Il ragionamento del giovane Alberto Cartella parte dall'ossimoro "risorsa umana" per scandagliare il concetto di lavoro e quello fondamentale ad esso collegato di "gesto". Un concetto che è base dell'azione, ma spesso è trascurato in forza del contenuto
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È ciò che qui scrive, sono d'accordo rimarcando che è la theoria che produce nel mondo occidentale, non vi sarebbe produzione alcuna senza theoria, quindi,in ogni fatto, la partenza del medesimo è sempre theoria.
Mi trasforma sempre le "e" con "è" ....
Ciò che non condivido nel suo scrivere , che in certa qual misura svela alcune contraddizioni della società del lavoro o Capitalismo , la nostra società, è il tono della coscienza infelice,dovrebbe lei fare opera di giustizia per coloro che stanno al di là, i presunti carnefici e capirebbe che di là vi sono uomini in carne ed ossa che combattono insieme a quelli di qua, le risorse, per sopravvivere, risorse fra risorse. Ma risorsa è risorgere, e forse tante cose le diverrebbero chiare.
"Sono contento di come sto progredendo nel suo pensiero" Non so a che cosa si riferisce, non la seguo. "lei astrae un momento e in quel momento sbaglia il pensiero di Carmelo Bene" Anche qui non so di che cosa sta parlando, lei fa giusto il pensiero di Carmelo bene? Per quanto mi riguarda le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano. La realt una costruzione. La prima cosa che dobbiamo fare quando sentiamo parlare di realt prendere atto che ci troviamo di fronte a un dire. Ci che abitualmente chiamiamo realt e che diamo per scontata una presa immaginaria. I fatti sono dellordine dellimmaginario. Sono ci che facile. Chi crede che il dato di fatto coincide con la verit pensa anche che limmagine allo specchio coincida con noi stessi. Si tratta dell'articolo precedente, forse non l'ha letto.
Ci che non condivido nel suo scrivere , che in certa qual misura svela alcune contraddizioni della societ del lavoro o Capitalismo , la nostra societ, il tono della coscienza infelice,dovrebbe lei fare opera di giustizia per coloro che stanno al di l, i presunti carnefici e capirebbe che di l vi sono uomini in carne ed ossa che combattono insieme a quelli di qua, le risorse, per sopravvivere, risorse fra risorse. Ma risorsa risorgere, e forse tante cose le diverrebbero chiare" Qui siamo a livelli di astrazione troppo alti per me, sono cose che scrive lei, non so a quali carnefici si riferisce,non so di che cosa parla, non la seguo.
"Il significato un sasso in bocca al significante (Lacan). Al di fuori del dover essere si tratta di avere poche idee ma confuse. il caso di buttare via la falsa idea della separazione fra esperienza e ipotesi, fra pratica e teoria. La pratica sempre teoria e la teoria sempre pratica. Lastratta teoria non si trova mai da un lato, mentre si contrappone ad essa, dallaltro lato, il materiale di osservazione isolato in se stesso. Non possiamo mai opporre ai concetti i dati di esperienza, come nudi fatti (Ernst Cassirer)" Il riferimento a Cassirer era per dire che la pratica sempre teoria e la teoria sempre pratica. Grazie per i suoi interventi.
Carmelo Bene ha scritto "Non conta la veridicità di un fatto accaduto ma il convincimento che il messaggero di questo fatto riesce a trasmettere." e lei ha aggiunto "i fatti non contano", ecco questa sua aggiunta annichilisce quanto il pensiero precedente che lei ha riportato dice : in effetti lei interpreta il pensiero di Carmelo Bene con il suo amore per il "nulla", ma questo non deve farle supporre, appunto che tutti siano come lei.I "fatti", per Carmelo Bene, eccome che contano altrimenti anche il messaggero non porterebbe al dunque nessun messaggio, ( più semplice di così non saprei come spiegarglielo) Se invece quello che ha scritto fuori dal "blu" sono ancora parole di Carmelo Bene allora il nichilista è lui. Insomma alla verità non si scappa .-).
nuovamente, con il suo scrivere, è contraddittorio.
"Il dipendente modello è un individuo impegnato, che deve credere nel suo lavoro e trovarvi motivi di felicità: elastico, flessibile, versatile, deve riuscire a trovare esaltante tutto ciò che è alienante."Bene, se vi è un dipendente si suppone che vi sia un "indipendente" (dialettica servo padrone), e poi la sua formulazione è marxista : questo "alienante" la dice lunga sul contesto in cui scrive, e quindi se si riferisce a qualche cosa di detto da Marx o solo di imparato e riportato non può non conoscere la "coscienza infelice" e l'astratto è il suo modo di porre tutto nel contesto dell'impossibile, quindi non dia agli altri il ciò di cui è fatto. So che ora dirà che non vuole ridurre il suo discorso ad una visone dialettica ma deve sapere che io sono un ottimo giocatore di scacchi e ho l'abitudine di studiare il mio avversario e di prevederne almeno 6 mosse d'anticipo, vuole che le esprima le altre 5 per
caso ? dato che le ho detto la prossima e allora non la eseguirà ? caro cartella, io non sopporto solo una cosa a questo mondo, l'ipocrisia e per questo mi piace smontare le contraddizioni, Grazie per i suoi di interventi. ;-)
lo intuivo cosa volesse dire la frase di Cassirer (ironico) : io ho spiegato a Cassirer che la theoria in Occidente viene prima della pratica. O lei crede che solo Cassirer può spiegare a me le cose.
La realtà è ciò che significa e quando lei dice che è una costruzione deve nuovamente, poichè le avevo già chiesto questo, significare il termine "costruzione". Altrimenti dice della "realtà" che è una "costruzione" e allora le dico io e non potrebbe essere la "distruzione" o " i capelli che porta in testa"?
e qui mi sorprende nel suo idealismo ma va spiegato.
io non credo naturalmente che il dato di fatto coincida con la verità ma lei deve invece dirmi allorquando non coincida cosa significhi "dato di fatto", "Verità", "immagine", "Specchio", "immagine riflessa nello specchio", "noi stessi". Così farebbe un poco di chiarezza (=filosofia al dunque).
"I fatti non contano" Non si tratta di una mia aggiunta, ma una citazione di Carmelo Bene. Ci che abitualmente chiamiamo realt e che diamo per scontata una presa immaginaria. I fatti sono dellordine dell'immaginario. Sono ci che facile. Lastratta teoria non si trova mai da un lato, mentre si contrappone ad essa, dallaltro lato, il materiale di osservazione isolato in se stesso. Non possiamo mai opporre ai concetti i dati di esperienza, come nudi fatti (Ernst Cassirer). Non salti i passaggi. Spieghi pure a Cassirer quello che crede, faccia pure, rispetto la sua scelta, credevo stesse scrivendo a me.
Come le scrivo per lennesima volta il riferimento alla costruzione riguarda la nostra capacit di mettere in relazione, inoltre se a lei interessa la sua partita a scacchi faccia pure, ame in questo momento non mi interessa giocare a scacchi.
I fatti sono dellordine dellimmaginario vuol dire che sono sempre legati ad un processo di apprendimento, i fatti non sono come stanno le cose, i fatti sono delle narrazioni. Questo non vuol dire che allora si debba uscire o opporsi a queste narrazioni, si tratta dellirriducibilit alla narrazione.
Inoltre lei continua a saltare dei passaggi, il riferimento a Marx molto preciso ma poi c un passaggio: Credo che il lavoro sia un dovere, non un delitto, anche se c qualcosa che si sottrae a questo. Ci che si sottrae a questo movimento il gesto. Esso non si riduce a un contenuto; il riferimento al gesto in quanto tale. Letica ha un rapporto di grande importanza con la nostra abitazione del linguaggio. Quando si abita il linguaggio si fanno dei gesti
Inoltre lei mi dice anche quello che dir(So che ora dir che non vuole ridurre il suo discorso ad una visone dialettica), siamo arrivati a livelli di astrazione molto alti, non la seguo. Prevedere, quella s che una contraddizione, vedere una cosa prima ancora che accada.
poiché non ho detto che prevedere è vedere questo lo dice lei e quindi nuovamente è lei in contraddizione.E qui entra nella contraddizione più autentica in quanto dice che le cose accadono, mi dovrebbe spiegare il processo di questo accadimento...
Uno dei punti in costellazione dell'argomentazione che c' qualcosa che non sta alla definizione, si tratta dell'irriducibilit ad una definizione univoca. Non vi un'univocit del linguaggio, i termini che lei mi chiede di definire erano in un contesto. Un altro punto in costellazione dell'argomentazione il riferimento al contesto, il quale legato alla costruzione che avviene nella relazione. Grazie ancora per gli interventi, per quanto riguarda il suo riferimento all'ipocrisia, non so di che cosa parla, non la seguo, mi dia i riferimenti, sia pi preciso.
è la contraddizione, tutto qui , più uno nel dire è contraddittorio e più è un'ipocrita. Questo il termine di ipocrita o falso , cioè falso ciò che dice il suo contenuto, il contenuto del suo dire, e al dunque inesistente. Spero di non offenderla poiché non è assolutamente il mio intento, o scopo primo, magari è il mezzo per provocarla ma non di sicuro lo scopo, io parlo di significati e del loro significare, tutto qui... grazie a lei e alla sua di precisione , così posso solo progredire, come le ho già scritto.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Spieghi pure il processo della contraddizione che non trova. A risentirci.
