19 Ottobre 2015, 06.43
Racconti del lunedì

Nuovo spiedo, nuova vita

di Ezio Gamberini

Con i miei fratelli e sorelle, che hanno abbandonato il paese natale da decenni, durante l’anno ci vediamo in più occasioni...


Non sempre è possibile incontrarsi proprio tutti, con figli e “affiliati”, come avviene di solito a Natale, perché ormai siamo più di venti!
Capita più spesso che ci si trovi in formato “ridotto”, come è avvenuto la seconda domenica di ottobre.

Mia sorella aveva chiamato alcune settimane prima, subito dopo il matrimonio della figlia, esprimendo il desiderio di venirci a trovare, quando però fossero presenti tutti i ragazzi. Pensava di venire da sola, ma poi qualche giorno prima ci ha comunicato che ci sarebbe stata anche sua figlia con il marito.

Allora ho deciso: “Sfoggerò il nuovo spiedo!”. 

Il nuovo spiedo, un po’ più piccolo del mio vecchio tamburo zincato che ha quasi trent’anni, è costruito in acciaio scintillante, con le raspe che girano su se stesse grazie a un’ingegnosa ruota dentellata stampata sulla piastra che le blocca in senso orizzontale. Come ne sono venuto in possesso, lo devo proprio raccontare.

L’anno scorso, per la seconda volta, una nostra amica mi aveva invitato a cantare alcuni pezzi, in occasione della cena natalizia del gruppo che segue da anni.
Ho una grande ammirazione sia per i volontari che li scortano, sia nei confronti di chi lotta per uscire dall’incubo causato dall’abuso di alcool. Era in preparazione uno spiedo per più di cento persone, e con Grazia mi avvicinai alla responsabile perché intendevamo pagare la nostra quota:

“Per carità, poi A. si arrabbia con me! No, no, voi siete invitati…”.

Allora acquistammo una quantità di biglietti della lotteria, con numerosi e ricchi premi, la cui estrazione sarebbe avvenuta a fine pranzo, pari al valore corrispettivo di due coperti per la cena.

Mi divertii moltissimo a cantare, e l’accoglienza fu davvero straordinaria.
Poi, terminata la cena, cominciò l’estrazione dei premi: dalla quarantesima alla trentacinquesima posizione, una confezione contenente sei bottiglie di acqua naturale delle Fonti di V., quella avvolta nella carta bianco-verde.
Ricordo che da bambino, quando la mamma mi mandava dal “Cinto”, a due passi da casa, in via Roma, per acquistare qualcosa che le mancava, le stesse bottiglie facevano bella mostra di sé sugli scaffali, avvolte nella medesima carta bianco-verde; anche allora, come oggi, costava un occhio della testa, ed era considerata, come oggi, la migliore in circolazione.

E’ meglio sorvolare sulla circostanza che sul “libretto”, utilizzato da tutti a quel tempo, la mamma si ritrovasse alla fine del mese acquisti di sacchetti di patatine e pacchetti di caramelle di cui non si spiegava l’origine…

L’estrazione continua, si passa a premi più “sostanziosi” e si arriva finalmente ai cesti confezionati: …“Quarto premio: numero 348!”.
Grazia alza la mano:

“E’ il mio!”.


Poi sono estratti il terzo e il secondo, cesti ancora più ricchi, e finalmente è sorteggiato il premio finale, un magnifico spiedo di acciaio della rinomata azienda prevallese, leader assoluta del settore:

“Primo premio: numero 204!”.

“Nooo, controlla meglio…” dico a Grazia. E’ ancora il nostro; l’imbarazzo è enorme, ma siamo costretti a esporci.

Ancora voi? No, ma che c…!” è l’espressione più gentile con la quale siamo omaggiati. E tra una selva di osservazioni, tutte con evidente riferimento a una parte del corpo a torto ritenuta poco nobile (ma provate un po’ a sedervi senza c…), andiamo a consegnare il biglietto vincente.

Per farla breve: agli organizzatori della serata è venuta la bella idea di ringraziarmi in modo tangibile per aver cantato, perciò mi hanno donato un cesto superlussuoso pieno di squisite leccornie e parecchio pesante, così quando siamo tornati a casa, i fari dell’autovettura puntavano la luna, a causa del baule pieno zeppo che ha fatto “impennare” il muso della macchina. Mi sono vergognato come un ladro!

