30 Agosto 2014, 06.43
Bagolino
Scienza

Se in testa hai un chiodo d'oro

di Marisa Viviani

Era il 1981 quando il geologo svizzero Peter Brack cominciò ad approfondire un'idea che gli era venuta indagando le rocce della Valle del Caffaro


Si era accorto che
in questa area si erano verificati in un lontano passato fenomeni geologici particolarmente significativi, tanto significativi da giustificare l'individuazione di un sito come punto di passaggio da un'età geologica ad un'altra.

Non una bazzecola dunque, ma un fatto di straordinario interesse scientifico.

Dopo oltre vent'anni di ricerche e approfondimenti, nel 2005, la
Commissione Internazionale di Stratigrafia riconobbe l'esattezza degli studi del prof. Brack ed assegnò al Sito Geologico di Romanterra, Valle del Caffaro, Bagolino, il prestigiosissimo riconoscimento di area geologica di interesse mondiale con il Chiodo d'Oro, che individua il punto esatto del limite tra due età geologiche, che nel caso specifico sono l'Anisico e il Ladinico del Triassico Medio.

Eccezionalmente guidata dal prof. Peter Brack, scopritore e promotore del riconoscimento del Chiodo d'Oro, Habitar in sta terra invita ad una passeggiata al Sito Geologico di Romanterra”.
E' bastato un volantino affisso la sera prima dell'iniziativa per radunare una cinquantina di persone, accorse per partecipare all'imperdibile passeggiata nel
Triassico Medio con la straordinaria guida dello studioso.

Il gruppo, che nelle previsioni avrebbe dovuto riunire al massimo una decina di persone, si è così assiepato attorno all'esimio relatore che ha tenuto una vera lezione di geologia, scientifica nei contenuti, ma condita con il sale della simpatia e della semplicità di un grande persona, prima ancora che una eminente autorità nel suo campo di studi.


Peter Brack, professore presso il Politecnico dell'Università di Zurigo, è anche un cittadinio acquisito di Bagolino, la moglie è bagossa, e socio dell'associazione culturale Habitar in sta terra; del territorio della Valle del Caffaro e dintorni “conosce anche le pietre”, modo di dire quanto mai pertinente in questo caso.
La sua dissertazione è iniziata infatti facendo osservare un rilievo di roccia sporgente tra il fondo stradale e il muro di una casa nei Portici, come tante se ne vedono senza prestarci attenzione.

«Questa è solo una piccolissima sporgenza di una roccia che continua in basso verso il fiume e in alto fino alla chiesa – ha osservato - vuol dire che
Ösnà è costruita su una roccia solida, mentre Cävril si trova su terreno detritico, è più comodo, ma se conoscete i terremoti sapete che chi è sulla roccia è più sicuro, chi invece è sulla ghiaia è come se fosse su un budino».

Per chi non lo sapesse,
Ösnà e Cävril sono le due zone del paese in eterna competizione, oggi sportivo-festaiola, ma in passato anche pugilistica senza arbitro.

«In ogni caso – ha precisato con umorismo il professore – se qualcuno si stufa, può tornare in piazza a bere un pirlo, in
Ösnà o Cävril, come vuole, per ora i terremoti sono lontani».
Il tono discorsivo e colloquiale di
Peter Brack denota oltre all'affabilità dei modi anche la precisa conoscenza delle abitudini dei suoi concittadini, fatto che ha divertito molto gli ascoltatori.

Bagolino è ricco di tradizioni, ma anche di sassi, basta guardare l'acciotolato della strada (
rés, in dialetto) che è di vari colori.
Da questa osservazione sulle svariate tipologie di rocce è proseguita così quella che è stata una vera lezione di geologia mirata all'ambiente della Valle del Caffaro, tenuta dal
prof. Brack nella zona dei Portici con vista sulle montagne prospicienti il paese, e propedeutica alla visita del Sito Geologico di Romanterra.

Lezione interessantissima, che si è protratta a lungo prima di giungere sul luogo in cui il
Chiodo d'Oro è conficcato tra le rocce del letto del fiume, e che qui non può essere riportata con brevità; soltanto alcune note a seguire ne riassumeranno per sommi capi i contenuti più rilevanti.