"pi uno nel dire contraddittorio e pi ipocrita" Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Alla prossima.
...è anche giusto.
bisogna stare molto attenti alle contraddizioni: se dico " le lascio l'ultima riflessione...è anche giusto". e la mia rimane l'ultima frase, l'ultima mia affermazione nega ciò che vuole affermare, le ho spiegato il meccanismo ? Senza rancore, davvero.
poiché vedo che a questa mia penultima ha creduto di più della mia terzultima, eppure è contraddittoria anche la mia penultima, dove ?
mi è utile per "costruire" il significato di "contraddizione" e del suo contenuto contraddittorio, non si disturbi a dirmi che adesso mi faccio le domande e le risposte, poiché anche Platone scriveva nei suoi dialoghi di Socrate in forma di dialogo appunto e nessuno l'ha mai accusato di farsi domande e di darsi le risposte, non vedo perché dovremmo essere diversi io e Platone, sarebbe contraddittorio .-).
Molto interessante, continui pure con i suoi dialoghi immaginari con se stesso. A me interessa la discussione, se a lei non interessa, rispetto la sua scelta. L'uguaglianza e la diversit fra lei e Platone qualcosa ad un piano troppo alto per me, siamo a livelli altissimi di astrazione, non la seguo.
Ma come, vede nel blog qualcun altro interessato come me a discutere con lei ? Prima mi chiede di definire la contraddizione, ovvio che per mostrargliela faccio tutto quello che è in mio potere, dopo averne descritte ogni sfumature durante i nostri dialoghi, infine adopero il dialogo immaginario... Le ho mostrato la contraddizione.
... ha scritto " non conta la veridicità di un fatto accaduto ma il convincimento che il messaggero di questo fatto riesce a trasmettere" e infine " i fatti non contano", allora Carmelo Bene non è un filosofo qui, almeno in queste due parti che contraddicendosi esprimono un contenuto contraddittorio e infine un contenuto inesistente. Allora, ciò che viene trasmesso dal messaggero è un fatto? Cioè, è a sua volta un fatto ? Si, allora i fatti eccome che contano.No, allora deve spiegarmi cosa è, e infine i fatti appunto non contano, ma se lungo la catena o successione di fatti, cioè il fatto origine e al dunque il fatto trasmesso sono un fatto che conta e l'altro un fatto che non conta il dire che dunque "i fatti non contano" è "si" vero per il fatto d'origine ma è nel medesimo tempo e per il medesimo rispetto "no" per il secondo fatto. Contraddizione durante la catena di significati appunto e infine loro contenuto
contraddittorio.Così ha capito ?
...Che io conto e lei non conta dunque gli uomini non contano. Vede la contraddizione in questo semplice esempio? A meno che lei non sia un uomo, ma allora deve spiegarmi cosa è.
"Di nuovo lei contraddittorio qui sopra" Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione, non so che cosa lei abbia mostrato, non so a cosa si riferisce, dove sarebbe la contraddizione? Non so di che cosa sta parlando. Si sta allontanando molto dagli argomenti, larticolo era sul gesto.
Riguardo a Carmelo Bene lei continua a saltare i passaggi e i contesti, la citazione riguarda l'informazione, la quale informa i fatti. Dire che i fatti non contano vuol dire far riferimento all'irriducibilit a questa informazione dei fatti. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione.
"Che io conto e lei non conta dunque gli uomini non contano. Vede la contraddizione in questo semplice esempio? A meno che lei non sia un uomo, ma allora deve spiegarmi cosa " Questo quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere. L'uomo un'invenzione recente, potrebbe essere il tema del prossimo articolo. Come ho scritto anche nell'articolo far riferimento all'uomo filosoficamente non basta.
Si è nuovamente chiuso nel suo linguaggio ermeneutico. Le volte che lo fa ha capito e mi dà ragione. No, lo dico anche per gli altri che ascoltano, è un suo modo strano per dire "si ho capito".
"Si nuovamente chiuso nel suo linguaggio ermeneutico. Le volte che lo fa ha capito e mi d ragione. No, lo dico anche per gli altri che ascoltano, un suo modo strano per dire "si ho capito"" Non so di che cosa sta parlando, queste sono cose che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere, per quanto mi riguarda non si tratta del dare o ricevere ragione, ma del punto di cedimento di questa dialettica: si tratta dello spazio della discussione. Inoltre non si tratta del MIO linguaggio, il linguaggio una casa comune, non uno strumento. Infine lei fa riferimento agli altri che ascoltano, si tratta di una radio? Invece riguardo al modo strano non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso, bisognerebbe intendersi sullo strano. Infine l'ermeneutica proprio ci che in questo momento non mi interessa.
...di questa casa si faccia dire che lei è poco ospitale e non fa sentire a suo agio alcuno tranne che me, che non mi curo del suo "linguaggio ermeneutico". Poi il linguaggio una casa comune non uno strumento deve nuovamente essere chiarito altrimenti è una nuova contraddizione."La casa" come "l'etica" e "la politica" sono strumenti in mano dell'uomo che ha come scopo la propria "salvezza".Come scopo "la salvezza" e non "la casa", altrimenti "la casa" come scopo la vedo prevaricante rispetto "la salvezza" e infine di maggior valore, dunque contraddicente quel valore che vede la casa come riparo e cioè mezzo dell'uomo per salvarsi, suo scopo appunto.
È frase dogmatica, non me la aspetterei nemmeno da un prete, anche questa va chiarita altrimenti resta nel dire di una fede.
"Come ospite di questa casa si faccia dire che lei poco ospitale e non fa sentire a suo agio alcuno tranne che me, che non mi curo del suo "linguaggio ermeneutico". Non so davvero di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Inoltre le ripeto che l'ermeneutica proprio ci che in questo momento non mi interessa. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Il linguaggio una casa comune vuol dire che non una propriet di qualcuno, per questo non si tratta del mio linguaggio. Il linguaggio una casa comune, non uno strumento del quale ci si pu appropriare per raggiungere uno scopo. Per quanto mi riguarda non si tratta di raggiungere uno scopo attraverso un mezzo allinterno di una logica di potere, ma si tratta del punto di crisi di questa logica. Il riferimento a un punto, si tratta del punto della salvezza, del punto che ci restituisce alla nostra inquietudine.
Rispetto alla fede per quanto mi riguarda sono in una posizione agnostica e di apertura verso la fede. Il mistero pu essere qualcosa di molto importante per me se con mistero si fa riferimento al tentativo di non ricondurre tutto allinterno di una struttura logica, ma si constata il punto di cedimento di questa struttura. Chi ha fede proprio in quel punto e non cerca di risolvere la propria inquietudine.
Il prete un'etichetta, noi non siamo quello che facciamo, si tratta di non risolversi nelle nostre etichette. Lo spazio della discussione sta proprio in quel punto.
La filosofia è discorso di verità. La fede è volontà che una cosa sia l'altro da sé, contraddittorio appunto, la filosofia è il sé sempre salvo o il dir lo stesso e questo non si forma come contraddizione e é constatazione, in questo la filosofia è il massimo valore possibile e è discorso che per ciò non può essere controvertibile, il suo contraddicente è in questo la fede appunto.
Ma un filosofo non può fare il prete.
Se la fede è scolasticamente " argumentum non apparentium", e cioè l'argomento di ciò che non appare, di colui che riporta ciò che è nascosto si dice che è il prete o fedele o che ha fede , in colui che fa filosofia, che è ciò che da sempre appare e è appunto il dir lo stesso e il sempre salvo, non la volontà ma la verità agisce.Quindi, se il prete può fare il filosofo, come può il filosofo fare il prete ? Questo, per il significato o essenza di filosofia, sarebbe contraddittorio e al dunque impossibile.La chiami etichetta lei, ma anche l'etichetta se vuole significare qualche cosa deve essere incollata sull'oggetto che vuole descrivere.
Ma si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, non so a che cosa si riferisce. Il prete qualcosa che ha scritto lei. Il riferimento alla fede che ho indicato riguarda il mistero che legato al tentativo di non ricondurre tutto allinterno di una struttura logica, ma si constata il punto di cedimento di questa struttura. Chi ha fede proprio in quel punto e non cerca di risolvere la propria inquietudine. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Inoltre apertura verso la fede non vuol dire aderire alla fede. Non so a cosa si riferisce, non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso.
Inoltre per quanto riguarda le etimologie la storia etimologica della parole molto interessante, ma in questo momento non mi interessa. Non la storia della parola o della lingua che costituisce il loro senso attuale e non l'etimologia che mi dice che cosa significa oggi il pensiero.
Poi lei introduce l'impossibile, per quanto mi riguarda non si tratta dell'impossibile ma del non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.
A domani. Impossibile in filosofia significa contraddittorio.
