05 Novembre 2015, 15.02
BLOG - A regola d'arte

Il collage: una piccola, grande novità

di Vittoria Pasini

Mi piacerebbe parlarvi oggi, in poche e semplici parole, di una tecnica artistica super conosciuta


Una tecnica nella quale sicuramente ognuno di noi si è cimentato almeno una volta nella vita (probabilmente anche con ottimi risultati!), ma che in realtà fu un’introduzione rivoluzionaria nel campo delle Belle Arti: il collage.

La parola deriva innanzitutto dal francese coller, che significa incollare; la tecnica consiste infatti nell'incollare materiali fra i più disparati, fra i quali vetri, fotografie, fogli di giornale, sigarette, fiori e chi più ne ha più ne metta, su superfici prevalentemente cartacee o legnose, grazie all’uso di colle o chiodi.

Nonostante l’origine sia da collocare nel campo della decorazione orientale intorno al X secolo, furono i cubisti ad introdurre il collage nell’arte figurativa come una scoperta antitradizionale, in linea ovviamente con il clima avanguardistico del momento: la pittura bidimensionale su tela divenne una tecnica antiquata e troppo accademica per gli estrosi pittori, che non ebbero più limiti nel dar libero sfogo alla loro fantasia.

Il primo collage nella storia dell’arte
è “Natura morta con sedia impagliata” del mitico Pablo Picasso, che nel 1912 decise di incollare su una tela di forma ovale un pezzo di tela cerata che imitava il motivo del canneté di una sedia, usando poi una corda come cornice.
Fantastico, no?

Anche i colleghi cubisti Braque e Gris iniziarono a sperimentare varie tecniche, imitando la marezzatura del legno, usando la carta di giornale o incollando pezzi di specchi.
Non volevano più che l'osservatore si limitasse ad ammirare i loro lavori, ma lo invitavano a riflettere sul motivo dell’inserimento di materiali diversi dal solito, sulla loro estraneità.

Il polimaterismo divenne una curiosità e una continua ricerca per gli artisti di tutto il mondo: i nostri futuristi sono i “cugini” più prossimi di Picasso&C. (Gino Severini, nella sua “Ballerina Blu”, incollò sul suo personaggio dei lustrini, perché sembrasse più affine alla realtà); lo scultore russo Alexander Archipenko realizzò delle sculto-pitture, assemblaggi dipinti con materiali insoliti; Robert Rauschenberg coniò il termine combine paintings per definire le sue opere che univano pittura, serigrafie, oggetti e giornali; i dadaisti lo utilizzarono come base per i loro fotomontaggi a scopo politico.

Non dimentichiamoci di Henri Matisse, che realizzó i suoi enormi e coloratissimi cut out non solo quando fu nella condizione di non poter più dipingere a causa della malattia, ma li utilizzò per tutta la vita come bozzetti per la preparazione di grandi dipinti.

Insomma, a noi, oggi, il collage sembra una “cosa” comune e facile da realizzare, ed effettivamente lo è, ma è stupefacente se pensiamo che a quel tempo i pittori per la prima volta abbandonarono pennello e tela e rischiarono davvero moltissimo, spinti dalla volontà di  capovolgere la percezione della realtà e di liberare la loro incredibile creatività.

.in foto: Pablo Picasso, Natura morta con sedia impagliata, 1912, tecnica mista (olio, tela cerata, carta e corda su tela), 29x37 cm, Musée Picasso, Parigi




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