21 Dicembre 2015, 10.00
BLOG - Eppur si muove

Morto Licio Gelli, maschera feroce del potere

di Leretico

Non sarà sfuggito ai conoscitori della storia della P2 che la morte del maestro Venerabile Licio Gelli, avvenuta nella notte tra il 15 e il 16 dicembre scorsi, è caduta nella settimana della destituzione del consiglio di amministrazione della Banca Etruria.


La coincidenza sarebbe passata inosservata se a suo tempo la Banca Etruria non fosse stata denominata “Banca della P2”. Nel suo consiglio di amministrazione sedevano negli anni settanta alcuni appartenenti alla loggia di Gelli. Fino a qualche giorno fa nello stesso consiglio sedeva il padre della Ministro Boschi. Strana corrispondenza.

La P2, ovvero Loggia Propaganda 2, era una loggia secondaria della più importante loggia massonica Grande Oriente d’Italia. Essa divenne campo di operazioni di Licio Gelli dal 1970 in poi, da quando incominciò ad affiliare nomi importanti del mondo politico e militare italiano. Queste affiliazioni avvenivano in modo irrituale e segreto, “all’orecchio” come si usava dire in quell’ambiente. Tutte erano di un certo livello, tutte di personaggi ambiziosi e amanti delle posizioni potere.

Durante una perquisizione eseguita dalle forze dell’ordine il 17 marzo 1981 presso “Villa Wanda”, residenza di Gelli a Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo, fu scoperta una lista di 962 affiliati alla P2. Tra i nomi sulla lista c’erano quelli di personaggi importanti, ma soprattutto quelli di 12 generali dei Carabinieri, 5 generali della Guardia di Finanza, 22 generali dell’Esercito Italiano e 4 dell’Aeronautica.

La P2 è entrata in numerose inchieste giudiziarie tra cui quelle legate alla “strategia della tensione” e alla scalata al Corriere della Sera. In quest’ultimo caso fu ipotizzato addirittura un collegamento tra l’omicidio di Walter Tobagi, giornalista del Corriere ucciso il 28 maggio 1980, e la P2 di fatto regista della scalata al Corriere e determinante nella conduzione della sua linea editoriale.

La scoperta di un covo di terroristi sembrerebbe aver portato alla conoscenza degli inquirenti l’imminente agguato a Tobagi da parte di terroristi di sinistra, ma nulla si fece per salvarlo. Cadde sotto i colpi della Brigata XXVIII marzo guidata da Marco Barbone, Paolo Morandini e Mario Marano.

L’ombra lunga della P2 su questo delitto rimane inquietante, soprattutto da quando è stato accertato il ruolo di Licio Gelli, di Umberto Ortolani, di Roberto Calvi, di Eugenio Cefis e dello IOR (Istituto Opere di Religione) nella scalata al Corriere della Sera, realizzata poi dai Rizzoli. Forse Tobagi era un giornalista scomodo, forse un sindacalista attento e riformista non era poi così gradito.

Licio Gelli fu condannato, insieme ad alcuni dirigenti dei Servizi segreti, per il depistaggio alle indagini sulla strage di Bologna, entrò nelle indagini per la strage dell’Italicus, dello scandalo del Banco Ambrosiano, della morte di Roberto Calvi e della morte del giornalista Mino Pecorelli. Anche nel Caso Moro la presenza della P2 fu predominante. Il comitato di crisi, voluto da Cossiga per affrontare il rapimento del Presidente della DC, era formato da diversi esperti che non solo appartenevano ai Servizi segreti (Sisde e Sismi), cosa normale visto la preminenza della figura di Moro nell’ambito del governo della nazione, ma erano, per la maggior parte, iscritti alla loggia Propaganda 2. Se si pensa che quel comitato di crisi orientò in modo determinante le decisioni del Ministro dell’Interno Cossiga, e che Licio Gelli, di fatto collegato con i Servizi segreti italiani e con ambienti della CIA, ne aveva tirato le fila attraverso i suoi componenti, diventa facile dedurre quanto potere avesse concentrato nelle sue mani il capo della P2.

Il falso comunicato numero 7 delle Brigate Rosse potrebbe essere stato scritto e diffuso proprio su suggerimento del Venerabile Gelli, visto che è ormai provato il coinvolgimento dei Servizi nella sua redazione. Sappiamo cosa significò per la sorte di Moro quel falso comunicato.
Vista l’impunità di cui ha goduto Gelli per tutta la vita, qualcuno ha ipotizzato che egli fosse membro dei Servizi segreti se non addirittura uno dei dirigenti. La commissione parlamentare incaricata di indagare sulla P2 e presieduta da Tina Anselmi arrivò ad una conclusione del genere. Certamente Gelli ha potuto agire indisturbato per molti anni, organizzando una società segreta implicata, seppur rimanendo sempre nell’ombra, in tutti i più gravi atti perpetrati contro l’ordinamento democratico dello Stato italiano.

Al suo funerale si sono contati pochi amici e moltissimi giornalisti. Gli uomini di potere, la maschera più feroce del potere, vivono di solito circondati da molti conoscenti ma muoiono irrimediabilmente soli e quasi dimenticati. Nel momento della fine attraggono solo quelli che per anni hanno scritto la loro storia ma mai hanno potuto scriverne il finale.

Con Gelli non credo potranno avere, per ora, la soddisfazione di scrivere quel finale. Licio Gelli chiude con la vita ma noi, per molto tempo ancora, non potremo chiudere con lui. Purtroppo.



Commenti:
ID63160 - 21/12/2015 13:03:04 - (Giacomino) - E lo chiamavano

venerabile.

ID63161 - 21/12/2015 13:11:03 - (bernardofreddi) -

Può essere morto contento: il suo Piano di rinascita è stato in buona parte realizzato.

ID63162 - 21/12/2015 13:16:32 - (PETER72) -

La soddisfazione di scrivere il finale della storia potra' averla forse chi ha preso il suo posto a capo dei poteri occulti italiani

ID63165 - 21/12/2015 19:41:04 - (delirio) - a livella

cibo per vermi!!!

ID63166 - 22/12/2015 05:34:59 - (Dru) - Caro leretico

Vedo che ti piace scriver del nulla: inventato ad arte da giornalucoli, quelli si di potere, che hanno il solo scopo di alimentare menti malate e persuase giorno per giorno al mantra della loro voce, Licio Gelli era semplicemente niente, ma i giornaloni de noiatri lo hanno fatto gigante, così riempire le tasche dei soliti noti ed ignoti. Tutto qui.

ID63167 - 22/12/2015 05:35:56 - (Dru) -

.. così da riempire...

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