13 Maggio 2013, 07.57
Idro Treviso Bs Valsabbia
Altri orizzonti

Lo sport oltre l'handicap

di Ubaldo Vallini

Praticare sport dopo aver subito delle menomazioni anche fortemente invalidanti? Si può. I ragazzi di Active sono stati al Perlasca di Idro per parlarne


«Il nostro principale obiettivo, che è anche il nostro impegno più importante, è di fare in modo che altri ragazzi come noi, vittime di incidenti invalidanti e disabilità gravi, ritornino ad una vita serena grazie allo sport» ci ha detto Marco Colombo, che di Active è presidente e principale promotore.
Prima di tutto è necessario fare prevenzione per evitare che gli incidenti avvengano, ma succedono.
E allora è importante anche sapere che si può vivere pienamente lo stesso.
 
Marco Colombo, Luca Flocchini e Ivano Boriva nei giorni scorsi hanno intrattenuto i ragazzi del Perlasca di Idro raccontando quello che a ciascuno di loro è successo e la strada intrapresa per andare oltre.
E siccome non c'è niente di meglio che provare, per capire le cose, ecco allora che hanno portato tutti in palestra, a turno, ad utilizzare la sedia a rotelle per giocare a basket.

Un'esperienza illuminante per molti dei ragazzi.
A spiegare come si fa a giocare, ma anche a riemergere nel segno dello sport dopo il dramma di aver perso l'uso delle gambe, soprattutto Ivano Boriva, che abita ad una manciata di chilometri dalla sede di Idro dell'Istituto superiore della Valle Sabbia, a Treviso Bresciano.
 
Nel 1980 Ivano aveva 17 anni e faceva il tornitore all'Ivars quando ha subito l'incidente che l'ha messo su una sedia a rotelle: «Era l'ultimo giorno di ferie, non mancava molto alla mezzanotte e stavamo salendo la strada che da Vestone portava a Casa - ricorda -. Il mio amico che era alla guida si è addormentato e la 500 si è ribaltata, ci sono rimasto sotto, schiacciato e bruciato, ci ho messo due mesi interi solo per capire che le gambe non funzionavano più».
Dopo anni di degenza da un ospedale all'altro Ivano ha cercato a lungo lavoro: «Mi dicevano di si tutti quanti, ma non mi chiamavano mai».
Fondamentale, per venirne fuori, il sostegno della famiglia e degli amici che non l'hanno mai abbandonato.
 
E dello sport: basket, tiro con l'arco, soprattutto il tennis che l'ha portato a partecipare a tornei a livello europeo, quando i tennisti su carrozzella in tutta Italia non erano più di 50 e lui è arrivato ad occupare il posto numero 70 nella graduatoria mondiale.
«Ora in Italia siamo in 200 - ci dice -. Ogni volta che con la nostra testimonianza riusciamo a convincere qualcuno a provarci siamo felici».

 


Commenti:
ID31882 - 13/05/2013 09:20:05 - (Porsenna) - una giornata "diversa"

è stato davvero molto molto bello, ciao a tutti amici del polivalente!!!

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