Una riflessione del giovane filosofo Alberto Cartella per scardinare l'unilateralità del pensiero in favore di due modi guardare alla filosofia come si legge Aristotele: comprendendo ciò che pensava e ponendo problemi politici in rapporto al presente
"neo" voleva essere "non"
neo" voleva essere "o", scusate ma devo anche lavorare e non sempre vengo fuori bene.
...è partorito da Platone e non da Aristotele in La Repubblica, Aristotele accompagna questo senso del dominio attraverso il principio di non contraddizione che è fin tanto che la cosa o ente non scivola ( le note appunto che scrivi), nel nulla.
"andiamo su alcune sue lacune:"Lo sbaglio della scienza tradizionale consiste nellimplicare che il pensato sia a immagine del pensiero, cio che lessere pensi." pensiero nuovamente nichilista, poich la scienza tradizionale non sbaglia se non conseguentemente a ci che lei Cartella ritiene giusto e quindi una sua volont e come tale impossibile" La scienza tradizionale non sbaglia se non conseguentemente a ci che ritengo giusto e quindi una mia volont e come tale impossibile? Non so davvero di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti sia pi preciso. Quale volont? Quale impossibile? Non so a cosa si riferisce. Per quanto riguarda la lacuna bisognerebbe intendersi su questa lacuna. Credo che la lacuna sia qualcosa di costitutivo della nostra soggettivit.
Inoltre a me interessa la filosofia, non la filologia. "Ci implica che ci sono due modi di leggere Aristotele: il primo consiste nel cercare di comprendere ci che Aristotele pensava, il secondo riguarda lincorporazione del testo, il quale pu diventare vitale e porre problemi politici nel presente. Aristotele contemporaneo" Ci vuol dire che il riferimento ad Aristotele non per dire che cosa pensava Aristotele o per dire chi ha partorito per primo qualcosa, si tratta di punti in costellazione che alimentano l'argomentazione che si sta sostenendo.
Poi la frase che lei riporta, se dice che un pensiero nuovamente nichilista, non credo che pensi di aver detto qualcosa. Ni chilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, ame interessa la nascita. Inoltre le ripeto che non si tratta della volont ma del desiderio e non si tratta dell'impossibile ma del reale.
"Tutto il lavoro di Aristotele è consistito nel concepire l'essere come l'essente." diciamo che Aristotele intanto non concepisce l'essere ma gli è stato donato da Parmenide, e quando lei dice che è un essente dovrebbe approfondire altrimenti non si può capire che come uno slogan e lei così starebbe facendo pubblicità e non filosofia. "essente" in che modo, come, quale il significato che Aristotele dà di questo termine... le do un suggerimento, l'essente in quanto è, fin tanto che è.
prima di Aristotele include nell'alveo dell'essere le diversità e tutte le determinazioni che Parmenide lascia fuori come opposte e non come il diverso, da qui nasce il parricidio.
sono fondamentali per capirsi, altrimenti sono tutte parole vuote, vuoto è l'astratto che lei adopera come una clava e invece è fondamentale come opposto di concreto a formarne la struttura del divenire e dell'essere.
è appunto ciò che di più efficace è del nichilismo e che quindi lei esprime in ogni suo concetto. Anche e soprattutto quando mi chiede di essere più concreto e non si avvede che è appunto la sua posizione dell'astratto dell'astratto che le provoca questo desiderio, il concreto appunto.ma il nichilista che dice di essere più conctreti è nuovamente in contraddizione pur cercandola in continuazione.
"Aristotele intanto non concepisce l'essere ma gli stato donato da Parmenide" Si tratta di una scatola di cioccolatini? Comunque non ho solo scritto "Tutto il lavoro di Aristotele consistito nel concepire l'essere come l'essente" ho scritto anche altre cose subito dopo che forse ha saltato. Concepire l'essere come l'essente vuol dire sostanzializzarlo, l'ho scritto dopo. Inoltre se lei lo sa gi perch me lo chiede? Non mi interessano i suggerimenti ma la discussione. Inoltre le ripeto che il riferimento ad Aristotele non per dire che cosa pensava Aristotele o per dire chi ha donato cosa a chi, ma si tratta di punti in costellazione che alimentano l'argomentazione che si sta sostenendo.
