06 Agosto 2015, 12.31
BLOG - Lo Stellante

La caccia selvaggia

di Nicola Zanoni

Maestoso un cervo signoreggia la foresta. La attraversa regale, calmo ne domina al sole il silenzio. Il suo incedere è incedere di colui che non teme e non temendo passa


Un branco di lupi attende il cervo. Tra le fratte, nascosto, lo attende. Non curante del gelo, immobile alla neve – attende. Li muove la fame e la smania del sangue e del caldo che scorra copioso. Crudeltà li muove, e terrore.
Il cervo è braccato. Incalzato. Raggiunto. Assalito. Morso. Ucciso.
E proprio allora, morendo, egli smette di essere cervo per divenire pasto grondante alla mensa dei lupi, l'inverno. Ma dalle fauci impastate di carni dei lupi le viscere non sono saziate.

Nuda una dea si lava alla luna. Se ne fa specchio e, specchiandosi, ne specchia il pallore. Ninfe le fanno corteo, appendono vesti alle frasche, intonano inni cantando. S'immerge nell'acqua la dea, e par farsi acqua.
Sale al monte un arciere – i cani famelici, la sete tra i denti e la bava. Sale il monte l'arciere – e s'inganna, di non voler vedere la dea. Sale, e desidera farsi sbranare. A pezzi tornerà a casa, nel budello dei suoi mastini legato.

Chi addenta e chi è addentato? Chi separa e chi è separato? Cosa lega e chi è ricucito? Il sangue, il sangue – il sangue...



Commenti:
ID59961 - 06/08/2015 13:40:04 - (Dru) - Molto edificante

questo fluire di significanti.

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