In un antico papiro egiziano, venuto alla luce in recenti scavi archeologici, si descrivono le formule magiche che il medico recitava preparando i farmaci contro il mal di testa
Così in testi assirobabilonesi, risalenti a oltre 1500 anni prima di Cristo, si leggono numerosi incantesimi-esorcismi utilizzati per scacciare il "demone della testa".
Dunque, questo male è conosciuto fin dagli albori dell'umanità ed è noto come abbia perseguitato innumerevoli persone tra cui Giulio Cesare, Kant, Sigmund Freud, Marilyn Monroe...
Attualmente l'emicrania, termine propriamente medico, è un tormento per milioni di individui e le statistiche rivelano che il 10% circa della popolazione ne è afflitto.
In Medicina ufficiale due sono le teorie, quella vasomotoria e quella clinica.
Nella prima si osserva inizialmente un aumento del tono simpatico, cioè quella parte del sistema nervoso responsabile ad esempio della tachicardia o dell'aumento della pressione arteriosa, tanto da provocare una costrizione dei vasi arteriosi soprattutto sottocutanei della testa.
Questa sarebbe la fase responsabile dell'aura, dell'agitazione oppure di uno stato generale simile all'ansia, della tensione dei muscoli del collo che può precedere il dolore.
A tutto ciò segue un "esaurimento" del tono simpatico, a tal punto da dare una dilatazione abnorme degli stessi vasi provocando così il mal di testa vero e proprio.
A sostegno dell'ipotesi sta la reattività, provata in una buona percentuale dei casi, a farmaci vasocostrittori assunti durante il dolore come l'ergotamina e i beta-bloccanti.
Nella seconda teoria, quella chimica, i ricercatori hanno riscontrato in numerosi pazienti un aumento di particolari sostanze appartenenti al sistema nervoso centrale quali l'istamina, attualmente da molti non più considerata e la serotonina.
Dal punto di vista psicosomatico, è stato riscontrato nei pazienti che soffrono di mal testa la difficoltà nel proprio stile di vita di "abbandonarsi", di "lasciarsi andare", di "perdere la testa"... ecco allora che l'emicrania sembra rivelare simbolicamente una lotta interiore tra il mondo del capo, il mondo della ragione, con il mondo delle emozioni e degli istinti.
A sostegno di questa teoria starebbe il fatto che in molte occasioni la maggio parte degli emicranici pensa molto e non ama la spensieratezza, ha uno stile corporeo di movimento e un linguaggio verbale tutto improntato al controllo di qualsiasi situazione.
Infatti da studi sulla personalità queste persone sembrano non amare gli imprevisti e gli incontri inattesi, tendono a programmare tutto e spesso sono pronte a farsi carico di grandi responsabilità anche a discapito della loro serenità emotiva.
La cefalea non colpisce a caso: quando si cronicizza tende a scegliere le sue "vittime" fra persone che hanno un'attività di pensiero molto sviluppata e che difficilmente riescono a staccare la spina e a far riposare la mente.
Possiamo ritrovare le cause che spingono il cervello a questo doloroso tour de force nei tratti del carattere che predispongono a somatizzare i disagi sotto forma di cefalea
Eccesso di razionalità: "Penso, dunque sono": potrebbe essere questo il motto di chi soffre di questo disturbo.
Non c'è nulla che, secondo lui, non debba cadere sotto il bisturi tagliente della razionalità.
Ecco dunque che ogni questione viene sottoposta a un'analisi impietosa e rigorosa: non si smette di pensare fino a quando non se ne viene a capo, ossia non si arriva a una conclusione o a una definizione, in genere rigida, che esclude la possibilità che vi siano modi diversi di vedere la realtà.
Perfezionismo: “È tutta questione di volontà, in ogni caso bisogna sempre dare il massimo”: questo è il motto del perfezionista.
E chi soffre di cefalea punta sempre alla perfezione e ha aspettative alte, specie verso se stesso. È molto severo e attento al giudizio altrui, teme di sbagliare e considera qualunque errore come una colpa o una vergogna.