Inoltre non mi interessa la filologia ma la filosofia. "Queste cose che le dico sono fondamentali per capirsi, altrimenti sono tutte parole vuote, vuoto l'astratto che lei adopera come una clava e invece fondamentale come opposto di concreto a formarne la struttura del divenire e dell'essere". Qui non so davvero di che cosa sta parlando, cos' fondamentale per capirsi? chi lo stabilisce? cos' che bisogna capire? Mi dia i riferimenti, sono aperto alle domande. Mi interessa la discussione, ci vuol dire mettere in discussione ci che si d per scontato.
Poi lei mi parla di struttura e di essere e divenire, a me interessa il punto di cedimento di questa struttura e il punto di crisi della dialettica essere-divenire. "astratto o estratto appunto ci che di pi efficace del nichilismo e che quindi lei esprime in ogni suo concetto. Anche e soprattutto quando mi chiede di essere pi concreto e non si avvede che appunto la sua posizione dell'astratto dell'astratto che le provoca questo desiderio, il concreto appunto.ma il nichilista che dice di essere pi conctreti nuovamente in contraddizione pur cercandola in continuazione" Qui non so davvero di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Il desiderio non qualcosa che viene provocato ma qualcosa che ci attraversa. Non dia per scontato il desiderio. Esso ci che concresce dentro di noi ed legato alla lacuna di cui lei parlava molto precisamente, poi per si allontanato molto dagli argomenti.
Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Poi lei mi dice che sto cercando qualcosa, ma non di che cosa parla, non si tratta di un cercare ma di una descrizione intorno ad una lacuna che lei stesso ha indicato molto precisamente.
Infine non le ho mai scritto di essere pi concreto, si tratta di qualcosa che ha scritto lei, inoltre non ho mai scritto che quello che scrivo io concreto mentre quello che scrive lei astratto. Ci sono vari livelli di astrazione, a me interessa la descrizione. Se a lei non interessa rispetto la sua scelta, non le sto dicendo che a lei deve interessare per forza quello che interessa a me.
che si sta piano piano avvicinando agli argomenti che valgono.
quando lei mi chiede di essere più preciso significa che lei sa, intanto cosa sia la precisione e che la precisione è il concreto, contrariamente sarebbe nuovamente contraddittorio.
"ma vedo con piacere che si sta piano piano avvicinando agli argomenti che valgono" E il valore degli argomenti chi lo stabilisce? Lei? Gli argomenti che valgono sono quelli che dice lei? Per quanto mi riguarda ci possono essere degli incroci fra quello che interessa a me e quello che interessa a lei. La sua indicazione della lacuna uno di questi. La precisione il concreto quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Inoltre non si tratta di un supposto sapere ma della discussione. Il riferimento alla precisione riguardava il non allontanarsi dagli argomenti che si sta discutendo per esempio appiccicando delle etichette a chi sta discutendo con noi. A me interessa la discussione, se per lei la discussione non vale, rispetto la sua scelta. Grazie per i suoi interventi.
Senza che lei per forza si arrabbi, ma non era lei che mi diceva che non si poteva esprimere con le parole ciò che era il pensiero di un Platone o di un Aristotele ? Lei nuovamente è contraddittorio, ma badi che lo è sempre quando vuole per forza e non per ragione negare qualche cosa.
"A proposito senza che lei per forza si arrabbi" Non so di che cosa sta parlando, non mi sono mai arrabbiato con lei, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. "non era lei che mi diceva che non si poteva esprimere con le parole ci che era il pensiero di un Platone o di un Aristotele ?" Non ho mai scritto una cosa del genere, questo qualcosa che ha scritto lei, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Poi riguardo al suo riferimento alla forza non so di che cosa sta parlando e non so di che negazione parla. Per quanto riguarda la ragione, mi interessa in rapporto a ci che non ragione. Comunque riguardo ad Aristotele le ripeto per l'ennesima volta che il riferimento ad Aristotele non per dire che cosa pensava Aristotele, ma si tratta di punti in costellazione che alimentano l'argomentazione che si sta sostenendo.
