La riflessione settimanale del filosofo Alberto Cartella s'impernia sul ruolo di mero passaggio al mondo lavorativo che spesso viene attribuito al percorso universitario, trascurando quella passione che anima ciascuno di noi e rende la vita degna di essere vissuta
" la coscienza che ci muove e plasma (oggettiva) il mondo in cui viviamo". Se ci si riducesse a questo verrebbe meno una certa passivit degli occhi, che si rispecchiano nella forma apparente di ci che si d a vedere, rispetto all'atto performativo di un voler vedere ci che lo sguardo chiamato a significare e quindi non soltanto a comprendere, ma a credere di ricordare. La schisi che si manifesta il luogo della passione, del patimento a cui facevo riferimento nell'articolo. La coscienza che introduce quel necessario raddoppiamento visivo di focalizzazione significante, che tuttavia, anzich far vedere meglio, come tendiamo abitualmente a credere, introdurrebbe invece un evitamento della funzione dello sguardo. Non si tratta del linguaggio nichilista, linguistico e visivo stanno insieme ma si eludono.
In necessit o in libert non hanno nulla a che vedere con la percezione del vissuto. Nel vissuto non ci sono. Si tratta di un intreccio indecidibile. In necessit una rappresentazione. In necessit proprio ci che in messo in discussione nell'articolo. In necessit legato al sacrificio per un'istanza superiore che la logica del padre. La necesit il principio della tradizione. A me interessa qul qualcosa che non mai stato che se non liquidato incide sull'agire, si tratta di un punto drammatico, non tragico.
Anche il liquidarlo incide sull'agire, non si fa altro che giudicare e andare dritti coerentemente per la propria strada in maniera unidirezionale. Le persone coerenti sono le pi pericolose.
Ma mi vedo costretto. Lei dice che le persone più coerenti sono le più pericolose, veda di giustificarlo, poichè il suo "giudizio" ( che vorrebbe qui essere coerentissimo) presuppone il dialettico che le persone incoerenti non lo siano o almeno che lo siano meno. La maturità, la presa di coscienza ( citando Aristotele o Socrate) ci fanno uomini , non è per i giovani la politica dice Aristotele, proprio andando all'opposto del suo giudizio. Sulla necessità intervengo solo per dirle che il nesso necessario della parte nel tutto, benchè l'intelletto astratto cerchi come il suo di nasconderlo, è verità.
Ma debbo per questo ringraziare i miei genitori.
Con questo non voglio dire che ha ragione Aristotele o Socrate, con questo voglio far scendere lei sul mio piano.
Il scendere e il salire da un piano all'altro un falso problema. A me interessa la caduta costitutiva della nostra soggettivit. Si tratta del punto di cedimento della dialettica coerenza-incoerenza e questo non vuol dire opporsi alla dialettica o uscire dalla dialettica. Ci rigurda la non riducibilit ad una dialettica. Non si tratta di giustificare ma di argomentare. Le persone coerenti sono le pi pericolose perch non cambiano mai, sono sempre uguali a se stesse, si risolvono nella costruzione di s. Alla base della possibilit di cambiare sta la il cambiamento costitutivo della nostra soggettivit che non del possibile ma del reale che non la realt. Si tratta del non realizzato. Non si tratta del piacere ma della passione, di un patimento, qualcosa che ci attraversa e non dell'ordine della volont.
"giudizio". Non si tratta di opporsi al giudizio o di uscire dal giudizio ma dell'esitazione che non l'incertezza. L'aspetto che chi si etichetta come coerente e rincorre questa coerenza cerca di risolvere fa parte anche di lui, esso torna in maniera devastante. Chi cerca di risolvere la propria depressivit costitutiva rifugiandosi in una supposta coerenza pericoloso e per quanto mi riguarda me ne tengo lontano. "Sulla necessit intervengo solo per dirle che il nesso necessario della parte nel tutto, bench l'intelletto astratto cerchi come il suo di nasconderlo, verit".Alla base di questo c' il pensiero secondo cui ci che viene ottenuto con l'astrazione al tempo stesso la forma reale, che garantisce il nesso causale e teleologico delle cose. Si tratta dello sbaglio nel implicare che il pensato sia a immagine del pensiero, cio che l'essere pensi.
Ma perché uno dovrebbe cambiare ? A che pro ? Se il cambiare appunto porterebbe a scendere invece che a salire ? E al dunque lo scopo, il fine della nostra soggettività non è forse proprio il non patire? Cioè con quali "veri" argomenti lei vuole fondare questo argomentare, altrimenti rimane una sua opinione, ma lei non "vuole" essere un filosofo ? Anche se ora me lo negherà ? Un filosofo deve fondare le proprie argomentazioni e non far apparire che ha delle "impressioni", tutti noi abbiamo delle impressioni, ma appunto non sono fondate da ragione, almeno non come le "impressioni" dei filosofi. Quando dice che è del reale ma che non è la realtà intende dire che è una parte della realtà, l'immediato, ma non sono io che devo fondare lei, sono all'ascolto... Pensi al significato di "tutto" me lo esplichi.
" La maturit, la presa di coscienza ( citando Aristotele o Socrate) ci fanno uomini , non per i giovani la politica dice Aristotele, proprio andando all'opposto del suo giudizio". La maturit, la presa di coscienza ci fanno uomini; ma noi non siamo quello che facciamo o da cui siamo fatti. Si tratta di una schisi fra l'occhio e lo sguardo.
È inevitabile che se non siamo sullo stesso piano, e non lo siamo altrimenti non argomenteremmo nemmeno, allora o si scende o si sale.
È ciò che siamo. La coscienza, il nostro pensare è il nostro essere, indipendentemente dalle nostre azioni, se è questo quello che va dicendo bene , ma ancora sono lontano dal capire dove sta la novità rispetto al razionalismo e perché ne è alla ricerca.
"Ma perch uno dovrebbe cambiare? A che pro ? Se il cambiare appunto porterebbe a scendere invece che a salire?" Non si tratta del dovere o della possibilit, si tratta del reale che non la realt. Fermarsi al verbo essere, allo studio dellessere ( questo che vuol dire la parola ontologia) unaccentuazione piena di rischi. Credere che ci sia una realt prediscorsiva il grande sogno, il sogno fondatore di ogni idea di conoscenza. Ci qualcosa che deve considerarsi mitico. Non c nessuna realt prediscorsiva.Ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Non c la minima realt prediscorsiva, perch quello che costituisce la collettivit, ovvero gli uomini, le donne e i bambini, non vuol dire nulla come realt prediscorsiva.
Per lungo tempo sembrato naturale che si costituisse un mondo il cui correlato era, al di l del mondo, lessere stesso, lessere preso come eterno. Questo mondo concepito come il tutto resta una concezione, una veduta, uno sguardo, una presa immaginaria. Lidea dellessere culmina in un violento sradicamento dalla funzione del tempo tramite lenunciato delleterno. Leterno una creazione e credere che le cose stiano eternamente e che questa creazione coincida con lessere delle cose costituisce la radice della violenza. Si suppone sin dallinizio che qualcuno, parte di questo mondo, possa prendere conoscenza del suddetto essere. Ma c un inciampo dovuto alla vacillazione risultante dalla cosmologia che consiste nellammettere un mondo.
Il scendere e il salire da un piano all'altro un falso problema. A me interessa la caduta costitutiva della nostra soggettivit. Chi occupato nella realizzazione di s concentrato sulla costruzione di s che pu giungere a livelli di astrazione sempre pi alti. Si tratta appunto di un processo ascensivo che punta ad un piano superiore. Chi si trova su questo piano superiore non vuole scendere e rischia di diventare pericoloso per s e per gli altri. A me interessa ci che non sta alla realizzazione di s. Si tratta di ci che nella realizzazione stessa non sta a questa realizzazione, il non realizzato. Noi riflettiamo a posteriori sulle azioni che abbiamo compiuto, ma questo a posteriori c' fin dall'inizio. Linguisticamente non si pu fare altro che inserire riferimenti temporali, ma ci a cui sto facendo riferimento una faglia, un vuoto che legato al visivo, all'immagine in quanto tale.
...lo facciamo secondo delle leggi, lei vuol dire che sta lì l'errore, nel giudizio, io le dico che sta lì il suo di errore, nel credere che non esistano relazioni(=leggi-legare), leggi che se non esistono, ci fanno per forza di volontà tutti innocenti contro prova contraria, il criterio della legge appunto. Qui non si discute la verità della legge( giudizi), qui si discute della certezza della pena.Lei insiste a dirmi che giudicare un uomo colpevole di omicidio è pericoloso, ma quanto per lei è pericoloso un' omicida ?
"La presa di coscienza non ci che facciamo ci che siamo. La coscienza, il nostro pensare il nostro essere, indipendentemente dalle nostre azioni, se questo quello che va dicendo bene". Non ho mai detto una cosa del genere, lei continua ad inventare, mi dia i riferimenti. Non questo che vado dicendo, se lei lo pensa non le interessa discutere e allora rimanga sul suo piano superiore. Spero non cada.
"Quando giudichiamo uno colpevole...lo facciamo secondo delle leggi, lei vuol dire che sta l l'errore, nel giudizio, io le dico che sta l il suo di errore, nel credere che non esistano relazioni(=leggi-legare), leggi che se non esistono, ci fanno per forza di volont tutti innocenti contro prova contraria, il criterio della legge appunto. Qui non si discute la verit della legge( giudizi), qui si discute della certezza della pena.Lei insiste a dirmi che giudicare un uomo colpevole di omicidio pericoloso, ma quanto per lei pericoloso un' omicida ?" Lei inventa sempre di pi, mi dia i riferimenti, non sia cos impreciso, non ho mai detto delle cose del genere. Queste sono cose che dice lei. La lettura non va d'accordo con la distrazione.
L'essere come l'immediato e il correlato ad ogni determinazione il mondo che racconta lei è appunto il mondo del non-essere, il mondo isolato. D'altronde Alberto lei si ritiene un essere o un non- essere?
Ci che si perso non ritorna, il non realizzato che non torna in maniera cosciente, ma rimane perdita. Il riferimento a ci che resta di ci che si perde. Ci che perso non torna e il senso di perdita vago. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit.
"L'essere come l'immediato e il correlato ad ogni determinazione il mondo che racconta lei appunto il mondo del non-essere, il mondo isolato". Questo quello che dice lei, non ho mai scritto una cosa del genere, lei inventa sempre di pi, continua ad alzarsi sempre di pi su piani sempre pi alti e superiori.
