25 Luglio 2013, 07.25
Bione
Briciole di cultura

La fede e le antiche vie di alta quota

di Alfredo Bonomi

Sulle montagne di Bione c'è un luogo che ricorda il primo cristianesimo in Valle ed i percorsi di alta quota tra la Valle Sabbia e la Valle Trompia : questo è la chiesa romitorio di San Vigilio


E’ l’ultimo di una serie di santuari che costellano le montagne di Bione ed Agnosine, quali la Madonna delle Calchere, san Giorgio, San Rocco e San Bernardo; tutti sono uniti da un elemento e precisamente il vasto e bellissimo paesaggio che si gode da quei luoghi.
 
Lo sguardo del turista, intento a compiere una salutare passeggiata, o del fedele, mosso da un sentimento interiore di devozione, spazia dalle alture della Corna di Savallo alle vette ed ai poggi della Pertica alta, si posa più in basso nei borghi della valle.
Non mancano allo sguardo Provaglio e le montagne della Degagna e, in lontananza, le cime del Pizzocolo, per finire nell’azzurro del lago di Garda, con le compatte balze del Monte Baldo e le dolci alture delle colline moreniche.

In questo percorso montano, perché per giungere a San Vigilio ci vuole buon fiato e determinazione, la mente può correre ad un passato denso di fede e di storia, ma la vista registra gran parte del territorio valligiano.
La chiesa di san Vigilio è in una posizione particolare ed affascinante.

Circondata da una chioma di faggi, che nei tempi passati erano un provvidenziale riparo per le mucche e per le pecore al pascolo in caso di pericolose intemperie, domina una valle scoscesa interessata da antichi tragitti usati dai mandriani e dai commercianti della zona per raggiungere la valle Trompia e quindi Brescia.
 
La tradizione vuole che San Vigilio, il santo vescovo trentino amico di Sant’Ambrogio, martirizzato nel 405 d. C., alla cui intensa ed impetuosa predicazione si deve la conversione di molte popolazioni del Trentino e con ogni probabilità, dell’alta Valle Sabbia, si sia fermato qui di notte durante un viaggio apostolico di evangelizzazione della Riviera del Garda, della Valsabbia, e della Valtrompia; c’è chi sostiene che il santo vi abbia costruito un romitaggio più tardi sostituito dall’attuale costruzione.
 
Un dato è certo: questi monti, che ancora oggi ospitano tante chiesette, che noi percepiamo più come un contorno della valle che nella loro autonoma consistenza, nel corso del medioevo sono stati interessati da una fitta rete di percorsi con valenza economica e spirituale (basta pensare all’esperienza degli Umiliati che in questa zona, a partire dal 1200, ebbero la loro comunità di addetti alla lavorazione della lana ed alla preghiera) con frequenti scambi umani con la Valle Trompia.
E’ in questo quadro che vanno gustati l’austera e semplice architettura di San Vigilio ed il paesaggio circostante.
 
La tradizione della paternità dello stesso San Vigilio per questa chiesa è sempre stata radicata i quel di Bione, tanto che nel 1807 in una “Relazione†il parroco locale ebbe a scrivere «…Questo si vuole sia stata fabbricata per volere del santo ove sulla cima di un monte per tradizione si vuole ancora abbia avuto il santo stesso qualche dimora…».
 
Il complesso del santuario è ora costituito da tre ambienti.
Entrando dalla porta che si trova ad occidente, ci si trova in una stanza con un fuoco d’angolo, cioè in un luogo predisposto per i pellegrini di passaggio o per il religioso custode dimorante in loco.
A destra c’è una piccola stanza che fa proprio pensare a una dimora permanente.
A sinistra si entra nella chiesa che mostra la caratteristica architettura rustica tipica di molte chiese periferiche della fine del 1400 e dell’inizio del 1500.
Infatti la sua ricostruzione è documentata nel 1513.
 
In quell’anno ha pure avuto inizio la campagna decorativa che ha lasciato sulle pareti parecchi affreschi che raffigurano San Rocco, San Vigilio, La Madonna col Bambino in trono, San Vigilio ed un offerente ed altri soggetti deteriorati.

Interessantissimo un ex-voto.
L’affresco è riferito all’aiuto ricevuto da un certo «Zuan Maria di Abiade» da San Vigilio che l’avrebbe liberato dalle angherie dei Francesi durante l’occupazione di Brescia nel 1511.
Secondo alcuni studiosi sono opera di una bottega locale, operativa in quegli anni, che ha saputo unire una vena popolaresca agli influssi provenienti dal mondo artistico più avanzato della città.
 
Gli abitanti di Bione hanno sempre mostrato devozione verso questo santuario ed in determinate ricorrenze si spostavano processionalmente ed affrontavano l’impervio cammino per mantenere viva la tradizione.
Significativi, a questo riguardo, sono alcuni passi della «Relazione» stesa nel 1732 dal parroco di Bione: «…si va in processione una volta l’anno e si canta messa dal parroco nel giorno di S. Vigilio…. Nel giorno di San Nicola si dispensa un panettone a chi va in processione, nel giorno di San Vigilio si benedisce il pane e si dispensa per devozione, si dà un poco di vino ai poveri, elemosine dè legati antichi e del Comune», tutte le abitudini andate avanti sino al 1900.
Pare che l’ultima distribuzione di «pane taumaturgico» sia avvenuta nel 1936.
 
Oggi i pascoli che circondano la chiesa sono meno puliti e le vette appaiono meno snelle, attaccate dalla vegetazione sia per i mutamenti climatici in corso, sia per l’imporsi di una nuova economia; però mantengono intatto il loro fascino che merita una di quelle escursioni tra il piacevole ed il meditativo.
 
Alfredo Bonomi
 
Foto
- Cai Lumezzane
- Mario Benign
- Sito Comune di Bione
 


Commenti:
ID34284 - 25/07/2013 08:37:23 - (bob63) - ottima meta escursionistica

Oltre all'indiscutibile aspetto religioso condivido il fascino di questi luoghi, per chi conosce il posto e i sentieri resta sempre affascinato del paesaggio e come me' ci ritorna spesso, l'unica pecca divina e' la mancanza di una sorgente nei paraggi, pazienza.

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