30 Gennaio 2014, 09.28
BLOG. L'angolo del filosofo

Divenire e realtà

di Alberto Cartella

L'analisi di ci che divenire, di quell'inquietudine che nasce dall'esperienza e produce coscienza ne post del giovane filosofo Alberto Cartella, pronto a rispondere ai dubbi e alle domande dei lettori appassionati di filosofia

 
È sufficiente che le nostre argomentazioni rispondano al criterio della non contraddittorietà? Riguardo alla possibilità, è sufficiente riferirsi alla possibilità logica?
 
In questo concetto ciò che importa è che non ci sia contraddizione, la quale è una condizione logica necessaria, ma tutt’altro che sufficiente a costruire la realtà del concetto, cioè la possibilità di un oggetto quale viene pensato mediante il concetto.
 
L'oggetto è l'entità che è una potenzialità di essere un componente del sentimento. Colui che sente è l'unità emergente dai propri sentimenti, e i sentimenti sono i dettagli del processo mediatore fra questa unità e i suoi numerosi dati. I dati sono le potenzialità del sentimento; cioè sono oggetti.
 
La coscienza presuppone l'esperienza, e non l'esperienza la coscienza. L'esperienza è la costituzione formale dell'entità reale. Il cambiamento è la descrizione delle avventure degli oggetti eterni nell'universo in trasformazione delle cose reali. L'essenza reale indica dove l'entità è, cioè la sua situazione nel mondo reale; l'essenza astratta omette la particolarità della sua situazione.
 
La continuità riguarda quello che è potenziale, mentre la realtà è incurabilmente atomica. La potenzialità effettiva è la realtà di ciò che è potenziale, componente effettivo di ciò che è reale.
 
Appartiene alla natura di un "essere" di essere una potenzialità di ogni "divenire". Questo è il principio della relatività. Non si può astrarre l’universo da nessuna entità reale o non reale, in modo da considerare quell’entità in completo isolamento.
 
Ogni qualvolta pensiamo a qualche cosa noi chiediamo: che cosa fa qui? In un certo senso ogni entità pervade il mondo intero. Il mondo reale è un processo e il processo è il divenire di entità reali. Il processo è l'eliminazione dell'indeterminatezza del sentimento dall'unità di esperienza soggettiva.
 
Il divenire non è l’andare e venire delle cose dal nulla, ma è un incremento creativo della novità. Il divenire è l’inquietudine.
 
Una entità reale non può essere descritta, nemmeno inadeguatamente, per mezzo di universali; perché altre entità reali entrano nella descrizione di una qualsiasi entità reale. Ogni cosiddetto universale è particolare, nel senso che è proprio quello che è, diverso da ogni altra cosa; ed ogni cosiddetto particolare è universale, nel senso che entra nella costituzione di altre entità.
 
Se per la teoria dell’articolo c’è qualche domanda da porre sono aperto a rispondere, essendo questo un blog.
 
Queste considerazioni sono state rese possibili anche dal guadagno di pensiero che ho ricevuto da processo e realtà del filosofo e matematico Alfred North Whitehead.
 


Commenti:
ID40782 - 30/01/2014 15:00:50 - (Dru) -

"La coscienza presuppone l'esperienza, e non l'esperienza la coscienza. L'esperienza è la costituzione formale dell'entità reale." Questa parte del discorso di Cartella, che per altro si deposita su un vasto pensiero che da Marx si sviluppa in tutte le discipline pone come il determinato della coscienza il corpo, l'esperienza appunto è la corporalità della coscienza la base senza cui non ci sarebbe coscienza, ma allora gli chiedo e così lo spingo a riflettere, come per la mente, che è determinata dal cervello e l'esistenza, dal lavoro (questo il concetto marxista di strutture e sovrastrutture) non si avvede il Cartella che proprio la parola determinazione è un prodotto della coscienza, si che è appunto insito nel concetto stesso di coscienza determinata dall'esperienza che è la coscienza a determinarlo ? La determinazione è analogamente principio di causalità, un principio di coscienza appunto si che è

ID40783 - 30/01/2014 15:01:59 - (Dru) -

la coscienza che impone (determina) al realismo, all'esperienza, di dire che è determinata.

ID40784 - 30/01/2014 15:07:13 - (Dru) -

scusate con la fretta ho scritto ...l'esistenza,... che andava senza virgola ma devo fare altro , spero si capisca almeno il senso di quanto esprimo... che la contraddizione di pensare che sia il mondo materiale che produca la coscienza sta nel concetto appunto di produzione o determinazione o causa effetto che è un concetto proprio della coscienza, si che ogni apparire è coscienza e non altro da essa e dire che un mondo è e produce indipendentemente una coscienza è contraddizione.

ID40791 - 30/01/2014 19:12:41 - (Alberto Cartella) -

"non si avvede il Cartella che proprio la parola determinazione un prodotto della coscienza". La parola determinazione l'ha introdotta lei. Se l'esperienza presupponesse la coscienza, l'esperienza sarebbe risolta dalla coscienza. Si tratterebbe di risolvere ci che non sta alla determinazione. Nell'esercizio per la conoscenza si va a leggere e quindi a riconoscere e a determinare ci che abbiamo davanti. Ma simultaneamente a questo non altrettanto importante il luogo in cui vado a ritrovare il mio incanto? L'incanto fin da bambini e non nient'altro che l'infanzia dello sguardo che non lo sguardo infantile, non lo sguardo del bambino. Si tratta proprio della non risoluzione di quel punto che mi fa sprofondare in ci che sto facendo senza farmi coincidere con ci che sto facendo. Altrimenti quando sto facendo qualcosa sono schiacciato dal dover fare altro.

ID40792 - 30/01/2014 19:20:52 - (Alberto Cartella) -

Il mondo materiale qualcosa che ha introdotto lei. Ha trovato una contraddizione che ha inserito lei.

ID40793 - 30/01/2014 19:22:27 - (Dru) -

"L'oggetto è un'entità che è una potenzialità di essere un componente" indica la strada del nichilismo tale che una cosa può essere ma può anche non essere quando non è, questa è la potenza delle cose o realtà sulla loro certezza, la certezza del pensato. Noi pensiamo il calar del Sole ma se il Sole non cala il nostro pensiero del Sole che cala in potenza, in atto non esiste, si che pensiamo contraddittoriamente secondo l'identità di certezza e verità quell'evento poteziale che negherà ciò che la non realizzazione negherà in atto, l'esperienza pregiudica della certezza il suo contenuto veritativo. Ma chiediamoci, esiste in potenza ciò che solo potenzialmente pensiamo o non esiste ? Si che se non esistesse dobbiamo concludere che pensiamo nulla, mentre d'altra parte anche l'atto del pensiero che esiste come potenza è un qualcosa, non è un nulla, qualcosa di

ID40794 - 30/01/2014 19:28:00 - (Dru) - Si Cartella

"Determinazione" l'ho inserito io ma lei isciolga diversamente il problema indicato nella parola "presuppone" dell'esperienza come base di coscienza, non può fare altro che nuovamente cadere nella coscienza che non può essere per questo presupposta da alcunché, questo è il problema che ogni esperienza non vede di sé.

ID40795 - 30/01/2014 19:33:58 - (Dru) -

... ID40793 essenzialmente identico all'esperienza.

ID40796 - 30/01/2014 19:37:44 - (Dru) -

Che la coscienza presupponga l'esperienza è lei a dirlo , no, il contenuto di ogni essente dice che l'esperienza è insieme coscienza.

ID40803 - 31/01/2014 00:06:14 - (Alberto Cartella) -

L'oggetto l'entit che una potenzialit di essere un componente del sentimento. In quello che ha riportato ha tralasciato il sentimento, forse per questo che poi parla di nichilismo. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, mentre a me interessa la nascita. Si tratta dellazione che non riducibile alla realizzazione e che non risolve linizialit, la nascita. Non si tratta dellatto in potenza, ma di una potenza dopo latto; non la cancellazione di qualcosa che stato ma di mettere in evidenza il non poterlo esaurire nellazione che lo ha determinato. La riflessione, la coscienza qualcosa di successivo seppur presente fin dallinizio nella forma dellesperienza.

