16 Maggio 2016, 06.04
Racconti del lunedì

Leister - Campioni d'Inghilterra

di Ezio Gamberini

Sì, lo so che si scrive Leicester e si legge così com’è indicato nel titolo, ma questo evento tanto straordinario, cioè la sua vittoria nel campionato inglese, che ha risvegliato in me l’interesse per il calcio dopo anni di “proscrizione”, merita una licenza poetica


L’allenatore Claudio Ranieri, romano de Roma, vince il primo scudetto della sua carriera a sessantacinque anni, conducendo il Leicester alla sua prima storica affermazione in Premier League.
Il terremoto mediatico è stato clamoroso e questo distinto signore ha conquistato la simpatia di tutti. E a maggior ragione, se si pensa che il giorno in cui avrebbe potuto trascorrere in compagnia della sua squadra l’atteso incontro del Tottenham, che in caso di mancata vittoria avrebbe consacrato campione d’Inghilterra il suo Leicester, non ha rinunciato a far visita alla mamma novantaseienne, al suo paese natale, in Italia, rientrando solo a tarda sera in Gran Bretagna.

Veramente un gran signore, specialmente quando ha ricordato a tutti quanti lo osannavano, che lui era lo stesso allenatore cacciato dalla Grecia in malo modo poco tempo fa.

Da anni non m’interessavo di calcio, che pure ho avuto nel sangue, da bambino, poi da giovane e anche da adulto, e che comunque è “conficcato” nel DNA della mia famiglia.

Mio papà Bruno, nato nel 1922, restò orfano di padre nel 1928, e poco dopo sua madre fu ricoverata in un sanatorio, con il sospetto di avere contratto la tubercolosi (dalla quale in realtà non fu mai colpita).
In pratica visse la sua fanciullezza, l’adolescenza e la prima giovinezza dai Padri della Pace, a Brescia, e quando aveva diciassette e diciotto anni giocò in serie C, nella seconda squadra bresciana per importanza a quel tempo, la “Casalini”, che militò per tre anni nella terza categoria nazionale.

Ogni settimana, si incontravano con il Brescia per delle partite amichevoli, e in quella compagine militava Mario Rigamonti, anche lui del 1922, che nel dopoguerra giocherà nel Grande Torino, conquistando quattro scudetti, e perirà insieme ai suoi compagni sulla collina di Superga nel tragico volo del 1949. A lui sarà intitolato lo stadio di Brescia e un importante centro sportivo cittadino.

Terminata la guerra, papà fu assunto alla Falck, ove svolse tutta la sua carriera come impiegato, fino alla pensione, e per una decina di campionati, prima come centrattacco e poi come allenatore delle giovanili, fino alla seconda metà degli anni ’50, fu una delle bandiere della gloriosa squadra di calcio aziendale, i “falchetti” nero-verdi che incantavano il numeroso pubblico assiepato sulle tribune ogni domenica.

Per quanto mi riguarda, serberò gelosamente i meravigliosi ricordi legati al calcio: le prime vittorie in ambito provinciale e regionale con il CSI, e poi gli anni con la mitica Falck, dal 1975 al 1981, con una finale di Coppa Brescia giocata allo stadio Rigamonti di Brescia, tre campionati di Promozione disputati, e il rifiuto, quando avevo diciassette anni, di trasferirmi al Trento o al Mantova, che allora militavano in serie C e avevano chiesto entrambe il mio trasferimento, perché nei quattro incontri giocati contro di loro, nel Trofeo Beretti di quell’anno, avevo disputato partite stratosferiche; proprio allora, come ho già ricordato in altri episodi, cominciava la mia avventura con Grazia, che continua tuttora, e non mi sono mai pentito di quella scelta.

Decisione contestata dal mio figliolo Paolo, che ogni tanto mi ricorda:

“Ma come hai fatto a rifiutare? Magari saresti diventato un calciatore professionista, come quelli ‘veri’!”.

“Sì, e magari non saresti nato tu, e neppure le tue sorelle, oppure ti ritroveresti come madre una VIP rifatta dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi, come si conviene a una moglie di un calciatore famoso…”, gli rispondo divertito.