Che cosa pensava Aristotele, ovvero l'interpretazione di Aristotele, ovvero la filologia in questo momento non mi interessa, mi interessa la filosofia. In filosofia i riferimenti ad altri autori non sono per dire che cosa questi autori pensano ma sono punti in costellazione che alimentano la rete argomentativa che si sta sostenendo. Questo non vuol dire uscire o opporsi all'interpretazione, ma si tratta del punto di cedimento dell'interpretazione e della comprensione. Si tratta del'articolo "la nevrosi dell'interpretazione e della comprensione" Forse non l'ha letto.
Comunque c' un riferimento anche nell'articolo che sta commentando, dal quale si sta allontanando."Ci sono due modi di leggere Aristotele: il primo consiste nel cercare di comprendere ci che Aristotele pensava, il secondo riguarda lincorporazione del testo, il quale pu diventare vitale e porre problemi politici nel presente. Aristotele contemporaneo". Grazie per i suoi interventi.
Significherebbe appunto che stiamo leggendo Aristotele, e cosa al dunque che sia diverso dal suo pensiero ? Il fatto che lei insista con la filologia mi fa pensare solo che lei ne è esperto più di me, altrimenti come l'esposizione a definirne una ragione che limiti il mio campo d'azione ? In verità il suo è solo un modo per limitare la mia di azione, ma guardi che questo inutile tentativo è bene per gli stolti e non per chi intellige come me. Senza che per questo si arrabbi.
Se lei insiste a voler definire la filosofia come quel guardare oltre le cose, beh, le assicuro che quello non ė il campo della filosofia, ma quello della magia o fede, fede appunto nell'altro, e come "questo" è si quel l'altro inesistente, mentre come altro esiste, eccome, ma è qui fra noi già da sempre. Sarebbe un poco come il gioco della moneta, testa o croce... Si, lei crede fin tanto che la moneta non si ferma a testa o a croce, ma io le dico che c'è testa e croce indipendentemente da quello che lei può o non può credere.
"Se ci fossero due modi di leggere Aristotele significherebbe appunto che stiamo leggendo Aristotele, e cosa al dunque che sia diverso dal suo pensiero ? Il fatto che lei insista con la filologia mi fa pensare solo che lei ne esperto pi di me, altrimenti come l'esposizione a definirne una ragione che limiti il mio campo d'azione ? In verit il suo solo un modo per limitare la mia di azione" Qui davvero non di che cosa sta parlando, non mi interessa limitare il suo campo d'azione, mi interessa la discussione. Il riferimento alla filologia riguarda leggere aristotele per interpretarlo e risolversi in questo aspetto, che a me non interessa, ma non sto dicendo che quello che fa lei, ma se quello che fa lei rispetto la sua scelta. Non sto dicendo che la filologia non importante ma sto sostenendo che in questo momento non mi interessa.
"ma guardi che questo inutile tentativo bene per gli stolti e non per chi intellige come me" Questo riguarda proprio uello che le dicevo riguardo all'aggressivit del risolversi nel proprio giudizio. Lei quello che intellige mentre quelli che non dicono quello che si vorrebbe sentirsi dire sono degli stolti. A me interessa proprio questa stupidit, che mette in discussione una postulata o autoproclamata intelligenza senza argomentazioni.
A me interessa la discussione e la tenuta della rete argomentativa che si sta sostenendo, se a lei non interessa, rispetto la sua scelta. "Senza che per questo si arrabbi" Non so di che cosa sta parlando, non mi sono mai arrabbiato con lei.