ID40809 - 31/01/2014 10:12:56 - (Leretico) - La mia domanda

Premessa: Lei si domanda: "È sufficiente che le nostre argomentazioni rispondano al criterio della non contraddittorietà?" E io le chiedo: E' necessario che le nostre argomentazioni rispondano al criterio di non contradditorietà? Aggiungo: se vogliamo dialogare dobbiamo comprendere ognuno lo scritto dell'altro, altrimenti parliamo da soli, scriviamo per rileggere noi stessi. Questo sport non mi interessa. Se partiamo dal presupposto che per definire ogni concetto dobbiamo definire ciò che quel concetto "non è", mi sembra normale che se vogliamo capirci dobbiamo utilizzare il principio di non contraddizione necessariamente. Infatti se non ci fosse distinzione tra rosso e non rosso come potrei esprimere il concetto di rosso? Il tutto sarebbe rosso e non potrei arrivare a definirlo. Quindi, signor Cartellla, se è necessario il principio di non contraddizione per comprendersi l'un l'altro, esso non è sufficiente come criterio a tale scopo.

ID40811 - 31/01/2014 10:49:24 - (Leretico) - continua

Quando si usa la parola "argomentazione" (che deriva da argomentum la quale deriva da argentum ossia argento=valore) si intende usare il significato valore, il quale può essere oggetto di diversa valutazione. Ecco allora che è necessario un criterio, una condizione, che ne possa far emergere il valore. Il criterio logico è quello che fa compiere questo passaggio, dal non valore al valore. Senza criterio logico non potremmo nemmeno comunicare e intenderci. Se però lei ha per scopo proprio il non farsi intendere allora tutto il discorso sulla logica decade. Se invece lei vuole comunicare allora deve scegliere un criterio che mi permetta di decodificare quello che intende dire. Quindi il criterio di non contraddittorietà è sufficiente se usiamo la lingua e i concetti per comunicare. Altro invece è sostenere che il concetto racchiuda in sè il reale. In quel caso posso concordare che il concetto sia una mappa, una riduzione, del

ID40812 - 31/01/2014 10:59:07 - (Leretico) - continua

reale che possiede unacomplessità che va oltre la nostra ricostruzione. Lei poi, come Marx, afferma che è l'esperienza che causa la coscienza e non viceversa. Perché invece non si può ammettere una causalità circolare? Ossia che Esperienza e Coscienza evolvono vicendevolmente, essendo una la causa e l'effetto dell'altra?

ID40813 - 31/01/2014 11:36:04 - (Alberto Cartella) -

Che non ci sia contraddizione una condizione logica necessaria. Si tratta della tenuta della propria argomentazione. Per quanto riguarda la comprensione credo sia importante partire dallidea che non si sta comprendendo il testo. Il malintendere fondamentale. Non aver capito il testo porta allinterrogazione e il malinteso fondamentale porta ad una ricchezza. Lerrore apre il testo, la comprensione intellettuale invece statica. Se si credesse di aver compreso tutto questa discussione, che per me molto importante perch ha degli effetti di trasformazione, non ci sarebbe. Per me molto importante anche perch uno spunto per impegnarmi nel correggere, riscrivere e modificare le argomentazioni. Esse sono come una rete, la quale deve tenere secondo trasformazioni e discontinuit feconde da condividere con altri.

ID40815 - 31/01/2014 11:45:03 - (Alberto Cartella) -

A me interessa ci che del linguaggio non comunicazione ma ci che lascia sedimentare quell'inizialit di cui parlavo prima nella risposta a Dru. Questo si lega anche all'esperienza e la coscienza in cui non si tratta di causa-effetto ma di ci che rimane perdita, dell'inciampo del processo della coscienza. L'azione non riducibile alla sua realizzazione altrimenti coincideremmo con le nostre azioni. Per questo la coscienza presuppone l'esperienza. L'esperienza la costituzione formale dell'entit reale. La riflessione e la coscienza di ci che ci accaduto successiva a ci che ci accaduto ma presente fin dall'inizio nella forma dell'esperienza la quale non risolvibile nella realizzazione. Questa perdita incide sull'agire facendoci esitare nel giudizio. Rimane un paradosso non risolto che siamo stati formati a cercare di risolvere, cio tentiamo di dimenticare ci che si perde. Si tratta di fare un passo indietro rispetto a questo aspetto della nostra formazione.

ID40817 - 31/01/2014 11:47:41 - (Alberto Cartella) -

Ci che si perso non ritorna, il non realizzato che non torna in maniera cosciente, ma rimane perdita. Il riferimento a ci che resta di ci che si perde. Ci che perso non torna e il senso di perdita vago. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit.

ID40819 - 31/01/2014 12:17:49 - (Dru) - È importante capire Leretico

Che per un realista è impossibile una coscienza che comprenda il mondo delle cose, come per Cartella. Buffo invece per come stanno le cose, come me, vederlo cercare ciò che non è, poiché il ciò che può solo essere. La coscienza non può essere conseguenza dell'esperienza poichè sia la coscienza, che la conseguenza e l'esperienza sono prodotti della coscienza.

ID40820 - 31/01/2014 12:26:49 - (Dru) - Comunque che il principio di non contraddizione...

...sia principio di realtà risulta logico, interessante sarebbe colui che dimostrasse il contrario, perchè non basta appunto il sentimento, quello richiamato dal Cartella per volere che le cose non stiano per come stanno, anche un bambino è capace di dire che gli sembra riduttivo un principio logico che governi la realtà e difatti non è così, il principio non governa nulla il principio è di realtà che se governasse significherebbe che non è quella realtà che è a a questa realtà gli starebbe fuori o la anticiperebbe, prefigurando ancora ciò che non è e cioè una volontà e non una realtà.

ID40823 - 31/01/2014 13:19:51 - (Dru) - Dove sta la ragione e dove il sentimento.

Il sentimento È un "prodotto" della coscienza che se fosse il contrario non potremmo nemmeno concepirlo ma torniamo alla realtà e vediamone la definizione. Cosa è reale, forse ciò che non è ? Ma ciò che non è è contraddittorio e il contraddittorio può essere reale ? Bene Leretico sul Rosso, il ciò che non può che essere come fa a non essere ? Ecco il principio che ci dice della realtà, ci dice semplicemente che la negazione della realtà è autonegazione si che non si puó mostrare che per quello che non è e non per quello che è. Quindi non può stare, e in questo, per forza in contesa con ciò che sta, è la non verità come quella volontà che Cartella mostra di possedere nei confronti di quanto gli consente di poter argomentare appunto. Basta che si rivolga al suo argomento e capirebbe subito che non potrebbe stare che come conTradizione

ID40825 - 31/01/2014 13:33:56 - (Dru) -

di ciò che vuole indicare.

ID40827 - 31/01/2014 13:40:44 - (Alberto Cartella) -

"Che per un realista impossibile una coscienza che comprenda il mondo delle cose, come per Cartella" Questo quello che scrive lei, non ho mai scritto una cosa del genere. "Come per Cartella" davvero lei pretende di dire come per me attraverso affermazioni che inserisce lei? Sia pi preciso, mi dia i riferimenti. Per quanto mi riguarda non si tratta dell'impossibile ma del reale, che non la realt. La realt una costruzione, il reale ci che non sta alle nostre produzioni coscienti. Si tratta di qualcosa che ci attraversa e che del non realizzato. Non si tratta dellessere o del non-essere ma del non-realizzato. Anche i suoi commenti successivi riguardo al reale che non ; lei sta criticando delle affermazioni contraddittorie che ha introdotto lei. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov questa contraddizione. Sta trovando contraddizioni in quello che sta scrivendo lei.

