a chi serve più di un metro?

366 metri sul livello del mare. Questa era la quota del lago d’Idro ieri mattina.
Sono esattamente due metri in meno di quanto vorrebbe la Provincia Autonoma di Trento che un paio di settimane fa si è impegnata, all’unanimità in Consiglio, a lavorare perché il livello del lago non scenda mai al di sotto della quota 368, “attivando tutte le iniziative possibili per arrestare i fenomeni di alterazione quantitativa e qualitativa del bene demaniale ed ambientale del lago d’Idro”.

Sono gli stessi due metri di lago che potrebbero esserci se da alcuni anni il Rid non avesse imposto forti limitazioni all’accumulo d’acqua per ipotetici problemi di sicurezza.
Calcolando poi che oltre quota 368 il lago inizia a creare qualche problema alla frazione Baitoni di Bondone, secondo la “ricetta” trentina l’escursione non potrà superare il metro.

Sono queste le novità più recenti in merito ai livelli dell’Eridio.
L’ipotesi trentina ha in sostanza accolto quello che da tempo viene indicato dai rivieraschi, in particolare dal Coordinamento delle Pro loco del lago, come la “condizione senza la quale non è possibile salvaguardare il bene acqua”.
La Provincia autonoma di Trento è uno dei due “dominus demaniali” del lago, l’altro è lo Stato che ha delegato la Regione Lombardia a gestire il demanio idrico per la parte di sua competenza.

Trentino e Lombardia devono ora trovare un accordo e non sarà impresa facile. Dovranno però farlo alla svelta, per non incorrere nelle sanzioni previste dalla Comunità europea a causa del Sito di interesse comunitario (Sic) di Baitoni che è in secca da troppo tempo.

La situazione dell’Eridio è ad ogni modo un’intricata matassa difficile da dipanare senza la necessaria chiarezza che, almeno per il momento, pare impossibile da raggiungere. Le opinioni dei soggetti coinvolti nelle scelte da prendere divergono persino quando c’è da capire a cosa serve l’acqua che se ne va dal lago.

Per decenni, infatti, la “questione” dei livelli del lago d’Idro è stata descritta come una disputa fra agricoltori e rivieraschi che invece ora hanno diversi elementi per poter andare d’accordo, se è vero quello che soprattutto quest’estate è diventato evidente agli occhi dei rivieraschi:
“Com’è che nella stagione irrigua le variazioni di livello si riescono a contenere nell’ordine del metro, è capitato anche nello scorso mese di luglio per altro particolarmente siccitoso, mentre il lago scende veloce quando l’acqua per l’agricoltura non ne serve? Come il metro che se n’è andato fra il 20 di agosto e il 5 di settembre a stagione irrigua conclusa?” hanno osservato, per alzare poi il dito contro lo sfruttamento a fini idroelettrici che sarebbe la vera causa delle “assurde modalità di regolazione messe in pratica negli ultimi anni”.

Altra “apertura” dei rivieraschi nei confronti dell’agricoltura della Bassa è la decisione di contrastare ad ogni livello la costruzione di una nuova galleria di fondo per il lago ipotizzata dalla Regione come risposta a presunti problemi di sicurezza: “Sono 29 milioni di Euro, che li utilizzino per portare migliorie ai sistemi irrigui” dicono in Valsabbia.

Invia ad un amico Visualizza per la stampa

Vedi anche