24 Novembre 2014, 07.46
Valsabbia
Ricorrenze

Notte di paura

di val.

Ricorre oggi il decennale del terremoto che sconvolse Garda e Valle Sabbia provocando crolli, migliaia di evacuati, per fortuna pochissimi feriti


Come un serpente che si insinua nelle viscere della terra, il sisma gardesano ha infilato l’asse del Chiese. Ha colpito duro a Roè, Villanuova e Pompegnino. Si è inabissato per risalire e scuotere con veemenza Clibbio, poi Pavone e Sabbio.
Ha deviato un momento per Preseglie azzannando la frazione Gazzane.
Poi è risalito ancora, ma con meno forza, arrivando a lesionare la parrocchiale di Barghe, segnando gli stucchi di San Lorenzo a Promo di Vestone, dove ha reso inagibile una sola casa.

Per il resto tanta paura e danni minori: qualche cornicione, i soprammobili caduti in centinaia di case, lesioni agli antichi luoghi di culto a Mura, crepe a Capovalle, un “pizzicotto” a Treviso Bresciano.
Per pochi secondi ha serpeggiato, il colubro, e alcuni danni sono ancora visibili.

Momenti che non si dimenticano mai e dieci anni dopo rivivono in migliaia di storie personali, in rimembranze che tendono ad appassire solo a distanza di generazioni.

Una delle storie è quella del maresciallo Raffaele La Rovere
, che arrivato ai cinquanta comanda la stazione carabinieri di Vimercate.
Di tanto in tanto torna alla Vobarno che l’ha accolto per dodici anni, dal 1996 al 2008 e dove sono ancora tanti gli amici e i ricordi.

«Era mercoledì, mancava poco a mezzanotte, io e mia moglie eravamo già a letto quando abbiamo sentito la scossa – ci racconta -. Ho avuto giusto il tempo di agguantare con affanno la divisa e scambiare qualche informazione con la centrale operativa che Carlo Panzera, il sindaco, era già lì.
Non sapevamo nulla di come si doveva affrontare un’emergenza del genere, l’avremmo imparato presto: “Dobbiamo fare il giro del paese, mi sa che troveremo qualche problema” mi ha detto Panzera. Io e lui abbiamo deciso di ispezionare la parte alta e siamo saliti fino a Teglie, poi a Eno».

«A Marini e agli altri ho chiesto di controllare il resto. C’era gente per strada, spaventata. Che potevamo aspettarci di tutto è stato chiaro quando abbiamo incontrato i massi scesi dalla montagna a Carpeneda: ce n’erano un paio grandi come furgoni, avevano attraversato il Chiese e si erano arrampicati su dall’altra parte.
L’intera frazione di Pompegnino era rimasta al buio, aveva ceduto un grosso trasformatore, esploso come un fuoco d’artificio e non si riusciva a capire bene l’entità dei danni alle abitazioni».

Già, il buio di Pompegnino.
Il ritardo di un’intera notte nella valutazione dei danni ha fatto finire la frazione vobarnese nelle mappe dell’emergenza solo 60 ore dopo la terribile scossa, nonostante dei 480 abitanti ce ne fossero 300 che non potevano far rientro alle loro case.
Ore trascorse dagli sfollati nell’illusione di potercela fare da soli, con gli scout ed il pentolone del tè, il tendone degli alpini, il ricovero notturno presso parenti.

La Rovere era lì, giorno e notte, con il sindaco e la presidente del Consiglio di frazione Catia Turrini.
C’erano don Benedini e i Vigili del Fuoco. Solo quando è stato chiaro che da soli non ce l’avrebbero fatta hanno gridato aiuto.

E allora si è fatto vivo Bertolaso, deviando quel giorno dalla meta lacustre, ed era già sabato.
«Se l’è presa con me. Diceva che avrei dovuto avvisare uil “Com”, non capiva che io in quel momento di quello che succedeva a Salò proprio non ne sapevo nulla e che ero impegnato giorno e notte in mezzo alla gente di Vobarno – ci racconta il maresciallo -. Mi ha difeso la signora Maria (la conoscono tutti a Pompegnino la nonnina, in quei giorni combattiva come pochi ndr) “guardi di non prendersela con lui, che è sempre stato qui con noi” gli ha detto a brutto muso. C’è voluto più di un mese solo per ispezionare le case, per capire come intervenire. Intanto però la macchina dei soccorsi aveva preso a funzionare bene. Oggi possiamo dire che sono i momenti di difficoltà come quelli a fare da collante per la comunità».

.in foto: Pompegnino; i massi caduti a Carpeneda; il maresciallo Raffaele La Rovere; Gazzane di Preseglie.




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