ID40828 - 31/01/2014 13:42:23 - (Alberto Cartella) -

Davvero lei parla anche a nome degli altri?. Davvero per lei l'esperienza un prodotto della coscienza? Lei ha presente tutto e tutto coincide con tutto? L'esperienza e la coscienza coincidono? Ci che incontriamo coincide con i nostri giudizi? Credo che la logica violenta della volont stia proprio in questa risoluzione di ci che non sta alla coscienza.

ID40829 - 31/01/2014 13:43:37 - (Alberto Cartella) -

Realista unetichetta che lei mi appiccica ma non so di che cosa sta parlando. Non credo che lei pensi di aver detto qualcosa dicendo che sono un realista, si tratta dellaggressivit di risolversi nel proprio giudizio senza spazio per la discussione. Questo lo denota anche il fatto che lei parla di me (il Cartella) senza rivolgersi a me.

ID40830 - 31/01/2014 13:48:08 - (Alberto Cartella) -

Per quanto mi riguarda non si tratta della volont ma del desiderio. Il desiderio costruttivismo, non qualcosa di astratto. Si tratta di un concatenamento costruttivo, un mettere insieme pi cose, un metterle in relazione. Tentare di ridurre il desiderio alla volont del proprio io, voglio quella cosa li e far di tutto per averla, la condizione della disperazione, perch sarebbe unastrazione pura che porta ad un vuoto totale senza passione e senza gioia.

ID40831 - 31/01/2014 13:52:12 - (Alberto Cartella) -

"Colui che sente l'unit emergente dai propri sentimenti, e i sentimenti sono i dettagli del processo mediatore fra questa unit e i suoi numerosi dati. I dati sono le potenzialit del sentimento; cio sono oggetti" Se il sentire fosse riducibile alla coscienza ci che incontriamo sarebbe una nostra produzione, non c' lo spazio dell'Altro e non si fa altro che giudicare, ci si erge a giudici.

ID40832 - 31/01/2014 13:52:22 - (Dru) - Interessante invece l'apertura alla comprensione

Poichè la comprensione rimane sempre ciò che è l'apertura all'altro, ma l'apertura all'altro non significa contraddizione fin tanto che non SIA incomprensione, allora è chiusura se non vuole l'incomprensione essere contraddittoria.

ID40834 - 31/01/2014 14:04:49 - (Dru) - Scusi Cartella

È lei che ha scritto sopra un trattato aristotelico su potenza e atto se poi ciò che scrive lo vuole negare è un problema suo non mio, il realismo non accetta di non esserlo per sua volontà contraddittoria.

ID40835 - 31/01/2014 14:13:37 - (Alberto Cartella) -

No, non ho scritto un trattato aristotelico ma ho scritto questo "L'oggetto l'entit che una potenzialit di essere un componente del sentimento. In quello che ha riportato ha tralasciato il sentimento, forse per questo che poi parla di nichilismo. Nichilista chi dice che ci che abbiamo in comune la morte, mentre a me interessa la nascita. Si tratta dellazione che non riducibile alla realizzazione e che non risolve linizialit, la nascita. Non si tratta dellatto in potenza, ma di una potenza dopo latto; non la cancellazione di qualcosa che stato ma di mettere in evidenza il non poterlo esaurire nellazione che lo ha determinato. La riflessione, la coscienza qualcosa di successivo seppur presente fin dallinizio nella forma dellesperienza". Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c'. Per quanto riguarda il realismo bisognerebbe intendersi riguardo al realismo.

ID40836 - 31/01/2014 14:14:20 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta della volont ma del desiderio. Il desiderio costruttivismo, non qualcosa di astratto. Si tratta di un concatenamento costruttivo, un mettere insieme pi cose, un metterle in relazione. Tentare di ridurre il desiderio alla volont del proprio io, voglio quella cosa li e far di tutto per averla, la condizione della disperazione, perch sarebbe unastrazione pura che porta ad un vuoto totale senza passione e senza gioia.

ID40837 - 31/01/2014 14:15:14 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, non basta dire che c'. Comprendere l'altro come se fosse un testo e cercare le cause del suo discorso vuol dire oggettivare l'altro, chiudersi nella propria oggettivazione dell'altro. Apertura all'altro vuol dire non darlo per scontato, non oggettivarlo, partire dall'idea che non si sta comprendendo il testo. Il malintendere fondamentale. Non capire porta all'interrogazione e alla discussione, non alla chiusura. La chiusura vuol dire credere di comprendere l'altro come se fosse qualcosa di gi stabilito prima che si tratterebbe solo di cogliere andando a livelli altissimi di astrazione.

ID40838 - 31/01/2014 14:18:42 - (Dru) - Cioè

Se lei scrive albero e io le dico che ha scritto pianta. Lei non può ( non può significa è contraddittorio) dirmi che pianta non è albero perché sono due cose scritte differentemente, si che allora non ci comprenderemo mai perché per comprenderei io devo scrivere esattamente quello che scrive lei e una parola che non sia una parola scritta da lei, per il solo fatto che non lo sia è motivo di incomprensione appunto per lei che vuole di proposito non comprendere, ma non di argomentazione, che appunto le indica dove sta la sua contraddizione. L'albero e la pianta sono due sinonimi si che se dico albero o dico pianta non posso dire che l'albero non è una pianta, capisce, altrimenti continuo nella logica della contraddizione.

ID40840 - 31/01/2014 14:28:47 - (Alberto Cartella) -

Il testo non un oggetto, e il significato un effetto della catena dei significanti. Se dico solamente albero o pianta non che ci siamo gi intesi; dipende dal contesto, si tratta di effetti. L'albero genealogico e la pianta del piede. Senza spazio per la discussione ci si capisce ancora meno, con la fretta nel giudizio ci si capisce ancora meno. Comunque fino in fondo non ci si capisce mai perch si tratta di effetti, l'Altro inesauribile, non esaurito da ci che pensiamo di Lui. Poi bisogna intendersi riguardo a sinonimi, sinonimo non vuol dire la stessa parola, credo che le differenze siano importanti.

ID40841 - 31/01/2014 14:31:02 - (Alberto Cartella) -

Per parlare di contraddizione bisogna saper trovare dov' questa contraddizione, mi dia i riferimenti sia pi preciso. Se intende criticarmi almeno critichi quello che ho scritto nell'articolo o nei commenti, ma se critica qualcosa che sta sostenendo lei si tratta di uno sproloquio solitario.

ID40842 - 31/01/2014 14:33:04 - (Dru) -

Quando lei dice che la coscienza presuppone l'esperienza è realista , se poi scrive che le cose non vanno nel nulla ma vi è una potenza delle medesime che possono o non possono essere ( in quanto cosa significherebbe altrimenti possibilità?) allora è realista e contraddittorio in quel dire che le cose non vadano nel nulla, poiché la possibilità di essere come di non essere di una cosa è appunto quel non essere della cosa che fa a pugni con "le cose non vanno nel nulla", capisce Cartella?

ID40843 - 31/01/2014 14:33:27 - (Alberto Cartella) -

per quanto riguarda l'argomentazione la rimando a quello che ha scritto Leretico in relazione al valore che ho trovato molto preciso. Intanto grazie per i vostri interventi. A risentirci.

ID40844 - 31/01/2014 14:41:32 - (Alberto Cartella) -

Le cose che possono o non possono essere qualcosa che ha introdotto lei. Le ripeto che non si tratta del possibile o dell'impossibile o dell'essere o del non essere ma del non realizzato. Non si tratta della possibilit ma di una potenza dopo l'atto, si tratta di ci che non riducibile alla coscienza. C' qualcosa che rimane perdita e che non torna, il riferimento a ci che resta di ci che si perde. Ci che perso non torna e il senso di perdita vago. In ci che noi selezioniamo e a ci a cui noi diamo significato per la nostra vita c qualcosa che viene perso irrimediabilmente e che non fa parte di ci che funzionale alla nostra identit. L'azione non riducibile alla sua realizzazione altrimenti coincideremmo con le nostre azioni. Per questo la coscienza presuppone l'esperienza. L'esperienza la costituzione formale dell'entit reale.

