22 Marzo 2016, 07.07
BLOG - A regola d'arte

Vertigini per l'arte

di Vittoria Pasini

Durante mio il viaggio di maturità, qualche anno fa, dopo avere viaggiato per la Spagna in lungo e in largo in automobile, ci fermammo per qualche giorno in uno splendido paese in provincia di Girona


Eravamo a Figueres, la città natale del geniale tanto particolare pittore surrealista Salvador Dalì.
Essendo uno dei miei pittori preferiti, sapevo che sarebbe stata un’emozione grande visitare la sua Casa-Museo, tanto che nell’uscire iniziai ad avere palpitazioni e giramenti di testa: detti la colpa al caldo, alla stanchezza, alla voglia di casa.

Qualche mese dopo, ad un corso all’università,
un mio professore cominciò a parlare della Sindrome di Stendhal, un disturbo neurologico che colpisce alcune persone, quelle più sensibili, al cospetto di opere d’arte di incommensurabile bellezza.
Non so se quel giorno in Spagna ebbi o no un episodio di questo particolare malessere, però mi ha incuriosito molto il fatto che esista un disturbo legato alle opere d'arte, così mi sono informata e mi piacerebbe condividere con voi le peculiarità del caso.

L'espressione, Sindrome di Stendhal,
fu coniata negli anni Novanta dalla psicoterapeuta Graziella Megherini la quale, lavorando in quel periodo in un ospedale vicino agli Uffizi di Firenze, fu incuriosita dal fenomeno ripetuto di arrivi d’urgenza di persone colpite da disturbi psichici improvvisi: lo studio di questi casi la portò ad osservare che vi erano alcuni elementi ricorrenti, ossia persone in viaggio, straniere e partite da casa in uno stato di benessere ed estasi.

Ma cosa c’entra tutto ciò con lo scrittore francese Stendhal?
Perché fu proprio lui a descrivere per la prima volta il caso, in “Rome, Naples and Florence” del 1817, riferendo che durante una visita nella basilica di Santa Croce fu colto da una crisi che lo costrinse ad uscire all’aperto per risollevarsi da una vertiginosa reazione psichica.

Scrisse: «Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere».
Si tratta comunque di un malessere transitorio, spiegabile in termini scientifici quando il cervello di soggetti particolarmente sensibili riceve troppi impulsi visivi nello stesso momento, producendo un’intensa eccitazione, che non lascia conseguenze.

Pare che ne siano affette persone di grande sensibilità
che, nell’ammirare opere d’arte grandiose sia per qualità che per quantità, entrano in uno stato di confusione mentale, sommata a vertigini, perdita del senso di orientamento, dolore al petto e tachicardia. Niente di grave quindi, solo un turbamento legato alla fruizione dell’arte.
Di sicuro non risulta come un piacevole avvenimento, ma io sarei disposta ad aver vertigini ancora cento volte pur di essere nuovamente a Figueres.

.in foto: la casa-museo di Salvador Dalì, Figueres, Spagna




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