"Se lei insiste a voler definire la filosofia come quel guardare oltre le cose" Non ho mai scritto una cosa del genere, questo quello che scrive lei, non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Inoltre per quanto riguarda la fede sono in una posizione agnostica e di apertura verso la fede se con ci si fa riferimento al mistero, ovvero che non-tutto riducibile all'interno di una struttura logica. Il gi da sempre un'astrazione troppo grande per me, non la seguo, si tratta di una supposizione. Inoltre per porre un esiste bisogna anche poterlo costruire, cio saper trovare dov' questa esistenza.
...senza argomentazioni e autoproclamata lo presuppone lei, autoproclamandosi, contraddittorio come ogni azione che vuole negare.
"Sarebbe un poco come il gioco della moneta, testa o croce... Si, lei crede fin tanto che la moneta non si ferma a testa o a croce, ma io le dico che c' testa e croce indipendentemente da quello che lei pu o non pu credere" Si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto, se s, mi dia i riferimenti. Non so a cosa si riferisce.
"A me interessa proprio questa stupidit, che mette in discussione una postulata o autoproclamata intelligenza senza argomentazioni" Questa frase era riferita a questa frase "guardi che questo inutile tentativo bene per gli stolti e non per chi intellige come me" Non si tratta di una presupposizione o di un'autoproclamazione, ma di qualcosa che ha scritto lei. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Per quanto riguarda le azioni che voglio negare non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Si sta allontanando molto dagli argomenti. L'articolo era "la filosofia non un sapere umanistico".
che "non esiste"non si può o nel mio linguaggio, il linguaggio della verità, è contraddittorio, in quanto lei dice, negandolo con la sua opposizione, e solo per ciò esiste, ciò che non esiste è il contenuto di quello che vuol dire.
Riguardo alla stupidit, all'interesse e alla lacuna si tratta di termini che erano in un contesto che si attraversato. Il significato un effetto della catena dei significanti.
Alla prossima e non si arrabbi ( dicono che faccio arrabbiare e di ciò non voglio assolutamente fare nulla, poiché il fare ė del nulla)... :-)
"Che "non esiste" non pu costruire, che esiste non c' assolutamente bisogno di costruire per come l'immediatoche "non esiste"non si pu o nel mio linguaggio, il linguaggio della verit, contraddittorio, in quanto lei dice, negandolo con la sua opposizione, e solo per ci esiste, ci che non esiste il contenuto di quello che vuol dire" Qui davvero siamo su un piano troppo alto per me, non la seguo, non so di che cosa sta parlando. Il suo linguaggio che quello della verit? Per quanto mi riguarda il linguaggio non una propriet ma una casa comune. L'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Quando dice che nego, non so di che cosa sta parlando, mi dia i riferimenti, sia pi preciso.
"non si arrabbi" Non so di che cosa sta parlando, non mi sono mai arrabbiato con lei. Inoltre la disputa non mi interessa, mi interessa la discussione.
La verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela. La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione.
"Lo sbaglio della scienza tradizionale consiste nell’implicare che il pensato sia a immagine del pensiero, cioè che l’essere pensi." Se c'è lo sbaglio presumo che lei conosca il giusto, me lo dica allora.
Non si tratta del dualismo giusto-ingiusto ma del punto di crisi di questa dialettica. Non posso decidere da solo cos' giusto. La giustizia si fa effettivamente in rapporto agli altri. Questo si lega al riferimento alla discussione; se ne pu discutere riguardo a ci che giusto. Non si tratta semplicemente di una conoscenza ma di uno stare insieme fattivo che non si risolve nelle regole che vengono decise con le quali si pretende di stabilire ci che giusto. Le regole sono importanti ma si tratta di non risolversi in queste regole. La festa legittima in modo immanente.
Ma il problema sta in ciò che è e lei non può ora sottrarre e con retorica, appena dopo aver detto appunto cosa è sbagliato, forse è lei che ha sbagliato a dire che è sbagliato? Mi illumini allora su ciò che è corretto, altrimenti si corregga o infine taccia. Capisco che lei non voglia cadere nel dualismo, ma non è ciò che vuole, è ciò che è, e non volere cadere nel dualismo è dualismo.