?..è pericoloso ancora le chiedo cosa intende? Sarò distratto ma ho una mia testa che elabora e se lei dice che " in necessità legato al sacrificio per istanza superiore che è la logica del padre" e poi prosegue dicendo " la necessità è il principio della tradizione" spero che sappia cosa sta dicendo e che le sue non siano parole vuote, lei sta dicendo che non le interessa appunto come superamento , superamento del giudizio. Ma badi Cartella che non mi sorprende affatto che lei sia un nichilista, è da un po' che glielo vado dicendo. Io sono attentissimo alla sua lettura e preciso , più di quanto lei fa della mia.
"D'altronde Alberto lei si ritiene un essere o un non- essere?" So chi sono ma simultaneamente dubito di chi sono. Si potrebbe dire anche che io non sono l dove penso, ma il mio essere trascende il mio pensiero, lessere del soggetto solamente l dove il pensiero della ragione egoica si eclissa. Lo sbaglio sta nellimplicare che lessere pensi. Ci che noi pensiamo sullessere, anche che lessere esiste, una supposizione. Per dire che qualcosa esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov questa esistenza.Quello che si sta dicendo qui detto in termini funzionali. Nel costituirsi della soggettivit avviene la scissione. Si tratta di un vuoto, di un aspetto atemporale, aleatorio che fa parte della nostra soggettivit. Questo non vuol dire che la soggettivit sia qualcosa di oggettivabile, ma vi una mancanza costitutiva, vi unimpossibilit a dire, la quale ci spinge a parlare.
Se ci fosse coincidenza tra le cose e la descrizione anche mentale che noi ce ne facciamo non inizieremmo nemmeno a parlare.
"Ascolti se dice che giudicare e il giudizio?.. pericoloso ancora le chiedo cosa intende?" Le ripeto per l'ennesima volta che il giudizio fa parte di noi. Giudicare non pericoloso, non l'ho mai scritto. pericolo risolversi nel proprio giudizio, credere che il giudizio che do risolva l'incontro. Vi un'insufficienza del giudizio. Si tratta dell'esitare a dare un giudizio. Un criminale che viene giudicato colpevole per un'azione giudicata colpevole non coincide con l'azione che ha compiuto. Questo non vuol dire che quell'azione che ha compiuto venga annullata. Si tratta del punto di indeterminazione di tutte le azioni, si tratta dello spazio di indeterminazione della soggettivit. Se si pensa che il criminale coincide con l'azione che ha commesso allora andrebbe eliminato. Non ci sarebbe spazio per un recupero.
E guardi che non è lontano dal mio sentire, ma anche questo tentativo(=volontà) di recupero è altrettanta violenza come ogni tipo di volontà.
"In necessit legato al sacrificio per un'istanza superiore che la logica del padre. La necesit il principio della tradizione". Si tratta dell'essere necessitati, del male necessitato. A me interessa uno spazio differente a questo. Si tratta di quel punto drammatico, di quel punto di indeterminazione, del senso di innocenza. Non si tratta della dialettica innocente-colpevole ma del suo punto di crisi. Il visivo e il linguistico stanno insieme ma si elidono.
"Lei vuole tutti innocenti" Le ripeto che non si tratta del colpevole e dell'innocente, mi riferisco anche al giudizio di innocenza. Vi un'insufficienza del giudizio. Quel punto di indeterminazione di cui le ho appena scritto non dell'ordine della volont. Non mi riferivo alla volont di recupero ma ad un esercizio non coincidente con l'aspetto volitivo, si tratta di un lasciar esercitare quel nucleo anomico di indeterminazione. una componente passiva che non in contapposizione con l'attivit. Si tratta dell'attivit dell'azione.
Cosa intende per attività dell'azione. E cosa significa atto per lei. Poi l'attività dell'azione e l'atto hanno un significato che prescinde da cosa intende lei.
... non è scritto nelle proprie parole, ma nel contenuto di esse.
...
...della nostra civiltà, subconscio che non è visibile subconscio che è però potentissima realtà, realtà che è errore per chi vede verità, che è verità per chi vive in non-verità.
Dice che le cose sono nulla e è questo il potentissimo siero della non-verità, un siero che implicitamente è il suo argomentare.
"Poi l'attivit dell'azione e l'atto hanno un significato che prescinde da cosa intende lei".Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.
Non ho mai detto che le cose sono nulla.
"L'implicito non scritto nelle proprie parole, ma nel contenuto di esse". Il contenuto una costruzione, c' qualcosa che non sta a questa costruzione. Questo non vuol dire che la costruzione non ci sia o che ci si debba opporre alla costruzione. Si tratta di non risolversi in questa costruzione, dell'irriducibilit alla costruzione.
"Cosa intende per attivit dell'azione" Si tratta dell'irriducibilit di una azione alla sua realizzazione.
Cosa è il significato e cosa per lei è il significato della cosa, o lei è un realista e pensa,dovuto al senso comune pre filosofico che esista una realtà esterna a noi, indipendente dal pensiero, allora se ci riesce provi a descriverlo e se la presuppone come causa del pensare come risolve la contraddizione della inevitabile sintesi tra significato appunto e cosa o significante.
...è solo nella "parte" che ci si può chiudere; ma se ogni "al di là del pensiero" è un concetto assurdo, allora il pensiero non è una "parte", ma è il "tutto" e stare nel pensiero non è chiedersi in qualcosa, ma aprirsi al Tutto, che non ha nulla al di fuori di sé ( riflessione sulla parte e sul tutto) ... Le avevo chiesto cosa intende lei del tutto. Suo significato anche per questo motivo, cosa intende con questa schisi? A qualche cosa che non è pensiero?
comment.
pieno di significato, significa che Giacomino ha la sua da dire, sono all'ascolto.
lei lo sa perchè il carnevale di Bagolino prende alla gola chi lo frequenta davvero ? ( dioniso)
Il significato un effetto del significante. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio. "o lei un realista e pensa,dovuto al senso comune pre filosofico che esista una realt esterna a noi, indipendente dal pensiero" Non ho mai scritto una cosa del genere. Eppure le ho scritto che credere che ci sia una realt prediscorsiva il grande sogno, il sogno fondatore di ogni idea di conoscenza. Ci qualcosa che deve considerarsi mitico. Non c nessuna realt prediscorsiva.Ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Non c la minima realt prediscorsiva, perch quello che costituisce la collettivit, ovvero gli uomini, le donne e i bambini, non vuol dire nulla come realt prediscorsiva. Ma lei continua a non leggere e a inventare.
Non mi interessa la dialettica tutto-parti ma il punto di cedimento di questa dialettica. La non riducibilit a questa dialettica.
Non mi interessa nemmeno la dialettica interno-esterno ma il suo punto di crisi.
La schisi la non coincidenza fra l'occhio e lo sguardo. Mentre lo sguardo tenta di significare ci che ha di fronte nel modo pi veloce (quasi in un'istantaneit), gli occhi si attardano nel rispecchiamento di una forma visiva. Si tratta della permanenza dell'immagine nel riflesso dell'occhio.
ma l'interesse va sondato e fondato, ma guardi che non sono qui a parlare a vanvera o a provocarla , insisto perché sono davvero interessato a capire, ma c'è qualche cosa da capire ? altrimenti è un'impressione, e come tale,pre filosofica.La realtà prediscorsiva è il grande capitolo della Metafisica che cerca fuori la realtà mediando ciò che è nelle cose l'immediato. Ma lei insiste appunto a cercare ancora, come in Metafisica, una mediazione all'immediato.
« Si trasformi l'Inno alla Gioia di Beethoven in un quadro e non si rimanga indietro con l'immaginazione, quando i milioni si prosternano rabbrividendo nella polvere: così ci si potrà avvicinare al Dionisiaco. [...] Ai colpi di scalpello dell'artista cosmico dionisiaco risuona il grido dei misteri eleusini: "Vi prosternate milioni? Senti il creatore, mondo?" »(Friedrich Nietzsche)
qui è l'uomo che e poichè crea non ha salvezza che nella festa.
Per lungo tempo sembrato naturale che si costituisse un mondo il cui correlato era, al di l del mondo, lessere stesso, lessere preso come eterno. Questo mondo concepito come il tutto resta una concezione, una veduta, uno sguardo, una presa immaginaria. Lidea dellessere culmina in un violento sradicamento dalla funzione del tempo tramite lenunciato delleterno. Leterno una creazione e credere che le cose stiano eternamente e che questa creazione coincida con lessere delle cose costituisce la radice della violenza. Si suppone sin dallinizio che qualcuno, parte di questo mondo, possa prendere conoscenza del suddetto essere. Ma c un inciampo dovuto alla vacillazione risultante dalla cosmologia che consiste nellammettere un mondo. Il sondamento e il fondamento una supposizione, c' qualcosa che non sta alla comprensione, c' qualcosa che sfugge e che incide sull'agire. Come ho scritto nell'articolo si tratta del cedimento alla propria emozione.
Si tratta di un'irriducibilit al linguistico. L'aspetto linguistico e l'aspetto iconologico stanno insieme ma si eludono.
L'interesse va argomentato, questo che sto tentando negli articoli che ho scritto. Non si tratta solo dell'interesse ma anche del punctum, ci che punge, ci che non sta semplicemente all'interessamento.
provo un gioco con lei e vediamo chi la vince:Per lungo tempo (non è) sembrato naturale che si costituisse un mondo il cui correlato era, al di là del mondo, l’essere stesso, (ma) l’essere preso come divenire. Questo mondo concepito come il tutto resta una concezione, una veduta, uno sguardo, una presa immaginaria. L’idea dell’essere culmina in un violento sradicamento dalla funzione del tempo tramite l’enunciato dell’eterno. (Il tempo) è una creazione e credere che le cose (stiano in divenire è una contraddizione) e che questa creazione coincida con l’essere delle cose costituisce la radice della violenza. Si suppone sin dall’inizio che qualcuno, parte di questo mondo, (non possa) prendere conoscenza del (vero)essere. Ma c’è un inciampo dovuto alla vacillazione risultante dalla cosmologia che consiste nell’annientare il mondo ( l’essere che è il non-essere).
Il sondamento e il fondamento (il valore di ciò che si dice), e se c'è qualcosa che non sta alla comprensione (va compreso altrimenti non è comprensibile), c'è qualcosa che sfugge e che incide sull'agire. Come ho scritto nell'articolo ( più volte) si tratta di (nichilismo).
