Nei giorni scorsi tutta la Valle Sabbia è stata impegnata nella commemorazione del IV Novembre, noi siamo stati a Casto dove a capo della locale sezione Combattenti c’è il novantenne Aldo Ragnoli
Pace, giustizia e libertà, nell’omelia di monsignor Oliviero Faustinoni.
Valori per i quali i soldati al fronte hanno combattuto e molti di loro hanno perso la vita, per garantire un futuro migliore a tutti noi.
Il monsignore per l’occasione non ha mancato di ricordare la figura di don Giulio, recentemente scomparso a causa di un malore sulle montagne della val Camonica. E ha annunciato che sarà don Marco Iacomino il nuovo parroco del Savallese.
Con la protezione civile ed il labaro comunale in testa, sulle note della Banda musicale di Casto, i rappresentanti delle diverse armi e numerosi cittadini, si sono poi recati al monumento ai Caduti delle due guerre mondiali per la posa della corona.
Qui è intervenuto il sindaco che ha pronunciato il discorso che riportiamo nella sua forma integrale:
Buongiorno a tutti.
I doverosi ringraziamenti vanno alle autorità intervenute, ai consiglieri comunali presenti, ai combattenti e reduci presenti: il presidente Aldo Ragnoli, Felice Fiori, Giuseppe Dolcetti e Pino Muzio. Ringrazio gli alpini che mantengono viva la tradizione e portano avanti il lavoro dei combattenti. Ringrazio anche tutti i rappresentati in congedo delle Forze Armate oggi presenti e tutti quanti gli intervenuti.
Festeggiamo oggi la ricorrenza del 4 Novembre, Giornata delle Forze Armate e Giorno dell’Unità Nazionale, anniversario della Vittoria e soprattutto della Fine della 1° Guerra Mondiale.
La festa delle Forze Armate è il momento per esprimere un ringraziamento ai combattenti e reduci, presenti insieme a noi oggi a questo evento o che, purtroppo, ci hanno lasciato, e ai nostri caduti, i cui nomi troviamo scritti sul nostro monumento: sono per noi esempio di spirito di sacrificio e senso del dovere.
La letteratura è ricca di libri e testimonianze di chi ha vissuto l’esperienza delle guerra (e questa occasione è utile per invitare i più giovani ad avvicinarsi a questi scritti): non sono testi facili, descrivono situazioni incredibili di dolori e privazioni, scene terribili e allucinanti.
I ragazzi di allora (giovani come molti sono oggi presenti), figli della terra di montagna, contadini e lavoratori, chiamati alle armi, vissero dal vivo ciò che noi oggi possiamo trovare documentato su questi testi, mettendo a repentaglio la propria vita per la Nazione, alcuni fino al sacrificio estremo: ecco lo spirito di sacrificio.
Per loro non è stata una scelta, ma la risposta alla chiamata della Nazione, all'ideale di Unità Nazionale che ha accompagnato l'Italia dal Risorgimento fino alla fine della 1° Guerra Mondiale: ecco il senso del dovere.
Lo stesso spirito di allora anima ancora oggi con i militari delle nostre Forze Armate, tuttora in servizio, soprattutto per quanti operano in missioni internazionali in tutto il mondo (Egitto, Palestina, Afghanistan, Africa – Congo, Mali, Somalia -, Kosovo e Macedonia): interventi in zone ancora martoriate dalla guerra o appena uscita da situazioni di questo tipo, operazioni di mantenimento della pace, in collaborazione con gli organismi internazionali. Oggi è il giorno per esprimere il nostro ringraziamento, forte e solidale, ai nostri soldati, per il lavoro svolto, lontani dalle famiglie e dalla loro terra, che da valore e prestigio all'Italia.
Un pensiero va ancora ai due Marò, Massimiliano Latorre in Italia per motivi di salute, ma temporaneamente, e Salvatore Girone ancora in India: ancora con forza affermo che è ora di riportarli a casa, per chiudere la vicenda che li riguarda, ponendo fine a questo inutile dilungarsi dei tempi, che li tiene bloccati da più di 2 anni, senza sapere del loro destino.
Il 4 Novembre è anche il Giorno dell’Unità Nazionale: la fine della 1° guerra mondiale viene rappresentato come il traguardo del percorso di unificazione dell’Italia. Ma cosa rappresenta per noi oggi l’Unità d’Italia? Non è e non è stato un’operazione fatta e chiusa lì, la spunta di un elenco di cose fatte. È un valore che dobbiamo vivere e coltivare ogni giorno. I nostri reduci e i nostri caduti di allora ci hanno consegnato l'Italia unita: a noi oggi spetta curare questo tesoro, con impegno, responsabilità e amore per la nostra terra.
La giornata di oggi celebra anche la Vittoria della guerra e, fortunatamente, anche la Fine, ed oggi soprattutto vuole essere la celebrazione dell’anniversario di questo evento: nei prossimi anni ricorreranno numerose le date e le commemorazioni per il centenario degli avvenimenti occorsi durante la 1° guerra mondiale, fino alla celebrazione più importante, fra 4 anni, nel 2018, per il centenario della fine della 1° guerra mondiale.
La fine della guerra e il dopo-guerra hanno rappresentato, per entrambe le guerre del secolo scorso che hanno coinvolto l'Italia, un momento difficile e impegnativo di ricostruzione del paese.
Più vicino a noi è il 2° dopo-guerra, nel quale gli italiani si sono trovati di fronte ad un paese a pezzi, in tutti i sensi, circondati da macerie e con profonde divisioni, strascico del conflitto appena terminato.
Oggi colgo l’occasione per ricordare qui anche chi, riuscendo a superare l’esperienza della guerra, con le proprie mani, con il proprio cuore e con la propria testa, ha ricostruito il nostro Paese: molti sono qui con noi (le persone nate negli anni ’30, ’40 e ’50), e sono, ancora una volta, un esempio vivo che ancora ci da testimonianza dello spirito di sacrificio.
Spesso mi viene di paragonare il periodo attuale che viviamo, con una crisi economica manifesta, che spesso si estende anche agli aspetti della vita sociale e civile, a quel periodo: quello che soprattutto voglio raccogliere ad esempio è lo spirito che ha animato gli italiani di allora, che dalle macerie di un paese distrutto, sono riusciti a ricostruire l'Italia, che poi negli anni ’60 ha avuto il famoso decollo industriale.
Impariamo questa lezione per poter vivere e uscire da questi anni difficili.
L'ultimo pensiero va ai più giovani: queste nostre manifestazioni sono quelle che devono coltivare e promuovere il senso di Patria, che si traduce, come già detto in principio, al senso del dovere, accompagnato dalla responsabilità di tutti e a tutti i livelli della società, e la promozione della solidarietà nazionale, ancora e comunque sempre supportata dalla responsabilità individuale di ognuno e anche dello Stato.
Grazie a tutti della presenza.
Viva l’Italia, viva la Repubblica e viva la libertà.
Diego Prandini