Per parlare di contraddizione in filosofia bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. A risentirci.
e anche questo è un suo problema di mancanza di riferimenti: mentre non vede (finge di non vedere) le contraddizioni che il suo dire dice e di cui lei è immerso fino al collo, non esiste il contraddittorio e cioè quello che è il contenuto del suo dire: le sue sono parole al dunque vuote, prive di ogni significato, ma qui si diverrei troppo concreto per lei e mi si perderebbe.
"mentre non vede (finge di non vedere) le contraddizioni che il suo dire dice e di cui lei immerso fino al collo" Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Inoltre con quello che ha scritto sul contraddittorio non credo che lei pensi di aver detto qualcosa, non la seguo. "Il contraddittorio che il contenuto del mio dire non esiste". Credevo fosse nella sua cantina, invece ora mi dice che non esiste. Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento.
Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.
Inoltre lei si sta allontanando molto dagli argomenti, l'articolo era sul gesto, mentre lei continua a parlarmi di contraddittorio e di contraddizioni che per non trova.
prosegua sulle sue ali dorate. Io intanto rimango al suolo. però è duro di comprendonio lei è ?... premetto che qui andrò facendo un esempio..., esempio che ho più volte esplicato nelle nostre conversazioni.. che lei poi dirà che non ha mai detto una cosa simile...che avrà il solo scopo di confondere... in quanto lei ha posto il suo di problema di ignorare il contraddittorio e la contraddizione, problema di ignoranza dei significati... l'esempio: "io sono una mucca, un asino e un uomo", vede Cartella? la contraddizione esiste e è quello che ho scritto, (può dire per caso che non esiste quanto ho scritto lei? No, e se lo dicesse anche sarebbe contraddizione) il contraddittorio non esiste e è quello che volevo dire con quella frase, il suo contenuto ( può forse dire lei che esiste il contraddittorio o contenuto del mio dire?No, e se lo dicesse anche sarebbe contraddizione)... poi più terra terra di
così non posso, non ne ho la facoltà e al dunque mi arrendo alla sua forza e volontà.
lei in quelle contraddizioni che fanno dei folli dei piccoli folli e non dei grandi folli ne è completamente immerso , come ogni esempio del suo dire porta a galla e come io ho fatto bene di mostrare.
Molto interessante, ma si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, non so a che cosa si riferisce. Lei trova le contraddizioni in quello che scrive lei. Lei continua a dire che sono immerso dalle contraddizioni ma non mi dice mai dove sono queste contraddizioni. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Inoltre lei mi dice anche quello che dir, vedere una cosa ancora prima che accada, la previsione, questa s che una contraddizione.
lo faccia anche per gli altri e vedrà che l'emerso è struttura e suo contenuto: ogni sua contraddizione.Che fin da principio le ho detto essere dovuta al suo linguaggio nichilista: l'ho presa per i capelli e esposta, poi se lei dice che ora ho solo esposto la struttura deve, ripeto solo leggere, cosa che fin d'ora "appare" diversamente.
Per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.
"mi rilegga ma non solo in questo articolo lo faccia anche per gli altri e vedr che l'emerso struttura e suo contenuto: ogni sua contraddizione. Che fin da principio le ho detto essere dovuta al suo linguaggio nichilista: l'ho presa per i capelli e esposta, poi se lei dice che ora ho solo esposto la struttura deve, ripeto solo leggere, cosa che fin d'ora "appare" diversamente." Ho sempre le ho letto quello che ha scritto e le ho sempre risposto. Inoltre con l'espressione linguaggio nichilista non credo lei pensi di aver detto qualcosa. Poi non si tratta del mio linguaggio, il linguaggio non una propriet ma una casa comune.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione.
non contesto che quello, in quanto del contenuto del suo dire non posso che distaccarmene, anche se ho tentato fin da principio di capirla: per esistere, un contenuto deve avere come linguaggio un linguaggio che parla della verità e non sia contraddittorio appunto. Per il vero in alcuni accenni e soprattutto nel suo ultimo articolo devo dire che, tranne l'aspetto marxista che registro e contesto, e quando vuole obietto, la contraddizione di Carmelo Bene che ho evidenziato, per il resto sono rimasto all'ascolto e ho trovato anche pertinente.
Il riferimento a Marx riguarda le richieste che leggo ovunque da parte di alcune aziende in cui il dipendente modello un individuo impegnato, che deve credere nel suo lavoro e trovarvi motivi di felicit: elastico, flessibile, versatile, deve riuscire a trovare esaltante tutto ci che alienante. Questo riguarda per esempio lavorare dieci ore al giorno per sei giorni la settimana per 300 euro al mese. Si tratta per esempio degli stage in cui si sfrutta qualcuno per tre mesi e poi si cerca qualcun altro da sfruttare per la stessa cifra. Marx se letto e non immaginato credo possa aiutare a mettere in discussione ci che diamo per scontato. Per quanto riguarda la citazione di Carmelo Bene invece non so di che contraddizione parla.
Inoltre il riferimento era in un contesto ed era in costellazione con un passaggio: credo che il lavoro sia un dovere, non un delitto, anche se c qualcosa che si sottrae a questo. Ci che si sottrae a questo movimento il gesto. Esso non si riduce a un contenuto; il riferimento al gesto in quanto tale. Letica ha un rapporto di grande importanza con la nostra abitazione del linguaggio. Quando si abita il linguaggio si fanno dei gesti.
Inoltre per quanto riguarda la verit, La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione. La significazione ci che ha effetto di significato. Il rapporto tra il significato e ci che si trova l come terzo indispensabile, vale a dire il referente (la Cosa alla quale si faceva riferimento allinizio dellarticolo), precisamente il fatto che il significato lo manca. Il significato manca la cosa. Non si pu dire tutto.
Nell'ultimo commento ho riportato un frammento dell'articolo "Ancora sul concetto di verit", forse non l'ha letto.
Vede Cartella che lei qui nuovamente è nichilista, poiché presuppone che la lettura abbia un valore o consistenza che l'immaginazione non ha, e questo la porterebbe a credere che un sasso è più concreto della mente per il solo fatto che se glielo tiro in testa vince lui, e se la rompe la testa. No, le cose non stanno così, altrimenti nel mondo le teste rotte per il pensiero sarebbero pochissime e invece quelle rotte per un sasso, sai quante, eh,eh,eh,eh. :-) dietro questa ironia c'è filosofia Cartella e quanto di più insidioso per la filosofia di Marx. Adesso però legga con attenzione per una volta il testo che qui avanti riporto e infine poi lo commenti...
Si parla della Guerra in sede scientifica , filosofica, religiosa, sociologica, psicologica, antropologica, epistemologica, polemologica, e questi significati della parola Guerra sono tra loro conflittuali, dicono tra loro qualche cosa di diverso, tra loro contrastanti . Siamo proprio sicuri che questa conflittualità non abbia proprio nulla a che vedere con la conflittualità in cui consiste la Guerra ? Cioè, il punto di vista che guarda l'oggetto Guerra è coinvolto dalla scrittura del proprio oggetto: l'esistenza di una conflittualità di punti di vista ha a che fare con la conflittualità verso cui questi diversi punti di vista guardano e fra di essi primeggia certamente il punto di vista "scientifico". Il sapere scientifico ha delle riserve da vantare sul sapere filosofico che abbia l'intento di presentarsi come non dipendente dal sapere scientifico.
Oggi è un "luogo comune" che non si può fare filosofia senza tener conto dei risultati della scienza, se questo vuol dire che l'ignoranza dei contenuti scientifici è inammissibile allora sarebbe questo un discorso innocente, nel senso che, come è necessario avere delle cognizioni, parliamo dello sviluppo storico dell'occidente e dell'oriente, così è necessario avere delle cognizioni scientifiche, senonché la tesi che la filosofia abbia a ripetere dalla scienza , questa tesi non è più innocente quando si intende subordinare la serietà e la validità del sapere filosofico alla serietà e validità del sapere scientifico, allora qui le cose si complicano e credo che loro si trovino nella felice situazione di dovere in qualche modo decidere per questi due modi diversi di intendere il pensiero filosofico.
La "scienza" sottopone la "filosofia" ormai a una serie di pregiudiziali che intendono mostrare come la concettualità filosofica sia in più sensi condizionata da una sottostante e essenziale dimensione che da ultima è quella con la quale bisogna fare i conti. Ha incominciato "Marx" a indicare questa direzione, "Marx" ha incominciato a indicare la direzione che oggi è prevalente per quanto riguarda il concetto di "condizionamento" della concettualità filosofica da parte di dimensioni controllate dal sapere scientifico.
Quando "Marx" dice "è l' esistenza a determinare la configurazione della coscienza" e non il contrario, quando "Marx" dice questo, intende per coscienza la dimensione in cui anche e soprattutto il sapere filosofico si colloca... Allora è l'esistenza a determinare la configurazione della coscienza,. e l'esistenza cosa è,.. l'esistenza è soprattutto la produzione umana , argai, il lavoro dell'uomo: il che vuol dire che una coscienza filosofica che presume di costituirsi concettualmente autonoma rispetto alla dimensione concreta,sanguigna dell'esistenza, allora questa dimensione caratterizzata da questa pretesa fallisce, fallisce per quanto riguarda questa pretesa.
