15 Dicembre 2015, 09.49
Gavardo
Lutto

Addio a Gregorio, alpino e ribelle galantuomo

di Paolo Catterina

Se n’è andato repentinamente Gregorio Savoldi,  personaggio conosciuto e stimato non solo a Sopraponte per la sua pluridecennale attività nelle file del Gruppo Alpini e dell’ANPI Bassa Vallesabbia


Era nato il 28 febbraio del 1926 e quando nella primavera del 1944 per ordine della Repubblica Sociale di Salò, come per tutti i nati nel primo quadrimestre del ’26, venne richiamato, intraprese la strada dei monti.
Vivissimo il ricordo di quei giorni vissuti con molte aspettative ma anche con la consapevolezza di dover contribuire a mantenere la calma e contenere le reazioni in quei giorni convulsi.

Ecco  uno stralcio estratto dalle sue testimonianze raccolte da Massimo Mattei.

«Divenuto Ribelle, per un certo tempo la mia principale preoccupazione fu quella di nascondermi per non farmi catturare, ed è stato anche grazie al coraggio di due giovani ragazze se riuscii a sfuggire ai rastrellamenti, una volta sui monti di Preseglie ed un altra in Selvapiana, sul monte Magno .

Tutto questo finchè, esattamente il 23 Aprile del 1945, un membro del locale Comitato Clandestino di Liberazione, mi cercò e mi impartì questo ordine: “E’ ora di uscire dai nascondigli; devi andare dal signor Pietro, la Guardia Forestale, che ti darà una pistola, poiché il 25 Aprile ci sarà la Liberazione e dovremo scendere a Gavardo a presidiare l’Autoparco [posto dove oggi si trovano la sede della Posta e della Banca Valsabbina allora c’era un deposito di camion ed altri automezzi di proprietà della Repubblica Sociale Italiana, ndr],  perché i tedeschi in ritirata rubano tutto ciò che serve loro e cercano di bruciare quello che può rendersi per loro pericoloso. Noi abbiamo il compito di impedire che ciò avvenga.

Devo confessare che quest’ordine mi parve perlomeno un po’ azzardato e mi lasciò abbastanza perplesso, ma la tensione che si era accumulata in noi ribelli durante il periodo di clandestinità ebbe il sopravvento e puntualmente la mattina del 25 Aprile, ubbidendo all’ordine, si radunò a Sopraponte un nutrito gruppo di ragazzi, e qualche adulto, in tutto una trentina di uomini circa.

Partimmo per andare a presidiare l’Autoparco e, appena entrati in Gavardo, trovammo inaspettatamente ad aspettarci ed applaudirci, un folto gruppo di concittadini.
Questo imprevisto non fece che aumentare la mia diffidenza, e pensando che in mezzo a tutta quella gente ci potesse anche essere qualche malintenzionato, con la mia pistola in tasca, accorciai il passo, rimanendo staccato alcuni metri dal gruppo che mi precedeva.

Giunti d’innanzi all’Albergo Braga [
ora sede della Civica Biblioteca, ndr], vidi spuntare, fra la folla plaudente, due militari tedeschi armati di tutto punto, ma intenti a bere un bicchiere di vino, che guardavano incuriositi il poco agguerrito plotone.
Con quattro salti raggiunsi il comandante del nostro gruppo e lo informai della presenza di quei militari armati e lui, non appena li vide diede l’ordine di agire per disarmarli.
Ci avvicinammo e quando fummo di fronte, tre noi e due loro, il nostro comandante li esortò a deporre le armi perché la guerra era ormai finita.

I due non si mossero, forse cercavano di capire cosa stesse accadendo, o forse era solo una mossa per organizzare una reazione alla nostra imposizione.
Allora il nostro comandante ripeté l’ordine. I militari non si mossero. Pensai che non capissero ed invitai il nostro comandante a cercare di spiegarsi in tedesco.

Ci provò, ma per tutta risposta i due tedeschi,
con uno scatto improvviso estrassero dalla cintola le loro pistole a raffica e fu solo l’istinto a consentirmi di colpire il braccio dal basso in alto di chi stava per sparare, così che le raffiche sparate, roba da non credere, passarono sopra le nostre teste, lasciandoci miracolosamente illesi.
A quel punto tutto il nostro plotone intervenne sparando insieme a noi tre, e per i due militari tedeschi purtroppo non ci fu scampo, rimasero uccisi nel breve volgere di pochi istanti.

In seguito a questo gravissimo e traumatico episodio non proseguimmo più per l’Autoparco, ma prendemmo celermente la strada del ritorno, passando per i sentieri della vicina montagna “la Paina”.
Dopo la nostra partenza, qualcuno degli spaventatissimi spettatori, avendo intuito la tremenda pericolosità di quanto accaduto, raccolse e nascose i corpi dei due uccisi, poiché se la colonna tedesca in ritirata che di li a poco sarebbe dovuta passare, li avesse trovati, sicuramente Gavardo sarebbe stato fatto oggetto di una vendicativa rappresaglia.

Dopo 55 anni, ripensando a quei fatti, ne rimane ancora vivo il dolore e questa testimonianza vuole solo portare alla conoscenza di tutti la verità sui fatti di quel giorno; di questo episodio, avvenuto proprio il giorno della Liberazione, avremmo fatto volentieri a meno, ma ancora oggi sembra giusto precisare che la nostra fu solo una inevitabile reazione al fuoco aperto dai militari tedeschi».


La sua esperienza di Ribelle per la libertà è proseguita con anni di attivissima militanza nell’ANPI non facendo mai mancare la sua presenza e la sua inossidabile passione per i valori della libertà.

Dopo aver svolto il servizio militare nelle file degli Alpini ha trovato anche in questo sodalizio il modo di mettere in risalto impegno civile e passione.
Per oltre trent’anni, dal 1964 al 1996 ha ricoperto la carica di Capo del Gruppo Alpini di Sopraponte intraprendendo, con il sostegno di don Antonio Andreassi e Italo Bertuetti la costruzione della bella sede verso la fine degli anni ’70.

Per questo e per il costante impegno nelle molteplici attività sociali era stato insignito della Croce di Cavaliere. 
Legatissimo alla famiglia dal punto di vista professionale aveva creato il laboratorio per la confezione di jeans, i noti Gregory Jeans.
Personaggio che si distingueva per bonomia e per disponibilità lascia il ricordo di un galantuomo con la passione per l’impegno sociale.




Commenti:
ID63090 - 15/12/2015 23:31:41 - (Iva) - purtroppo

Purtroppo un altro grande uomo ci lascia per fare compagnia ai suoi vecchi amici eroi come lui innamorati della giustizia, libertà di pensiero ed opere. Ciao ti stanno aspettando tutti i tuoi amici lassù. Con affetto Iva

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