Ulteriore incremento della produzione

In ottobre la produzione industriale nel Bresciano ha registrato un ulteriore incremento, consolidando il risultato positivo del mese precedente. L’aumento dell’attività ha trovato sostegno nella domanda interna, mentre la domanda estera ha mostrato un rallentamento soprattutto per quanto riguarda i paesi extra UE. Il rafforzamento dell’euro sta iniziando a minare la competitività delle nostre merci in questi mercati. Nel breve periodo non sono attese variazioni particolarmente significative della produzione, ma le prospettive per quanto riguarda gli ordini sono negative in specie per i Paesi extra UE. I settori più colpiti sono: “calzaturiero”, “maglie e calze”, “abbigliamento”, “agroalimentare e caseario”

Queste, in sintesi, le indicazioni che emergono dall’indagine congiunturale mensile condotta dal Centro Studi dell’AIB su un campione di 250 imprese associate.

Ritornando ai dati di ottobre, la produzione è aumentata nei settori: “chimico, gomma e plastica”, “legno e mobili in legno”, “materiali da costruzione ed estrattive”, “metallurgico e siderurgico”, “meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche”, , “meccanica tradizionale e mezzi di trasporto”, “tessile”. La produzione invece diminuita nei settori: “agroalimentare e caseario”, “calzaturiero”, “carta e stampa”, “maglie e calze”.

La dinamica dell’attività produttiva per classi dimensionali ha evidenziato variazioni positive della produzione per tutte le classi ad eccezione delle imprese medio-grandi e grandi.
La produzione in ottobre è aumentata per 33 imprese su 100 (47 nella rilevazione di settembre), non è variata per 51 (40) e diminuita per 16 (13). Le imprese soddisfatte dei propri livelli di attività, in rapporto alla potenzialità aziendale, sono il 13% (12% in settembre) e quelle insoddisfatte il 22% (30% nel mese precedente).
L’utilizzo degli impianti riflette sostanzialmente l’andamento dell’attività produttiva, con una percentuale del 23% di imprese che dichiara di averlo aumentato, del 64% di quelle che non lo ha variato e del 13% di quelle che lo ha diminuito. Il livello di utilizzo della capacità produttiva, rispetto al potenziale, è giudicato alto dall’11% delle aziende, basso dal 24% e normale dal 65%.

Le vendite sul mercato nazionale sono cresciute per il 32% delle imprese (46% nella precedente rilevazione), non sono variate per il 54% (39%) e diminuite per il 14% (15%).
Le vendite verso i Paesi UE sono aumentate per il 26%, rimaste invariate per il 53% e diminuite per il 21%; quelle verso i Paesi Extra UE hanno subito variazioni positive per il 21% del campione, nulle per il 56% e negative per il 23%.
Le giacenze di prodotti finiti risultano adeguate alle esigenze per l’81% delle imprese, alte per il 10% e basse per il 9%.
Le scorte di materie prime risultano normali per l’89% delle aziende, alte per il 7% e basse per il restante 4%.
La manodopera è aumentata per il 15% delle aziende, è rimasta invariata per il 79% e diminuita per il 6%.
Le prospettive a breve termine sono per una stazionarietà della produzione; infatti, il 19% delle imprese prevede di aumentare la produzione, il 16% di diminuirla ed il restante 65% di mantenerla stabile.

L’utilizzo degli impianti presenta un profilo sostanzialmente simile a quello della produzione: il 12% delle aziende prevede di aumentarlo, il 13% di ridurlo e il 75% di mantenerlo stabile.
Gli ordini dal mercato interno sono previsti in aumento dall’11% delle aziende, stabili dal 70% e in diminuzione dal 18%.
Gli ordini dai Paesi dell’UE sono attesi in crescita dall’11% delle aziende, stabili dal 73% e in calo dal 16%.
Gli ordini dai Paesi extra UE sono previsti in aumento dall’11% delle imprese, stazionari dal 68% e in diminuzione dal 21%.
La manodopera è prevista stabile dall’85% delle aziende, in diminuzione dal 7% e in aumento dal restante 8%.

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