«Non luogo a procedere»

Nell’udienza di ieri del processo a Marco Antonelli, il pubblico ministero Claudio Pinto ha formulato la richiesta di «non luogo a procedere e trasferimento in ospedale psichiatrico giudiziario» per il giovane di Gavardo, che un anno fa uccise i genitori.

Davanti al giudice Cesare Bonamartini, nel processo celebrato con rito abbreviato, è stato infatti illustrato il risultato dell'analisi condotta da Federico Durbano, medico del Fatebenefratelli di Milano indicato come perito dal tribunale. Secondo Durbano, in quegli istanti, il giovane era affetto da un grave disturbo della personalità di tipo schizzoide, dovuto all'uso prolungato di cannabinoidi e alcol, che gli ha causato una totale sconnessione dalla realtà.

Una tesi che collima con quella sostenuta dal consulente di parte, Sergio Monchieri, nominato dagli avvocati Cristina Lombardi e Marino Colosio, che difendono Marco Antonelli. I legali del ragazzo hanno richiesto per il loro assistito la «permanenza in una comunità terapeutica». La decisione finale potrebbe essere presa dal gup Cesare Bonamartini nell’udienza del 31 luglio, mettendo la parola fine alla vicenda giudiziaria del giovane gavardese, che tanto ha scosso per l’efferatezza del delitto la comunità di Gavardo.

Piero Antonelli e Alba Chiodi, marito e moglie furono uccisi nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2012 nella loro villetta a Gavardo, morti per soffocamento: prima storditi a calci e pugni, poi finiti con un sacchetto di plastica legato con un nastro adesivo intorno alla testa. I sospetti finirono subito sul figlio 27enne, per le tracce di sangue trovate nella villetta dell’omicidio che portavano dall’appartamento dei genitori a quella del figlio e altre tracce biologiche sui guanti usati per il delitto.

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