ID40845 - 31/01/2014 14:42:08 - (Alberto Cartella) -

La riflessione e la coscienza di ci che ci accaduto successiva a ci che ci accaduto ma presente fin dall'inizio nella forma dell'esperienza la quale non risolvibile nella realizzazione. Questa perdita incide sull'agire facendoci esitare nel giudizio. Rimane un paradosso non risolto che siamo stati formati a cercare di risolvere, cio tentiamo di dimenticare ci che si perde. Si tratta di fare un passo indietro rispetto a questo aspetto della nostra formazione.

ID40846 - 31/01/2014 15:13:53 - (Dru) - Vede che l'albero...

...non è l'albero genealogico e la pianta non è la pianta del piede, ma l'albero è pianta, in quanto pianta l'albero è un suo sinonimo, in quanto pianta del piede l'albero genealogico non appartiene del suo significare pianta del piede, questo è principio di non contraddizione. Ma che l'albero sia pianta significa appunto che l'albero è insieme pianta, i due termini non si contraddicono fin tanto che nel loro apparire appare l'identità, ma questo apparire dell'identità o delle differenze che è insieme l'apparire dell'apparire è coscienza, che se fosse l'esperienza o il mondo là fuori, e l'esperienza, e il mondo là fuori appaiono come appare il loro apparire, coscienza appunto.

ID40855 - 31/01/2014 19:12:29 - (Alberto Cartella) -

Davvero lei ha un albero al posto della pianta del piede? Mi mandi una foto. Comunque l'albero un tipo di pianta. Pianta e albero non sono sinonimi. Le differenze sono importanti. Anche l'arbusto una pianta, ma l'arbusto non un albero. Per parlare di contraddizione bisogna saper trovar dov' questa contraddizione. Per in questo momento la botanica non mi interessa, mi interessa la filosofia. Si sta allontanando molto dagli argomenti. Comunque anche in botanica come in filosofia la precisione molto importante.

ID40856 - 31/01/2014 19:29:52 - (Dru) - lei non ascolta

E invece si ascolta, come le ha criticato giustamente leretico, dove ha letto che annichilisco l'albero nella pianta del piede? Cerchi di ascoltare almeno una volta e di capire invece di contraddirsi continuamente dicendo che le cose non vanno nel nulla ma vanno nel nulla, questa infatti è la potenza delle cose. Fino ad ora con lei sono stato educato, che lei non si renda conto delle cose è sopportabile e che cerchi di riconoscere l'irriconoscibile. Capisco che lei voglia fare filosofia, ma mi creda, meglio la botanica forse lì c'è comprensione, forse.

ID40857 - 31/01/2014 20:21:34 - (Alberto Cartella) -

Non se la prenda era una battuta in relazione a quello che ha scritto "L'albero pianta" Se si fa riferimento alla pianta intesa come pianta del piede lei ha un albero al posto della pianta del piede. Poi lei inizia a parlare a nome di qualcun altro e dice che mi contraddico continuamente senza mai dire dov' la contraddizione. La potenza non l'dare e venire delle cose dal nulla ma l'insufficienza del giudizio e l'irriducibilit dell'azione alla realizzazione. Si tratta della nascita. Comunque la botanica precisione. Comunque l'albero un tipo di pianta. Pianta e albero non sono sinonimi. Le differenze sono importanti. Anche l'arbusto una pianta, ma l'arbusto non un albero. Per quanto riguarda la comprensione credo sia importante partire dall'idea che non si sta comprendendo il testo. Il malintendere fondamentale. Non aver capito il testo porta all'interrogazione e il malinteso fondamentale porta ad una ricchezza.

ID40858 - 31/01/2014 20:26:27 - (Alberto Cartella) -

L'errore apre il testo, la comprensione intellettuale invece statica. La botanica non per niente statica ma in continua trasformazione. Le ripeto per che in questo momento la botanica non mi interessa ma mi interessa la filosofia. Se a lei non interessa rispetto la sua scelta.

ID40859 - 31/01/2014 20:27:41 - (Alberto Cartella) -

Grazie per i suoi interventi. Buona serata

ID40860 - 31/01/2014 21:52:56 - (Leretico) - Come intendo io

Signor Cartella, premetto che è molto difficile comunicare se non ci intendiamo. Forse sono io che non capisco il testo, o forse è lei che non ha usato bene la rete delle argomentazioni. Sta di fatto che se il messaggio non passa, non si riesce nemmeno a rilevare quel non realizzato di cui parla. Il problema è l'uso di parole troppo dense di cui si suppone che l'altro condivida tutti i risvolti, tutte le connotazioni, tutti i diversi e gerarchizzati livelli di connotazione. E se anche ci fosse completa e reciproca conoscenza delle parole, nelle parole, qualcosa rimarrebbe sempre irrealizzato in termini di comunicazione. Detto questo, lei deve convenire che nonostante il suo interesse per la filosofia, non è filosofico negare che non le sia stato mostrato dov'è la contraddizione nel suo discorso. Non credo che dire che la coscienza presuppone l'esperienza sia essere realisti, perché esserlo significa

ID40861 - 31/01/2014 22:33:57 - (Leretico) - continua

far corrispondere la certezza con la verità. Ossia considerarli identità. Lei non afferma questo. Lei afferma invece una gerarchia tra esperienza e coscienza e, se bene intendo, ciò significa porre una gerarchia causale tra realtà e certezza: la realtà produce la coscienza. Questa affermazione sarebbe contraddittoria se si considerasse, come le contesta Dru, il mondo, la realtà come prodotta dalla coscienza. Cioè l'affermazione della razionalità del reale dimostrerebbe la contraddizione della sua affermazione e seguendo l'idealismo di Dru dovrei concordare. Ma io intendo diversamente. Quello invece che mi risulta chiaro nel suo discorso è l'impossibilità di far coincidere il concetto con la ricchezza del reale. E tale ricchezza è anche dell'Altro, ricchezza non riducibile e di cui si perde irrimediabilmente quel qualcosa che pure c'è. E la perdita è connessa alla riduzione congenita prodotta dal

ID40862 - 31/01/2014 22:44:29 - (Leretico) - continua

modo di funzionare del pensiero di fronte al reale. Il pensiero riduce, simula il reale, e giudica in base agli elementi che riproduce nella sua simulazione. Il fatto di esitare deriva dalla consapevolezza della rappresentazione, della sua povertà rispetto alla ricchezza del reale. Il fatto di perdere qualcosa di significativo è il dramma dell'uomo. Ma è anche la sua salvezza. Se riuscissimo ad ascoltare le frequenze che un gatto riesce a sentire forse impazziremmo. Insomma selezionare quello che del reale fa la differenza per la sopravvivenza è un eredità ancestrale da cui non riusciamo a sottrarci, e forse è anche un bene.

ID40863 - 31/01/2014 22:46:18 - (Dru) - L'irriducibilità dell'azione alla realizzazione

È il fatto appunto che prima bisogna conoscere i vocaboli e poi si comincia a scrivere. Albero è sinonimo di pianta se non crede a me faccia una ricerca in internet. È in questo il problema di dialogare con lei, che per aver ragione lei negherebbe appunto addirittura che albero sia sinonimo di pianta, e poi qualcuno nega che internet sia strumento democratico, io Cartella non sopporto chi scrive per estetica ma non ha alcun senso l'estetica che mostra, non aver alcun senso mi fa impazzire, perchè appunto ciò che si contraddice continuamente, cioè lei, non capisco e io non sopporto di non capire. Delle sue parole non capisco mai un acca, possibile? Eppure Severino che non è tacciato di essere un giornalino di topolino lo capisco chiaramente, anche ciò che ho messo qui nel titolo è un non senso se non spiegato e mostrato, non basta il puro slogan a farlo.