Emanuele Severino. Ma lo legga per capirlo, comprenderlo , poi quando ne avrà i mezzi lo critichi. Poiché lei ha delle ragioni che vengono a mancare solo nel momento in cui è contraddittorio e cioè è nichilista, allora lì si sviluppa solo un gioco di forza e a dominare è la fede: c'è chi l'avrà in me e c'è chi l'avrà in lei . Esempio, io posso argomentarle e dare valore a questa negazione di questa contraddizione e cioè che l'essere è il non-essere, ma lei dice che è così senza alcun fondamento, allora, mancando filosofia è solo un gioco del più forte. Il valore, il fondativo è quel qualcosa che ci persuade della filosofia prima sulle cose, magari sbagliamo, ma lo sbaglio deve essere contraddetto appunto da qualcosa che per noi ha ancora più valore e non con semplici parole dette per impressionare.
io quello che le ho scritto sopra modificando il suo discutere glielo fondo se ha tempo e pazienza. ma si risparmi le mie e vada subito sugli esperti, poiché ciò che a lei sembrerà un progresso nel suo discutere, magari è già stato superato da parecchio, altrimenti me lo fondi.
adesso non faccia come i bambini che si accanisce sulla mia prima frase..."provo un gioco con lei e vediamo chi la vince", no, glielo dico poichè vedo che molte volte si accanisce sul dito e non vuole guardare alla luna.Stiamo alla luna per piacere, stiamo alla luna.
Proprio perché si esclude che l’essere sia nulla, proprio affinché questa esclusione sussista, il nulla è posto, presente, e pertanto è:Per la risoluzione dell’aporia appena scritta si può partire osservando che secondo il dettato dell’originario ogni significato, ogni ente è sintesi tra il positivo significare e il suo contenuto determinato, ossia tra il significato “essere” (formale) e la determinazione. Allorché si prenda in considerazione il significato “nulla”, esso consta di due momenti:a) il suo positivo significare; b) il contenuto di questo positivo significare, cioè l’assoluta negatività.
La contraddizione si scatena appunto tra a) e b). E tuttavia è necessario porre il nulla affinché sia posto l’essere. Come uscirne? Si distingua tra: X) nulla come significato autocontraddittorio; Y) nulla che è come nulla. Y è momento di X in quanto X è l’autocontraddittorietà tra Y e il suo positivo significare. Si tenga fermo che il principio di non contraddizione non nega il non essere come X, ma il non essere come Y in quanto momento di X, altrimenti non potrebbe costituirsi nemmeno come tale. E non potrebbe costituirsi perché non avrebbe alcunché da negare. Se cioè il nulla fosse esclusivamente nella forma di Y, l’esclusione non avrebbe un termine su cui esercitarsi. È cioè necessario che il nulla si costituisca come un positivo significare autocontraddittorio al fine di poter escludere l’identificazione tra essere e nulla.
ndr: capisce perché non è vero che è l'eterno ad essere una costruzione, se l'eterno fosse una costruzione e il tempo e il divenire la realtà dell'essere nulla dell'essere ( il tempo appunto come lo definisce Cronos e lei questo il tempo della violenza, cioè il violare l'essere) , nascerebbe l'assurdo , la contraddizione dell'essere che diviene nulla cioè dell'essere che è nulla, impossibile, che in metafisica ha la stessa valenza del contraddittorio. Il contraddittorio esiste, ciò che non esiste è il contenuto di quello che vuol dire. Lei esiste e continua a dire l'opposto della verità , a negarla ciò che non esiste è il contenuto di quanto va dicendo.
Lei in quello che ha scritto inventa un sacco di cose riguardo a ci che ho scritto. Lei continua a parlarmi di essere-non essere, ma le ripeto per l'ennesima volta che a me non interessa n il non essere n l'essere, mi interessa il non realizzato. Inoltre continua a parlare di contraddizione ma per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Poi le ripeto che non mi interessa la competizione (vincere-perdere) ma la discussione. Severino un grande filosofo, non un oracolo. Inoltre mi parla del fondamento (il valore di ci che si dice) e le ripeto che a me interessa la crisi del sistema dei valori. Mi interessa la legittimit immanente non quella trascendente. Inoltre non mi interessa la luna ma la terra e il corpo, non mi interessano i maturi ma i bambini che hanno molto da insegnarci. Non mi sono mai accanito con lei o col suo dito, confido che lei ogni tanto non lo punti questo dito. Infine mi interessa il punto di crisi dell'essere necessitati.
Mi interessa il depotenziamento fattivo della nostra soggettivit. Incide la nostra capacit di giudizio. Si tratta di uno sforzo in controtendenza all'aumentare la capacit di giudizio. L'esperto colui che si concentra sulla capacit di giudizio. Lo sforzo in controtendenza che mi interessa come le ripeto per l'ennesima volta riguarda il lasciar agire uno spazio comune, impersonale della nostra soggettivit. Si tratta di uno spazio fattivo, anomico. Mi interessa ci che resta di ci che azione non stato.
Come ho scritto nell'articolo, dal quale lei si allontanato enormemente, c' un resto di tempo da tutto il tempo che ci viene preso. Si tratta di un punto atemporale. La nostra soggettivit non coincide mai con il fatto.
Inoltre quando scrivo creazione si tratta della creazione di nien'altro che di significanti, lo ripeto per l'ennesima volta.
Infine ripeto che non mi interessa la metafisica ma la filosofia, la quale un residuo dell'evento nell'evento. Questo residuo il non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.
È cercare il non realizzato, non so più in che lingua dirlo.Ma lei dovrebbe sapere cosa è contraddizione e non sembra proprio che lo sappia.
Non capisco la sua definizione di filosofia, mancherò di comprendonio, ma sia gentile e cerchi di dispiegare ciò che per me è piegato. Non sono uno stupido e se non la comprendo io sfido chiunque a comprendere il suo significato di filosofia...valore come valoriale non come valori etici... di valore , come per le banche l'oro così per la filosofia il fondarsi, altrimenti è opinione.Non sia spocchioso, dalla sua sul tempo e l'eterno come costruzione io ho risposto, ma vedo che lei interrompe e sguazza via sempre come un'anguilla, non si può argomentare appunto di tutto in uno spazio così ristretto, lei mi sembra quel signore giapponese che deve aprire le porte e scappare da chi, di là, lo potrebbe prendere, apre sempre porte ma non procede. Sempre dialetticamente, s'intende.
Da filosofo a me interessa ciò che è in luce. La filosofia appunto.
"La contraddizione cercare il non realizzato". Non ho mai detto che sto cercando il non realizzato. E poi dicendo " La contraddizione cercare il non realizzato" non si sta facendo vedere dov' questa contraddizione, non si sta dicendo qualcosa.
...,ancor più, di essere un filosomitos e di prefigurare un sogno , è che già nel mito era di riparo il sogno, il non realizzato e irrealizzabile.Ma sono pronto a ricredermi, guardi Cartella che ormai con lei scrivo per farle capire, non vi è più nulla che lei possa fare per farmi comprendere l'incomprensibile. Ripeto prosegua confutando la posizione che le ho scritto con le parentesi e risponda a mie risposte non continui a sgusciare, cerchi di arrivare, attraverso le porte a sto stagno.Altrimenti, se non ne ha davvero le forze si dimetta da questa discussione.
"Anche a me non interessa il non realizzato cio il nulla" "Il non realizzato cio il nulla" una cosa che ha scritto lei, non l'ho mai scritto. Comunque non ho mai detto che a lei deve interessare quello che interessa a me, e a me non deve mica per forza interessare quello che interessa a lei.
Va bene così? Si c'è contraddizione come è possibile cercare ciò che è impossibile trovare, solo un matto o uno che si contraddice. Quale il significato profondo della negazione del realizzato?
Lei in quello che ha scritto inventa un sacco di cose riguardo a ci che ho scritto. Lei continua a parlarmi di essere-non essere, ma le ripeto per l'ennesima volta che a me non interessa n il non essere n l'essere, mi interessa il non realizzato. Inoltre continua a parlare di contraddizione ma per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Poi le ripeto che non mi interessa la competizione (vincere-perdere) ma la discussione. Severino un grande filosofo, non un oracolo. Inoltre mi parla del fondamento (il valore di ci che si dice) e le ripeto che a me interessa la crisi del sistema dei valori. Mi interessa la legittimit immanente non quella trascendente. Inoltre non mi interessa la luna ma la terra e il corpo, non mi interessano i maturi ma i bambini che hanno molto da insegnarci. Non mi sono mai accanito con lei o col suo dito, confido che lei ogni tanto non lo punti questo dito. Infine mi interessa il punto di crisi dell'essere necessitati.
Me lo dica.
Questa era la risposta al suo gioco con le parentesi.
Non si copia e incolla, io parlo di cose serie, non come lei che cerca di liberarsi della necessità di spiegarsi, evidentemente cadendo nel ridicolo.
"Si c' contraddizione come possibile cercare ci che impossibile trovare" Le ripeto che non si tratta di cercare il non-realizzato, inoltre lei inserisce qui anche il possibile e l'impossibile, le ripeto che non si tratta della possibilit ma del reale che non la realt, si tratta di un virtuale che fa parte del reale e che non nella categoria della realizzabilit.
Vede che non ci siamo quando non si fonda? E si gioca al più forte.Ma io ho fondato subito dopo, le ragioni del perché la creazione dell'eterno è una creazione solo sua, e del nichilista...l'ha intesa? Può contraddirmi ?
"Lei un fanfarone e chi la pubblica pi di lei in questo" Siamo passati anche agli insulti. Quando le parlavo di violenza e di aggressivit proprio questo che intendevo. Lei non fa altro che giudicare. A lei interessa insultare non discutere.
Cosa è il reale che non è realtà, cosa è il virtuale che fa "parte" del reale, e che non è nella categoria della realizzabilità se non un guazzabuglio di parole senza senso o fondamento, almeno per me fin qui realizzato.
Perchè non sta ad ascoltami, pazienza si vede che lei è troppo pieno di sé.
Le dissi che se non si fonda è questione di fede e gliel'ho appena dimostrato.
"Vede che non ci siamo quando non si fonda? E si gioca al pi forte.Ma io ho fondato subito dopo, le ragioni del perch la creazione dell'eterno una creazione solo sua, e del nichilista...l'ha intesa? Pu contraddirmi ?" Perch la creazione dell'eterno una creazione solo mia non l'ho trovato. Non so di che cosa parla.
Fondamento che solo filosofia può portare in quanto disciplina che studia ciò che è in luce mentre la fede è disciplina che studia ciò che non-è in luce ( riportata, tramandata, travisata, mito, sogno, virtuale) di questo mondo possiamo dire tutto e il suo contrario, di ciò che sta in luce il suo contrario è contraddittorio.
In fede è solo guerra per avere o prevaricazione, come per Eraclito: meglio spegnere la prevaricazione(fede) piuttosto che la vampa vincente(filosofia).
Chi l'ha scritto?
...
Cos' che lei continua a dimostrare? Non so di che cosa parla. Lei parla del non ancora realizzato, a me interessa il non realizzato. Mi interessa ci che rimane di ci che si perde. Ci che si perde non torna e rimane perdita. "Cosa il reale che non realt, cosa il virtuale che fa "parte" del reale, e che non nella categoria della realizzabilit" Vuol dire che la verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione. La significazione ci che ha effetto di significato.