Anche lui, anzi ben più di me, ha ottenuto grosse soddisfazioni da questo sport: ha cominciato a giocare a cinque anni nella scuola calcio di Vobarno, poi nei Giovanissimi del Salò, facendo tutta la trafila nelle giovanili fino alla prima squadra, in cui ha militato per due anni, dominando il campionato di Eccellenza nel 2004, con la promozione in serie D, e vincendo la Coppa Lombardia e la Coppa Italia (dopo aver eliminato squadre come il Derthona e il Tempio Pausania), con la finale disputata allo stadio Flaminio di Roma contro una squadra di Bari.

Poi ancora tre campionati in Eccellenza con il Castiglione delle Stiviere, infine tre anni a Vobarno in Promozione, prima di partire per l’Inghilterra, dove rimase un anno…
Tirando le somme, 165 presenze e 26 gol realizzati in Eccellenza e Promozione, tra Campionato e Coppa Italia, sono numeri di tutto rispetto!

Ora, abbandonato il calcio, corre, corre,
ed essere arrivato quarantottesimo su quasi ottocento partecipanti all’ultima Tre Campanili valsabbina, non è proprio male.

Dicevo che per anni non mi sono interessato di calcio.
Per farla breve: quanti eccessi, quante incongruenze, quante stupidaggini, quanti sprechi! L’apoteosi, per arrivare ai nostri giorni, è stata raggiunta lunedì 30 novembre 2015, in occasione del posticipo di campionato Napoli – Inter.

Ecco le formazioni di quella sera:

NAPOLI
Reina, Hysaj, Albiol, Koulibaly, Ghoulam, Allan, Jorginho, Hamsik, Callejon, INSIGNE, Higuain.

INTER
Handanovic, Nagatomo, Miranda, Murillo, Juan Jesus, Guarin, Medel, Felipe Melo, Ljiajic, Jovetic, Perisic.

Che tristezza, un solo giocatore italiano in campo, Lorenzo Insigne, napoletano verace che gioca nella squadra partenopea, e gli altri ventuno che provengono da ogni parte del mondo!

Ma c’è di peggio, perché proprio qualche settimana fa, in occasione di Udinese – Inter, se non ricordo male, c’è stato un momento in cui tutti e ventidue i giocatori in campo erano di nazionalità non italiana…

In ogni caso, dopo la vittoria di questa ‘piccola’ squadra nel campionato inglese, si può e si deve tornare a sognare: immaginare e sperare che il calcio sia “pazzerello”, che la palla sia davvero rotonda e tutto possa accadere, anche se degli ultimi quaranta campionati italiani, ben trentatré sono stati vinti da Juve, Milan e Inter (come sarebbe bello se l’anno prossimo ci fosse un risultato a sorpresa e il campionato fosse vinto per la prima volta, che so, dal Chievo, squadra contro la quale ho giocato in quel “Trofeo Beretti” ricordato prima, oppure dall’Udinese).

Sognare, ma neanche troppo; faccio un esempio: tre o quattro amici in un bar bresciano affermano che fra cinque anni in serie A ci sarà un derby bresciano, sostenendo però che nessuna delle due squadre sarà il Brescia Calcio.

“Ma va là, set mat?”, ribatterebbe chiunque dotato di buon senso, pensando all’assurdità di un eventuale scontro in serie A tra Lumezzane e Salò, ad esempio.

Chissà se cinque anni fa in un bar modenese si è verificato un incontro in cui tre o quattro amici affermavano che, dopo un lustro, in serie A ci sarebbe stato un derby tra due modenesi, ma che nessuna delle due sarebbe stato il Modena.
In realtà è ciò che si è verificato quest’anno, con Carpi e Sassuolo a disputarsi il derby in serie A e il Modena ad arrancare in serie B per non retrocedere.