ID40864 - 31/01/2014 22:51:45 - (Dru) - E questo Leretico

Cosa è se non realismo ? Peccato che ogni cosa detta è proprio riducibile solo alla coscienza, anche quelle frequenze non udibili sono appunto quel qualcosa che non è udibile appunto.

ID40865 - 31/01/2014 23:06:52 - (Dru) - Dire che la coscienza è il pensiero di uno

È dire che il tutto è parte, contraddizione quindi. Il concetto non è l'individuo e le espressioni del suo esser empirico, le espressioni del suo essere empirico fanno parte del concetto e non sono il concetto, come il concetto è parte dell'essere empirico, in questo il matematico non si contraddice ma le premesse scritte dal Cartella si..

ID40866 - 31/01/2014 23:34:49 - (Dru) - Le premesse

Cioè un mondo che anticipa la coscienza essendone base contraddice il concetto espresso proprio che è di coscienza, sia che sia il mondo quella coscienza sia che sia la coscienza quella coscienza che dice questo assurdo. Poiché se fosse il mondo appunto è la coscienza questo mondo che parla. Un mondo senza parole, un mondo senza coscienza non esiste, e d'altra parte una coscienza senza mondo non esiste.un mondo posto senza coscienza, poiché la base su cui si fonda il concetto espresso da "la coscienza presuppone l'esperienza" è questo che dice, dice l'impossibile.

ID40867 - 01/02/2014 02:18:57 - (Alberto Cartella) - risposta a Leretico

Il linguaggio quel che si cerca di sapere circa la funzione di ci che non riducibile nel linguaggio. Il linguaggio non una nostra propriet, noi nasciamo nel linguaggio, il linguaggio ci precede. C qualcosa che sfugge nel discorso. Il discorso non appartiene allessere parlante, non lessere parlante. Il riferimento agli effetti di ci che non riducibile nel linguaggio. Essi sono degli effetti che sono affetti. Il linguaggio non soltanto comunicazione. Anche se il linguaggio tutto ci che abbiamo questo non vuol dire che il linguaggio sia tutto. Quel corpo che mi sta di fronte non l soltanto a comandare segretamente la visione per soddisfare lesigenza di una coscienza che vuole vedere ci che lo sguardo chiamato a significare e quindi non soltanto a comprendere, ma anche a credere di ricordare. Non si tratta di qualcosa che non si riesce a fare ma di lasciar agire quel punto che lei ha precisamente indicato come drammatico.

ID40868 - 01/02/2014 02:29:06 - (Alberto Cartella) -

Si tratta di quel punto, di quel dramma fra la dissoluzione e la volont di conoscere. Il reale un punto di cedimento che non oppositivo nei confronti della costruzione della realt ma ci che si sottrae a questa costruzione. Non si tratta di capire, di comprendere, di abbracciare con la mente ma di essere abbracciati, di essere visitati dalle cose. Non siamo autori di alcunch, non siamo autori delle cose. Il significato un sasso in bocca al significante. Al di fuori del dover essere si tratta di avere poche idee ma confuse. Questo non vuol dire rinunciare alla volont di conoscere ma si tratta di non risolversi in questa volont, ma di lasciar agire il desiderio che ci attraversa, il quale legato ad una mancanza che non dell'ordine della volont. Si tratta di un luogo vuoto da lasciar agire nei suoi concatenamenti, girandoci attorno sottraendosi alla volont di riempirlo, altrimenti diventerebbe astrazione pura. Si tratta dello spazio dell'Altro.

ID40869 - 01/02/2014 02:53:07 - (Alberto Cartella) - Risposta a Dru

Pianta e albero non sono sinonimi. L'albero un tipo di pianta. Anche l'arbusto una pianta, ma l'arbusto non un albero. Le differenze sono importanti. Scrivere proprio girare attorno alla differenza in quanto tale. Se ci fosse coincidenza perch scrivere? Non mi interessa l'estetica ma la filosofia. Si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? se s mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Inoltre lei continua a dire che mi contraddico continuamente ma non mi dice mai dov' la contraddizione. Anche nei suoi ultimi commenti ha trovato le contraddizioni di qualcosa che ha sostenuto lei. Per esempio non ho mai negato la coscienza. La coscienza presuppone l'esperienza non vuol dire opporsi o negare la coscienza, non si tratta di una modalit espressiva, ma di qualcosa di straordinario, di incantevole, che mette in gioco limmaginale, dove caso e necessit si incontrano in unimmagine.

ID40870 - 01/02/2014 02:55:12 - (Alberto Cartella) -

Lo sguardo assorbe di pi di ci che si ha coscienza di vedere e questo di pi non indifferente nell'agire. Questo riguarda anche l'udire. Intanto grazie per gli interventi sia a Leretico sia a Dru. Buona notte

ID40873 - 01/02/2014 08:21:58 - (Dru) - Ascolti Cartella

Ho letto solo la prima riga e chiudo con lei, appunto per lei pianta e albero non sono sinonimi e che altro dobbiamo dirci.

ID40875 - 01/02/2014 09:26:25 - (Dru) - Per l'eretico da enciclopedia Treccani

Alfredo North Whitehead - Logico, matematico e filosofo britannico (Ramsgate 1861 - Cambridge, Mass., 1947). La sua attività speculativa fu caratterizzata in un primo tempo da indagini sui fondamenti e i problemi della logica matematica (Principia mathematica, 1910-13) e della teoria della relatività. W. cercò poi di fondare l'indagine scientifica sulla base di una concezione realistica.E nell’ ultima fase del suo intenso lavoro, dopo che la matematica, le scienze e l’ epistemologia erano stati i suoi interessi dominanti, Whitehead volle costruire, infatti, sulle fondamenta della scienza contemporanea (la teoria della relatività e la quantistica), una organica cosmologia metafisica realista.

ID40876 - 01/02/2014 09:27:47 - (Dru) - Lo leggo ora su Treccani

Ma mi sono bastate poche righe sopra per capire subito che questo matematico fosse un realista.

ID40882 - 01/02/2014 12:50:58 - (Alberto Cartella) -

"Ho letto solo la prima riga e chiudo con lei, appunto per lei pianta e albero non sono sinonimi e che altro dobbiamo dirci". E dopo dice che non ascolto, lei legge solo la prima riga. Comunque le piante sono un regno di esseri viventi e comprende circa 350.000 specie di organismi viventi, identificati comunemente con i nomi di alberi (i quali sono un tipo di pianta ma dire albero e dire pianta non la stessa cosa perch ci sono delle piante che non sono alberi), arbusti, cespugli, erbe, rampicanti, succulente, felci, muschi e molti altri ancora a seconda dell'aspetto. L'albero un tipo di pianta. L'arbusto una pianta ma non un albero, albero e pianta non sono sinonimi. Vada a leggere anche questo sull'enciclopedia.

ID40883 - 01/02/2014 12:54:29 - (Alberto Cartella) -

Comunque davvero per lei il pensiero di un filosofo riducibile a quello che c' scritto in tre righe sull'enciclopedia? Le citazioni dei filosofi sono costellazioni che alimentano la rete dell'argomentazione che si sta sostenendo e non sono per dire che cosa questi filosofi pensano. Si tratta proprio di non risolversi nelle etichette che si appiccicano, dello spazio del pensiero.

ID40884 - 01/02/2014 12:56:17 - (Alberto Cartella) -

La botanica come la filosofia precisione, non basta appiccicare delle etichette. Grazie per il suo intervento. Buon appetito

ID40885 - 01/02/2014 13:14:59 - (sonia.c) - Sini dice che..

