A Saint Moritz per chiedere giustizia

Un pullman pieno è partito ieri dalla Valsabbia alla volta di Saint Moritz per partecipare a una fiaccolata di protesta organizzata dalla famiglia di Raffaele Tirali, il ragazzo di Paitone, originario di Vestone, morto il 31 marzo dello scorso anno mentre lavorava al ristorante Chesa Chantarella, nel cantone dei Grigioni.

Una sessantina di persone hanno accompagnato la mamma Anna Verdelli, il papà Moreno e la sorella Francesca fino davanti al ristorante dove Raffaele ha trovato la morte mentre lavorava, schiacciato da un frigorifero mentre lo stava spostando all’interno del montacarichi.

La fiaccolata si è conclusa davanti al ristorante, chiuso per l’occasione, lasciando ancora una volta l’amaro in bocca ai familiari.

Familiari e amici di Raffaele si sentono traditi. Dalla giustizia svizzera, ma anche dai colleghi del giovane e dai gestori del ristorante. «Dopo i funerali - racconta la madre del giovane - sono spariti tutti Ma noi non ci arrendiamo, vogliamo che sia riaperta l'inchiesta».

Secondo la Procura svizzera, Raffaele sarebbe morto a causa di una sua imprudenza e per questo il caso è stato archiviato, senza individuare colpevoli né responsabilità della struttura.

Conclusioni cui si oppone la famiglia che, tramite un avvocato, ha raccolto nuove testimonianze che potrebbero portare a una svolta. Testimonianze come quella di Enrico Mai, ex collega di Raffaele, che ha affermato che il montacarichi non funzionava bene e più volte era stato segnalato alla direzione. «Raffaele non si è suicidato - dicono i genitori -.Vogliamo la verità sulla morte di nostro figlio».

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