Il rapporto tra il significato e ci che si trova l come terzo indispensabile, vale a dire il referente, precisamente il fatto che il significato lo manca. Il significato manca la cosa. Non si pu dire tutto.
L'eterno una creazione l'ho scritto. E allora?
L'ombra parte essenziale di ci che sta in luce.
Se si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
Si concentri sul significato di "tutto" e poi cambierà interesse. Per ciò che concerne invece il suo ...e allora? Beh, allora se lei scrive smentendo di aver scritto e poi mi dice ....e allora? Se non ci trova nulla di contraddittorio significa che è Dio, ma badi per filosofia, quella vera, Dio è poco.
Grazie per avermi concesso questa disputa, aspetto con piacere di continuare con lei sul suo prossimo articolo.
"Beh, allora se lei scrive smentendo di aver scritto e poi mi dice ....e allora?" Non ho mai smentito di aver scritto l'eterno una creazione. "E allora?" era riferito a questa sua domanda "L'eterno una creazione chi l'ha scritto?" La risposta : "l'ho scritto e allora?" Ripeto per l'ennesiam volta che quando scrivo che una creazione si tratta della creazione di nient'altro che di significanti, non ho mai scritto che le cose dal nulla tornino nel nulla.
Per quanto riguarda il tutto, il tutto resta una concezione, una veduta, uno sguardo, una presa immaginaria. Concentarmi sul significato di tutto qualcosa ad un livello di astrazione molto alto che in questo momento non mi interessa. Inoltre non mi interessa la concentrazione o il concentramento ma il vivere comune.
Inoltre ripeto per l'ennesima volta che il significato non qualcosa di molto astratto che si trova al di l del linguaggio (magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente) e che il linguaggio deve coglire, ma il significato un effetto del significante.
Non si tratta solo dell'interesse ma anche del punctum, ci che punge, ci che non sta semplicemente all'interessamento. E per questo non c' un perch, punge e basta. Infine non mi interessa la disputa ma la discussione.
Comunque grazie a lei per la discussione.
Adopera le parole( che significano) senza alcun progresso conoscitivo, come un imbonitore non come un filosofo, altrimenti io sono scemo e guardi che può anche darsi... Ma il significato è un effetto del significante è un'opinione e di nuovo se non la fonda va beh per me le dico che il significante è un effetto del significato, ma capisce che sono parole vuote ?
Che lancia editti come dogmi, altrimenti siamo nel campo della fede e dimostra sempre di più questo aspetto di lei il suo discorso.
E' fastidioso quando dal discutere di idee si passa a dare giudizi sulla persona
Non si tratta di fondare ma di dispiegare e non mi sono limitato a scrivere il significato un effetto del significante ma ho scritto anche "il significato non qualcosa di molto astratto che si trova al di l del linguaggio (magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente) e che il linguaggio deve coglire". Il significato manca la cosa. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio. Il fondamento una supposizione, a me interessa la crisi dei fondamenti. La filosofia non si occupa di fondare ma di mettere in crisi questi fondamenti trascendenti sui quali dovrebbe fondarsi la legittimit. A me interessa la legittimit immanente non trascendente.
"Cio lei non il re qui o il monarca assoluto che lancia editti come dogmi, altrimenti siamo nel campo della fede e dimostra sempre di pi questo aspetto di lei il suo discorso". Non le ho mai detto che a lei deve interessare per forza quello che interessa a me, il re e il monarca assoluto sono etichette che lei mi appiccica, ma con questo non credo lei pensi di aver detto qualcosa. Non le ho dato n editti n dogmi da rispettare, non so di che cosa parla. Per quanto riguarda la fede sono in una posizione agnostica di apertura verso la fede se per fede si intende qualcosa che legato al mistero, qualcosa che mi dice che non-tutto risolvibile all'interno di una struttura logica.
Ma sul procedere delle parole scritte e loro significato, semantica. Se io dico che il mondo fra un anno finirà, questo mio dire ha un contenuto di valore difficilmente credibile se poi non lo fondo. Se poi chi mi incalza al fondamento rispondo che non mi interessa il fondamento di quanto dico, mi dica lei Ubaldo cosa siamo qui a fare : un re e un monarca sono in questo più fondativi, in quanto hanno per lo meno da giustificarsi con i loro sudditi.
Cosa vuol dire?
Cosa significa ?
La filosofia si occupa di fondare con il rigore che nessun'altra disciplina umana può. Il re e il monarca sono etichette che appiccico al suo discutere.
Lei dovrebbe allora chiedermi... Cosa significa ?
Cosa significa ?
Inoltre se si dicesse che il significante un effetto del significato vorrebbe dire che c' qualcosa di astratto al di l del linguaggio che il linguaggio deve cogliere, magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente. Infine anche a me hanno dato fastidio i giudizi sulla persona ma dato che uno degli argomenti proprio il giudizio, a me interessa l'evidenza del punto di cedimento del sistema del giudizio. Risolveresi nel proprio giudizio costituisce l'aggressivit e a volte la violenza.
"Se io dico che il mondo fra un anno finir" Questa una previsione, cio vedere una cosa prima che accada, questa s una contraddizione. In quello che ho scritto non ho mai fatto previsioni, lei continua ad inventare. Inoltre non ho mai scritto che quello che scrivo non ha fondamenti, si tratta di non risolversi in questi fondamenti.
Poichè il fondamento è l'immediato, che poi lei, io o altri non lo individuiamo è perchè appunto eccentrici al fondamento... Capisce che i suoi giudizi sono alquanto contraddittori? Come si fa a dire che il fondamento è supposizione, e allora il suo contraddittorio ? il non- fondamento cosa sarebbe? il fondamento ? Mi capisce che lei è nichilista? Dire che il fondamento è supposizione è frase nichilista come dire che il rosso è il non-rosso. Cosa significa fondamento per lei?
Così lasciamo da parte le previsioni. Altro concetto che va fondato altrimenti il passante le risponde, la terra non è un'invenzione e via dicendo in quanto il passante di oggi non ha a che fare con re e monarchi.
I filosofi da re e monarchi il fondamento del loro dire.
Le cose non sono dell'ordine del linguaggio e il significato manca la cosa vuol dire che c' qualcosa che il linguaggio non riesce ad annullare nel simbolo, si tratta di un resto. A me interessa questo resto. Davvero lei pensa che la parola coincida con la cosa? Davvero lei pensa questo? Mi chieda pure che cosa vuol dire ogni cosa, le rispondo con piacere.
Non ho mai detto che la crisi dei fondamenti non una supposizione, le ripeto che non si tratta di uscire dalla supposizione o di opporsi alla supposizione, si tratta di non risolversi in questa supposizione. C' qualcosa che non riducibile alle nostre supposizioni.
L'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento.
La terra un'invenzione non l'ho mai scritto, lo ha scritto lei. Non mi chieda di fondare quello che scrive lei.
Quando parlo di creazione o di invenzione si tratta della creazione di nient'altro che di significanti, non sto dicendo che le cose dal nulla tornano nel nulla.
La filosofia è Aletheia.Per la prima volta nella storia dell’uomo, i primi pensatori greci escono dall’esistenza guidata del mito e la guardano in faccia. Nel loro sguardo c’è qualcosa di assolutamente nuovo. Appare cioè l’idea di un sapere che sia innegabile, e sia innegabile non perché le società e gli individui abbiano fede in esso, o vivano senza dubitare di esso, ma perché esso stesso è capace di respingere ogni suo avversario. L’idea di un sapere che non può essere negato né da uomini, né da dèi, né da mutamenti dei tempi e dei costumi. Un sapere assoluto, definitivo, incontrovertibile, necessario, indubitabile. I primi pensatori hanno chiamato questo sapere con antiche parole della lingua greca [...]. Queste parole sono sophìa, lógos, alétheia, epistéme. Se vogliamo tradurle esse corrispondono rispettivamente a “sapere”,
“ragione”, “verità”, “scienza”. Ma queste parole ci dicono poco (o troppo) se non le poniamo in relazione a quel significato inaudito. Quanto alla parola philosofia che però compare nella lingua greca insieme a ciò di cui è il nome, essa significa, appunto, alla lettera, (philo-sophìa) “aver cura del sapere”. Se si accetta l’ipotesi che in sophós , “sapiente”, (su cui si contruisce il termine astratto sophìa), risuona, come nell’aggettivo saphés (“chiaro”, “manifesto”, “evidente”, “vero”), il senso di pháos, la “luce”, allora filosofia significa “aver cura per ciò che stando nella “luce” (a di fuori cioè dell’oscurità in cui stanno invece le cose nascoste – e alétheia, verità, significa appunto, alla lettera il non essere
nascosto) non può essere in alcun modo negato. “Filosofia” significa “l’aver cura della verità”, dunque – dando anche a quest’ultimo temine il significato inaudito di “assolutamente innegabile”.
Questo l'ho capito, mi piacerebbe capire il resto , altrimenti pazienza, adesso la saluto perché la febbre mi impedisce di ragionare, la terra è un'invenzione era al posto della previsione che non accettava, un giudizio senza alcun fondamento, mito appunto.
L'ombra parte essenziale di ci che sta in luce. La storia etimologica della parola filosofia molto interessante, ma in questo momento non mi interessa. Non la storia della parola o della lingua che costituisce il loro senso attuale e non l'etimologia che mi dir che cosa significa oggi il pensiero.
"la terra un'invenzione era al posto della previsione che non accettava, un giudizio senza alcun fondamento, mito appunto". Rimane qualcosa che ha scritto lei. Sostiene che quello che ha scritto un giudizio senza alcun fondamento e che un mito.
"la febbre mi impedisce di ragionare" si avvicina molto a ci di cui le parlavo, all'importanza del corpo. Qualcosa che non va risolto o liquidato con un ragionamento.
se non si da sostanza al discutere è il discutere una foglia nel vento,.. Cartella io sarò malato ma sa che quando mi risponde mi assalgono dubbi amletici? Ma ci fa o ci è. Mi dica con cosa va risolto allora ?
Che fa fatica a pubblicare le mie ma pubblica questo che capisca che io non prendo mai posizione che sul ragionamento e non sulle persone, certo Alberto è confuso l'ho dimostrato, ma anche questa confusione deriva appunto dal suo ragionare, che se lei Ubaldo vuole essere idealista è il tutto, ma solo da idealista da realista no e allora buon giorno ora curo il mio corpo, che è mente , cosa credete che sia.
Non va risolto. costitutivo della nostra soggettivit. Se c qualcosa che fonda lessere indubbiamente il corpo. Il corpo non sono i contenuti che noi diamo al corpo, questa lanima, ovvero i presunti meccanismi su cui si sostiene il corpo. Lanima ci che noi pensiamo sul corpo. Il corpo qui non una costruzione immaginaria ma la non coincidenza fra pensiero ed essere. Io non sono l dove penso, ma il mio essere trascende il mio pensiero, lessere del soggetto solamente l dove il pensiero della ragione egoica si eclissa. Si tratta di una trascendenza immanente e di un corpo senza organi.