"La giustizia si fa effettivamente in rapporto agli altri. Questo si lega al riferimento alla discussione; se ne pu discutere riguardo a ci che giusto" "si tratta di uno stare insieme fattivo e di una festa legittima in modo immanente" Forse aveva saltato dei passaggi. Glieli ho riportati. "Capisco che lei non voglia cadere nel dualismo, ma non ci che vuole, ci che , e non volere cadere nel dualismo dualismo" Non ho mai detto di non voler cadere nel dualismo, si tratta di qualcosa che ha scritto lei, non ho mai scritto una cosa del genere, sia pi preciso, mi dia i riferimenti. Non si tratta di uscire da questa dialettica o di opporvisi ma si tratta del punto di cedimento di questa dialettica. Infine Si tratta di intendersi sullo sbagliare, l'errore un'apertura, apre all'interrogazione. Non si tratta di opporsi allo sbaglio che ho indicato ma del punto di crisi di questo sbaglio.
Si tratta sempre dell'articolo "la filosofia non un sapere umanistico" forse non l'ha letto. "La filosofia che ama la tradizione ma che non interpretazione della tradizione non si contrappone semplicemente a quello che stato esposto in queste poche righe, ma legata alla consapevolezza di un sapere differente che mette in discussione un'unilateralit del pensiero che riduce la complessit del reale. Ci implica che ci sono due modi di leggere Aristotele: il primo consiste nel cercare di comprendere ci che Aristotele pensava, il secondo riguarda lincorporazione del testo, il quale pu diventare vitale e porre problemi politici nel presente. Aristotele contemporaneo"
"Lo sbaglio della scienza tradizionale consiste nellimplicare che il pensato sia a immagine del pensiero, cio che lessere pensi." Riguardo alla frase che lei riporta si tratta della non coincidenza fra pensiero e pensato. Si tratta di uno dei passaggi precedenti Si tratta della non coincidenza fra parole e cose. "Il tavolo non sa nulla del suo essere differente dal camino o da qualsiasi altro oggetto, non sa di esistere, siamo noi che parliamo della sua esistenza. Questo non significa che noi col pensiero possiamo cogliere sempre soltanto le relazioni fra gli elementi dellessere concependoli come un nucleo oscuro in s esistente, bens che noi solo attraverso la categoria di relazione possiamo giungere alla categoria di cosa. Lessere non pensa. La Cosa impensabile. Le cose non coincidono con ci che noi pensiamo sulle cose.
...mi è simpatico e debbo dire che, se non fosse per il suo linguaggio oracolare, quello che scrive ha un senso quando la "cosa" che dice è appunto il tutto e allora noi non possiamo solo se è quello che vogliamo ma già da sempre siamo quello che pensiamo. Quando appunto parla di non coincidenza del pensiero con la cosa è nel campo del voluto e come tale è una sua interpretazione.
"se non fosse per il suo linguaggio oracolare" Non si tratta del mio linguaggio, il linguaggio non una propriet ma una casa comune. Sono aperto a qualsiasi domanda. Davvero per lei gi da sempre siamo quello che pensiamo. Lei coincide con quello che pensa? Lei risolto da quello che pensa? "Quando appunto parla di non coincidenza del pensiero con la cosa nel campo del voluto e come tale una sua interpretazione" Non si tratta di rinunciare alla volont di comprendere, ma si tratta del non risolversi in questa volont. Si tratta di un punto di crisi che drammatizza la dialettica volont di comprendere-dissoluzione. Non si tratta dell'interpretazione, che in questo momento non mi interessa, ma di una descrizione intorno ad vuoto.
"quello che scrive ha un senso quando la "cosa" che dice appunto il tutto" E il senso chi lo stabilisce? Lei? Il senso non qualcosa di stabilito prima da lei al quale ci si deve adeguare? A me interessa il punto di cedimento del senso, mi interessa l'incontro, il quale non risolto dalla costruzione del senso.