Ora dico che "Marx" ha tracciato la strada perché c'è tutta una serie di situazioni condizionanti dove certi campi d'oggetto controllati dal sapere scientifico intendono avere l'ultima parola per ciò che riguarda la consistenza del filosofare e allora quando "Marx" dice"bada coscienza filosofica che è l'esistenza a determinati" , e questo "Marx" lo estende alla coscienza religiosa come ad ogni coscienza, la coscienza politica, giuridica ecc... E così c'è tutta una serie di condizionamenti in cui di volta in volta si dice: è la storia a condizionare la coscienza,oppure, è la società, sociologia della conoscenza ...allora è l'esistenza...
Traccino su un foglio una linea dove nel piano basso mettere gli elementi condizionanti e sopra traccino la dimensione della coscienza così variamente condizionata: l'esistenza, la storia, la società e così l'inconscio sono a determinare il conscio, la coscienza e ancora la corporeità, la materia sono a determinare la coscienza, e ancora il linguaggio è a determinare la coscienza e se vogliamo andare così a lungo è la struttura neurobiologica, il cervello a determinare la coscienza. Ecco lorouna serie di tratti condizionanti i quali intendono avere l'ultima parola sulla pretesa autonomia della filosofia. Che dire dunque di questo che è un tratto su cui si decide dello statuto della filosofia e dunque per quanto riguarda il nostro tema, in cui si decide dello statuto di ciò che chiamiamo Guerra.
Incominciamo con qualche osservazione a proposito di questa struttura condizionante, che come si capisce la considerazione della quale è una sorta di premessa ontologica rispetto a ciò che andremo a dire. La parola MENTE è da un punto di vista glottologico costruita sulla radice della parola MEN che vuol dire il rimanere , come permanere e il permanere della mente è ciò che sta in luce che permane che sta lì manifesto questo il suo senso e essenza. Quando il sapere scientifico, giacché il sapere scientifico è quello che ha voce in parola per quanto riguarda la storia,il linguaggio, la sociologia, l'inconscio, il cervello e tutti quei fattori condizionanti,.quando il sapere scientifico dice alla mente e in particolare alla mente filosofica:
" guarda che tu con la tua pretesa autonomia sei in effetti determinata da questi fattori che io scienza ho il diritto di controllare, di determinare, di stabilire...quando tu" così parla la voce della scienza " intendi avere questa pretesa non ti accorgi che il permanere che ti caratterizza, questo permanere è caratterizzato da dimensioni essenzialmente non permanenti; cioè divenienti, temporali, storiche, caduche, effimere,..giacché , ripercorriamo quel l'elenco che avevamo inizialmente cercato di introdurre, giacché esistenza, storia, linguaggio, materia, cervello sono appunto le determinazioni che più radicalmente indicano la "condizione storico temporale diveniente dell'uomo".
La mente ha la pretesa di essere il "permanere luminoso", ma il cervello non ha questa pretesa, e la neurofisiologia quanto studio del cervello lo studia nella sua "caducità materiale", sicché la morale che viene fuori dalla tesi del condizionamento della coscienza è che dunque la mente che ha la pretesa di essere il luogo in cui le cose "permangono" è in effetti poggiante sui piedi d'argilla del "non permanente" e la conseguenza così è radicale, perché la mente sì è il luogo dove le cose permangono e stanno in luce, ma queste cose cosa sono nella storia del mortale, sono innanzitutto il mitos, il racconto, che guida l'uomo per millenni, e che è stabile e che è il contenuto originariamente permanente nel luogo permanente in cui la mente consiste, e quando il mito viene lasciato indietro e viene avanti la filosofia con i greci, il permanente è inteso come l'essere che è sempre
salvo... Aristotele intende come contenuto centrale di ciò che sta all'inizio del pensiero filosofico quello che lui chiama nel libro I della Metafisica "l'essere che è sempre salvo", allora la mente è si il luogo immutabile, luce immutabile, ma la luce che intende illuminare le dimensioni immutabili dell'esistenza, abbiamo incominciato con il dire il mito e poi il sapere filosofico. ...e allora tornando all'obiezione che il sapere scientifico rivolge al sapere filosofico, il cedimento del permanere della mente è il cedimento anche degli immutabili e degli eterni che nella mente abitano, e quindi l' mutabile in cui consiste il mito, l'immutabile in cui consiste l'essere sempre salvo dal nulla: la nobiltà della mente deve fare i conti con la concretezza della caducità del cervello che non è il pensiero filosofico a sottoporre ad analisi dolosa ma è la neurofisiologia,
la psicologia sperimentale e in generale la neurofisiologia psichica, dove viene stabilita una connessione tra la configurazione del cervello e la configurazione dei fatti mentali. Nessuna allora pretesa di autonomia, noi pensiamo in relazione al modo in cui si configura il cervello e considerazioni analoghe noi possiamo fare per quanto riguarda quegli altri fattori condizionanti anche se certamente la corrispondenza tra configurazione celebrale e configurazione mentale ha un rigore superiore a quello delle corrispondenze analizzate in sede poniamo di scienza storica, di scienza sociologica, della scienza psicologica, della stessa scienza linguistica, e via dicendo, c'è un rigore tra la corrispondenza della struttura neurofisiologica e struttura mentale, un rigore accentuato anche dal fatto che la psicologia sperimentale è oggi in grado di stabilire con estrema precisione i fatti mentali che corrispondono a certi fatti celebrali.
Il caduco, ci dice la scienza , condiziona ciò che pretende di sollevarsi al di sopra della caducità: il diveniente condiziona il preteso immutabile, preteso che non riesce ad essere tale. Allora questo si è il momento in cui, se così stessero le cose, il pensiero filosofico deve cedere il proprio scettro alla scienza, la quale oltremodo non ha oggi tanto bisogno di riconoscimenti,perché il mondo oggi è sempre più guidato dall'apparato scientifico tecnologico. Ma è finito così il discorso, o siamo soltanto agli inizi? Si siamo soltanto agli inizi del discorso , perchè. Ma, innanzitutto per quanto riguarda il senso stesso del "condizionare" . Dunque c'è una dimensione concreta condizionante sottostante che abbiamo enumerato, costituita di volta in volta dal linguaggio, dalla storia, dalla società, dalla materia, dal cervello, dal subconscio,
ecc.. e c'è la coscienza condizionata, ma chiediamoci, che cosa è il condizionare, che cosa è il condizionamento, ..e se non si capisce il significato di quest'espressione, il discorso cade, se il significato non sta in vista, tutto quanto la scienza intende esibire in favore della propria radicalità rispetto al sapere filosofico cade, cosa significa allora la parola "condizionamento". Il condizionamento ha a che fare con il concetto di "causa" e il concetto di causa, che è così inteso dalla tradizione filosofica e che è ereditato dal primo tratto dello sviluppo della scienza, dicevo il concetto di "causa" vuol dire che se esiste un certo ente C che chiamiamo "causa", qualora questo ente C si trovi in un certo stato, allora si produce necessariamente un certo ente E che chiamiamo effetto, dove questo avverbio " necessariamente" è indispensabile,
perché noi in questa prospettiva non diremmo "causa" qualche cosa che si trovi nella condizione suddetta e cioè che è capace di produrre e non produca, noi diciamo che qualcosa è "causa" solo se trovandosi in certe condizioni favorevoli ( favorevoli significa che non ci sia nessun impedimento che impedisca il suo manifestarsi) è accompagnata necessariamente da ciò che chiamiamo "effetto". Potrebbe essere "causa" quella in cui si c'è C però E potrebbe e sia esserci e non si non esserci? la chiameremo "causa" questo ente? No non chiameremmo "causa" ciò che essendoci nelle condizioni favorevoli sopraddette non produca ciò che diciamo "effetto". Causa è ciò che produce necessariamente effetto.