Nulla viene lasciato al caso, ogni gesto diventa una performance che finisce col perdere di vista l'obiettivo concreto e i desideri più elementari.
Formalismo: Molto formale nei modi, il cefalalgico tiene a fare buona impressione sugli altri, si sente piuttosto a disagio quando è al centro dell'attenzione, preferisce passare inosservato e dare un'immagine di normalità.
In genere giudica con poco favore ciò che è vistoso e diffida delle persone spontanee. Molto del suo formalismo è dovuto a un'educazione rigida.
Eccesso di altruismo: Difficilmente chi soffre di cefalea si tira indietro quando c'è bisogno di lui.
La sua disponibilità nei confronti degli altri però non è gratuita; spesso il favore più che all'altro lo fa a se stesso: se è lui a far le cose può controllare come vengono fatte.
Rancori inespressi: Il passato è come un enorme archivio in cui rimangono in sospeso tutte le pratiche: esperienze, ricordi belli o brutti che siano si mettono via ma non si cancellano.
Lo stesso vale per i torti subiti: chi soffre di cefalea non lascia cadere, anzi, tende a essere piuttosto rancoroso. Difficilmente però riesce a esprimere ciò che sente: piuttosto a forza di trattenersi, sbotta. Ma prima di arrivare a questo punto, quanti attacchi di cefalea!
L'ipertrofia della ragione è quindi un meccanismo di difesa che un soggetto intelligente e dotato mette in atto per difendersi da "un'incandescenza" emotiva che non sa come maneggiare e teme di lasciar fluire. Solo che la tattica non funziona e la cefalea compare proprio per ricordarcelo.
A volte può essere anche qualcosa di noi che affiora e non ci piace, ci mette in crisi come ad esempio un’aggressività non scaricata e rifiutata, oppure un senso di colpa che siamo incapaci di gestire, la repressione di un desiderio sessuale intenso, soffocare gli istinti e sentire il bisogno di essere ipercontrollati; l’eccesso di controllo che vuole il pensiero sempre dominante, senza lasciare spazio all’improvvisazione e alla creatività; o ancora ci può essere una forma di insicurezza o timore degli altri che fa irrigidire i muscoli del collo provocando cefalea da tensione.
La cefalea che insorge nel weekend segnala che c’è un’incapacità di cambiare il proprio stile e lasciar spazio ad una parte diversa, più giocosa e creativa di noi, tipica di chi non riesce a “staccare”.
La cefalea collegata al ciclo mestruale può simboleggiare un vissuto conflittuale della propria femminilità e anche della propria parte corporea e animale che il sangue mestruale arriva a ricordare. La cefalea legata a problemi digestivi è tipica dei ‘rimuginatori’ cioè di coloro che anche simbolicamente hanno difficoltà a ‘digerire” e lasciar andare sensazioni, emozioni ed eventi vissuti.
Tra le persone sofferenti di mal di testa ricorrenti si possono spesso distinguere le seguenti caratteristiche:
persone molto ambiziose e sempre proiettate all’autoaffermazione, persone che temono le critiche, chi si assume carichi eccessivi di lavoro e responsabilità, chi ama vivere secondo piani prestabiliti, bisognose di tenere tutto sotto controllo, chi non riesce a rilassarsi e lasciarsi andare, né a concedersi il giusto riposo, figli di genitori che inducono (inducevano) ad avere lo stesso atteggiamento ‘performante’ e ambizioso.
Attraverso la psicoterapia si lavora al fine di allentare la rigidità del paziente comportando l’attenuazione e persino la scomparsa totale del sintomo: il dialogo psicoterapeutico sarà incentrato sul sentimento di colpa e le eccessive esigenze dei malati nei propri confronti.
L’attacco emicranico rappresenta il momento acuto del conflitto tra le pulsioni istintuali che cercano di emergere e la coscienza che si oppone ad esse, ragion per cui la possibilità di togliere la maschera è il passo necessario da concedersi per poter affrontare questo disturbo partendo dalla radice.
Dr.ssa Annalisa Bossoni
Psicologa
Puegnago d/G
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