Ma torniamo al nostro spiedo, cotto alla perfezione e squisitissimo, e alla riunione conviviale della domenica con i parenti.
E’ sempre una festa, ma oggi in modo particolare, perché a un certo punto la mia nipote annuncia, insieme a suo marito:

“Aspettiamo un bimbo!”.

Tutti siamo colti da grande emozione e partono brindisi a non finire.
Che felicità! E di sicuro da lassù sorriderà anche il marito di mia sorella, deceduto nel 2011 in un incidente automobilistico quando aveva cinquantanove anni.

Diventerò ancora prozio… E’ già capitato, sette anni fa, quando nacque un maschietto alla figlia dell’altra mia sorella, quella maggiore, e anche a Grazia, con il figlio di suo fratello che ha tre bimbi. Se sono così felice ora, non voglio pensare a quando diventerò nonno!
E’ tardi, devono tornare a casa.

“Essere genitori è un evento straordinario e un’avventura meravigliosa”,
sussurro loro mentre li abbraccio.

E se al prossimo pranzo natalizio del gruppo sarò ancora invitato a cantare, porrò una condizione: pagare lo spiedo che gusteremo. Poi, prima di cantare, saluterò i commensali con questa dichiarazione:

“Cari amici, tranquilli, stasera Grazia ed io non abbiamo acquistato alcun biglietto della lotteria. Neanche uno!”.




Aggiungi commento:

Vedi anche
24/08/2015 06:53

So distruta! No, il titolo non è in lingua straniera. Si tratta di comunissimo, dalle nostre parti, dialetto bresciano

03/03/2014 06:30

La scopa leopardata Gilda era una bidella volenterosa e tenace, infaticabile nel suo lavoro, ma un po’ “strana”, diciamo così...

21/09/2015 08:00

Ci vediamo domani Quando all’ora di pranzo usciamo dal lavoro, nel breve tragitto che ci separa da casa, Grazia ed io, in macchina, ascoltiamo le notizie del radiogiornale...

11/05/2015 07:00

Un amico straordinario Dopo aver cenato ci sediamo sul divano, e comincio a parlare. Tu mi ascolti, mi ascolti, senza interrompermi mai. Che rabbia mi fai venire! Sei fin troppo accomodante…

23/06/2014 06:53

Diversi E’ capitato qualche tempo fa, alla Messa delle dieci. Al momento dei canti, il ragazzotto seduto tre o quattro banchi davanti a noi cominciava a dimenarsi...




Altre da Racconti del Lunedì
16/11/2020

L'ultimo giorno

“Oggi è l’ultimo giorno”, mi dico un lunedì mattina, al momento del risveglio…

19/10/2020

Cinque chili di Morositas

Non è difficile farsi spedire a casa cinque chili di Morositas. E’ sufficiente scrivere un racconto su Vallesabbianews…

03/08/2020

Un vasetto in affitto

Usciamo dal lavoro e raggiungiamo il centro salodiano per acquistare l’ultimo romanzo di Camilleri: “Riccardino”…

06/07/2020

Una confessione imbarazzante

È dura dover confessare al proprio coniuge un’azione indegna, alla soglia dei sessant’anni: non mi era mai accaduto fino ad ora un evento così spregevole...

08/06/2020

Il tubetto del dentifricio

Non riesci mai a capire quando è finito il dentifricio, con questi tubetti di plastica che riprendono sempre la loro forma iniziale, anche se li spremi...
AUDIO

18/05/2020

Si riparte

Oggi comincia una nuova fase, in cui la maggior parte di aziende e negozi riprenderà la propria attività, rispettando le dovute prescrizioni...

04/05/2020

A modo mio

Non si tratta della famosa macchinetta del caffè, bensì della maniera in cui trascorro l’ultimo fine settimana, prima di riprendere il lavoro a tempo pieno, lunedì 4 maggio…
AUDIO

28/04/2020

Nei giardini che nessuno sa

Coronavirus, bufale o realtà? “Inutile salvare obesi e fumatori…”, e ancora: “Gli ottantenni esclusi dalla terapia intensiva”...

20/04/2020

Una Pasqua sorprendente

E’ il giorno di Pasqua. Grazia ed io siamo a casa da soli. A mezzogiorno esatto, con una giornata meravigliosa, cielo azzurrissimo e sole splendente, apro tutte le porte e le finestre e “sparo” al massimo volume l’Hallelujah di Händel…

13/04/2020

Mamma

In occasione della scomparsa della loro mamma, dedico questo ricordo, pubblicato sette anni fa, al nostro direttore Ubaldo Vallini e alle sue sorelle Eliana e Nunzia. AUDIO