24 Agosto 2015, 09.27
Bagolino
Storia locale

La centrale idroelettrica di Ponte Caffaro

di Giancarlo Marchesi

Sul finire dell’Ottocento l'economia bresciana beneficiò delle innovazioni tecnologiche che interessarono l’industria. Di questo nuovo processo di sviluppo, la Valle Sabbia divenne uno dei centri produttivi di maggiore importanza a livello nazionale


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In Valle, si assistette alla realizzazione di piccole centrali idroelettriche per la produzione di energia destinata all'illuminazione sia pubblica sia privata e alla fornitura di forza motrice per le industrie. Occorre però rilevare che ciascun impianto era pensato e costruito per alimentare direttamente un'unica struttura.

Solo rilevanti miglioramenti nei sistemi di trasmissione avrebbero potuto consentire lo sviluppo di grandi centrali idroelettriche. Fortunatamente tali avanzamenti tecnologici non si fecero attendere: fondamentali furono i progressi conseguiti nella fabbricazione di cavi, materiali isolanti e nella costruzione di linee, nei regolatori di tensione che resero possibile un lento ma progressivo aumento delle tensioni di trasmissione e quindi delle distanze coperte. Si realizzò, in questo modo, uno sviluppo tale che i primi anni del Novecento costituirono un momento di svolta per il settore elettrico: con la trasmissione a grande distanza divenne economicamente conveniente la costruzione di grandi impianti di produzione.

Da quel momento iniziò, con la disponibilità di forti quantitativi di energia a costi inferiori a quelli del carbone, il processo di elettrificazione delle attività produttive non solo della Valle Sabbia, ma dell'intera Penisola che porterà l'economia italiana a vivere una fase di accelerata industrializzazione.

Nel Bresciano, la prima centrale di grandi dimensioni fu costruita negli anni fra il 1898 e il 1905 in Valle Sabbia, a Ponte Caffaro nel territorio del Comune di Bagolino, dalla Società Erba, Curletti e Zironi (poi assumerà la denominazione Società Elettrica ed Elettrochimica del Caffaro) per fornire energia elettrica allo stabilimento di soda caustica che la stessa possedeva in Brescia, nella frazione Fiumicello. L'impianto valsabbino, progettato dall'ingegner Carlo Tosana, disponeva di un canale lungo 4.600 metri che terminava nella vasca di carico a Monte Suello.

La condotta forzata era opera dell’impresa Guido Togni di Brescia che introdusse dalla Germania una nuova tecnica nella fabbricazione dei tubi. Quest'ultima prevedeva una bollitura dei bordi delle lamiere e una giunzione a caldo, processi che andavano a sostituire la chiodatura. La produzione di energia della centrale del Caffaro era pari a 9.000 KW.

Nela vicenda che portò alla realizzazione dell'impianto di Ponte Caffaro, si attuò quel particolare sostegno reciproco fra settori produttivi diversi che, nei primi decenni del XX secolo, costituì un fattore decisivo per lo sviluppo. L'energia delle cadute d'acqua delle valli bresciane, utilizzata da secoli come forza motrice per i mulini e per le fucine, tornava a ricoprire un ruolo centrale nella società e nell'economia della nostra provincia, grazie ai progressi ottenuti nella trasmissione della corrente elettrica sulle lunghe distanze.


Scheda societaria: Società Elettrica e Elettrochimica del Caffaro
Nata dall’esperienza dell’azienda bresciana Erba, Curletti e Zironi, con il sostegno di un rilevante capitale di provenienza milanese, la Società Elettrica e Elettrochimica del Caffaro venne costituita il 1° febbraio 1906, con rogito del notaio Davide Clerici di Milano. Scopo della Elettrica e Elettrochimica del Caffaro era l’esercizio della concessione di derivazione d’acqua dal torrente Caffaro per la produzione, utilizzazione e distribuzione di energia elettrica e per l’esercizio della fabbrica di soda caustica, cloruro di calce ed altri prodotti elettrolitici, sita in Brescia, frazione Fiumicello. A far parte del Consiglio d’amministrazione furono chiamati figure di primo piano del capitalismo italiano: D. Bordoni, P. Curletti (Consigliere delegato), F. Gnecchi, G. Visconti di Modrone (Presidente), U. Visconti di Modrone, F. Weill (Vicepresidente), G.A. Zuccoli.

La costruzione dell'impianto elettrico sul torrente Caffaro e la realizzazione dell'elettrodotto per trasportare l'energia fino a Brescia erano legati ad un'altra iniziativa restata, però, allo stato di progetto: la linea ferroviaria Brescia-Nave-Caffaro. Il comitato per la costituenda ferrovia elettrica Brescia-Nave-Caffaro cedette, ai promotori della Società Elettrica ed Elettrochimica, la forza di circa 8.000 cavalli derivata dal torrente Caffaro. A fronte di questa cessione, gli uomini che guidavano la società elettrica si obbligarono a realizzare, a loro spese, sia l’impianto di derivazione del torrente Caffaro, sia a fornire al comune di Brescia ed alla costituenda ferrovia Brescia-Nave-Caffaro 800 cavalli elettrici.






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