"certo Alberto confuso l'ho dimostrato, ma anche questa confusione deriva appunto dal suo ragionare". Non si tratta della confusione ma della sensazione di una perdita in quanto tale. Comunque la sua dimostrazione non l'ho trovata da nessuna parte. Inoltre non ho capito cosa deve dimostrare. Per quanto mi riguarda si tratta di far vedere ma lasciando anche emergere una sottrazione del visivo, c qualcosa che nel visivo viene sottratto. Far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare.
Il risentimento sar l'argomento del prossimo articolo, E vedo che gi stato introdotto da lei nel suo ultimo commento. Comunque grazie per la discussione. La rimando al prossimo articolo.
È è costitutivo della nostra soggettività non è questo giudizio il più dogmatico esistente? Ma ci rifletta a fondo Cartella , lei dice che qualcosa è costitutiva della nostra soggettività e io dovrei crederle, su quali basi ? O fondamenti? Il resto io non lo capisco ma può darsi che non capisca io , mi indichi dove ricercare per capirla altrimenti, si, le sue sono parole assolutamente vuote e con pretesa di dogma... Trascendenza immanente, corpo senza organi, mi sembra di vedere un film di Quentin Tarantino, però a me non interessa il cinema (Usando il suo linguaggio).
Altrimenti diviene per me un problema di coscienza o conoscenza.
A me invece interessa il cinema. Per quanto riguarda il linguaggio, esso non la propriet di qualcuno, non il mio o il suo, non uno strumento, ma una casa comune. Inoltre le ripeto che mi interessa far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare. Si tratta di ci che non riducibile alla coscienza o alla conoscenza. Sguardo, occhi e conoscenza stanno insieme ma si eludono.
Si, il linguaggio è la prima testimonianza di ogni significato e cosa, no il linguaggio è una cosa la penna sul tavolo un'altra cosa. Perché se il linguaggio fosse la penna, la penna non sarebbe penna e il linguaggio non sarebbe linguaggio ma l' identificazione delle differenze presupporrebbe un passaggio dei significanti verso il nulla e dal nulla venienti, sintesi impossibile, sintesi che direbbe dell'esser cosa l'esser nulla impossibile se l'essere è ciò che respinge via da sé il nulla per esistere come essenza e esistenza. Per questo si identificano rimanendo distinti nella loro essenza, in alternativa con la sintesi del nulla alla cosa la cosa sarebbe nulla la contraddizione massima.
Il mio era un dire nuovamente per contraddire, nella contraddizione di termini che si negano in un giudizio manca il contenuto di verità, rimane solo volontà . Fin che posso contraddirla facilmente lei non dice nulla di filosofico, questa la forza e la violenza nella fede, la filosofia è porsi nella conoscenza incontrovertibilmente . Quando lei giustificherà le sue affermazioni che ora paiono impressioni, allora la contraddizione che vuole costituirsi potrà sembrare debole se il suo giudizio è (risulti)fondativo.ma lei dice che non le interessa, allora questa è una rubrica cinefila, non uno spazio dedito alla filosofia.
"l' identificazione delle differenze presupporrebbe un passaggio dei significanti verso il nulla e dal nulla venienti, sintesi impossibile, sintesi che direbbe dell'esser cosa l'esser nulla impossibile se l'essere ci che respinge via da s il nulla per esistere come essenza e esistenza"L'identificazione delle differenze lo ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Anche la sintesi impossibile qualcosa che ha aggiunto lei. Lei introduce la sintesi e l'impossibile. Le ripeto che non mi interessa la sintesi o un superamento, non si tratta di uscire o di opporsi alla dialettica, ma del suo punto di crisi, dell'irriducibilit a questa dialettica, c' qualcosa che non sta a questa dialettica. Per quanto riguarda il possibile le ripeto che non si tratta del possibile ma del reale che non la realt, si tratta del virtuale che fa parte del reale e che non nella categoria della realizzabilit.
Le ripeto che non si tratta dell'essere o del non essere ma del non realizzato. Per quanto riguarda l'essenza le ripeto che l'essenza ad un livello di astrazione troppo alto per me, in questo momento non mi interessa. L'essenza unastrazione (estrazione) dellessenziale dalle cose e in questo astrarre le note particolari delle cose in qualche modo decadono. Mentre mi interessa il concetto di funzione in cui le note particolari non decadono ma vengono presi dei simboli, i quali per non designano le note particolari. Questo si pu vedere per esempio con le variabili X e Y nelle funzioni matematiche. Per esempio nella funzione Y=X2 1 vi una relazione tra X e Y tale che Y in funzione di X. Posso sostituire qualsiasi valore al simbolo X, ma questo simbolo non designa nessuno dei valori che vado a sostituire.
Per quanto riguarda l'esistenza per parlare di esistenza bisogna saper trovare dov' questa esistenza. L'esistenza una costruzione. Si tratta di non risolversi in questa costruzione, c' qualcosa che non sta a questa costruzione.
Non si tratta di risolversi nel cinema, ma dell'intreccio tra cinema e filosofia. Con la visione di un video o di un film pur scorrendo, ci che mettono in mostra un evento immobile. D'altronde il soggetto, preso nella visione del film, non in grado di vedere dove ci che sta guardando lo conduca, pu solo seguire ci che vede facendosi tutt'uno con la propria visione. Il soggetto rimane cos incantato dalle immagini senza potersi cogliere come colui che semplice coscienza della propria visione. L'occhio rimane il rovescio della coscienza.
"Il mio era un dire nuovamente per contraddire, nella contraddizione di termini che si negano in un giudizio manca il contenuto di verit, rimane solo volont . Fin che posso contraddirla facilmente lei non dice nulla di filosofico, questa la forza e la violenza nella fede, la filosofia porsi nella conoscenza incontrovertibilmente" Quando si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Per quanto mi riguarda sono in una posizione agnostica e di apertura verso la fede. Il mistero pu essere qualcosa di molto importante per me se con mistero si fa riferimento al tentativo di non ricondurre tutto allinterno di una struttura logica, ma si constata il punto di cedimento di questa struttura. Chi ha fede proprio in quel punto e non cerca di risolvere la propria inquietudine.
"la filosofia porsi nella conoscenza incontrovertibilmente". La conoscenza incontrovertibile un'idea che si fonda sul grande sogno di credere che ci sia una realt prediscorsiva. Dire che la realt si fonda su un discorso e che costruiamo la realt e la nostra identit in base al discorso non vuol dire che con questo si faccia riferimento a come stanno le cose. Appunto perch la realt una costruzione e ci che chiamiamo realt non sono le cose stesse. La prima cosa che dobbiamo fare quando sentiamo parlare di realt prendere atto che ci troviamo di fronte a un dire.Noi costruiamo discorsi i quali fondano la realt e spesso ci inganniamo sul fatto che i nostri discorsi coincidano con come stanno le cose.
Far riferimento al metodo, alla forma e non a un contenuto che ci dice come stanno le cose la filosofia nel modo politico, legato al costituirsi della soggettivit. Questo non vuol dire che il contenuto non ci sia o che sia secondario (non si tratta del primario e del secondario) e non sto dicendo nemmeno che non abbia anchio la mia ontologia. Anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo qui faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo.
"Quando lei giustificher le sue affermazioni che ora paiono impressioni" Non si tratta di giustificarsi ma di argomentare. Pi che delle impressioni si tratta di ci che fa impressione.
"allora la contraddizione che vuole costituirsi potr sembrare debole se il suo giudizio (risulti)fondativo.ma lei dice che non le interessa" Non si tratta di risolversi nel proprio giudizio ma dell'esitare nel dare un giudizio. Mi interessa il punto di crisi dei fondamenti e del sistema del giudizio. Questo non vuol dire uscire o opporsi al giudizio. Inoltre non si tratta solo dell'interesse ma anche del punctum, ci che punge, ci che non sta semplicemente all'interessamento.
Cosa, altrimenti del cosa c'è il niente.
Il sogno , dal punto di vista del sogno è più reale della veglia.
A lei interessa il nulla, buon per lei. Quindi il non essere, non essere e non realizzato coincidono. L'immediato è il realizzato fuori c'è il nulla.
S'immagini se ogni parola che stiamo scrivendo non avesse una sua essenza, che cosa capiremmo.Ognuno di noi poi è più o meno compreso in questo.
e per ogni cosa.
Astratto è il significato non l'essenza.
li fa comuni. La relazione o l'universale e qui è di nuovo contraddittorio poiché poco sopra mi diceva che non le interessa l'astratto ma x e y sono dei numeri, proprio l'astrazione più significativa.
Lei è l'evidenza dell'esistenza. Non c'è bisogno di cercarla è nel l'immediato.
Una costruzione è dire che è una costruzione.
è appunto ogni costruzione dovuta alla volontà come la sua, volontà nichilista. Se c'è qualcosa che non sta all'esistenza è l' inesistenza il suo contraddittorio.
Il cinema è una cosa come Dio e le scarpe che indosso e le passioni che il cinema o Dio o le scarpe che indosso sono rimandano alla comunione o relazione olistica semantica dei diversi significati, apparteniamo a questo mondo, l'essere appunto come essenza e esistenza. L'intreccio non è solo della filosofia con il cinema, ecco esplicato dove sta il suo riduzionismo.
Capisco bene che lei Cartella non individui la sua contraddizione altrimenti cercherebbe di risolverla, ma quando dice che lei è aperto alla fede allora dice che è chiuso alla filosofia poiché fede è argumentum non apparentium e cioè l'argomento di ciò che non appare e la filosofia il suo contrario o contraddittorio, argomento di ciò che appare appunto.
Non è la conoscenza a essere incontrovertibile ma chi vi ci si pone e in quel porsi ( storicamente). Badi che la filosofia fa anche di più infatti lei provi a rendere controvertibile il principio di non contraddizione fondato dalla filosofia se vi riesce. La conoscenza, quella occidentale, fondata sulla filosofia greca, è in divenire o storica, ma il divenire e la storia cosa sono ?
E come stanno le cose ? Quando lei dice che la realtà che costruiamo non è come stanno le cose fa un discorso Kantiano, ma si concentri, se la realtà non è come stanno le cose , quelle cose come stanno ?
Cosa è per lei la realtà?
