Fare il fieno

Un'attività che segue delle fasi ben precise: prima, la falciatura, che diffonde nell'aria l'aroma di erba appena tagliata, che fa subito estate.
Poi il fieno va ordinato in righe o “cordoni”, verticali o orizzontali, a seconda della conformazione del terreno, in modo che si secchi per bene, girandolo da entrambi i lati con rastrello e forcone.
Solo quando il fieno è ben secco, lo si può immagazzinare nel fienile, trasformato in balle o rotoballe dalle imballatrici agricole, non prima di aver rastrellato anche il cosiddetto “minuto”, che avanzava dai mucchi più grossi.

Oggi si tratta di un lavoro facilitato dalle macchine a motore, ma un tempo, fare il fieno era un lavoro estenuante, che coinvolgeva tutta la famiglia, donne, bambini e uomini.
L'erba si falciava a mano e i contadini si aiutavano vicendevolmente, anche se non era necessario, vista la numerosa prole.

Una volta che il fieno era essiccato, ordinato prima in file, poi in mucchietti, veniva portato al fienile a mano, senza trattore, mediante l'uso di teli di stoffa, che raccoglievano il fieno legandosi a fagotto tramite i lacci cuciti alle estremità. Strumenti che non hanno nemmeno un termine comune nell'italiano standard, e si indicano con termini dialettali, come “tenda”, “caicia” o, in Valle Sabbia, “basa”.

Dopo un'intensa giornata di lavoro, era solito cenare tutti insieme, sotto al portico del casolare, con prodotti tipici e freschi, di produzione propria, un momento di convivialità dopo il duro lavoro.