Lo sviluppo del sapere scientifico in concomitanza con lo sviluppo del sapere filosofico è giunto a questa autocoscienza: io sono un sapere che più di tutti gli altri riesce a trasformare il mondo, non vi è sapere che trasforma il mondo come me, neanche la religione, neanche la politica, io scienza /tecnica sono il demiurgo autentico, ma io scienza/ tecnica sono il demiurgo autentico solo in quanto mi costituisco come "sapere ipotetico deduttivo", io scienza sono metodo sperimentale, e sperimentale cosa significa? si, anticipazione teorica, ma aperta alle smentite che dall'esperienza possono venire ai contenuti di questa anticipazione. Quindi un guardar prima che è disposto a lasciarsi modificare da ciò che verrà dopo e cosa verrà dopo,
ciò che sarà esibito appunto dalla sperimentazione, dalla sperimentabilità dei contenuti, io scienza sono metodo sperimentabile perché sono revisionabile dunque, non concettualità definitiva, non Episteme. La scienza come ora sta parlando dice io sono un sapere ipotetico deduttivo l'antica Episteme non può dire questo, non vuole dire questo, escludeva questo, perché l'antica Episteme diceva io sono steme, sono istastai,sono immodificabile, sono incontrovertibile, sono stabile. Ma per fare un passo in avanti bisogna dire che la scienza di oggi non è la scienza di Galileo, oggi la scienza riconosce di essere un sapere ipotetico deduttivo, la scienza moderna sta in sinergia in questo con lo sviluppo filosofico che dice negli ultimi 200 anni in definitiva e questo dire e mostrare è un negare l'antica pretesa dell'episteme che è impossibile,
ma cominciamo a stringere questi risultati intorno al discorso che prima facevamo intorno al discorso della "coscienza"... La coscienza, diceva "Marx", si trova determinata da vari fattori quali la storia, la materia, l'esistenza, il linguaggio, la società, il cervello ecc... Il caduco dicevamo, il diveniente condiziona la pretesa di stabilità della mente, "primo passo", tu coscienza sei condizionata da questi fattori condizionanti e abbiamo detto, "secondo passo," che il condizionamento ė connessione causale necessaria che, "terzo passo", per una serie di circostanze di grandissimo spessore teorico culturale è andato in crisi, connessione necessaria causale è andata in crisi, perché? Ma perché se il sapere è ipotetico deduttivo, non ci sono condizioni necessarie. All'interno della concettualità scientifica, consapevole del proprio statuto, il condizionamento non può essere un nesso necessario,
allora, per la scienza il nesso o condizionamento è una "regolarità empirica", in cui, dato un certo fenomeno , questo fenomeno è seguito costantemente da un cert' altro fenomeno. Oggi lo statuto di tutte le leggi scientifiche tende a presentarsi e configurarsi così: come ciò che fa si "che una legge scientifica si presenti come statistico probabilistico". "Oggi la scienza va sempre più prendendo coscienza che le proprie leggi hanno tutte un carattere statistico probabilistica e allora non è più presentabile come colei che ha un carattere di connessione necessaria ." Allora questo discorso che conseguenza ha in riferimento con il discorso di Marx ? Primo passo dicevamo la coscienza è determinata da quei fattori che Marx diceva essere la storia, l'esistenza, , l' inconscio, la società, il linguaggio, il cervello ecc...questo il primo passo, il caduco ,
dicevamo, il diveniente condiziona la pretesa di stabilità della mente, quindi il secondo passo è l'interrogativo sul significato del condizionamento, connessione causale necessaria che è andata in crisi, perché? Ma perché se c'è un sapere ipotetico deduttivo non ci sono condizionamenti necessari. La scienza dice io sono un sapere ipotetico deduttivo, ma se così stanno le cose allora non si può produrre necessariamente l'effetto. Oggi la scienza dice "il mio sapere trasforma il mondo ma non è assoluto". Ma allora questo discorso che conseguenze ha per quanto riguarda il condizionamento della coscienza che al centro ha la filosofia, che conseguenze ha questo discorso per quanto riguarda quel condizionamento che fa dire "tu coscienza non puoi pretendere di essere autonoma rispetto a me scienza"
fa si che , rispondo , il condizionamento debba essere esso stesso un qualche cosa che si colloca in una dimensione ipotetico deduttiva, e quindi fa si che anche il condizionamento si presenti come legge statistico probabilistica. Non è più una verità assoluta, non può presentarsi come verità assoluta il discorso che alla filosofia dice " tu sei condizionata da qualche cosa di più originario". Il condizionamento per quanto riguarda il sapere scientifico è un ipotesi largamente suffragata, ciò nonostante anche se noi continuiamo a vedere che un certo evento è seguito a quest'altro, non possiamo concludere che dunque questa connessione è necessaria e che è dunque un più di un semplice fatto. I conti dunque per quanto riguarda il sapere scientifico rimangono aperti La scienza non può essere una destrutturazione, una deposizione del sapere filosofico proprio perché non può
Quello che per la dimensione scientifica ha questi caratteri, nella dimensione filosofica degli ultimi 200 anni riesce ad essere quello che nella dimensione scientifica non riesce ad essere e cioè che la filosofia del nostro tempo riesce a mostrare l'impossibilità di ogni Episteme, e qui lo accenno solo e non lo giustifico, ma lo dice in quella dimensione che non è quello della scienza che presume declassare la dimensione filosofica... In che cosa consiste questa deposizione della tradizione filosofica da parte del sapere contemporaneo lo accenneremo più avanti... I conti a questo punto rimangono aperti, cioè, il sapere scientifico indica si delle corrispondenze fra le dimensioni sanguigne condizionanti, ma ormai il condizionamento è la concomitanza fra due dimensioni dove la squalifica della dimensione filosofica non è più raggiunta... La Guerra e il mortale di Emanuele Severino
Davvero per lei leggere e immaginare coincidono? Davvero pensa questo? Per lei leggere "Critica all'economia politica" e immaginare qualcosa che pu aver detto o scritto marx coincide? Inoltre ci che scrive dopo numerandolo una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, non so a cosa si riferisce. Inoltre Per quanto mi riguarda le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano. Infine Severino un grande maestro non un oracolo.
Vediamo se una volta Cartella mi sorprende nella sua risposta e non mi caccia la risposta banale, ma invece ragionata...
non risponda, mi rispetti per una volta almeno e legga per un suo piacere e sedimenti e ci ragioni sopra un attimo, possibile che debba essere solo io felice fra noi due ? possibile che io solo debba capirla ? provi ad essere una volta anche lei felice e cerchi di comprendermi.
Inoltre davvero per lei il pensiero di Marx assolutizzabile e facendo riferimento a Marx dovremmo esserci gi capiti a livello immediato? Davvero basta dire Marx per capirsi? A me interessa il punto di crisi dell'immaginario e anche dell'immaginario legato a Marx.
Cartella , la disilludo anche questa volta, ma le do qualche sciance, ho letto Marx ma quando l'ho letto non lo avevo capito, ho letto i marxisti, ma quando li ho letti non li comprendevo, mi davano solo fastidio, avevo l'intuito che qualcosa non quadrasse, io dicevo sempre che Marx aveva in qualche modo intuito i mondo moderno e individuato alcune sue contraddizioni ma aveva anche dato ricette sbagliate quando queste le portava a delle conclusioni e risoluzioni esse stesse contraddittorie, poi ho letto Marx alla luce di un linguaggio molto più ampio e veritiero e allora i miei intuiti sono diventati ragione speculativa.
Se a lei non interessa questo punto di crisi, rispetto la sua scelta. Non mi deve mica per forza interessare quello che interessa a lei, se a lei in questo momento interessa riportare quello che scrive Severino mi fa piacere, rispetto la sua scelta. Inoltre riguardo alle risposte banali non credo che lei pensi di aver detto qualcosa, non so a cosa si riferisce, non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti. Sono aperto ad ogni chiarimento.
ha approfondito il punto 13 e 14 di quanto le ho inviato ? Credo che nemmeno si impegni a leggere, lei nella vita ha già letto tutto vero?
Davvero per lei il pensiero di Marx assolutizzabile e facendo riferimento a Marx dovremmo esserci gi capiti a livello immediato? Davvero basta dire Marx per capirsi? A me interessa il punto di crisi dell'immaginario e anche dell'immaginario legato a Marx. Inoltre Marx non era marxista. Poi il riferimento a Marx e agli altri filosofi citandoli per quanto mi riguarda si tratta di costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano.
"a proposito Cartella ha approfondito il punto 13 e 14 di quanto le ho inviato ? Credo che nemmeno si impegni a leggere, lei nella vita ha gi letto tutto vero?" Lei si sta allontanando molto dagli argomenti, l'articolo era sul gesto. Se quello che ha scritto numerandolo una critica a qualcosa che ho scritto, mi dia i riferimenti, non so a cosa si riferisce. Non si pu leggere tutto, si tratta di uno dei punti in costellazione dell'argomentazione.
Inoltre a me interessa la discussione, commentare passi di opere che lei riporta in questo momento non mi interessa, se invece a lei interessa commentare dei passi che lei stesso riporta faccia pure, rispetto la sua scelta.
allora il gesto come fulcro dell'azione può essere visto solo se vi sono nessi necessari Cartella ma lei combatte in ogni suo dire con questi nessi e infine titola che il fulcro dell'azione è qualcosa che necessariamente è il gesto. Contraddittorio appunto , nuovamente contraddittorio .A differenza sua, Cartella, Marx non passava di palo in frasca, no, lui era davvero convinto nella struttura portante causa dell'alienazione, struttura che è il materialismo storico, materialismo storico che riduce l'alienzaione e le contraddizioni insite nella società: l'Episteme appunto.Non era incoerente come lei, scusandomi con Marx per questo voluto parallelo.
"allora il gesto come fulcro dell'azione pu essere visto solo se vi sono nessi necessari Cartella ma lei combatte in ogni suo dire con questi nessi e infine titola che il fulcro dell'azione qualcosa che necessariamente il gesto" Questo quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere, lei ha appena criticato qualcosa che ha scritto lei. Inoltre quando dice che combatto contro i nessi necessari, non so di che cosa sta parlando, non si tratta di un combattimento contro qualcuno o qualcosa ma di una descrizione. Inoltre un articolo non riducibile al titolo, il titolo preso a prestito ed messo in discussione dall'articolo.
ma non lo sa, infatti lei stesso ora dice che il titolo che è nesso necessario è poi criticato nel testo ... visto quanto combatte ?