..la filosofia è una critica del sapere "nel" sapere che chiama in causa la vita..nel quale a essere in gioco è la vita rispetto al sapere.si tratta di trovare una scrittura che non tradisca la vita...ecco! io non capisco quello che scrivete,un pò lo intuisco .quello che scrive il dottor Cartella mi sembra si avvicini molto a questo concetto espresso da Sini. e se è cosi ,se non ho capito male,mi piace..anche leretico scrive cosi. saluti

ID40888 - 01/02/2014 13:51:38 - (Dru) - "la stessa cosa" non significa "sinonimo" ecco sinonimo è ciò che indica la stessa cosa non ciò che è la stessa cosa.

A lei Cartella mancano le basi, non ha letto l'Organon di Aristotele e non sa definire la differenza appunto tra "la stessa cosa" e "sinonimo", la stessa cosa non può riferire ad un oggetto un'altro oggetto, sinonimo invece si. In natura non vi sono sinonimi, nel linguaggio si. Nel linguaggio, ad esempio, albero e pianta non sono la stessa cosa ma, sempre nel linguaggio, sono sinonimi le parole (oggetti) che convengono alla stessa cosa (oggetto), che non è linguaggio, ma è riferito a qualche cosa che il linguaggio indica.

ID40889 - 01/02/2014 14:03:37 - (Dru) - a parte questa banalità per me, ma vedo insormontabile per altri, adesso...

L'apparire, come orizzonte totale, è la stessa certezza (con-vinzione, affermazione) nel suo aspetto trascendentale. Ogni incertezza, dubbio, incredulità, domanda, problema appartengono al contenuto della certezza trascendentale, sono cioè il modo in cui il contenuto entra nell'orizzonte dell'apparire. L'incertezza è la certezza trascendentale — l'apparire — di un problema che ancora non si sa risolvere. Ma tanto il problema, quanto il suo risolvimento, appartengono al contenuto della certezza trascendentale. Il dubitare è l'apparire del dubbio, l'affermare è l'apparire

ID40890 - 01/02/2014 14:05:04 - (Dru) -

dell'affermazione, il negare è l'apparire della negazione, il contraddirsi è l'apparire della contraddizione: tutte le modalità del dire sono l'apparire di un certo modo, secondo cui è eletto ciò che è detto. La modalità trascendentale della certezza (convinzione, affermazione) è l'orizzonte di ogni modalità del dire.Ma l'apparire della contraddizione non può essere la semplice certezza della tesi e insieme dell'antitesi. La modalità, secondo cui appare la contraddizione, non può essere la pura contraddizione. Essere certi della tesi significa infatti non essere certi dell'antitesi. Pertanto, essere insieme certi della tesi e dell'antitesi significa essere e non essere certi della tesi (e dell'antitesi). Ma la verità dell'essere, come impossibilità che l'essere sia non essere, è con ciò stesso impossibilità che la certezza della tesi (o dell'antitesi) non sia certezza

ID40891 - 01/02/2014 14:10:04 - (Dru) - lei Cartella non è irrequieto, si irrequieti se vuole fare filosofia...

della tesi (o dell'antitesi). Se la modalità, secondo cui appare la contraddizione, fosse la pura contraddizione, allora l'apparire della contraddizione sarebbe impossibile (sarebbe un niente) : sarebbe impossibile contraddirsi. Se il contraddirsi è un puro esser convinti della tesi e insieme dell'antitesi, allora non ci si può contraddire.' Il contraddirsi è possibile solo se la contraddizione appare come una essenziale irrequietezza, ossia come ciò che deve essere tolto (negato). Questo apparire come ciò che deve essere tolto è la modalità necessaria, secondo cui appare la contraddizione, e che dunque rende possibile il contraddirsi. Il quale non è l'esser persuasi della tesi e insieme dell'antitesi, bensì è l'esser persuasi della negazione (toglimento) dell'identificazione della tesi e dell'antitesi;

ID40892 - 01/02/2014 14:15:04 - (Dru) -

ma in quanto non si è in grado, ossia non accade la capacità di negare concretamente questa identificazione, allora tesi e antitesi sono lasciate entrambe come non tolte, all'interno del toglimento della loro identità. Ci si contraddice, non già in quanto si sia convinti della contraddizione (questa convinzione è l'impossibile), ma in quanto, pur essendo convinti della necessità che la contraddizione sia negata, non si dispone dei motivi che farebbero imporre la tesi sull'antitesi (o viceversa), sì che tesi e antitesi appaiono equipotenti e quindi in lotta tra di loro per il possesso dell'apparire. Solo in questo senso si può dire che il contraddirsi è l'esser convinti (certi) insieme della tesi e dell'antitesi: nel senso, appunto, che le due restano dinanzi come non tolte, perché, sebbene la loro identificazione appaia come tolta, l'una delle due non è per altro capace di imporsi sull'altra.

ID40893 - 01/02/2014 14:16:53 - (Alberto Cartella) -

Sinonimo vuol dire che ho due lessemi che hanno lo stesso significato. Pianta e albero non sono sinonimi. Le piante sono un regno di esseri viventi e comprende circa 350.000 specie di organismi viventi, identificati comunemente con i nomi di alberi (i quali sono un tipo di pianta ma dire albero e dire pianta non la stessa cosa perch ci sono delle piante che non sono alberi), arbusti, cespugli, erbe, rampicanti, succulente, felci, muschi e molti altri ancora a seconda dell'aspetto. L'albero un tipo di pianta. L'arbusto una pianta ma non un albero, albero e pianta non sono sinonimi. Vada a leggere anche questo sull'enciclopedia. La semantica, come la botanica e a filosofia, precisione.

ID40894 - 01/02/2014 14:18:38 - (Dru) - da Essenza del nichilismo

allora scrivere che "Il divenire non è l’andare e venire delle cose dal nulla" e scrivere che "Appartiene alla natura di un "essere" di essere una potenzialità di ogni "divenire". E' ciò che significo sopra, certo che lei Cartella non ci vede nulla di contraddittorio, è per questo che lei naviga continuamente nell'errore. Altrimenti mi spiega come è possibile che il potenziale convenga all'eternità.

ID40895 - 01/02/2014 14:23:05 - (Alberto Cartella) -

Poi per quanto riguarda quello che scrive dopo, si tratta di una critica a qualcosa che ho scritto? Se s mi dia i riferimenti, sia pi preciso. Non so a cosa si riferisce. Si sta allontanando molto dagli argomenti. Inoltre se mi dice anche come devo essere siamo a livelli di astrazione troppo alti per me. Invece l'intervento di Sonia l'ho trovato molto preciso.

ID40896 - 01/02/2014 14:25:17 - (Dru) - Scusi Cartella

ma lei ha un vocabolario di sinonimi in casa ? non è necessario che mi studi l'Organon, si accontenti di un vocabolario per la pianta e l'albero, mentre per le contraddizioni le sarà necessario quantomeno studiare Parmenide,Eraclito,Platone,Aristotele,Kant,Hegel, Frege, Russell, Goedel se non vuole leggere Severino. Sono stanco di sentire assurdità, io non capisco ciò che non si può (contraddittorio) capire. Lei sa ad esempio che significato è essere, significa essere? quindi quando dice che due lessemi hanno lo stesso significato dice che appunto due lessemi hanno lo stesso essere appunto come ascrivo io ? cioè non sono lo stesso essere ma hanno appunto lo stesso essere...

ID40897 - 01/02/2014 14:31:04 - (Dru) - beh, lei legge ? Id40894 fondamento della tesi esposta sopra sulla contraddizione

certo che è una critica alle sconclusionate sue parole nel testo dell'articolo, le ho virgolettate le sue sconclusionate parole, ben inteso sconclusionate per ciò che dicono, per il loro contenuto, se poi lei dice che dicono quello che vuole lei e non quello che significano allora può scrivere tutto e il suo contrario, ma mi spieghi a che pro. io voglio capire, se poi lei mi dice che per capirla non si deve capire e che lei non ha alcuna logica e non ha alcuna pretesa filosofica, poichè la pretesa filosofica è quella di fondare le proprie argomentazioni, allora rinuncio a impazzire per capirla, capito ?