E che dire del Frosinone, anche lui quest’anno in serie A?
Quarantaseimila abitanti quest’ultimo, Sassuolo ne conta quarantamila e Carpi settantamila. E come non menzionare l’exploit della squadra di volley femminile del Casalmaggiore, cittadina cremonese di quindicimila anime, che conquista il titolo di Campione d’Europa battendo in finale la squadra di Istanbul, quattordici milioni di abitanti!

Speriamo ancora di poter sognare, come facevo da bambino, quando, prima di addormentarmi e a ogni risveglio, posavo lo sguardo sul manifesto appiccicato alla testiera del mio lettino: salutavo i miei beniamini, che oggi non ricorda più nessuno: Anzolin e Salvadore, Castano e Bercellino, Leoncini e Menichelli, Furino e Anastasi…

Altro che Cagatomo e Pancerav, Pernacchiavic e Culosky, Sceminho e compagnia bella…

E per chiudere, l’ultimo pensiero ancora per Claudio Ranieri
; il suo amico, il tenore di fama mondiale Andrea Bocelli, un mese fa gli aveva confidato che gli sarebbe piaciuto cantare qualcosa per il suo Leicester.
Quale migliore occasione dell’ultima giornata in casa da giocare contro l’Everton, sabato 7 maggio? Detto, fatto. La gara iniziava alle 18 e 30. Mezz’ora prima, di fronte ad uno stadio stracolmo in ogni ordine di posti, al fianco di Claudio Ranieri, la celestiale voce del tenore offrì a un pubblico in delirio la celebre aria del “Nessun dorma”.

Dopo il boato finale e gli applausi scroscianti, il cantante salutò l’allenatore e si accinse ad accomiatarsi, e il trainer, dispiaciuto nel doverlo lasciare, lo abbracciò calorosamente, mentre uno del suo staff chiese al grande tenore:
“Ma come, Maestro, se ne va già? Non si ferma con noi a guardare la partita?”.

Mister “Dilidin Dilidon”, com’è simpaticamente soprannominato l’allenatore italiano in Inghilterra, lo prese immediatamente a calci in culo, tanto il Maestro non vedeva niente, anche se aveva già cominciato a ridere sotto i baffi, da grande uomo di spirito qual è.

“Scusalo Andrea, è un deficiente! Ciao, grazie ancora… - e accompagnando l’esclamazione con un gesto della mano, concluse – ci vediamo!”.

A quel punto, i trentaduemila spettatori che gremivano le tribune del King Power Stadium di Leicester assistettero a una scena straordinaria: il loro idolo, l’allenatore venuto da Roma per vincere il primo storico scudetto, si dirigeva verso la panchina prendendosi a calci in culo da solo.
Ma ormai era il loro beniamino e tutti e trentaduemila, all’unisono, attaccarono in coro:

“Volare, oh, oh,”
, un ‘Volare’ da far accapponare la pelle, tanta era la passione profusa in quel canto; un boato assordante che sembrava salire in cielo, fino all’urlo finale, liberatorio:

“…felice di stare lassù, con te!”.

Grazie, mister Ranieri.




Commenti:
ID66182 - 16/05/2016 11:18:34 - (olati) - olati

Complimenti a Ezio Gambarini per il modo in cui ha scritto parte della Sua vita sportiva e sopratutto per le brillantezza e lo spirito che lo pervade..Sei fantastico....Grazie olati

ID66193 - 17/05/2016 06:15:05 - (bernardofreddi) -

Mi associo ai complimenti per la bella pagina. E anche alla nostalgia per quando si vinceva col l'impegno e il sudore, non con i soldi (Ma perché perdere tempo a giocare? Juve, Inter e Milan non possono semplicemente incontrarsi in un ufficio, mettere ciascuno sul tavolo la sua offerta in busta chiusa e prendersi scudetto e coppa senza disturbare per un anno milioni di persone?).

ID66214 - 17/05/2016 13:03:38 - (enzino.b) -

Ciao Ezio, anche io ho giocato con te nel csi a Vobarno(si fa per dire. ero quasi sempre in panca). Bei tempi, beata giovent.

ID66602 - 03/06/2016 23:39:04 - (Dru) -

Molto toccante questo racconto, bravo Ezio

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