C'è chi non si adegua

Se ne parla sui giornali, in tv, su internet nei blog a tematica cattolica (sul versante tradizionalista) o di “fan” di Benedetto XVI. È diventato un tema d’attualità da quanto a lanciare l’allarme sulla mancata applicazione del motu proprio “Summorum Pontificum” è stato monsignor Albert Malcolm Ranjit, segretario della Congregazione per Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che denuncia: “Ci sono diocesi e nazioni, e perfino ecclesiastici, che vengono meno alle indicazioni del Pontefice”; è una “Crisi di obbedienza verso il Santo Padre”.

Con questo motu proprio il Papa ha riproposto la celebrazione della messa in latino con il Messale del 1962, antecedente alla riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, che in linea di principio non fu mai giuridicamente abrogata.

La Conferenza episcopale della Lombardia nelle scorse settimane ha discusso del motu proprio di Benedetto XVI sulla messa in latino. È stato detto che in realtà non esistono particolari richieste di gruppi stabili di fedeli attaccati alla vecchia tradizione. La diocesi ambrosiana ha stabilito di non applicarla per il rito ambrosiano, specificando inoltre che non si vedono “gruppi stabili” neanche nelle zone soggette a rito romano.

La richiesta di “gruppi stabili” di fedeli è un prerequisito per la concessione da parte dei vescovi della possibilità di celebrare la messa in latino.

“Nelle parrocchie, in cui esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica, il parroco accolga volentieri le loro richieste per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito del Messale Romano edito nel 1962”. Così si stabilisce nell’articolo 5 del motu proprio.

Secondo quanto espresso dall’alto prelato vaticano sembra che molti vescovi non applichino queste disposizioni papali.

Luigi Pasini, di Villanuova sul Clisi, coordinatore comunale di Forza Italia, ma soprattutto "Oblato nell’Ordine della Milizia dei Poveri Cavalieri di Cristo", sensibile a questi temi, ha dato avvio su tutto il territorio della diocesi di Brescia, alla raccolta delle firme “pro motu proprio”.

«È molto importante che il laicato faccia sentire ai propri pastori la propria fedeltà a Benedetto XVI; la forma più filiale ed efficace è la raccolta di firme “pro Motu proprio” e il loro successivo invio al vescovo di Brescia e alla Commissione Ecclesia Dei della curia vaticana» afferma Pasini.

Quanti vogliono sottoscrivere l’appello possono farlo dal suo sito www.lupas.it.

Vedi anche