Voglia di stare insieme

La questione eventuale fusione non era proprio all’ordine del giorno, ma all’assemblea consiliare dell’altra sera a Castello – seppur nei titoli di coda - se n’è parlato.
L’ha fatto in prima persona lo stesso sindaco Maurizio Tarolli che ha illustrato in maniera dettagliata la situazione anche alla luce degli ultimi orientamenti.

Il titolare della Castellina ha comunque ribadito e confermato che il pronunciamento che conta è, e resta, quello della gente.
«Come già detto altre volte a settembre attraverso una “operazione ascolto“ (chiamamola così) sarà proprio la popolazione a doversi pronunciare» è quanto torna a ripetere Tarolli, che adesso per diversi giorni sarà assente da Castello.

Geograficamente parlando, ma non solo, la prospettiva più indicata sembra essere quella di una convergenza su Condino al cui progetto hanno già confluito a loro volta anche i paesi di Brione e Cimego.
Quest’ultimi due centri, Condino compreso, una indicazione in tal senso l’hanno già sottoscritta e confermata in più di un’occasioni.

«Fino al 1945 - ricorda Giorgio Bagozzi, castellano doc, ma per anni applicato al municipio di Cimego - i quattro paesi erano un solo comune gestito dai podestà Giovanni Perotti prima ed Ermanno Sartori successivamente.
In quell'anno (1945) il primo a staccarsi fu Brione e a due anni da quella scelta si erano accodati anche Cimego e Castello».

A Castello allora succedette come commissario prefettizio Arturo Pizzini sino al 1952, che poi divenne anche sindaco.
Poi venne la volta di Diletto Tarolli e dopo ancora le concatenate riconferme di Dario Tarolli.
Quindi altri Tarolli ancora, tra cui Pio, Gino e ora Maurizio.

Nel corso della seduta dell’altra sera il consiglio comunale ha ratificato anche due precedenti delibere di giunta inerenti altrettante variazioni di bilancio.
Sempre all’unanimità, i consiglieri hanno introdotto la modifica statutaria (in virtù di quanto attualmente previsto in materia dalla legge regionale) circa la riduzione del numero di consiglieri che non saranno più quindici ma dodici.

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