Notte di paura

Come un serpente che si insinua nelle viscere della terra il sisma gardesano si è infilato lungo l’asse del Chiese. Ha colpito duramente a Roè e a Pompegnino di Vobarno. Si è inabissato per risalire e scuotere con veemenza Clibbio, poi Pavone e Sabbio.

Ha deviato un momento per Preseglie, giusto il tempo per azzannare la frazione Gazzane dove ha lesionato case e distrutto la sommità di una torre alta quasi venti metri, eretta nell’immediato dopoguerra ed originariamente adibita a fabbrica di “tresìa”, ovvero pallini da caccia.

Poi è risalito ancora, ma con meno forza, arrivando a lesionare la parrocchiale di Barghe.
Una fugace visita a Vestone dove ha segnato gli stucchi della Parrocchiale della Visitazione, i calcinacci di San Lorenzo a Promo ed un’abitazione, l’unica vestonese dichiarata inagibile, in via Mattarello.

Per il resto tanta paura e pochi danni: qualche cornicione qua e là, i soprammobili caduti in centinaia di case, lesioni all’altare laterale della Concezione in Santa Maria Assunta a Mura, crepe negli edifici scolastici e nella chiesa di Capovalle, un “pizzicotto” a Treviso Bresciano.

Per pochi secondi, ha “serpeggiato” il colubro, sufficienti a lasciare strascichi per mesi.
Tanto per cominciare ieri non è stato possibile neppure fare una stima approssimativa dei danni: tecnici comunali della Comunità montana e regionali, funzionari della Provincia e dei Vigili del Fuoco, che hanno affiancato i locali da Cremona, Venezia, Milano e Bergamo, polizie di ogni tipo, volontari e carabinieri, hanno fatto un buon lavoro, ma sono riusciti a valutare per ora forse la metà delle emergenze.

“Hanno ceduto soprattutto le case recenti, ma edificate prima delle normative antisismiche – fa notare Raffaele Rizza, assessore comunitario per la Protezione civile -. Sono state quelle a rischiare il collasso e sono tante”.

Un centinaio, solo nella frazione vobarnese di Pompegnino, gli abitanti che hanno richiesto le perizie degli esperti. Per molti di loro è stata negata la possibilità di rientrare in casa.

Una cinquantina i sabbiensi che, dopo una notte attorno a focherelli improvvisati o nel pullman della Sia (come a Clibbio) sono stati ricoverati come sfollati negli alberghi della zona.
Altri venti sfollati a Gazzane, praticamente un’intera colonia di extracomunitari, hanno trovato rifugio nella nuova ala del municipio di Preseglie, con le brandine predisposte dai volontari.

Queste le vittime “ufficiali”, alle quali si aggiungono decine, forse centinaia di persone che hanno preferito rivolgersi al rifugio familiare di parenti o amici.

Oggi è un altro giorno e ci si vedrà con maggior chiarezza.
In attesa, e questo interessa molto i cittadini, dopo lo spavento ed una branda sicura, di sapere quando, come e con quali fondi si potranno muovere per ricostruire quanto è stato distrutto.

Con un problema in più: da ieri pomeriggio un’ordinanza del sindaco ha chiuso la Provinciale IV a Roè Volciano in località crocetta: fino alla messa in sicurezza di uno stabile lesionato, l’unica via per entrare da Sud in Valle Sabbia sarà la nuova tangenziale che sbocca a Pompegnino di Vobarno.

Ubaldo Vallini