo per difendere le risorse idriche»

Riflessioni di un viaggio, pedalando dal Rio Ram al Fiume Chiese, dai waale al Naviglio Grande Bresciano, dai waalwege alla Gavardina. Un progetto di eco-ciclo-turismo a basso impatto ambientale.

Viaggiare in bicicletta ti permette di vedere il mondo da un'altra prospettiva. I chilometri passano lentamente e l'avvicinamento ad un luogo avviene così assaporandone ogni particolare. Il viaggio è la méta. Al contrario viaggiare in automobile da un punto A ad un punto B non ti lascia spazio. In auto ti isoli dal mondo e ti muovi in un mondo artificiale, e chiuso nell'abitacolo esasperi le tue psicosi. In auto la méta è il viaggio. Viaggiare in bicicletta scatena le endorfine ed abbassa il livello di frustrazione.

Viaggi all'aperto ed i tuoi orizzonti si aprono e chiudono lentamente. Sei all'aria aperta e puoi pedalare col sole cocente, ma alla giusta velocità la brezza che si crea ti può raffrescare meglio di un climatizzatore artificiale. Più di tutto incontri persone, condividi esperienze, conosci luoghi piccoli, sconosciuti ed ameni. La bicicletta ti permette di penetrare nei meandri più nascosti dei luoghi che incontri rubandone l'anima. Ed il viaggio si trasforma nella méta.

I compagni di viaggio si aiutano a superare ogni difficoltà fisica, mentale oppure a riparare la bici in caso di incedente meccanico. Condividono momenti, difficoltà, caldo e risa.

Abbiamo viaggiato da Prevalle a Desenzano sulla ciclabile Gavardina e la Brescia Desenzano, col treno fino a Malles Val Venosta. Al ritorno pista ciclabile da Malles fino a Riva, traghetto fino a Salò ed ancora in bici su fino a Roè e poi verso Prevalle.

Obiettivo del viaggio era capire lo stato dell'arte delle strutture ciclabili della Provincia di Brescia rispetto alle ciclabili trentine. Il confronto è impietoso. Non basta tracciare una pista su una cartina e dichiararne i chilometri perché questa sia un'arteria viva, mantenuta in salute e sfruttata a dovere. Il problema è culturale. Perché creare infrastrutture ciclabili ? Se non conosciamo la risposta non saremo mai in grado di sfruttare un potenziale enorme in termini turistici ma e sopratutto in termini di mobilità dolce. E' stata un'esperienza incredibile la mattina che del 21 agosto quando, pedalando lungo l'Isarco in direzione della ciclabile dell'Adige, abbiamo incrociato migliaia di persone in bicicletta che si recavano al posto di lavoro, operai in tuta, impiegate impettite in eleganti tailleur, dirigenti comunali e manager incravattati. Tutti uniti in un flusso benefico e non inquinante verso il proprio posto di lavoro. Migliaia di biciclette, poche auto e zero motorini. Un modello impossibile da trasferire nelle piatte e fresche città del nord Italia? Meditiamoci sopra.

Il primo obiettivo del nostro viaggio era di accendere un focus sullo stato delle risorse idriche dell'area da noi percorsa. In particolare siamo partiti dal Rio Ram al centro di una disputa per il suo sfruttamento a scopo idroelettrico nella parte di territorio italiano mentre nella parte svizzera (nasce in Val Monastero) è protetto come Biotopo. La conferma della strategia è confermata anche da Rudy ambientalista di Prato allo Stelvio che incontriamo la sera a Glorenza. L'attività della sua associazione per la protezione dell'ambiente della Val Venosta si spinge anche a proteggere gli antichi waale dell'area.

Lo stato di salute del Rio Ram è assolutamente buono. L'alveo del fiume in buono stato e la quantità di acqua sufficiente. Ma è un caso isolato. Lo stesso non possiamo affermare per il Passirio, che in centro a Merano, è meno della metà, l'Isarco che attraversa Bolzano, ed il Noce, gli affluenti principali dell'Adige. Tristissima la sorte dell'Avisio il cui tratto finale è ridotto ad un 20% della portata ideale e le cui foci verso l'Adige pur essendo protette come Biotopo sono assediate dal cemento delle infrastrutture viarie come si evince dalla fotografia allegata. Il Fersina che scorre nel centro di Trento non è altro che un secco canale regimentato ed il Leno, che grande fortuna diede a Rovereto permettendo lo sviluppo di una intensa attività di lavorazione della seta, è ridotto a rigagnolo. Lo stesso Adige in alcuni tratti della Bassa Val Venosta vede il suo alveo occupato per più della metà da vegetazione che prolifera a causa della mancanza continua di acqua corrente.

Il grido d'allarme che in questi giorni viene lanciato sul futuro del Lago di Garda non può che aggiungere preoccupazione sul futuro delle risorse idriche del nostro territorio, come del resto del mondo. Soli gli stolti non possono cogliere la portata di questa tragedia che si abbatterà sul futuro dei nostri figli e nipoti. E' necessario pertanto porvi rimedio, quanto prima, adottando strategie e comportamenti che limitino il consumo delle risorse non rinnovabili e la produzione eccessiva di CO2. Per quanto ci riguarda il nostro viaggio ad impatto (quasi) zero ci ha permesso ancora una volta di ribadire che è possibile viaggiare a costi limitati senza fare rinunce eccessive. Per una vacanza di quattro giorni, dormendo in strutture decorose (Garni, ostello ed un B&B) mangiando per due sere in ristoranti segnalati da guide gastronomiche ed arrangiandoci con panini durante il giorno, bevendo molta acqua pubblica (!) ed utilizzando treni (da Desenzano a Malles) e traghetto (da Riva a Salò), pedalando sempre in assoluta sicurezza su piste ciclabili abbiamo speso circa 200 euro.

“Viaggiamo perchè è una necessità, perché la distanza e la differenza sono la formula magica della creatività. Quando torniamo a casa, la casa è sempre uguale. Ma qualcosa nella nostra mente è cambiato. E questo cambia tutto.” Jonah Lehrer

Mariano Mazzacani

 

In foto Paolo Bianchi, Marco Giacomini e Mariano Mazzacani



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