"gi da sempre siamo quello che pensiamo" Il gi da sempre ad un livello di astrazione troppo alto per me, non la seguo. Si tratta di una supposizione. "Davvero per lei gi da sempre siamo quello che pensiamo." Al posto del punto ci va un punto di domanda, era una domanda.
La supposizione può essere che dal nulla veniamo, ma come tale appunto è una supposizione, infatti se non vogliamo supporre ma mostrare la verità allora, data questa come incontrovertibile , non possiamo che essere eterni.
...ciò che, per ogni cosa, è il nulla, poiché se non siamo eterni, allora il suo opposto è il nulla, dell'esistere.., per un inizio dell'esistenza ci vuole una generazione dal nulla appunto, non vi sarebbe altrimenti né generazione né inizio. Questa, dell'inizio, è una supposizione, non l'eterno, che nega l'eterno e come negazione dell'eterno è già da sempre autonegantesi, in quanto, come diceva giustamente Aristotele, dalla contraddizione non si genera nulla, figuriamo se può generarsi un inizio..
" Vede Cartella la supposizione pu essere che dal nulla veniamo, ma come tale appunto una supposizione, infatti se non vogliamo supporre ma mostrare la verit allora, data questa come incontrovertibile , non possiamo che essere eterni" Davvero basta che lei dica che una cosa la verit perch sia la verit. Lei ha la verit e la mostra? Poi nel commento successivo, si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, non so a cosa si riferisce. La verit qualcosa che si pu possedere totalmente? Per quanto mi riguarda la verit c. Essa non ha contenuto, non rappresentazione, non una verit oggettiva o oggettivata, ma c. Essa uno spostamento di posizione, un effetto di spostamento ed legata al niente di rappresentabile. La verit la si pu dire solo a met. Non si pu entrare a piedi pari nella verit, la verit non come stanno le cose; essa si vela e si disvela.
La verit qualcosa che sentiamo come vero ma che non riusciamo a dire o a rappresentarci, ma orienta i nostri tentativi di significazione.
Inoltre se per eterno si fa riferimento a ci che nelle azioni che di volta in volta compiamo scivola di piano in piano, ovvero a ci che irriducibile alla realizzazione e alla costruzione di s, allora questo non realizzato la nostra piccola eternit.
Inoltre le ripeto che non mi interessa la dialettica eterno-nulla ma il punto di cedimento di questa dialettica. Questo non vuol dire opporsi o uscire da questa dialettica. Si tratta dell'irriducibilit all'aspetto linguistico. Visivo e linguistico stanno insieme ma si elidono.
Poi sull'inizio bisognerebbe intendersi, perch l'inizio che non si risolve in una tensione finalistica un'inizialit che non si riduce ad una realizzazione nel giudizio.
ciò che si mostra non lo dico io, lei o chiunque altro , il ciò di cui si mostra, si mostra per quello che è, è il manifesto, il fainesthai. Io non ho la verità come non ho Cartella o Alessandro, ma Cartella, Alessandro e la verità si mostrano, appaiono e questo apparire è la testimonianza della verità che è l'apparire dell'esser sè dell'essente e non il suo esser l'altro, il contrario (l'opposto) è l'errore cioè la non-verità. Quando lei dice che le interessa il punto di cedimento della dialettica dice qualcosa ma di quel qualcosa non mostra nulla e allora di nuovo le indico il suo errore poiché del mostrato o mostrabile bisogna mostrare, altrimenti sono parole vuote o peggio contraddizioni. Dire che il dire e il vedere si elidono è appunto nuovamente dualismo, ovvio che se per l'esser sè dell'essente non è il suo altro la vista si oppone al dire.
Il visivo e il linguistico stanno insieme e si negano o sono l'uno l'opposto dell'altro (.... il suo si elidono) è appunto dialettica. Adesso mi mostri il punto di cedimento di questa dialettica o rientri con tutti noi nella dialettica. Non basta. le ripeto dire che le interessa questo punto di cedimento, è lì che Cartella non ci siamo: anche a me può interessare Dio , ma faccio professione di fede e non filosofia a mostrare il mio interessamento per Dio fin tanto che non le mostro Dio e più propriamente fin tanto che Dio non si mostra per quello che è e non per il suo altro da sé, incontrovertibile appunto.Dio è morto proprio perché non è riuscito ad essere ciò che al dunque ha voluto essere e non è stato.