Ciò che invece è importante sottolineare subito è che le rocce presenti nella vallata dimostrano che il territorio di Bagolino era situato vicino all'equatore; tali rocce si sono infatti formate in ambiente tropicale, in un mare caldo poco profondo, in cui vivevano animali marini i cui resti fossili sono incastonati nelle antiche pietre; un mollusco fossile in particolare, un'ammonite che si diversifica tra le altre per caratteristiche sue proprie, è stato identificato come autoctono di quest'area e denominato pertanto Kellnerites bagolinensis.

Certo ne è passato del tempo da allora, 240 milioni di anni circa, ad ogni modo Bagolino può sempre dire senza essere smentito che in casa propria ha un mare tropicale, che è giusto ciò che mancava nel suo
palmarès di successi che ha accumulato nel corso del tempo; anche se nessuno avrebbe sospettato che il suo passato si calcolasse in milioni di anni!

Il
Chiodo d'Oro del Sito Geologico di Romanterra a Bagolino è tra gli 8 presenti in Italia e tra i 64 presenti in tutto il mondo, grazie alle intuizioni, agli studi, alla determinazione di Peter Brack che ne ha saputo sostenere la certificazione internazionale.

Ed è così che vanno le cose quando si ha un Chiodo d'Oro in testa.
Il
Sito Geologico di Romanterra è aperto e visitabile sempre; naturalmente la presenza di un esperto che illustra e spiega è molto utile, perciò ci auguriamo che Habitar in sta terra abbia presto altre brillanti idee di questo tipo, per far conoscere e apprezzare di Bagolino anche quelle pietre che hanno così opportunamente ispirato il grande Peter Brack.

Alcune note di geologia per chi vuol saperne di più

Il Chiodo d'Oro identifica un punto fisico della crosta terrestre che segna il passaggio tra età geologiche diverse.
Nel linguaggio scientifico si denomina
GSSP (Global Stratigraphic Section Point – Sezione e Punto Stratigrafico Globale), comunemente detto Chiodo d'Oro (Golden Spike).

I
GSSP vengono certificati dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia in luoghi identificati in tutto il mondo, e stabiliscono un limite tra una età geologica ed un'altra; nel caso del sito di Romanterra il limite è tra l'Età dell'Anisiano, più antico, e del Ladinico, più recente (tra le due età intercorrono circa 3,8 milioni di anni) del Periodo Triassico Medio (durato circa 10 milioni di anni) dell'Era Mesozoica (durata circa 180 milioni di anni).

Gli affioramenti rocciosi che consentono l'identificazione dei
GSSP devono contenere un grande numero di elementi informativi, fisici, chimici, paleontologici inequivocabili, e devono essere accessibili agli esperti e al pubblico.
La
Scala Geologica è una convenzione; si stabiliscono i punti in cui si passa da un'età ad un'altra, utilizzando tutte le informazioni possibili; nel caso di Romanterra c'erano stratigrafie chiarissime e numerosi fossili; la Scala Geologica misura l'età della crosta terrestre negli ultimi 550 anni circa; l'età della Terra è valutata in 4,65 miliardi di anni.

La Valle del Caffaro è attraversata dalla
Faglia della Valtrompia, compresa tra Lodrone e il Monte Maniva; questa faglia divide la valle in due settori geologicamente diversi.
A sud sono presenti strati rocciosi verticali risalenti a 250/200 milioni di anni; sedimenti con importanti fossili (visibili nel letto del fiume Caffaro), che rappresentano un riferimento per determinare la scala geologica del
Triassico, si formarono sul fondo di un mare tropicale poco profondo, circa 200 metri.
A nord della faglia sono presenti rocce più antiche: scisti metamorfici (Monte Maniva), ricoperti da sedimenti argillosi, arenarie, conglomerati, rocce vulcaniche (porfidi) formatisi in un ambiente continentale (280 milioni di anni) durante il
Periodo Permiano dell'Era Paleozoica.