ID40898 - 01/02/2014 14:31:38 - (Alberto Cartella) -

Anche se si sta allontanando molto dargli argomenti e continua a dirmi quello che devo fare andando a livelli sempre pi alti di astrazione, le ripeto che in botanica pianta e albero non sono sinonimi. Le piante sono un regno di esseri viventi e comprende circa 350.000 specie di organismi viventi, identificati comunemente con i nomi di alberi (i quali sono un tipo di pianta ma dire albero e dire pianta non la stessa cosa perch ci sono delle piante che non sono alberi), arbusti, cespugli, erbe, rampicanti, succulente, felci, muschi e molti altri ancora a seconda dell'aspetto. L'albero un tipo di pianta. L'arbusto una pianta ma non un albero, albero e pianta non sono sinonimi. Vada a leggere anche questo sull'enciclopedia. La semantica, come la botanica e a filosofia, precisione. In questo momento per non mi interessano n la botanica n la semantica ma la filosofia. Se a lei non interessa rispetto la sua scelta.

ID40899 - 01/02/2014 14:40:20 - (Alberto Cartella) -

"allora scrivere che Il divenire non landare e venire delle cose dal nulla" e scrivere che "Appartiene alla natura di un "essere" di essere una potenzialit di ogni "divenire". E' ci che significo sopra, certo che lei Cartella non ci vede nulla di contraddittorio, per questo che lei naviga continuamente nell'errore. Altrimenti mi spiega come possibile che il potenziale convenga all'eternit" Lei sopra parla di possibile e di impossibile, di apparire, di negazione, di certezza, i quali sono elementi ce ha inserito lei, non so davvero a cosa si riferiscono riguardo all'articolo che lei sta commentando, dicendo che sconclusionato; si tratta di un giudizio senza argomentazioni.

ID40901 - 01/02/2014 14:53:47 - (Alberto Cartella) -

" La potenzialit effettiva la realt di ci che potenziale, componente effettivo di ci che reale."Appartiene alla natura di un "essere" di essere una potenzialit di ogni "divenire". Questo il principio della relativit. Non si pu astrarre luniverso da nessuna entit reale o non reale, in modo da considerare quellentit in completo isolamento". Lei salta dei passaggi. Ci che potenziale componente effettivo di ci che reale vuol dire che c' qualcosa nell'azione he non riducibile alla realizzazione, si tratta dell'inizialit, della nascita, noi non coincidiamo con ci che facciamo. Questo si lega all'assenza di isolamento perch se coincidessimo con ci che facciamo non ci sarebbe il punto dell'esitazione, il quale apre lo spazio dell'Altro. Tentando di risolvere questo punto non si fa altro che giudicare.

ID40903 - 01/02/2014 15:11:51 - (Alberto Cartella) -

Si tratta di una potenza dopo l'atto, la quale non un residuo del possibile. Ci che rimane in potenza ci che non mai stato. Non si tratta di cancellare qualcosa che stato ma di metterne in evidenza il non poterlo esaurire nell'azione che lo ha determinato. Esitare vuol dire lasciar agire un ritardo costitutivo della nostra soggettivit.

ID40904 - 01/02/2014 15:15:13 - (Alberto Cartella) -

Si tratta di rimanere nel linguaggio con una consapevolezza differente rispetto alla concatenazione linguistica. Si gira intorno per dire qualcosa che non si pu dire, eppure l'ho visto.

ID40905 - 01/02/2014 15:24:45 - (Alberto Cartella) -

Lo sguardo assorbe di pi di ci che si ha coscienza di vedere e questo di pi non indifferente nell'agire. Credo ci sia differenza fra qualcuno che si risolve finalmente nel proprio giudizio e qualcuno che esita chiedendo all'altro che fare e disposto all'ascolto. Grazie sia a Sonia sia a Leretico sia a Dru per gli interventi. Buona giornata

ID40915 - 02/02/2014 11:17:58 - (Dru) - lo sguardo assorbe "di più"

Ma il "di più" appare? "Sembrerebbe" di si, appare come quel di più che è lo sguardo meno la vista, come dice Leretico è quell'ignoto che come tale è noto, è noto non come noto, ma bensì come ignoto, nel suo caso per la vista, nel caso de Leretico per l'udito. Coscienza appunto.Per ciò che concerne l'argomentazione Cartella, si rifaccia ancora a Leretico nell'indicare come argumentum argentum che ciò che non vede lei non significa che non sia già in luce. Lei adopera termini che sono più grandi di quanto lei li riduca, da questo punto di vista io non potrò mai capirla.

ID40919 - 02/02/2014 12:51:22 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta della dialettica noto e ignoto, ma del suo punto di crisi. Ciò che si perde non torna ma rimane perdita. Si tratta di ciò che non sta alla coscienza nella coscienza stessa, altrimenti ci sarebbe coincidenza con ciò che vediamo e con ciò che facciamo; allora perché il linguaggio? Credo che la riduzione stia proprio nella risoluzione dell' aspetto della perdita.

ID40920 - 02/02/2014 12:53:43 - (Alberto Cartella) -

L'oscurità è parte essenziale di ciò che sta in luce.

ID40921 - 02/02/2014 13:07:37 - (Dru) - potenzialità dell'essere , cosa è secondo il senso che dell'essere l'Occidente ha?

ciò che è in potenza non è in atto ,l'essere in potenza non è l'essere in atto, la potenzialità dell'essere è la nientità dell'attualità ciò non significa che quando un ente o essere è in potenza allora coincida con il niente, ma ciò significa appunto che, quando l'essere è in potenza la sua attualità è un niente e che quando l'essere è in potenza un non-essere (quando cioè è dunque un essere che può non essere), la sua attualità può diventare un niente:non nel senso che il risultato del suo diventare non essere sia il niente, ma nel senso che la sua attualità deve diventar niente affinchè esso riesca a non essere . Adesso Cartella concili lei tutto questo con la frase conseguente "il divenire non è l'andare e il venire delle cose dal nulla" poichè se il divenire non è questo e cioè è il suo

ID40922 - 02/02/2014 13:09:51 - (Dru) -

opposto, quindi è delle cose l'eternità, allora la potenzialità dell'essere che sia capace (libero) di non essere è contraddittorio. Argumentum non Apparentium.

ID40927 - 02/02/2014 13:46:00 - (Dru) - la nascita è insieme la morte, quindi quando lei dice che non le interessa la morte ma la nascita non è che si allontana dal problema.

è ciò che non è che si genera, ossia si genera ciò che, per qualche suo aspetto è ancora un niente. Se nessun aspetto di ciò che ha da generarsi fosse un niente, non ci sarebbe generazione appunto, ma l'essere già dell'ente, o cose. L'attualità del generato è l'aspetto che dev'essere un niente affinché la generazione sia. Ma questo niente non è isolato, ma inerisce alla capacità di diventar ciò che ancora è un niente: " nessuna delle cose che non hanno la capacità di essere diviene" scrive Aristotele in Metafisica ossia il non ente (il niente) che si genera è determinazione dell'ente in potenza. La potenza è la capacità di liberarsi dal niente e dall'essere da parte delle cose che è il contrario di quanto scritto poi con la frase "il divenire non è l'andare e il venire delle cose dal nulla".

ID40928 - 02/02/2014 13:48:13 - (Dru) -

Adesso vede la contraddizione scritta nel suo articolo ? so già che mi dirà di no, ma non è questo importante, importante è capire finalmente la sua posizione, se ne ha una delle due che si contraddicono?

ID40935 - 02/02/2014 16:27:18 - (Alberto Cartella) -

Non si tratta dell' atto in potenza ma di una potenza dopo l'atto, dell' irriducibilità dell' azione alla realizzazione. L'inizialità dell' azione non è risolta dall' essere rivolta ad un fine. Noi non siamo ciò che facciamo. Non si tratta dell'essere o del non essere ma del non realizzato. Per questo il divenire non è l'andare e venire delle cose dal nulla. Le cose non sono dell' ordine del linguaggio. Si tratta della non coincidenza fra pensiero ed essere, della carnalità del corpo, di un avvolgimento reciproco fra noi e le cose.