"Vede Cartella ciò che si mostra non lo dico io, lei o chiunque altro , il ciò di cui si mostra, si mostra per quello che è, è il manifesto, il fainesthai" Niente è se non nella misura in cui si dice che è. Le ripeto che non si tratta di uscire o di rientrare nella dialettica e nemmeno di opporsi a questa dialettica. Si tratta dell'irriducibilit a questa dialettica. A me interessa far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare. Non so che cosa lei continui a mostrare. Non so di che cosa sta parlando. Non la seguo. Se dice che c'è qualcosa che si mostra è lei che lo dice o lei parla in nome di qualcun altro? Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov'è questa contraddizione. Dire che visivo e lingustico si elidono non vuol dire che sono in contrapposizione, ma vuol dire che sono irriducibili l'uno all'altro.
"Il visivo e il linguistico stanno insieme e si negano o sono l'uno l'opposto dell'altro" Questo è quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere, sia più preciso, mi dia i riferimenti. Se a lei interessa mostrare, anche se non so che cosa, faccia pure, rispetto la sua scelta, non mi deve mica per forza interessare quello che interessa a lei. A me interessa far vedere anche ci che non si pu semplicemente mostrare. Non si tratta di opoorsi o di uscire dal mostrare ma dell'irriducibilità a questo mostrare. Grazie per i suoi interventi.
contraddizione, poiché oltre il mostrabile c'è il nulla come nihil absolutum, che è appunto indimostrabile e non mostrabile, quindi anche non vedibile. l'opposto è appunto Cartella l'irriducibile del sé all'altro del sé, cosa sarebbe altrimenti? mia domanda retorica naturalmente.
"contraddizione, poich oltre il mostrabile c' il nulla come nihil absolutum, che appunto indimostrabile e non mostrabile, quindi anche non vedibile. l'opposto appunto Cartella l'irriducibile del s all'altro del s, cosa sarebbe altrimenti? mia domanda retorica naturalmente" Non si tratta di andare oltre il mostrabile in un superamento o di opporsi al mostrabile o di uscire dal mostrabile ma dell'irriducibilit al mostrabile, si tratta di non risolversi nella costruzione del s e dell'altro del s, che non vuol dire opporsi a questo. Si tratta dell'aspetto visivo che non risolvibile nell'aspetto linguistico, che non vuol dire che sono in contrapposizione. Non tutto ci che visibile dicibile e non tutto ci che dicibile visibile. Vi un'insufficienza del giudizio, altrimenti farei coincidere quel corpo che mi sta di fronte con il mio giudizio senza spazio senzadiscussioni, mi ergerei a giudice e gli altri mi dovrebbero per forza ascoltare se non ci sar la punizione.
Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione.
La opposizione non l'irriducibilt, l'opposizione implica una negazione. Come le ripeto non si tratta di negare ma di lasciar agire un aspetto differente e pi esitante dell'aspetto decisionista. Se ci si risolve in quest'ultimo aspetto non vi esitazione a dare un giudizio e non c' spazio per la discussione.
Riguarda ogni aspetto del reale, non è la sola parola, è anche la parola, che è un momento della realtà. Sicuramente Cartella non basta dire e direi che è per questo che ad ogni sua proposizione in tal proposito non mi spingo oltre che nel mostrare continuamente dove si contraddice... Poiché mostrare include anche il trovare, come ogni suo predicato.
"Sicuramente Cartella non basta dire e direi che per questo che ad ogni sua proposizione in tal proposito non mi spingo oltre che nel mostrare continuamente dove si contraddice" Davvero basta che lei dica che c' contraddizione perch ci sia contraddizione? Inoltre non so che cosa lei continui a mostrare. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione. Per lei per mostrare una contraddizione basta dire di aver mostrato che c' contraddizione? Davvero pensa queste cose?