Che il titolo nesso necessario lo ha scritto lei. Un articolo non riducibile al titolo, il titolo per quanto mi riguarda si tratta di un titolo preso a prestito ed messo in discussione dall'articolo. A me non interessa combattere, non si tratta di contapporsi o di uscire dai nessi necessari, ma del punto di crisi di questi nessi.
... nella misura in cui dice che "il gesto come fulcro dell'azione" o "il gesto come causa dell'azione" o "il gesto è l'azione" identifica gli assolutamente diversi : assolutamente o absolutum, sciolto da lei e il suo modo di agire che predispone il nichilismo del linguaggio che adopera. Vede Cartella che "il gesto è l'azione" identifica i diversi ma a lei basti il pensare che anche solo cronologicamente nella diacronia di questa successione (o semplicemente detto: "il"="gesto"="è"="l'azione"), il gesto che viene prima è causa dell'effetto azione.
è nichilista nel momento in cui appunto non riconosce i nessi necessari e desidera, vuole il punto di crisi di ciò che infine non può ottenere.
Non ho mai scritto che il gesto l'azione, questo qualcosa che ha scritto lei, lei ha criticato qualcosa che ha scritto lei. Non so di che cosa sta parlando, per quanto mi riguarda non si tratta della dialettica identit-differenza ma del punto di cedimento di questa dialettica. Non so di che cosa parla quando dice che non riconosco i nessi necessari, mi dia i riferimenti, si tratta di qualcosa che ha scritto lei. Inoltre il desiderio non la volont, il desiderio non rivolto all'ottenimento di qualcosa ma qualcosa che ci attraversa non dell'ordine della volont. Quando dice che voglio ottenere qualcosa non so di che cosa parla, mi dia i riferiementi, sia pi preciso non la seguo.
secondo lei? E perchè deve convincermi e questo punto di cedimento non sussiste da sè?Questa è la sua volontà fino a che non appaia come verità, fino a quando questo cedimento non appaia come sempre salvo.
Adesso l'ha vista? Possiamo infine discutere di tali stelle? O lei insiste a voler essere un oracolo?
Non si tratta di un punto di cedimento che dovrebbe esseci, il riferimento al punto di cedimento riguarda l'irriducibilit dell'aspetto iconologico all'aspetto linguistico. Iconologico e linguistico stanno insieme ma si elidono. Si tratta del punto di cedimento della logica del giudizio. Se si risolve quel punto di crisi non si fa altro che giudicare. Si risolve nel proprio giudizio quel corpo che si ha di fronte senza spazio per la discussione, ci si erge a giudici e agli altri mi dovrebbero per forza ascoltare altrimenti ci sar la punizione. Inoltre non si tratta del convincere ma della discussione. Inoltre ci che sussiste da s una supposizione, una presa immaginaria. Infine non si tratta della volont ma del desiderio il quale non rivolto all'ottenimento di qualcosa ma qualcosa che ci attraversa non dell'ordine della volont. Si tratta di una salvezza immanente e non trascendente.
"Per quanto poi la costellazione che non un oracolo ma appunto una costellazione adesso l'ha vista? Possiamo infine discutere di tali stelle? O lei insiste a voler essere un oracolo?" Qui non so davvero di che cosa sta parlando, non la seguo.
Inoltre per quanto riguarda la verit, La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione. La significazione ci che ha effetto di significato. Il rapporto tra il significato e ci che si trova l come terzo indispensabile, vale a dire il referente, precisamente il fatto che il significato lo manca. Il significato manca la cosa. Non si pu dire tutto.
Contraddizione... e per questo essa esiste e per questo riusciamo a dirla e per questo ha un significato preciso che non manca la verità ( o cosa come dice lei). E ciò che precede nel suo scritto é un dire nichilista che non ha alcun contenuto. Lei quando dice che "il significato manca la cosa" dice l'estrema contraddizione perchè il significato di una cosa è il significato di quella cosa e per questo conviene ad essa ma lei essendo nichilista crede che ogni cosa è niente e per questo anche il significato di una cosa manca quella cosa che è infine niente anche se è latente in lei questo, ma inevitabile altrimenti come potrebbe dire una contraddizione del genere? Che il significato appunto manca la cosa ? Lei lo dice perchè ha presente il divenir altro delle cose come una ovvietà non riconoscendone la contraddizione del dire che diviene...
Fa l'errore degli scettici che per unire il significato alla cosa deve mettere in sintesi ciò che per origine non è possibile unire. Non è possibile in quanto il significato è diverso dalla cosa che significa ma dicendo così non si accorge che anche il significato del significato o il significato è il significato non possono essere in sintesi e si mancano e questo processo è ad indefinitum.
Pag. 27 di Struttura Originaria in sua introduzione : Per quanto riguarda il dire dell'Occidente - il dire come contraddizione, cioè inteso come un oltrepassamento dove ciò da cui l'oltrepassamento (ndr. il significato manca la cosa appunto) incomincia (ndr. Il significato) viene ad imbattersi (ndr. manca la cosa) semplicemente in qualcosa (ndr. la cosa) che, in quanto non è quel cominciamento ( ndr. il significato), è altro da esso ( e che è un'alterità e determina quindi una contraddizione, anche quando non è riconosciuto come tale( ndr. lei che continua a dire che la contraddizione va trovata))...per Boole ( che a sua volta riduce aristotelicamente tutti i verbi al verbo "essere", inteso come avente un valore esistenziale e copulativo), la proposizione è esplicitamente posta come un'equazione, dove il simbolo "=" esprime la forma del verbo "essere" e i due termini dell'equazione
( che sono dei diversi anche quando sono costituiti dalla stessa variabile ( ndr. appunto come dicevo "il significato manca il significato" o "la cosa manca la cosa" o "il significato è il significato" o "la cosa è la cosa") restano quindi identificati.
Quando ad un enunciato del tipo ndr." il significato manca la cosa"( che nella Laws of Thought serve a Boole per mostrare la riducibilità di tutti i verbi al verbo "essere" (ndr. Il significato è la cosa) e che in Funktion und Begriff serve a Frege per introdurre il concetto di funzione proposizionale) si fa corrispondere lo schema xRy o f(x,y),si crede di mettere in evidenza quella "relazione" ( ndr. nesso necessario) tra due individui concreti, che invece resterebbe inespressa nello schema tradizionale " S è C" ; ma in effetti si lascia completamente indeterminato il senso dello stare in relazione, e ciò avviene appunto perché lo stare in relazione continua ad essere implicitamente inteso come un predicato in senso tradizionale, ossia come quel semplice "altro" , in cui ciò che sta in relazione si imbatte.
Lo stare in relazione "è l'essere" in relazione: dire che " il significato manca la cosa" significa (come appunto rileva Boole) che il Significato "è" in una certa relazione con la Cosa " Dentro una certa relazione con la Cosa" è appunto l'"altro" dal Significato, al quale Significato viene identificato, ndr. contraddittorio appunto.
Più semplice di cosi non saprei come spiegarglielo.Adesso tocca a lei il trovare la sua continua contraddizione.
...non nota (=o finge di non notarlo per opportunismo) che quei 300 euro che il carnefice dispone di dare alla vittima non sono altro che il giusto prezzo che la società paga alla specializzazione e il "suo"carnefice di questo sistema è una semplice funzione e non artefice o carnefice. Ma carnefice non è nemmeno il mercato o il Capitale, il carnefice non è nemmeno la religione o la politica, il carnefice non è nemmeno lei e nemmeno io, il carnefice o "violenza" è quel dire del suo linguaggio che è il nichilismo, è quel "significato che manca la cosa" appunto, così che la cosa mancata da lei la possa manipolare io e viceversa.
la prenda come una mia lezione di etica verso il suo modo di porsi e di scrivere in questo Blog, un modo che sotto la finta patina del "guaritore", "il demiurgo", è invece il linguaggio del "carnefice" della "violenza" , "guaritore" e "carnefice" che si combattono e fanno la guerra non avvedendosi per quale motivo lo facciano davvero e non capendo che in verità sono la stessa persona, sono intimamente amici nel loro agire, un agire di estrema violenza, la violenza che vuole violare i nessi necessari appunto, vuole violare ciò che è impossibile da ultimo violare. Questo al dunque il potere sulle cose, il poter mancarle nel loro significato è la violenza superiore, l'autentica violenza.
cosa intende al dunque quando dice che il significato manca la cosa ? se vuole davvero la verità non è quello che intende lei di questa frase "il significato manca la cosa" che la verità dice di questa frase, quello che intende lei l'ho capito fin da principio, lei intende appunto il nichilismo di "significato" e di "cosa" e "manca" o "essere" ( il nesso) è il vero scopo del suo linguaggio , lo scopo di velarlo , nasconderlo, annichilirlo quel nesso, quello che intende la "verità" invece è di quel dire che appare così come appare per "necessità" che non possa nessuno e niente il violarlo nella sua originaria unità.