"Cosa, altrimenti del cosa c' il niente". Non si tratta dell'alternativa tra cosa e niente si tratta del punto di cedimento di questa dialettica. Non un problema di alternativa. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio, questo non vuol dire che la Cosa (perch la differenza gi un'idea) sia nulla. Siamo convinti che l'atto di esprimere, nella sua forma natura le e fondamentale, consiste data una significazione nel costruire un sistema di segni tale che ad ogni elemento del significato corrisponda un elemento del significante, cio nel rappresentare. Si tratta di non essere presi nel grande postulato dello sguardo clinico. Lo sguardo clinico un postulato metafisico. Questo postulato consiste nel sostenere che tutto ci che visibile enunciabile e ci che enunciabile visibile. un postulato e allora ci si chiede: davvero cos?
"Il virtuale reale come il reale Il sogno , dal punto di vista del sogno pi reale della veglia". A me non interessa la dialettica sonno-veglia o pi reale-meno reale o notturno-diurno. Il sogno mi interessa perch la pura visivit dell'occhio, rispetto alla capacit significante dello sguardo, ci viene restituita nel momento del sogno. Vi l'incanto di un rispecchiamento che si fa tutt'uno con la propria visione. Il virtuale fa parte del reale ma non vi una perfetta coincidenza.
"Il non realizzato il nulla altrimenti sarebbe realizzato". Questa una cosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere, mi dia i riferimenti sia pi preciso. Poi bisognerebbe intendersi su questo nulla, non lo dia per scontato. "A lei interessa il nulla, buon per lei". Ora mi dice anche cosa mi interessa. Siamo ad un livello di astrazione molto alto. "Quindi il non essere, non essere e non realizzato coincidono". Questa una cosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere, sia pi preciso. La faglia del non realizzato preontologica, non dell'essere n del non essere ma del non realizzato. Se non essere e non realizzato coincidessero allora vuol dire che noi coincidiamo con le azioni che di volta in volta compiamo. Chi abbiamo di fronte coincide con il nostro giudizio e ci si risove nel proprio giudizio. Non si fa altro che giudicare da un piano superiore.
A me interessa il punto di crisi del sistema del giudizio, si tratta di uno spazio comune, fattivo legato allo stare insieme. Risolversi nel proprio giudizio vuol dire che non c' spazio per la discussione, chi pensa questo pensa di essere il detentore della verit, uno che ci dice come stanno le cose e pretende che gli altri lo ascoltino se no ci sar la punizione. A me interessa il punto di crisi di tutto questo. Il non realizzato coincide con il non essere legato per esempio all'atteggiamento di Abramo che non esita e va deciso verso l'uccisione di suo figlio. A me interessa l'esitazione, la condizione di uno spazio comune di discussione. L'esitazione non l'incertezza.
Non si tratta del dualismo realizzato non realizzato ma del punto di cedimento di questa dialettica. Si tratta del visivo. Si tratta di ci che nella realizzazione non sta alla relaizzazione. Linguistico e visivo stanno insieme ma si eludono. Si tratta di una diacronia nella sincronia. Il linguistico cronologico.
"S'immagini se ogni parola che stiamo scrivendo non avesse una sua essenza, che cosa capiremmo". L'essenza della parola a un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. "L'immediato il realizzato fuori c' il nulla" Capire non legato all'immediatezza, l'immediatezza non esiste, l'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. Se ci fosse un'immediatezza nel vedere un'immagine, non inizieremmo nemmeno a parlare.
Per quanto riguarda il capire, si lega a ci che ho scritto sull'immediatezza. C' qualcosa che non sta alla comprensione, questo non vuol dire rinunciare alla volont di comprendere, ma in gioco soprattutto una logica di sospensione in cui il rapporto tra volont di comprendere e irresolutezza drammatizzato. Se a lei interessa solo la volont di comprendere continui pure deciso per la sua strada, rispetto la sua scelta.
" per ogni parola e per ogni essere e per ogni cosa". Si tratta di un livello di astrazione molto alto, non la seguo.
"Al contrario l'essenza il concreto non l'astratto il significato non l'essenza". Continuo a non seguirla, non so di che cosa sta parlando.
"X e y sono il comune cio ci che dei particolari li fa comuni. La relazione o l'universale e qui di nuovo contraddittorio poich poco sopra mi diceva che non le interessa l'astratto ma x e y sono dei numeri, proprio l'astrazione pi significativa". X e Y sono simboli, non numeri. Poi dipende dal contesto, nella funzione si tratta di una relazione. Le ripeto che non si tratta di negare o di uscire dalla relazione ma di non risolversi nella relazione. La funzione una relazione, si tratta di una costruzione, questo non vuol dire che non ci sia qualcosa che non sta a questa costruzione. Si tratta di non risolversi nella propria costruzione.
La relazione non l'universale, l'universale ci che si ritiene importante di una cosa e si pretende che questo debba valere per tutti, si tratta di una selezione. Non si tratta di opporsi a questo, ma del suo punto di cedimento. A me interessa il punto di cedimento di questo. Il linguaggio ci che funziona per supplire allassenza della sola parte del reale che non possa arrivare a formarsi dallessere. La mancanza reale.
"Vede quanto nichilista lei l'evidenza dell'esistenza. Non c' bisogno di cercarla nel l'immediato". l'immediatezza non esiste, l'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. Se ci fosse un'immediatezza nel vedere un'immagine, non inizieremmo nemmeno a parlare.Per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita.
"Una costruzione dire che una costruzione"Non ho mai detto che ci che ho scritto non una costruzione, si tratta di non risolversi nelle proprie costruzioni. Per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Sull'evidenza bisognerebbe intendersi.
"Qualcosa che (non)sta a questa non-costruzione dell'esistenza appunto ogni costruzione dovuta alla volont come la sua, volont nichilista. Se c' qualcosa che non sta all'esistenza l' inesistenza il suo contraddittorio". Non si tratta della dialettica esistenza-non esistenza o della dialettica costruzione ma del punto di crisi di questa dialettica. Non si tratta della volont ma di un esercizio non coincidente con l'aspetto volitivo, si tratta di una componente passiva, di un lasciar esercitare ci che pur trasmettendosi di piano in piano, scivola via, rimane in qualche modo sempre eluso. Si tratta della vaga sensazione di una perdita in quanto tale.
"L'intreccio non solo della filosofia con il cinema, ecco esplicato dove sta il suo riduzionismo". Non ho mai scritto che l'intreccio SOLO della filosofia con il cinema, questa una cosa che ha scritto lei, non sia cos impreciso, la filosofia precisione.
"Capisco bene che lei Cartella non individui la sua contraddizione altrimenti cercherebbe di risolverla, ma quando dice che lei aperto alla fede allora dice che chiuso alla filosofia poich fede argumentum non apparentium e cio l'argomento di ci che non appare e la filosofia il suo contrario o contraddittorio, argomento di ci che appare appunto". Quando si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Per quanto mi riguarda non si tratta della risoluzione ma di un punto di irrisoluzione. Non coincido completamente con quell'azione che compio.
Quando ho scritto che sono aperto alla fede ho scritto anche "Per quanto mi riguarda sono in una posizione agnostica e di apertura verso la fede. Il mistero pu essere qualcosa di molto importante per me se con mistero si fa riferimento al tentativo di non ricondurre tutto all'interno di una struttura logica, ma si constata il punto di cedimento di questa struttura. Chi ha fede proprio in quel punto e non cerca di risolvere la propria inquietudine".Quando si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
"E come stanno le cose?" Le cose non sono dell'ordine del linguaggio. Il significato manca la cosa. Non si tratta della concentrazione o del concentramento, ma del suo punto di cedimento.
"Cosa per lei la realt?" La realt una costruzione, ci che viene dato per scontato come conoscenza. La conoscenza un'idea che si fonda sul grande sogno di credere che il linguaggio colga in maniera immedita qualcosa che si trova al di l del linguaggio, magari nel mondo delle idee. Non vi un'univocit del linguaggio, il significato dato dall'uso ed un effetto della catena dei significanti. Quando si parla di realt bisogna prendere atto che ci si trova di fronte a un dire.
E lei invece di cosa è convinto. A parte appunto che le convinzioni sono appunto quel fondamento, quella struttura al quale non possiamo dirimere pena la totale incomprensione e confusione.
Sarebbe un pensiero idiota dire: ora comincio a fare della filosofia, faccio la mia filosofia e ho la mia filosofia. Insomma, fare la propria filosofia una dichiarazione idiota.La filosofia come il colore: prima di entrare nella filosofia, cio prima di conquistare il colore filosofico (il colore filosofico il concetto), ci vogliono tantissime precauzioni. Prima di inventare dei concetti ci vuole tanto lavoro e la storia della filosofia questa lenta modestia, la quale non solo preparatoria ma ha anche un valore in s, cio permette di affrontare il colore filosofico.Fare storia della filosofia significa ricostruire i problemi e scoprire la novit dei concetti. Mentre la cattiva storia della filosofia mette in fila i concetti, come se non fossero stati creati, con unignoranza totale dei problemi.
Un filosofo mediocre non inventa alcun concetto, usa idee gi pronte e ha delle opinioni, ma non fa filosofia. Fare storia della filosofia un lungo tirocinio, in cui si impara e in cui si veramente apprendisti nel doppio ambito della costituzione di problemi e della creazione di concetti. (Gli ultimi due commenti riguardano ci che mi aveva scritto sulla filosofia e sull'opinione)
Metafisica significa oltre la fisica (physis) e cosa è la fisica Cartella? La fisica riconosciuta è il divenire incessante e imperturbante del mondo che ci circonda, l'occhio clinico non può osservarlo per l'intero, carpirlo si, squartarlo per analizzarlo nelle sue parti si, ma non comprenderlo, comprenderlo è di metafisica, che poi metafisica tramonti perché nel suo sottosuolo si nasconde il secondo dei deicidi è un altro capitolo di questa lunga storia dell'uomo intero e non solo occidentale. Vede che negare tutto questo con una spalluccia ascrivendolo a convinzioni si può fare eccome, come quel tale che nega la fondamentale e strutturale importanza negli esseri viventi della circolazione sanguigna, lui può anche negarlo, ma vive comunque grazie a quella.
Non ho mai scritto di non avere convinzioni, qualcosa che ha scritto lei, si tratta di non risolversi nelle proprie convinzioni. C' qualcosa che non sta alla comprensione, questo non vuol dire rinunciare alla volont di comprendere, ma in gioco soprattutto una logica di sospensione in cui il rapporto tra volont di comprendere e irresolutezza drammatizzato. Se a lei interessa solo la volont di comprendere continui pure deciso per la sua strada, rispetto la sua scelta.
Non l'ha scritto lei, mi sembra pieno di se quando si inerpica, l'ho scritto io è la sfidò a negarlo.
Lei continua a parlare di negazione ma non ho mai negato quello che mi dice che ho negato. Lei continua ad inventare. Sia preciso, mi dia i riferimenti. Non so di che cosa sta parlando.