Quando si sente parlare di realt non si pu che prendere atto che ci si trova di fronte a un dire. Ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso.
Che è realtà.
Le sue contraddizioni si mostrano e logicamente e immediatamente, non è la mia interpretazione che le può far apparire tali.
"Non confonda l'apparire con l'interpretazione Cartella" Non so di che cosa sta parlando, non so davvero a cosa si riferisce, mi dia i riferimenti sia pi preciso. Inoltre per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c' contraddizione. L'immediatezza sempre una seconda immediatezza perch frutto di un processo di apprendimento. A me interessa ci che si sottrae alla logica nella logica stessa. "non la mia interpretazione che le pu far apparire tali" Questo vuol dire che basta che lei dica che c' contraddizione perch ci sia contraddizione? Davvero pensa questo?
Dicendo che il discorso realt non si pu che prendere atto che ci si trova di fronte a un dire. Ogni realt si fonda e si definisce in base a un discorso.
insisto un attimo con lei, il discorso non è affatto la base della realtà, forse è la base della sua realtà, cosa diversa dalla realtà, ma anche il discorso e il linguaggio sono parti dell'apparire, non mi dirà per caso che lei quando nasce fa discorsi vero ? eppure sa che vede ? e la sua seconda immediatezza presuppone appunto una prima immediatezza, sempre nell'orizzonte dell'apparire.
La realt di fonda e si definisce in base a un discorso non vuol dire che il discorso sia tutto. Sia tratta dell'irriducibilit del visivo nel linguistico. Il riferimento alla seconda immediatezza era per dire che linguisticamente si tratta sempre di una seconda immediatezza. Il contenuto linguistico di questa immediatezza non secondario (non si tratta del primario e del secondario) e non ho mai detto di non avere anchio la mia ontologia. Anche il discorso che sto facendo qui una costruzione con un contenuto, ma una costruzione consapevole che confida che ci che si sta dicendo faccia sedimentare quel vago senso di perdita che ci accompagna e che non va risolto. Questo senso di perdita siamo stati formati a risolverlo. Il suo riferimento alla nascita molto preciso, in quanto indica l'irriducibilit all'aspetto costruttivo dei propri discorsi. Si tratta dell'immagine in quanto tale, del vuoto dell'immagine intorno al quale girano i nostri discorsi. Grazie per il suo intervento.
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(103)Una riflessione sul contratto masochista come espressione non soltanto della necessità del consenso della vittima, ma anche del dono della persuasione, la spinta pedagogica e giuridica mediante la quale la vittima educa il proprio carnefice
Una riflessione che parte dal gioco del fare l'amore per parlare della leggerezza e della distrazione come inestricabilmente legate in un vincolo di opposizione alla pesantezza della vita quotidiana e usate come strumento protettivo
Una digressione del filosofo Alberto Cartella sul degradarsi del processo educativo, allorché all'aspetto linguistico non sa porre accanto anche il preminente aspetto visivo, quello legato alla necessità dell'incanto, ossia l'infanzia nello sguardo
ID31757 - 10/05/2013 11:21:38 - (Dru) - premetto che qualche sforzo qui lo noto
Anche se le note che cadono neo si aggiungono nelle classificazioni aristoteliche appunto sono il movimento o physis che, dato che Aristotele è un grande folle, deve in qualche modo giustificare nella dialettica delle opposizioni, dialettica inaugurata proprio da lui con il principium firmissimum.. ma non vorrei qui approfondire e tergiversare , andiamo su alcune sue lacune:"Lo sbaglio della scienza tradizionale consiste nell’implicare che il pensato sia a immagine del pensiero, cioè che l’essere pensi." è pensiero nuovamente nichilista, poiché la scienza tradizionale non sbaglia se non conseguentemente a ciò che lei Cartella ritiene giusto e quindi è una sua volontà e come tale impossibile.