09 Ottobre 2012, 08.00
Valsabbia
Convegno

Da ComunitĂ  montane a Unione dei comuni montani

di Cesare Fumana

Un convegno del Pd valsabbino ha fatto il punto sull'evoluzione normativa e di funzione a cui andranno incontro le Comunitŕ montane.

Lo scorso giovedì sera, nella sala assemblee della comunità montana di Valle Sabbia, si è tenuto il convegno organizzato dal coordinamento dei circoli valsabbini del Partito Democratico sul futuro delle Comunità montane. Principale relatore è stato Enrico Borghi, vice presidente nazionale dell’Anci, uno dei massimi esperti in problemi dei territorio montani, già presidente dell’Uncem.

Il via ai lavoro è stato affidato a Pietro Bisinella, segretario provinciale del Pd, che nel saluto iniziale ha sottolineato che nella ridefinizioni degli organi amministrativi territoriali bisogna interrogarsi sul fare amministrazione in territori montani. Anche il presidente comunitario valsabbino Ermano Pasini, nel portare il suo saluto, ha evidenziato l’evoluzione dell’ente per la gestione associata dei servizi per i Comuni.

Entrando nel merito della questione, il consigliere regionale Pd Gian Antonio Girelli ha voluto rimarcare che alla base del ruolo delle Comunità montane ci deve stare uno spirito solidale fra le comunità, che si uniscono per garantire servizi migliori alla popolazione, che per il fatto di vivere in territori montani non deve essere penalizzata. «Come Pd dobbiamo accettare la sfida del cambiamento – ha spiegato Girelli –, ma dobbiamo anche difendere quanto di buono esiste. La necessita è quella di favorire l'aggregazione nella gestione dei servizi fra piccoli comuni, superare le realtà istituzionali troppo piccole, definire con esattezza compiti e ruolo di ciascun soggetto. Il tutto deve essere accompagnato da una diversa distribuzione delle risorse, non nell'aumento della pressione impositiva».

Enrico Borghi ha esordito lanciando l’allarme che dietro gli scandali di questi giorni nella regione Lazio e nelle altre regioni, si sta ridisegnando il potere in Italia dei prossimi 20 anni, con il rischio di una mancanza di democrazia nei diversi livelli territoriali. Ha poi illustrato la sua battaglia con l’Anci perché nella definizione delle funzioni dei servizi fondamentali affidati ai Comuni si tenga conto delle esigenze dei più piccoli (quelli sotto i 3 mila abitanti) e come riuscire a organizzare al meglio i servizi associati fra comuni.

«Ci sono esperienze di comunità montane virtuose, come lo sono quelle bresciane, che sono state di esempio anche per altre realtà – ha rimarcato Borghi –. Le Comunità montante dovranno diventare Unione di Comuni montani, in modo da garantire con risorse proprie i servizi alle proprie comunità, entrando in una logica d’ambito. Il percorso è ancora in atto, ma come Anci abbiamo già chiesto un confronto con la Conferenza delle Regioni, ai fini di armonizzare il processo di applicazione della riforma su tutto il territorio nazionale».

Hanno portato la loro esperienza di sindaci di comuni montani Massimo Otelli, primo cittadino di Sarezzo, e Manuel Bacchetti di Pertica Bassa. Otelli ha sottolineato il ruolo di confronto e di sintesi rappresentato dalla comunità montane e la necessità per i Comuni della gestione associata dei servizi. Ha poi definito un errore la diminuzione dei consigliere comunali, che mina la rappresentanza e un maggiore confronto a livello locale. Bacchetti ha messo in luce le difficoltà dell’amministrare un piccolo comune montano, costretti negli ultimi tempi a subire le decisioni di altri, e che trova nella Comunità montana un ruolo di regia per offrire servizi ai cittadini.

A tirare le fila del discorso è stato il senatore Guido Galperti, che ha proposto una disamina della crisi in cui siamo piombati negli ultimi anni e del ruolo del Pd nei confronti del Governo Monti. Nella ridefinizione degli enti territoriali Galperti si è detto favorevole a un accorpamento di province che per numero di abitanti non hanno ragione d’essere, con tutte le difficoltà che questo comporta. Anche per lui è necessario avere un occhio di riguardo per i territori montani perché per questo non devono essere penalizzati.



Commenti:
ID23625 - 09/10/2012 15:52:07 - (Aldo Vaglia) - Il solito gattopardismo

In un commento al "Monti bis" sottolineavo la continua proliferazione di enti che si spartiscono deleghe e chiamano sussidiarieta' tutti i doppioni senza mai sapere chi debba prendersi la responsabilita' delle scelte, o delle non scelte. Nella rincorsa a chi arrivava per primo sul federalismo, (perche' la sinistra deve essere sempre piu' realista del Re, deve arrivare prima dei liberali nelle privatizzazioni e battere i localisti sul federalismo, ma dimenticarsi degli operai e dei lavoratori) non stata introdotta, nella riforma dell'articolo quinto, la clausola di "supremazia" che serve allo stato per poter decidere in caso di necessita' derogando dalle competenze locali. Questo governo forse non riuscira' a risolvere i pasticci ( vedi legge elettorale) dei politici, ma almeno ci prova. La danza macabra sull'orlo del precipizio puo' risolversi anche in modo peggiore che con il governo tecnico. Lo stesso sistema e' adottato nelle istituzioni di piu' basso livello. Cosa avrebbe potuto

ID23626 - 09/10/2012 16:05:15 - (Aldo Vaglia) -

fare la Comunita' Montana invece di trasformarsi in un nuovo ente in aggiunta ai comuni? Poteva diventare la testa di un complesso e vitale organismo, che disarticolato non ha alcuna possibilita' di incidere e unito avrebbe avuto la forza di un unico comune con un vasto e bellissimo territorio e una popolazione sufficiente a poter contare anche politicamente. Cosa cambierebbe con un nuovo organismo che si aggiunge ai comuni se non il nome? Le aggiunte non cambiano nulla; solo le fusioni sostituiscono l'esistente.

ID23650 - 10/10/2012 13:32:11 - (Giacomino) - Un unico comune

con un vasto bellissimo territorio e una popolazione sufficiente a poter contare di più anche politicamente. Se in futuro non si farà così ci seremo solo persi nelle solite inutili chiacchiere. Ancora una volta mi associo al pensiero di Vaglia.

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