Politiche giovanili e mondo adulto

Sabato 13, presso l’auditorium “Cecilia Zane” di Gavardo, si è tenuto il convegno “Politiche giovanili e mondo adulto”, organizzato dalla Comunità Montana di Valle Sabbia e dai Comuni di Gavardo e Vobarno.
Il fine di questo appuntamento è stato far dialogare mondi diversi: la politica, il sociale, le scuole, le aziende e gli oratori. Tali mondi, pur nella loro distanza, hanno un obiettivo comune: il bene dei giovani. A chi ci riferiamo, però, con il termine “giovani”?

Giovanni Campagnoli (responsabile di “Vedogiovane” e di politichegiovanili.it) ha aperto la conferenza cercando di fornirci una risposta in proposito. La televisione si riferisce al mondo giovanile dandogli una valenza negativa (si veda ad esempio l’abuso del termine “bullismo”). Campagnoli, invece, ha mostrato uno spaccato della realtà molto più realistico: i giovani sono coloro che si trovano di fronte a grandi problemi, come, per fare un esempio, la diffusione della droga, ma sono anche quei 40.000 volontari impegnati nelle Olimpiadi di Torino.

Campagnoli, inoltre, lancia un atto d’accusa al mondo adulto ritenuto incapace di dialogare con i ragazzi e, anzi, terrorizzato nel momento di dare loro risposte.
Capita ad esempio che le amministrazioni spendano per una rotatoria quanto investirebbero in dieci anni di politiche giovanili, e a questo riguardo qualche domanda il “mondo adulto” se la dovrebbe porre. La questione principale, però, riguarda gli stanziamenti messi a disposizione dalle istituzioni: in Italia spendiamo lo 0,1 % del PIL, mentre l’Europa spende il 2% ottenendo risultati migliori.

Mario Fappani (presidente di Solco Brescia) ha posto l’accento sull’importante ruolo delle cooperative sociali nel campo delle politiche giovanili. Il rapporto tra pubblico e no-profit, fino ad oggi, ha dato buoni risultati, ma Fappani è convinto che si possa fare ancora meglio. Lo stesso ha fatto notare agli amministratori come l’economicità non possa essere l’unico criterio con cui effettuare scelte.

Marco Piccoli (assessore alle politiche giovanili di Gavardo) e Paolo Barbiani (assessore ai servizi sociali di Vobarno) hanno riportato i risultati della loro esperienza nell’ambito dell’amministrazione locale.
Per la prima volta nella sua storia, Gavardo può vantare di un assessorato dedicato al tema centrale di questa giornata, il quale ha avuto il coraggio di investire risorse umane e finanziarie notevoli: la creazione del “Plateatrono”, uno luogo creato dai giovani per i giovani, e la sua fervente attività culturale ne manifestano i successi più evidenti.

Vobarno è un ambiente diverso, ma con problematiche simili: il comune offre attività sportive e spazi culturali; Barbiani, però, mette in rilievo il tentativo (attuato da poco) di andare incontro ai bisogni dei giovani, invitandoli ad essere protagonisti, portare avanti i propri progetti, diventarne i principali attori, gestire direttamente i propri spazi.

La scuola è una parte integrante della società, è la prima casa dei giovani: un luogo di confronto e di formazione, una palestra della vita.
Come rendere questa esperienza significativa? É la questione posta da Alfredo Bonomi, dirigente dell’Istituto di Istruzione Superiore di ValleSabbia “G.Perlasca” di Idro e Vobarno, una scuola totalmente integrata col territorio, che in questi anni ha assunto un’importanza vitale per tutta la Valle Sabbia.

Secondo Bonomi, la società non può considerare la scuola come un’isola, bensì come una parte integrante di sé: la scuola è relazione sociale nel contesto ambientale in cui è inserita e da esso non può prescindere; è per questo che la società deve investire in essa, per non rischiare di perdere esperienze e quindi idee.
Ciò dimostra che, quando le istituzioni credono fortemente in un piano, investendo seriamente in un progetto, ottengono risultati eccellenti.

Marco Mori (rappresentante Centro Oratori Bresciani) ha analizzato il rapporto tra politiche giovanili e oratorio. Lo Stato ha sempre riconosciuto all’oratorio un valore di formazione sociale, i due si sono sempre riconosciuti, ma sono andati ognuno per la propria strada; questa concezione andrebbe superata.
Gli stessi potrebbero scambiarsi informazioni e servizi, camminando insieme per raggiungere l’obiettivo comune: il bene dei giovani, che andrebbero messi nella condizione di riuscire ad esprimersi anche al di fuori dell’esperienza oratoriale. Per Mori non basta riconoscersi, insomma, ma costruire un rapporto con basi solide.

Tutti gli interventi della giornata hanno messo in evidenza anche le soluzioni ai problemi posti: maggiori investimenti, ma soprattutto un miglior coordinamento tra i diversi soggetti e, quindi, una migliore organizzazione.
Se ogni Comune è lasciato a sé stesso difficilmente riuscirà a raggiungere l’obiettivo in modo ottimale e questo è il motivo per cui diventa fondamentale il ruolo di raccordo della Comunità Montana

Alberto Zanetti

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