ID40936 - 02/02/2014 16:34:44 - (Alberto Cartella) -

La presa di posizione è un punto di sospensione che non si risolve nell' esser presi da una finalità. Questa risoluzione della sensazione di una perdita in quanto tale porta a dare per scontato qualcosa di costitutivo della nostra soggettività. Si tratta di un elogio del fallimento, è il punto della vita come precisamente indicava Sonia.

ID40941 - 02/02/2014 18:27:43 - (sonia.c) - esitazione,dubbio,fallimento..

non sono nelle corde di dru..ihih ma io sono un'esperta..si !dottor Cartella ..elogio del fallimento..cado ,mi rialzo..cado meglio..ihih grazie saluti.

ID40953 - 02/02/2014 23:04:27 - (sonia.c) - di cosa dovremmo avere più coscienza facendo filosofia? si chiede Sini..

ma di essere consapevoli dei nostri limiti,della propria parzialità.ognuno deve esibire il suo "errore" perchè soltanto in questo modo collabora al'esperienza comunitaria della verità! esempio:tu hai una visione del'uomo come natura fatto,ed è una visione sbagliata perchè,io,ne ho un'altra giusta.no,sono sbagliate tutte e due! vediamo invece cosa ne viene fuori!..essere in "errore" come figura stessa della verità del cammino.verità della vita e vita della verità.sini parla di "transito verità"che nel momento in cui lo abbiamo scritto ,depositato,questo "transito verità "diventa "transito errore".e il cammino continua..

ID40955 - 02/02/2014 23:09:09 - (sonia.c) - e continua dicendo che ..

Severino , (che considera grandissimo!)nella sua ricerca continua (quasi ossessiva ) della contraddizione,ha trovato "il suo" transito verità..ma invece di "transitare" si è fermato..non so se sono stata in tema dott Cartella ma, questo passaggio mi ha colpito. saluti.

ID40963 - 03/02/2014 11:45:54 - (Dru) - Ecco cara Sonia

cosa distingue un filosofo come Severino da un uomo come Sini, che Severino non pronuncerebbe mai le parole "essere consapevoli dei nostri limiti", ma qui mi interessa dirti ( ti do del tu perchè siamo familiari in questa comunità) che di Severino e di Sini mi importa assai poco , ciò che mi importa è il loro pensiero, se sono cattolici,eretici, hanno fatto il battezzo , sono divorziati, hanno figli, abitano in case proprie, cioè del loro mondo non mi importa assolutamente nulla e infatti non conosco ad oggi ancora nulla . Ti svelerò un segreto, quando votai Berlusconi sentivo rumoreggiare intorno a lui il gossip e le storie sulla sua persona ma mi scivolavano, di lui mi interessava la "potenza", quella che 15 anni dopo avrei studiato sui libri di Severino e che io avevo già conosciuta.

ID40964 - 03/02/2014 11:48:32 - (Dru) - D'altronde

La filosofia di Hegel è ispirata da Napoleone.

ID40965 - 03/02/2014 11:57:30 - (Dru) - Comunque, a parte la debolezza di Sini, le tue parole...

..., che sono quelle di Sini, che intuisce la potenza del pensiero di Severino,sono sagge nel definire il percorso severiniano. direi che la filosofia è proprio essere quella verità che mostra l'essere in "errore" di chi è già sulla via della verità.

ID40966 - 03/02/2014 11:58:23 - (Dru) - Potenza

Dunque.

ID40968 - 03/02/2014 12:56:49 - (Dru) - Noi siamo potenza, dice la verità che è potenza

Noi siamo la verità dice la potenza che è potere.Quando a parlare è la verità questa parla della potenza come dell'errore, quando parla la potenza, questa parla della verità come di se stessa.Quando la potenza parla della verità come di ciò che è e non come di ciò che vuole, allora anche alla potenza si mostra la verità che è non già divine altro da sé.

ID40969 - 03/02/2014 13:23:22 - (Dru) - Ora

Quando a parlare è la potenza che dice di essere la verità, dicevo è potere e il potere è ciò che mostra in assoluto l'errore della verità.

ID40970 - 03/02/2014 13:40:26 - (sonia.c) - per mè Sini..e in generale..

e chiunque accetti di guardare e riconoscere la propria debolezza,che è poi l'universale debolezza umana (la vita,la nostra vita) è forte. ma Severinio a quanto ho capito ,viaggia su un altro livello.rispettabilissimo ,come tutto ciò che è "pensiero" ma, Sini ,parla all'uomo. questa filosofia, mi garba..saluti.

ID40971 - 03/02/2014 13:49:45 - (Dru) - oggi

il potere è la Boldrini è Berlusconi e è Renzi, per forza la potenza che è più forte del potere nel concetto di Potenza, mostrerà del potere la non-verità e su di esso trionferà, per Forza o Necessità. Questo lo scrivo a chi mi critica che non porto mai nella prassi il pensiero. E' coerente alla potenza che solo Grillo può limitare la potenza, il movimento, espressione appunto di potenza.Grillo è il limite , ché è il potere della potenza del suo movimento.

ID40972 - 03/02/2014 13:56:57 - (Dru) - Sini, cara Sonia

riconosce la potenza del pensiero che Severino mostra, in questo è persona pregiatissima e consapevole di essere compreso in questo pensiero, come hai giustamente testimoniato.

ID40973 - 03/02/2014 14:23:57 - (sonia.c) - Sini come Cartella, mostrano la potenza positiva ..

e anche creativa dell'errore. (quest'ultimo aspetto mi sembra ci sia ,se ho capito bene ,nell'articolo Cas DE LOSTRANIERO) che ci dàuna straordianria lezione (e lettura)della vita! o guardiamo al negativo,e ci fermiamo.o guardiamo al positivo -creativo e, il "pensiero" (ma anche la vita pratica) vanno avanti,trovano nuove strade,si sviluppano,in altro ...positivo e perchè no? certamente ,anche negativo.. è la vita..

ID40974 - 03/02/2014 14:25:47 - (sonia.c) - devo andà..

saluti

ID40975 - 03/02/2014 15:16:29 - (Dru) - un esempio di potere e di potenza ?

I TWEET SPARITI Alla accuse a distanze tra Boldrini e M5S si aggiunge un piccolo giallo legato a due tweet spariti dal social network poco dopo la pubblicazione. Il primo porta la firma proprio di Laura Boldrini e non è nient’altro che la trascizione di quanto detto in Tv da Fazio: «Tra chi segue e commenta il blog di Grillo ci sono potenziali stupratori». Il post resta online poco, ma abbastanza per essere salvato e condiviso in Rete (ECCOLO). Stesso copione per il messaggio del responsabile della comunicazione del M5S Claudio Messora. Questa volta il mtweet è una risposta alla Boldrini: «Noi stupratori? Tranquilla tu non rischi». Online il tempo di scatenare le polemiche o poi via, sparito. (GUARDA)

ID40976 - 03/02/2014 15:19:34 - (Dru) - il potere cerca di negare la potenza ma infine non vi riesce

La potenza è Internet oggi e il potere sono i Grillo che credono di potere sulla potenza e cancella i post, crede di poterli cancellare, ma Internet sopravvive al potere e i post "magicamente" ( per potenza)rimangono sul mezzo.

ID40989 - 03/02/2014 22:23:35 - (sonia.c) - a mè interessano molto ..

le conseguenze di questa famosa potenza! che conseguenze hanno avuto le tv di berlu? che conseguenze la potenza del web?negative o positive? per chi? per cosa? quali sono le conseguenze di una filosofia positiva? e di una negativa?di un informazione distorta? di un lavoro malfatto ?di un'ignoranza"grillesca"? le conseguenze sono più importanti delle origini..

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