Torna a Bione per San Faustino il Pitocchetto

Torna in San Faustino a Bione, dopo più di settant’anni, una delle pregevoli opere di Giacomo Ceruti, detto “Il Pitocchetto”.
E’ stata restituita alla parrocchia da un collezionista bresciano.
Il dipinto verrà presentato alla popolazione dall’esperto Carlo Sabatti, al termine della messa “grande” che verrà celebrata dal vescovo ausiliario monsignor Vigilio Olmi per le 19 di questo sabato sera, giorno di San Faustino.

L’opera, larga 22 centimetri e alta 42, è l’unica del rinomato artista settecentesco ad essere stata realizzata ad olio su rame.
Si tratta infatti della porticina del tabernacolo, che nel 1937 l’allora parroco don Albino Festa aveva rimosso dall’altare maggiore.
L’aveva fatto su indicazione del Vescovo Giacinto Tredici che nella sua visita pastorale aveva esortato a sostituirla.

Il Pitocchetto, infatti, riportava i Santi Faustino e Giovita in atto di adorare la Croce e sua Eccellenza aveva segnalato come fossero più consoni all’uso su quella porticina i temi eucaristici.

Da allora non se ne seppe più nulla.
La porticina dipinta dal Ceruti fece la sua apparizione, però, nella grande mostra sul Pitocchetto che Brescia ospitò nel 1987.
Venne fotografata e la sua immagine fini in un libro di Carlo Sabatti sulle opere d’arte conservate nelle chiese di Bione, dato alle stampe nel 1990.
Fu il proprietario stesso, un collezionista bresciano, a non fare mistero che provenisse da una chiesa della Valle Sabbia.

Una traccia questa riesumata di recente, da un Consiglio pastorale fortemente motivato ed impegnato nei restauri delle numerose opere presenti nella chiesa bionese dedicata a San Faustino.

Perché poi il Pitocchetto abbia privilegiato il piccolo tempio bionese, rispetto ad altre più sontuose chiese valsabbine dove di opere sue non ce ne sono, è presto detto.
L’artista frequentava all’epoca il centro valsabbino al seguito della famiglia degli Avogadro, che aveva eletto a dimora estiva la “Casa degli Angeli”, alla Pieve.
In particolare il conte Faustino Avogadro gli aveva chiesto di abbellire il tempio dedicato al santo da cui portava il nome.

Non è stato facile ottenere dal collezionista e a titolo gratuito il pregiato pezzo, che sul mercato delle opere d’arte pare valga più di 100 mila euro.
A convincerlo un regio decreto che senza l’espresso permesso ministeriale impediva l’alienazione di beni presenti in alcune chiese classificate di particolare interesse artistico, come la chiesa di San Faustino di Bione era appunto nel 1937.

Insomma, la porticina di rame mai avrebbe potuto passare di mano in mano fino al collezionista. Che così, suo malgrado, ha dovuto consegnarla ai legittimi proprietari.
 

Aggiungi commento:

Titolo o firma:

Commento: (*)

Username/Email:

Password: