21 Ottobre 2012, 07.00
Valsabbia
Punti di Vista

Una comunitĂ  a chilometri zero

di Aldo Vaglia

Negli anni 70 il fattore"K" impediva ai comunisti l'accesso al governo nazionale, veniva cosě concessa da parte dei democristiani, che continuavano ad intrallazzare indiisturbati a Roma...


...una certa forma di autonomia che consentisse  ai comunisti il governo di alcune regioni dove erano maggioranza.

Il baratto apriva la stagione delle autonomie e dei sistemi paralleli e concorrenti.
In bilico tra supremazia e sussidiarietĂ  le decisioni piĂą controverse, quali infrastrutture, energia, turismo, venivano demandate alla folla, in un tripudio di demagogia e irresponsabilitĂ , che nel migliore dei casi si risolveva in un referendum.
Il tanto propagandato ed agognato federalismo ha lasciato tutto invariato.

Alla struttura centralista: Stato, Provincia, Comune, si sono aggiunte le istituzioni dell’autonomia, Regioni, Comprensori, Unioni di Comuni, Comunità Montane.
La metamorfosi non completata delle provincie, che non hanno sostituito le prefetture, sono l’esempio più lampante della confusione mentale dei legislatori.
Il mostro bicefalo che si è creato, tra irresponsabilità e scarica barile non è stato estraneo alla degenerazione della politica.
Clientelismi, corruttele lotte per accaparrarsi i posti, raccomandazioni, familismi sperpero di denaro, non hanno lasciato scampo nemmeno in chi alla politica si era avvicinato con tutte le buone intenzioni.

Le intelligenti intuizioni della lega delle origini e di una sinistra colta sono state affossate dai predatori, risultati più convincenti dei riformatori, e sono abortite in una riforma dell’articolo quinto e in una improbabile “devolution”.
(Parola che sembra inventata da Celentano ebbe a dire Enzo Biagi).
Le comunità montane istituite per aggregare realtà territoriali fragili e per superare la debolezza e l’impossibilità a programmare dei comuni troppo piccoli, sono finite per diventare un nuovo ente, distributore di finanza derivata, senza mai essere motore dello sviluppo locale.

Oggi che c’è sempre meno denaro da distribuire o cambiano passo o è meglio che spariscano.
Eppure in un sistema così dipendente dalla globalizzazione, un ritorno alle specializzazioni locali e alla cura del territorio, non solo ricostituirebbe un tessuto sociale più sano e più equilibrato, ma ritornerebbe ad essere un sostegno economico alle famiglie.
Dalla produzione al consumo, filiera corta e Km zero, possono essere soluzioni interessanti.
L’Italia non è povera; è impoverita perché è senza idee.

L’agricoltura meccanizzata e l’industria devono rimanere i settori portanti dell’economia nazionale, ma privarsi di un turismo di nicchia, di energie che possono derivare dai boschi dai torrenti dal sole e dal vento, di una agricoltura e un allevamento che hanno nei secoli sfamato le popolazioni della montagna è uno spreco che non può più essere tollerato.
L’assistenzialismo che si nutre dello stereotipo che questi sono luoghi bisognosi di sostentamento sono il primo fattore di crisi e abbandono della montagna.
Gli interventi a pioggia, per far vedere che si opera, devono lasciare il posto a progetti ed operatività gestite e durature, a modelli che reinventino un’economia locale dove al primo posto la crescita deve essere una crescita del benessere e l’economia una economia sostenibile.
 


Commenti:
ID24050 - 21/10/2012 22:55:15 - (paolob) - ,,,

condivido in pieno...ma questo deve venire dalle persone.sono le persone che con le loro scelte di consumo o di impresa aiutano il cambiamento

ID24055 - 22/10/2012 09:17:17 - (Aldo Vaglia) -

Paolob e' vero, hai colto nel segno. Ognuno ha la classe politica che si merita, ma in Italia persone che prese individualmente sono capaci, una volta messe nel meccanismo pubblico lavorano piu' per il re di Prussia che per il bene di tutti. Il difetto sta nel manico verrebbe voglia di pensare. E il difetto e' proprio il senso che ogni cittadino ha di vedere lo stato come distante e nemico, di accettare e fare cose che se vanno contro lo stato non disturbano. Lo stato e' vessatore, per gli enti locali sprecare soldi che vengono dallo stato, non pone problemi di coscieza. Per questo la fondazione di uno stato federale era sentita come urgente dalle persone, che potevano avere cosi' certezza che le tasse venivano pagate per i servizi e non per i privilegi. Per fare questo non si poteva che partire dai Comuni con un processo inverso a quello adottato. E' nei comuni che si fanno stato che il popolo legittima i suoi rappresentanti.