Che la Cosa niente qualcosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso, non so a che cosa si riferisce. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio e il significato manca la cosa vuol dire che c' qualcosa che il linguaggio non riesce ad annullare nel simbolo, si tratta di un resto. A me interessa questo resto.Il significato manca la Cosa non vuol dire che la Cosa diventi qualcosa di ineffabile. La Cosa patisce del significante. Inoltre nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita. Infine lei continua a parlarmi di scopo, ma non so di che cosa sta parlando, non ho mai scritto una cosa del genere. Non si tratta di un mezzo per giungere ad uno scopo ma si tratta del desiderio il quale non rivolto all'ottenimento di qualcosa ma qualcosa che ci attraversa e che non dell'ordine della volont.
Riguardo ai carnefici si tratta sempre di qualcosa che ha scritto lei, non so di che cosa sta parlando, non la seguo. Il riferimento che ho indicato riguardava la riqualificazione della propria presenza. La condizione preliminare della costituzione del problema legata alla consapevolezza della propria potenza (da non confondere con il potere). Non si tratta della colpevolizzazione di qualcuno.
Per quanto riguarda invece il suo riferimento all'etica a me interessa il punto di cedimento di ogni lezione di etica. Per capire i problemi necessario non sottrarsi al pensiero e quindi alletica, la quale la pratica di denaturalizzazione di ci che riteniamo familiare. Letica si insedia nello spazio che dominato da stereotipi e dalla nostra pretesa di conoscere. Occorre quindi porre attenzione alla necessit di uninterrogazione comune sul senso delle parole con cui abitualmente parliamo. Quindi, non possono esserci dei professionisti delletica, ovvero essa non pu essere delegata a un gruppo ristretto di persone e non c nessun custode delletica. La crisi che oggi viviamo dovuta anche al fatto di aver creduto che ci siano dei professionisti delletica, mentre questa interrogazione vissuta in comune. Il compito delletica ci porta verso gli altri; essa fatta di azioni, ma unazione anche parlare, ascoltarsi, discutere.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Inoltre per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza. Per lei la verit qualcosa che si pu dire? E chi la dice? Lei? Lei il detentore della verit e mi viene a dire come stanno le cose senza discussioni?
La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione. La significazione ci che ha effetto di significato. Il rapporto tra il significato e ci che si trova l come terzo indispensabile, vale a dire il referente, precisamente il fatto che il significato lo manca. Il significato manca la cosa. Non si pu dire tutto.
Per quanto riguarda significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento. Non c nessuna realt prediscorsiva e ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso. Il significato non quel che si intende, ma quel che si intende il significante. Il significato l'effetto del significante e gli effetti non sono totalmente controllabili dalla volont. Ci vuol dire che non si pu dire tutto.
Il resto che non si riduce è lei che vuole ridurla per dire che c'é un resto irriducibile e poi questo resto non me lo descrive come se fosse un Dio che può essere nominato ma non guardato.
L'ha mai chiesto ad una cosa se davvero patisce del significante? Poiché se domanda a me che sono una cosa le rispondo di no.
Buffa questa riduttiva definizione di nichilismo che comunque posso accettare anche se è doveroso il criticare, perché lei è un nichilista in ogni suo dire ma tranne che in 2 o tre occasioni non ha detto che in comune avevamo la morte ma non per questo il suo linguaggio si è affrancato dal nichilismo... Che definizioni da dizionario filosofico che dà lei di nichilismo, le consiglio vivamente lo studio di "Essenza del Nichilismo".
Sono le due facce della stessa medaglia, la medaglia del nichilismo, ma deve studiare per carpirlo, io non posso più aiutarla in questo poiché sono 500 post che glielo descrivo.
Appunto nasce e muore dal nulla : nichilismo.
È desiderio di qualcosa è il qualcosa è lo scopo del desiderare.
Ha scritto: non si tratta di un mezzo per giungere ad uno scopo ma si tratta di un mezzo ( =desiderio) per giungere ad uno scopo(=la cosa che si desidera o conviene al desiderio)".certo la volontànon è il desiderio marche,volontàe desiderio abbiano in comune di essere mezzo per qualcosa è innegabile ecco cosa dicono i significanti.
Ma il dado è lì che dice tutto del suo dire e del suo smentire nello spazio di un blog. Marx, dialettica servo padrone ( lo Hegel suo maestro) i 300 euro e lo studio di Marx che lei supponeva da supponente di aver fatto solo lei, la dice lunga su suo linguaggio nichilista e contraddittorio.
Non sono disposto ad aprire altri capitoli con lei...
"Ma chi le ha detto a lei che il linguaggio invece si riduce ai simboli"Non ho mai scritto che il linguaggio si riduce ai simboli, questo qualcosa che ha scritto lei, non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Davvero lei una cosa? La nascita non il momento uterino, la nascita riguarda quel punto di indeterminazione dell'azione, l'inizialit dell'azione, non riducibile alla realizzazione. Inoltre Il desiderio non consiste nellerigere un oggetto, nel dire desidero questo; il desiderio un insieme un insieme, un concatenamento e non ha nulla a che fare con gli oggetti astratti. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Poi con il suo penultimo commento non credo lei pensi di aver detto qualcosa, non so di che cosa sta parlando, non la seguo. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita.
Il riferimento a Marx riguarda le richieste che leggo ovunque da parte di alcune aziende in cui il dipendente modello un individuo impegnato, che deve credere nel suo lavoro e trovarvi motivi di felicit: elastico, flessibile, versatile, deve riuscire a trovare esaltante tutto ci che alienante. Questo riguarda per esempio lavorare dieci ore al giorno per sei giorni la settimana per 300 euro al mese. Si tratta per esempio degli stage in cui si sfrutta qualcuno per tre mesi e poi si cerca qualcun altro da sfruttare per la stessa cifra. Marx se letto e non immaginato credo possa aiutare a mettere in discussione ci che diamo per scontato.
Inoltre davvero per lei il pensiero di Marx assolutizzabile e facendo riferimento a Marx dovremmo esserci gi capiti a livello immediato? Davvero basta dire Marx per capirsi? A me interessa il punto di crisi dell'immaginario e anche dell'immaginario legato a Marx.
Con il suo ultimo commento non credo lei pensi di aver detto qualche cosa.
Vastissimo che include il termine Marx , forse è lei che riduce la parola Marx al suo nome.
Dice lei "c'ė qualcosa che il linguaggio non riesce ad annullare nel simbolo" denunciando ancora la sua passione infinita per il nichilismo, ma a parte la passione per il nichilismo c'è anche quella di continuare a smentire ciò che lei dice affermando subito dopo che non lo ha detto e mi chiede di essere più preciso. Allora quel qualcosa che il linguaggio non riesce ad annullare nel simbolo fa per inferenza dedurre che il simbolo è il linguaggio o sua componente essenziale , non si capirebbe altrimenti nulla di ciò che già viene a dire la sua contraddittoria frase.
Per quanto riguarda il suo ultimo commento, rispetto la sua scelta, vada pure deciso per la sua strada senza discussioni. Riguardo al suo riferimento alla supponenza non so di che cosa parla, non ho mai scritto che sono l'unico ad aver letto Marx, questo quello che scrive lei, non so davvero di che cosa sta parlando, non la seguo. Si tratta di un giudizio senza argomentazioni. Lei si sta allontanando molto dagli argomenti. L'articolo era sul gesto.
Per colui che dice che il significato manca la cosa e poi vuole dirmi cosa significhi desiderio spiego che non può infine il dirlo e potrebbe per coerenza far silenzio.
Vuol dirmi , sulla scia di "uno, nessuno, centomila" che neppure Marx capisse Marx, posso anche concederle un punto, ma io non sto discutendo di Marx, il suo pensiero totalizzante, e cosa pensasse la critica del suo pensiero del suo pensiero, sto semplicemente trattando della struttura fondata dal pensiero di Marx che volente o nolente lo stesso Marx ha ceduto al servizio della Storia.
...che dei gusti sessuali di Marx io lei è forse anche la Storia non ha il significato, ma questo non significa che il significato non esiste, significa che il significato non appare a me a lei e alla Storia.
"Infatti io le ho scritto ben 21 post qui sull'argomento vastissimo che include il termine Marx , forse lei che riduce la parola Marx al suo nome" Lei ha scritto 21 post e le avevo chiesto se era una critica a qualcosa che ho scritto e s di darmi i riferimenti. Inoltre pr quanto mi riguarda le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano. La citazione di Marx ("alienante") non era per dire che cosa pensa Marx. La citazione era in un contesto. Un altro punto in costellazione dell'argomentazione il riferimento al contesto, il quale legato alla costruzione di una trama.
"Infine per colui che dice che il significato manca la cosa e poi vuole dirmi cosa significhi desiderio spiego che non pu infine il dirlo e potrebbe per coerenza far silenzio" Qui addirittura mi dice di far silenzio, si tratta di quello che le dicevo riguardo all'aggressivit della risoluzione dello spazio della discussione. Le persone coerenti sono le pi pericolose, sono sempre uguali a se stesse e non cambiano mai.
"c'e qualcosa che il linguaggio non riesce ad annullare nel simbolo" Non vuol dire che il linguaggio riducibile al simbolo. Il linguaggio non esiste. Il linguaggio quel che si cerca di sapere circa la funzione di ci che non riducibile nel linguaggio. Si tratta dell'irriducibilit dell'aspetto iconologico all'aspetto linguistico. Iconologico e linguistico stanno insieme ma si elidono.