Non si tratta della sfida ma della discussione. La sfida non mi interessa.
"Non l'ha scritto lei, mi sembra pieno di se quando si inerpica, l'ho scritto io la sfid a negarlo"Lei si allontana sempre molto dagli argomenti.
vede quanto è importante giudicare per l'uomo? non lo ha appena fatto contraddicendosi? non la x e la y non sono numeri sono simboli dice lei e qui è nuovamente lucido , ma so, ormai conoscendola un poco, che lo rimarrà per poco. Sbagliai la virgola nel mio testo, anche io, che ho fatto fisica, so che x e y sono simboli.
e allora l'immediatezza cosa è ? vede che lei dice che esiste solo il nulla, non esiste questo , non esite quello e esiste il non realizzato esiste ecc... l'immediatezza Cartella esiste eccome dimostrarne l'inesistenza questo si che è l'impossibile.
interessante, soprattutto in filosofia.
dove non si sa ma vaga.
cosa è questa sensazione. altrimenti rimane vaga e a che pro vagare con lei ?
sono io Cartella la sua contraddizione e per fortuna della filosofia tutta altrimenti chissà dove la porterebbe lei. Oltre al fatto che logorroicamente continui con questa litania del "ogni mio dire la contraddice e con fondamento. Rileva il mio dire ogni sua contraddizione, che dice ciò che non può dire è appunto il suo contenuto. In definitiva Alberto, il suo contenuto rimane nulla, come il non realizzato.
fede non-fede , se è aperto alla fede fa il mestiere sbagliato.
e la cosa ? infatti il significato e la cosa sono due esseri distinti, ma dire che il significato manchi la cosa non significa aver trovato punti di cedimento, mai spiegati da lei, come il mago otelma per impressionare, la cosa in sé nche non è raggiungibile è in me, e come potrebbe essere altrimenti ?
si sforzi di contraddirmi , non di vagare su porte laterali ma di sfondare se riesce e raggiungere il suo stagno.
Ma guardi che non sono mai capitato nell'assurdo come con lei. Prima dice che l'eterno è una costruzione, contraddizione, questo giudizio, in quanto se è eterno non è costruzione o costruibile, tutto ciò che è costruibile deve per definizione essere finito, poi dice che non l'ha scritto lei, scrivendolo, seconda contraddizione, e infine dice embé ? Embè lei vede troppi film. Non credo che la disturberò più, reputo più significative le parole di Sonia o di altri qui delle sue e questa non è un'opinione.
io le parlo di fede e lei mi risponde che è agnostico ? capisce che non ci intendiamo proprio sui significati ? Fede e non Fede religiosa. Fede anche nel mercato europeo, fede che vuol significare credere a qualcuno o qualcosa tramite qualcosa o qualcuno.
"vede quanto importante giudicare per l'uomo? non lo ha appena fatto contraddicendosi?" Non si tratta di uscire o di opporsi al giudizio, non ho mai scritto che giudicare non importante, ma si tratta di non risolversi nel proprio giudizio e di non ridursi al giudizio, si tratta della discussione. Per dire che qualcosa contraddittorio bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
"qui nuovamente lucido , ma so, ormai conoscendola un poco, che lo rimarr per poco". Qui si allontana ancora di pi dagli argomenti.
"e allora l'immediatezza cosa ? vede che lei dice che esiste solo il nulla, non esiste questo , non esite quello e esiste il non realizzato esiste ecc... l'immediatezza Cartella esiste eccome dimostrarne l'inesistenza questo si che l'impossibile". Qui mi chiede di definire qualcosa di cui parla lei. Inoltre "Vede che lei dice che esiste solo il nulla" un'altra cosa che si inventato lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Dire che l'esistenza una costruzione non vuol dire uscire da questa costruzione o opporsi ad essa. Per porre un "esiste" bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.
"vaga sensazione" Non ho scritto solo questo ma ho scritto: "Non si tratta della dialettica esistenza-non esistenza o della dialettica costruzione ma del punto di crisi di questa dialettica. Non si tratta della volont ma di un esercizio non coincidente con l'aspetto volitivo, si tratta di una componente passiva, di un lasciar esercitare ci che pur trasmettendosi di piano in piano, scivola via, rimane in qualche modo sempre eluso. Si tratta della vaga sensazione di una perdita in quanto tale".
" una sensazione che vaga dove non si sa ma vaga". Dove non si sa qualcosa che ha inventato lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Comunque dove, come ripeto: nel costituirsi della soggettivit. Si tratta di un blocco spazio-temporale.
"poi sarebbe da definire cosa questa sensazione. altrimenti rimane vaga" Non si tratta della definizione, c' qualcosa che non sta alla definizione, c' qualcosa che sfugge costantemente. Le definizioni sono importanti per la costruzione della nostra identit, la definizione di s, ma c' qualcosa che non sta a questa definizione di s, si tratta della passione. Questo non vuol dire opporsi o uscire dalla definizione, si tratta del punto di crisi della definizione. Si tratta dell'argomento dell'articolo dal quale lei si allontanato moltissimo. Comunque la sensazione legata a una componente passiva, qualcosa che ci colpisce, si tratta di un punto di indecidibilit fra soggetto e oggetto.
"sono io Cartella la sua contraddizione e per fortuna della filosofia tutta altrimenti chiss dove la porterebbe lei" Lei la mia contraddizione e epr fortuna lei la contraddizione di tutta la filosofia? Davvero pensa queste cose? Comunque per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
Inoltre "dove la porterebbe lei" Non si tratta di arrivare da qualche parte, ma si tratta di una presa di posizione, la passione ripetizione. Si tratta dell'argomento dell'articolo, dal quale lei si allontana continuamente sempre di pi.
"ogni mio dire la contraddice e con fondamento. Rileva il mio dire ogni sua contraddizione, che dice ci che non pu dire appunto il suo contenuto. " Perch ci sia contraddizione basta che lei dica che c' contraddizione? Davvero pensa questo? Quando si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
"fede non-fede" Non mi interessa la dialettica fede-non fede ma il punto di cedimento di questa dialettica. L'apertura alla fede non vuol dire aderire alla fede. Inoltre la fede non la religione. Il legame tra fede e religione un legame incomprensibile. Si tratta di uno dei passaggi precedenti, l'articolo "Il legame incomprensibile tra religione e fede". Forse non l'ha letto.
"dire che il significato manchi la cosa non significa aver trovato punti di cedimento, mai spiegati da lei". Non ho mai scritto che dire che il significato manca la cosa vuol dire aver trovato punti di cedimento. Non si tratta di trovare punti di cedimento, ma della descrizione intorno a un vuoto. L'immagine e la descrizione di un'immagine non coincidono. Quando si inizia a descrivere un'immagine, di quell'immagine si vede nulla o ben poco. Si tratta di una schisi fra l'occhio e lo sguardo.
"si sforzi di contraddirmi , non di vagare su porte laterali ma di sfondare se riesce e raggiungere il suo stagno". Non mi interessa la contraddizione ma la discussione.
"l'eterno una costruzione, contraddizione, questo giudizio, in quanto se eterno non costruzione o costruibile, tutto ci che costruibile deve per definizione essere finito, poi dice che non l'ha scritto lei, scrivendolo, seconda contraddizione, e infine dice emb ? Emb lei vede troppi film. Non credo che la disturber pi, reputo pi significative le parole di Sonia o di altri qui delle sue e questa non un'opinione".Non ho mai scritto che l'eterno una costruzione non l'ho scritto, qualcosa che si inventato lei. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Lei inserisce un "per definizione" che indica la costruzione dell'eterno, credo che il suo sia stato un intervento molto preciso questa volta. O l'eterno in un mondo dietro al mondo? "lei vede troppi film" Poi per si allontana molto dall'argomento. Inoltre se non le interessa quello che scrivo nessuno la obbliga a leggere.
Comunque non si tratta di ci che pu essere significativo per la nostra vita, ma si tratta di ci che rimane di ci che si perde. Ci che si perde non torna e rimane perdita. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit.
"cio io le parlo di fede e lei mi risponde che agnostico ? capisce che non ci intendiamo proprio sui significati ? Fede e non Fede religiosa. Fede anche nel mercato europeo, fede che vuol significare credere a qualcuno o qualcosa tramite qualcosa o qualcuno". Non mi interessa la dialettica fede-non fede ma il punto di cedimento di questa dialettica. L'apertura alla fede non vuol dire aderire alla fede. Inoltre la fede non la religione. Il legame tra fede e religione un legame incomprensibile. Si tratta di uno dei passaggi precedenti, l'articolo "Il legame incomprensibile tra religione e fede". Forse non l'ha letto.Per quanto riguarda ci che lei dice sul non intendersi, credo che il malintendere sia fondamentale. Non aver capito il testo porta allinterrogazione e il malinteso fondamentale porta ad una ricchezza. Lerrore apre il testo, la comprensione intellettuale invece statica.
Forse non ci sono mai stati grandi incroci fra noi perch abbiamo interessi differenti. Rispetto la sua scelta. Comunque grazie per la discussione, ALCUNI suoi interventi sono uno spunto per impegnarmi nel correggere, riscrivere e modificare le mie argomentazioni. Le argomentazioni sono come una rete, la quale deve tenere secondo trasformazioni e discontinuit feconde da condividere con altri. Non mi interessa che gli articoli che ho scritto rimangano l come un sapere accumulato funzionale al mio narcisismo e al mio compiacimento.
La posizione di S implica la posizione di tutte le costanti di S; ma S è posto anche se tutte le sue costanti non sono poste. L’originario perciò, in quanto tale, implica la posizione di tutti quei significati che nel suo orizzonte si costituiscono, ma questi, di fatto, non appaiono nella loro totalità. Esso, tuttavia, rimane tale, perché, in quanto originario, non può essere negato, pena la contraddizione.
che ci sono gli interessi ma oltre ci sono le indagini conoscitive che squarciano i veli dell'errare e delle apparenze, apparenze che appaiono e nell'apparire come reali si realizzano per costituirsi nuovamente come le apparenze dell'indagine conoscitiva. Poichè ciò che appare come il reale e come l'apparenza è l'originario e quello è innegabile, incontrovertibile appunto.
Cartella sono deluso, ma è un po' che lo sono di lei... ora non parlo più a lei ma chi fosse all'ascolto, perchè lei è un nodo di contraddizioni, prima fa un articolo sulla fede e sulla religione, quando poi io evidentemente parlo di fede nel suo S (significare) ovvio , per chi conosce l'ovvio della fede, lei mi risponde che è agnostico, quindi non sono io che confonde la fede con la fede cristiana, è lei. Poi si rimangia tutto e nell'ID28695 come se nulla fosse fa un'operazione in cui mostra che ad essere confuso sul termine sono io. O lei è agnostico sui significati..., allora ecco mostrato che lei non solo è un nichilista e scettico ma addirittura agnostico nei significati e allora scusi a che pro scrivere, non può che trovar pace a guardare un buon film.