ID24056 - 22/10/2012 09:36:55 - (Dru) - La sinistra colta

Era espressione del Nord poichè veniva dal nord , la sinistra colta a cui fai riferimento Aldo sono i Cacciari sono i Chiamparino i Dellai supportati da una certa stampa che viene sempre messa a margine , i Ricolfi e C. , che si può esprimere al massimo a livello comunale e provinciale ma difficilmente nazionale, poichè il loro pensiero non deve essere messo in luce , poichè il loro pensiero coccia contro l'establishment del partito tutto d'un pezzo delle paciose e ardimentose Finocchiaro o Rosy Bindi , queste si fotogeniche e presentabili in tutti i salotti benpensanti.

ID24057 - 22/10/2012 09:41:18 - (Dru) - La lega meno colta ma assai più lungimirante

Ha fatto buonissima politica ma è caduta , disarcionata , da cavallo perchè lei si è dimostrazione che gli uomini senza regole e statuti sono quei politici ben descritti dal Pascal e come il pesce cominciano a puzzare dalla testa.

ID24086 - 23/10/2012 06:34:31 - (Dru) - A proposito

ma che facce toste che sono i nostri Tg e televisioni e giornali tutti , nascondono a bella posta le onde oceaniche di persone che seguono Grillo nel suo tour , fenomeno ormai dilagante.Pensate che il Tg3 deve per forza nominare il movimento5stelle nei sondaggi elettorali mettendo il movimento a 17,5 quando invece è stimato da tutti al 21/22%, il Tg dei Democratici, come dice una trasmissione di Cruciani il Tg di Bersani. Naturalmente il mio stupore non è rivolto a me che so bene come girano gli ingranaggi della politica nostrana.

ID24177 - 25/10/2012 10:30:07 - (Leretico) - il problema del controllo

Si dovrebbe sapere che per evitare che il ragioniere scappi con la cassa, la contabilità di cassa non dovrebbe essere tenuta da lui stesso, altrimenti chi controlla? Insomma ci vuole un controllore di chi fa i movimenti di cassa altrimenti, con l'occasione, questo si potrebbe dare alla fuga con tutti i soldi. E' successo numerose volte, soprattutto quando la cassa è piena di soldi non regolari, per cui l'imprenditore di turno non può rivalersi sul ladro senza denunciare se stesso. I ladri sanno bene come tutelare la propria fuga. Questa regola banalissima di controllo sembra non essere applicata nemmeno e soprattutto nella pubblica amministrazione: i politici spendono e non essendoci sistemi di controllo possono farlo a proprio vantaggio e delle proprie clientele. Forse la trasparenza effettiva di ogni minima operazione darebbe la possibilità al cittadino, quello non colluso, di controllare meglio.

ID24180 - 25/10/2012 11:30:44 - (Dru) - ... a proposito di anni 70...

Caro Professore, fu soltanto dopo la pubblicazione del mio Krisis, nel 1976, che lessi per la prima volta le sue fondamentali opere degli anni Cinquanta e Sessanta. Ma credo che proprio la distanza della mia formazione filosofica e delle mie prime esperienze culturali e politiche dal suo percorso di studioso e dall'ambiente in cui esso maturò, mi abbia permesso di avvicinarmi, forse più di altri, al significato davvero decisivo che il suo pensiero riveste per la filosofia del Novecento. Finché la «storia» della filosofia contemporanea continuerà ad essere «giocata» o all'interno della «linea» nietzschiana-heideggeriana-ermeneutica, o nell'opposizione tra questa e quella analitica, temo non ne risulterà mai comprensibile il vero problema. Esso risulta evidente, a mio avviso, soltanto sulla base di una radicale contradizione, di un autentico dramma a due protagonisti: Heidegger e Severino.

ID24181 - 25/10/2012 11:33:11 - (Dru) -

Si tratta di una relazione inconciliabile, di un aut aut. Quando finiranno le chiacchiere e confusioni alla moda, quando si potrà studiare la nostra epoca da una «buona» distanza, non dubito che tale decisione apparirà il problema fondamentale della nostra filosofia - e non solo. Heidegger - senza alcuna distinzione tra le varie fasi del suo pensiero - coglie tutta l' intrinseca debolezza dell'antiplatonismo idealistico e nietzschiano, per svilupparlo (lungi dal negarlo!), coerentemente e radicalmente, in un grandioso anti-Parmenide. L'opera di Severino (mille miglia oltre ogni astratta polemica) rappresenta l'altro polo. Davvero, ogni altra posizione sembra oggi «costretta» nella forma di questa polarità. Non credo, caro Professore, che aver compreso la sua lezione significhi semplicemente esplorare i contorni di tale polarità e saggiarne le conseguenze. Significa affrontarne la sua pretesa definitività, il suo

ID24182 - 25/10/2012 11:33:49 - (Dru) -

«consummatum est». La strada finisce anche giungendo alla mèta - anch'essa è aporia. E l' aporia può essere nuovo inizio. Su questo «scommettono» i suoi migliori allievi, io credo. Ne segua benevolmente l'improbus labor, senza mai consolarne debolezze e contraddizioni.

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