Il suo riferimento al servizio della storia molto preciso. La storia sempre funzionale agli scopi di chi la racconta. A me interessa il punto di cedimento di questa logica. Come ho scritto nell'articolo lazione la storicit del gesto, mentre il gesto una smentita dellazione. Nellazione non tanto il contenuto ci che importa, ma il gesto. Perch se riduco il gesto al contenuto inizio a dare per scontato quel corpo che ho di fronte nellincontro, come Abramo che non esita e corre deciso verso luccisione di Isacco, perch sa chi suo figlio, conosce suo figlio e tende a risolvere ci che non sta allovviet del riconoscimento.
È lei che ha fatto nuovamente operazione nichilista, poiché io non le ho detto semplicemente di far silenzio ( io avrei detto di "stare zitto" ma lei è nichilista e mette il "fare" su ogni cosa, io sono per la verità e metto lo "stare").Le ho detto che dire che "il significato manca la cosa" e poi non volerla mancare assolutamente e caparbiamente, imponendo un significato alla cosa, è nuovamente contraddizione e il desiderio si trasforma in volontà, la sua di darmi il significato di desiderio come moltissimi significati che qui lei continua assolutamente e caparbiamente a dare delle cose o significati... allora semplicemente, se è veramente un adoratore o interessato al "significato che manca la cosa" quel significato che è a sua volta una cosa, il volerlo dire manca il significato del significato della cosa e questo è un processo ad indefinitum, meglio forse tacere?
Grazie per la discussione. A risentirci. Ora sono stanco, credo che la stanchezza sia qualcosa che importante non risolvere.
Questa è bella, cosa studia lei, filosofia surreale ? Qui il suo nichilismo ha raggiunto vette inesplorate da umano, se continua di questo passo mi dirà che sono morto così come lei e allora Leopardi sarà superato.Però, tornando alla serietà Cartella, io non contesto il suo palese nichilismo, ma contesto che il suo non originario nichilismo voglia dire qualche cosa di nuovo.
Sono felice di averla stancata, temevo di stancarmi prima io. A risentirci.
"Il significato manca la cosa" non una formula. Anche questo era in un contesto e ho scritto anche "Il significato manca la cosa, il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Non si tratta di qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Le cose non sono dell'ordine del linguaggio.il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento" Non dia per scontato il significato, quando le ho parlato del desiderio che qualcosa che ci attraversa e non dell'ordine della volont, non ho imposto alcun significato, non so davvero di che cosa sta parlando.
Non si tratta di tacere ma di scrivere confidando che ci che si scrive faccia sedimentare qualla vaga sensazione di una perdita in quanto tale che scivola di piano in piano simultaneamente alle ricostruzioni del nostro sguardo.
Il linguaggio non esiste. Non dia nemmeno per scontata l'esistenza. Per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.
Vediamo di capire davvero Cartella... Tutte le parole che lei scrive cosa crede che portino in grembo? Un significato o il nulla. Poiché senza significato o il suo contraddittorio cosa pensa che vi sia? Glielo dico io:che io sono una mucca e un cavallo e la volontà è desiderio e non-desiderio, ecc...
Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita.
Si tratta della catena di significanti di cui le parlavo. Si tratta di scrivere confidando che ci che si scrive faccia sedimentare qualla vaga sensazione di una perdita in quanto tale che scivola di piano in piano simultaneamente alle ricostruzioni del nostro sguardo. Inoltre non dia per scontato il significato. Il significato dato dall'uso, dalla catena dei significanti. Si tratta del contesto di cui le parlavo. Il significato non qualcosa di astratto che sta al di l del linguaggio, si tratta di effetti di significato. Non c' una base o una struttura al di l del linguaggio che viene colta mediante il linguaggio. Il linguaggio legato al suo funzionamento. Il significante non si riferisce a nulla se non a un discorso, cio a un modo di funzionamento.
È la nascita e la morte dal e nel nulla, ma il nichilista ammette che durante il tempo intermedio vi sia l'esistenza, lei invece le ho già detto che studia una filosofia surreale, va solo ontologizzata, altrimenti sono parole vuote. esistenza va costruite è assolutamente coerente con questa sua "nuova ed assurda filosofia" assurda fin tanto che non è spiegata o valorizzata o al dunque significata. Nascita e morte e quindi lei dicendo quel significato di nichilismo inventa un nuovo nichilismo ma va fondato altrimenti io sono una mucca e un cavallo.
"Non c'è una struttura al di la del linguaggio" sta invece facendo filosofia del linguaggio o ermeneutica la filosofia contemporanea che da Hidegger arriva a Gadamer e io le dico che invece c'è eccome una struttura oltre il linguaggio ma apriremmo un nuovo capitolo. Le basti sapere che il suo dire è ben spiegato e inglobato in la Struttura Originaria di Emanuele Severino. un consiglio, gli dia un occhio potrà vedersi al di dentro con un occhio diverso e acuto.
Si tratta come le dicevo della costruzione di una trama. Quello che ho scritto in questo articolo e anche negli altri scritto in termini funzionali, che non vuol dire rivolti a uno scopo stabilito. Si tratta di effetti, non controllabili dalla volont.
"lei dicendo quel significato di nichilismo inventa un nuovo nichilismo ma va fondato altrimenti io sono una mucca e un cavallo" Qui non so di che cosa sta parlando, non so a cosa si riferisce, inoltre quando mi dice che devo fondare non la seguo. Si tratta sempre dei fondamenti del mio dire che si trovano nella sua cantina?
Severino un grande maestro, non un oracolo.
Quello che intendo e lei da quando si è messo a scrivere lo ha capito bene e ha tratto anche lezione, infatti la cantina le è rimasta impressa.
che lei da molta più importanza agli oracoli rispetto ai maestri, in questo è coerentissimo con il suo pensiero, dovrebbe solo, ripeto, andare oltre ontologicamente parlando e, invece di parlare dogmaticamente, cercare di spiegarsi.Veda, perchè Severino , quando dice il suo pensiero lo squaderna e lo svela, come si dice in gergo, ne struttura le sue parti, ma a lei coerente nichilista mancano i materiali per fare ciò e può solo raccontare qualcosa che vede come vedono gli occhi scollegati dalla mente, in questo il suo linguaggio (=gli occhi) e la sua mente(= permanere), anche se lei insiste a raccontare un qualcosa di impossibile, per tutti gli sforzi che lei, il suo linguaggio fa, è il contraddittorio e quindi al dunque irrealizzabile. Forse (retorico) è qui che deve cercare il suo irrealizzato.
"Intendo quello che intendo e lei da quando si messo a scrivere lo ha capito bene e ha tratto anche lezione, infatti la cantina le rimasta impressa" Lei intende quello che intende, molto interessante, continui pure a intendere quello che intende, rispetto la sua scelta. Per quanto riguarda la lezione, non so di che cosa parla, non mi interessa la lezione ma la discussione.
"vedo che lei da molta pi importanza agli oracoli rispetto ai maestri, in questo coerentissimo con il suo pensiero, dovrebbe solo, ripeto, andare oltre ontologicamente parlando e, invece di parlare dogmaticamente, cercare di spiegarsi" Qui non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso, non so di che cosa sta parlando. Le persone coerenti sono le pi pericolose, sono sempre uguali a se stesse e non cambiano mai. Non mi interessa la coerenza ma la fedelt a se stessi. Inoltre non mi interessa l'ontologia ma la filosofia. Per quanto riguarda i dogmi non so di che cosa parla, non le ho imposto nessun dogma e sono aperto a qualsiasi dispiegazione.
Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, a me interessa la nascita. Non si tratta del MIO linguaggio, il linguaggio una casa comune, non una propriet di qualcuno. Poi lei introduce l'impossibile, non si tratta dell'impossibile ma del non realizzato, il momento esitante; esso caratterizzato dalla virtualit, anche se non dellordine del possibile ma del reale. Esso un virtuale che fa parte del reale pur non essendo nella categoria della realizzabilit.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. Non si tratta di una ricerca ma di una descrizione. Inoltre non si tratta di realizzare qualcosa ma si tratta del non realizzato.
Severino un grande maestro, non un oracolo. POi per quanto riguarda l'andare oltre come ho scritto nell'articolo che parlava del gesto "Letica ha un rapporto di grande importanza con la nostra abitazione del linguaggio. Quando si abita il linguaggio si fanno dei gesti. Ci implica che non si va oltre, perch si tratta di un punto di crisi della dialettica fra ci che dentro e ci che oltre. Il gesto impensabile, qualcosa di fattivo. Si tratta di pensare limpensabile. Lazione la storicit del gesto, mentre il gesto una smentita dellazione. Questo vuol dire lasciarsi attraversare da unoscurit che ci spacca il cervello. Lombra parte essenziale di ci che sta in luce".
Ha visto il film di Malick , l'albero della vita?
No, non l'ho visto. Ho visto un altro film intitolato L'albero della vita ma era di Darren Aronofsky.
a risposto finalmente ad una domanda.
"Oh, sono felice a risposto finalmente ad una domanda" Non so di che cosa sta parlando, ho sempre risposto alle domande che mi ha posto, non so a cosa si riferisce, non la seguo.
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