Prendendo spunto dall'ultima lettera inviata da un soldato al fronte ai suoi familiari, i volontari del Museo Reperti Bellici di Capovalle hanno ricavato un testo teatrale. Domenica sul monte Stino la prima
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Domenica 21 luglio, in occasione della festa degli Alpini sul Monte Stino, il Museo Reperti Bellici di Capovalle, metterà in scena la rappresentazione teatrale “Io qua sento il rumore del cannone”.
Uno dei volontari, Luca Agosti, molto appassionato delle vicende della Prima guerra mondiale, nell’ambito del progetto “Salviamo la memoria”, ha iniziato delle ricerche sui combattenti capovallesi, ed ha rinvenuto presso l’Archivio di Stato di Brescia una lettera vergata dal fante Nicola Righetti, nato a Capovalle nel 1893, partito per il fronte nel 1915. Questa sua ultima, breve e intensa lettera, che già da sola regala forti emozioni, scritta durante le cruenti battaglie per la conquista di Gorizia, è la testimonianza che ha ispirato Agosti nella stesura del testo teatrale.
«Si è pensato così – afferma Agosti –, di ricostruire le vicende di un uomo di montagna, costretto a lasciare le sue contrade, così prossime al “nemico”, per andare a combattere sul lontano e sconosciuto Carso. Basandosi sulla reale attività del nostro combattente e aggiungendo altre testimonianze, si è ottenuto un reale spaccato di vita vissuta in quel tragico periodo storico. La volontà di rendere fruibile il più possibile questa emozionante storia è sfociata nella riscrittura della vicenda in chiave teatrale».
Lo spettacolo sarà rappresentato domenica alle 15 (con replica alle 17) presso la cima del Monte Stino, nel cerchio di pietre che allora custodiva la cucina da campo dei soldati posti a difesa della zona. Sul palcoscenico all’aperto saliranno in veste di attori e narratori Alberto Taffelli, Edoardo Gazzina e Clelia Comensoli, accompagnati dalla chitarra di Marco Piccini e dalla voce di Ilaria Magli. A curare la supervisione teatrale Emanuela Battaglia; per la logistica Elena Silvestri.
«L’intento – conclude Agosti – è quello di creare così un’ideale ricongiungimento temporale, quasi a voler far tornare a casa la voce di quanti non ce la fecero, facendo risuonare le ultime parole del nostro protagonista direttamente sui suoi monti. Da non dimenticare la contemporaneità con la festa alpina, che lo stesso giorno si terrà sul medesimo monte, a poca distanza. Parallelismi storici e umani, con l’obbiettivo di “Salvare la memoria” per non dimenticare, affinché la storia non si ripeta».
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