Cartella, non creda che io trovi pace fin quando non riuscirò a mostrare anche a lei incontrovertibilmente dove sta la sua più grande contraddizione, sarò un attento dottore in questo e sicuramente non mi arrendo al suo apparentemente imperturbabile mondo nichilista.
"Loriginario perci, in quanto tale, implica la posizione di tutti quei significati che nel suo orizzonte si costituiscono, ma questi, di fatto, non appaiono nella loro totalit". L'originario inteso in questa accezione qualcosa ad un livello di astrazione troppo alto per me, che in questo momento non mi interessa. L'originario una supposizione.
"a chi invece all'ascolto..."Magari c' un complotto contro di lei "che ci sono gli interessi ma oltre ci sono le indagini conoscitive che squarciano i veli dell'errare e delle apparenze, apparenze che appaiono e nell'apparire come reali si realizzano per costituirsi nuovamente come le apparenze dell'indagine conoscitiva. Poich ci che appare come il reale e come l'apparenza l'originario e quello innegabile, incontrovertibile appunto". Non mi interessa la dialettica apparenza-realt ma il suo punto di crisi. C' qualcosa che non sta a questa dialettica.
"Cartella sono deluso, ma un po' che lo sono di lei..." Qui si allontana molto dagli argomenti "ora non parlo pi a lei ma chi fosse all'ascolto" una radio? "perch lei un nodo di contraddizioni, prima fa un articolo sulla fede e sulla religione, quando poi io evidentemente parlo di fede nel suo S (significare) ovvio , per chi conosce l'ovvio della fede, lei mi risponde che agnostico, quindi non sono io che confonde la fede con la fede cristiana, lei". Per lei magari la fede qualcosa di ovvio, per me invece non lo , per me invece problematica, non scontata. Se lei vuol darla per scontata faccia pure, ame non interessa. L'apertura verso la fede vuol dire ascoltare chi ha fede. La fede se qualcosa che legato al mistero, che vuol dire che non-tutto risolvibile all'interno di una struttura logica, allora la mia una posizione agnostica di apertura verso la fede, che non vuol dire aderire alla fede.
"O lei agnostico sui significati" Il significato un effetto della catena dei significanti, non qualcosa di astratto rispetto al linguaggio (magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente) che il linguaggio deve coglire. Il linguaggio una casa comune, non uno strumento. Non vi univocit del linguaggio, il significato dato dall'uso. La filosofia problematizza, non d niente per scontato, n la fede n il significato n l'originario.
"allora ecco mostrato che lei non solo un nichilista e scettico ma addirittura agnostico nei significati e allora scusi a che pro scrivere, non pu che trovar pace a guardare un buon film". Non so che cosa lei avrebbe mostrato, non so di che cosa sta parlando. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita. Inoltre non si tratta di rinunciare a parlare o a scrivere ma si scrive confidando che ci che si scrive faccia sedimentare ci che non riducibile al linguistico, si tratta del visivo. Non si tratta di risolversi nel cinema, ma dell'intreccio tra cinema e filosofia. Con la visione di un video o di un film pur scorrendo, ci che mettono in mostra un evento immobile. D'altronde il soggetto, preso nella visione del film, non in grado di vedere dove ci che sta guardando lo conduca, pu solo seguire ci che vede facendosi tutt'uno con la propria visione.
Il soggetto rimane cos incantato dalle immagini senza potersi cogliere come colui che semplice coscienza della propria visione. L'occhio rimane il rovescio della coscienza.
"Cartella, non creda che io trovi pace fin quando non riuscir a mostrare anche a lei incontrovertibilmente dove sta la sua pi grande contraddizione, sar un attento dottore in questo e sicuramente non mi arrendo al suo apparentemente imperturbabile mondo nichilista". Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, poi lei aggiunge "anche a lei" come se non stessimo discutendo noi due ma ci fosse un terzo, magari qualcuno che sta complottando contro di lei. Mentre il mondo nichilista un espressione con la quale non credo che lei pensi di aver detto qualcosa. Si tratta di un etichetta ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo.
però è buffo, come spiegarle che è lei che astrae i significati dal luogo in cui nascono e si originano, non posso più spiegarglielo, almeno non più di come ho fatto fin d'ora... problematizzare non vuole significare allontanare all'infinito dal proprio luogo d'origine i significati e la loro essenza , cosa impossibile, altrimenti nemmeno lei potrebbe difendere i simboli dai numeri e potrebbe il solo pensare, ma questo lo sa bene lei Cartella, è che poi si perde, o meglio, perde il senso di questo principio elementarissimo che fa di ogni significato l'essere di quel significare, l'essenza appunto che è appartenenza a questo mondo. QUi sta il contraddirsi, dire che non si sta a dire qualcosa per dire quel qualcosa o in soldoni l'affermazione che nega ciò che vuole affermare. Contraddizione.
"lei insiste con l'elusione agli argomenti che le pongo" Non so di che cosa parla, ho tentato di risponderle punto per punto. Per quanto riguarda il linguaggio elusivo, credo che il suo sia un intervento preciso. Non si tratta di un linguaggio allusivo ma elusivo. Si tratta di non risolversi nell'aspetto linguistico lasciando agire l'aspetto iconologico. Non tutto ci che visibile dicibile e non tutto ci che dicibile visibile. Questo ha dei risvolti politici non indifferenti. La ringrazio per la precisazione.
"problematizzare non vuole significare allontanare all'infinito dal proprio luogo d'origine i significati" Non ho mai scritto che problematizzare vuol dire allontanare all'infinito dal proprio luogo d'origine i significati. Il luogo d'origine dei significati (che lei d per scontato), magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente, ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. A me non interessano livelli cos alti di astrazione. Credo sia proprio il luogo d'origine dei significati ad essere molto lontano.
Inoltre non ho difeso n simboli n numeri, si tratta di contesti. Quando le ho parlato del simbolo le ho scritto anche "L'essenza unastrazione (estrazione) dellessenziale dalle cose e in questo astrarre le note particolari delle cose in qualche modo decadono. Mentre mi interessa il concetto di funzione in cui le note particolari non decadono ma vengono presi dei simboli, i quali per non designano le note particolari. Questo si pu vedere per esempio con le variabili X e Y nelle funzioni matematiche. Per esempio nella funzione Y=X2 1 vi una relazione tra X e Y tale che Y in funzione di X. Posso sostituire qualsiasi valore al simbolo X, ma questo simbolo non designa nessuno dei valori che vado a sostituire".
"principio elementarissimo che fa di ogni significato l'essere di quel significare, l'essenza appunto che appartenenza a questo mondo. QUi sta il contraddirsi, dire che non si sta a dire qualcosa per dire quel qualcosa o in soldoni l'affermazione che nega ci che vuole affermare. Contraddizione". Il principio elementare che fa di ogni significato l'essere del significare, vorrebbe dire che ci sarebbe un al di l del linguaggio e che il linguaggio sarebbe uno strumento per cogliere questo qualcosa di molto astratto che si trova magari nel mondo delle idee o innato nella nostra mente. Il significato un effetto della catena dei significanti, il significato dato dalluso, non qualcosa di prestabilito che il linguaggio in maniera univoca mi andrebbe a cogliere magari addirittura in maniera immediata. Limmadiatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento.
Se ci fosse immadiatezza fra l'immagine e la descrizione anche mentale dell'immagine, non inizieremmo nemmeno a parlare.
Non si tratta della dialettica affermazione-negazione ma del suo punto di crisi. Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione.
Quando dici la creazione un eterno è contraddizione poichè il significato di eterno fa a pugni con il significato creazione, non vi è alcuna creazione dell'eterno, contraddizione appunto. Quando dici che non si tratta della dialettica affermazione negazione, neghi che si tratta della dialettica affermazione negazione e quindi la tua è dialettica negazione affermazione, contraddittorio anche qui. appunto, inoltre per parlare di contraddizione bisogna prima di tutto sapere cosa significhi contraddizione e poi esporre come ho appena fatto, ma bada Cartella, come continuo a fare.
"Quando dici la creazione un eterno contraddizione poich il significato di eterno fa a pugni con il significato creazione" Ma davvero con questa frase pensa di aver fatto vedere una contraddizione? Perch ci sia contraddizione basta che lei dica che c' contraddizione? Il significato di eterno e il significato di creazione dove fanno a pugni? Nel mondo delle idee? Comunque ho scritto che l'eterno Una creazione, non che creazione ed eterno sono la stessa parola. Il significato un effetto della catena dei significanti, il significato dato dall'uso. Non qualcosa che il linguaggio coglie in un mondo dietro al mondo. Quando si parla di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. L'eterno una supposizione. Sulla dialettica affermazione-negazione,non si tratta di negare la dialettica, di uscire dalla dialettica o di opporsi alla dialettica ma del punto di cedimento di questa dialettica, la irriducibilit a questa dialettica.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. "per parlare di contraddizione bisogna prima di tutto sapere cosa significhi contraddizione" si parla di contraddizione quando si identifica una proposizione con il suo contrario, ovvero se si considera una proposizione logica attualmente identica al proprio opposto. "e poi esporre come ho appena fatto" Non so che cosa lei abbia esposto, lei continua a dire che c' contraddizione senza far mai vedere dov' questa contraddizione.
Comunque lei continui pure deciso per la sua strada, non devono per forza interessarci le stesse cose.
Le ripeto per l'ennesima volta che quando parlo di creazione si tratta della creazione di nient'altro che di significanti. Per esempio il concetto di idea l'ha creato Platone per rispondere a un problema concreto, di cui se vuole le parler un'altra volta perch ora devo andare. A risentirci.
Capisco la sua difficoltà, ma guardi che può anche risparmiarselo.
Mi rendo conto della difficolt, non si tratta di un passaggio immediato, ma credo sia importante esprimere l'urgenza che si sente. La rimando al prossimo articolo. Grazie per non essere stato indifferente.
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ID28332 - 17/02/2013 10:18:40 - (Dru) - È vero
Noi non siamo quello che facciamo, posizione che da Aristotele nel costituirsi della prassi come relazione all'irrelazionato mondo delle idee platoniche giunge al Marx che si ribella al razionalismo tout court del " il razionale è reale" del suo maestro Hegel, ma facciamo quello per cui siamo, è la coscienza che ci muove e plasma (oggettiva) il mondo in cui viviamo.Quello che contesto di lei nuovamente è il suo linguaggio nichilista: non è se si sta insieme si mangia anche con gioia e qualcosa da mangiare c'è sempre , bensì in necessità è lo stare insieme e in necessità ė la gioia lo dimostra proprio limmediatezza o immanenza della festa.