Giugno ai tempi dei nonni

Il solstizio d'estate è il momento in cui l'asse terrestre presenta un'inclinazione tale da garantire la massima durata di luce nell'arco di un giorno.

Specialmente nella tradizione contadina, che ha contraddistinto la Valle Sabbia e la sua storia, giugno segna l'inizio della stagione più intensa per il lavoro nei campi. Di seguito qualche frase che testimonia il legame tra i cicli della natura e l'attività dell'uomo, a quei tempi in simbiosi, oggi in profondo contrasto. Come dicono gli agricoltori “Il più grande socio di maggioranza dei terreni è Lui, su, che decide il tempo!”

Dhögn al gà negat hò mare, löi al gà brödhat hò pare
(Generalmente quando giugno è piovoso, luglio è afoso)
Secondo i conoscitori della natura, negli anni si è venuta a delineare la credenza secondo cui, se giugno è piovoso, da luglio fino alla fine dell'estate ci sarà bel tempo. Speriamo di no, dato il giugno assolato che ci stiamo godendo!

He Dhögn al fa la calura, la hpiga la he madüra
(Se a giugno c'è un gran caldo, la spiga è matura)
Solitamente entro fine giugno, il grano deve essere maturo per la mietitura di luglio. Lo suggerisce anche una canzone tradizionale degli alpini che dice “il 29 giugno quando matura il grano/ è nata una bambina con una rosa in mano/ non era paesana e nemmeno cittadina/ è nata in quel boschetto vicino alla marina.”

A Han Gioàn a gojà i bò he fa guadagn
(A San Giovanni, a pungolare i buoi si fa guadagno)
Nel calendario contadino la commemorazione di San Giovanni Battista, il 24 giugno, coincide con il tempo dell'aratura. Il “goi” si racconta fosse un bastone acuminato, a volte anche con una punta in ferro, e veniva usto per stimolare il lavoro delle bestie. Da qui deriva il termine “gojà”.