Nell'alta Valle del Caffaro affiorano rocce più recenti, formatisi con l'innalzamento delle Alpi (40 milioni di anni) da magmi instrusi; a 10 Km di profondità si cristallizzarono i
gabbri e le dioriti scure del Cornone di Blumone e le granodioriti (graniti) del Monte Bruffione; il calore dei magmi intrusi produsse invece i marmi bianchi presenti sul Monte Frerone.
Nella Valle del Caffaro sono presenti tutte le categorie di rocce:
ignee (formate in profondità da magmi intrusi), sedimentarie (formatesi in superficie con i detriti dei fiumi), metamorfiche (formatesi su pressione dei movimenti tellurici).

Per restare soltanto nell'area del paese, si può notare come il Monte Pizza, la Corna di San Gervasio il Dosso Alto siano formati dagli strati verticali che si trovano in Romanterra; si tratta di sedimenti calcarei formatisi in ambiente marino 240 milioni di anni fa, che contengono fossili; il corallo cresce in acque calde, come il mare tropicale di cui si è detto, e fossili di corallo sono stati trovati sul Dosso Alto.

Nel Periodo Triassico l'area di Bagolino si trovava dunque vicino all'equatore a 20° di Latititudine Nord, inserita in quel continente chiamato Pangea da cui si separarono i vari continenti attuali per un fenomeno di allontanamento (deriva dei continenti); le spinte tra le zolle continentali provocò il corrugamento della crosta terrestre e la formazione delle catene montuose; gli stati rocciosi che oggi vediamo verticali, un tempo erano piatti, si sono verticalizzati sulla spinta dei movimenti tettonici.

La deriva dei continenti è un fenomeno ancora in atto e determina uno spostamento di 10 cm. all'anno con ripercussioni nelle varie aree; attualmente in questa valle il movimento si è arrestato, mentre nella zona del Garda è ancora attivo, da cui le frequenti scosse di terremoto che si verificano lì.

Nel corso di 6/8 milioni di anni le rocce, che ora sono spesse 3Km, sono state erose da agenti atmosferici, fiumi, ghiacciai per circa 6/7 Km, le montagne si sono abbassate e si sono scavate le valli; i materiali erosi sono stati trasportati verso sud formando la Pianura Padana, che poggia su 4/5 km di materiali di erosione causati in particolare da glaciazioni successive (l'ultima risale a 15/18 mila anni fa; a Bagolino le località di Colegna, Plas, Pisisìdol, con la loro conformazione pianeggiante denotano la presenza di fenomeni erosivi glaciali).

Tornando al Sito Geologico di Romanterra, nell'area del Chiodo d'Oro sono molto evidenti strati di colore verde intercalati a strati grigi; si tratta di sedimenti di ceneri vulcaniche derivate dalle eruzioni del Monte Muffetto (tra Val Trompia e Val Camonica, sopra Montecampione), un vulcano del Triassico, le cui ceneri e lapilli si depositarono sul fondo del famoso mare tropicale (tra i 242,5 e i 240,5 milioni di anni), e che ora sono visibili insieme agli altri strati rocciosi.

L'andamento “a strisce” degli strati è molto evidente; si calcola che tra i vari strati che vediamo larghi circa 10/15 cm. siano intercorsi 10/20 mila anni, mentre la formazione degli strati vulcanici sia calcolabile in pochi mesi/anni (il tempo occorrente ai materiali scaraventati nell'atmosfera di depositarsi sul fondo marino).

Già nel 1850 un geologo svizzero, Arnold Escher, in visita nella Valle del Caffaro, aveva tratteggiato preziosissimi schizzi della stratigrafia di Romanterra (datati Zurigo 13 settembre 1850), individuando così la traccia di una ricerca geologica che Peter Brack avrebbe portato a compimento dopo oltre un secolo, affermando con ciò la grande rilevanza scientifica di questo territorio.
Ci auguriamo che queste interessantissime informazioni sulla geologia della Valle del Caffaro inducano turisti e studiosi a visitare il Sito Geologico di Romanterra e il suo Chiodo d'Oro, ma soprattutto i giovani ad avvicinarsi a questa scienza che svela tanti segreti della Terra e mostra i tesori che racchiude, che vanno conosciuti e conservati.

Marisa Vivani

Nelle foto di Luciano Saia: La lezione introduttiva del prof. Peter Brack - Il Chiodo d'Oro con i calchi di ammoniti posati per dimostrazione - Gli strati verticali nel letto del fiume Caffaro.
 

 


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