21 Maggio 2015, 07.21
Modi di dire

Ma alla fine chi è questo Carlo Codega?

di Mirella Prandelli

Un'espressione tipica di molti dialetti lombardi, utilizzata nelle nostre valli, a Brescia, ma anche a Milano. Quando un oggetto è “de Carlo giü de Codega” significa che è davvero molto vecchio.


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L'epiteto fa riferimento ad un periodo antico, molto addietro nel tempo.
Sembra che derivi proprio dal dialetto milanese e riguardo alla sua etimologia ci sono due storie.

Nel diciottesimo secolo Milano era ancora una città buia: l'illuminazione era un lusso e per lo più la si trovava nei palazzi adibiti alle funzioni pubbliche.
A causa dell'oscurità, i nobili e i ricchi che uscivano per strada nell'orario serale, avevano bisogno di  illuminare la via. Si facevano dunque precedere da un servo munito di lanterna che facesse luce per il loro passaggio.
Tali figure erano chiamate còdega: dal greco “Odegos” (guida).

Il termine còdega in seguito venne associato ad altri fattorini che assolvevano funzioni simili, come accogliere i clienti con un ombrello o altro.
Persino coloro che accompagnavano a casa le ragazze alla sera venivano chiamati così.

Vi è anche una seconda teoria, che risale sempre al 1700.
Era diffusa tra gli uomini la moda di portare i capelli lunghi acconciati con un codino. Per lisciarlo, in assenza di lacche e gel, si usava il grasso della cotenna del  maiale (còdega appunto), che lo manteneva compatto e lucido.

In entrambi i casi questa còdega indicava una soluzione retrograda, facilmente rimpiazzabile, dall'elettricità per il primo caso e dai cosmetici, per il secondo.
Il nome proprio Carlo resta un mistero, anche se si suppone sia dovuto ad una scelta di musicalità e fonetica.





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