Tartuficoltura, biodiversità e sviluppo locale

Il fungo pregiato nato e cresciuto in questi territori, presenta degli ecotipi locali che dopo il boom and bust dei primi anni ’80 solo di recente sono stati riscoperti.

In particolare, oggi in queste aree la coltivazione del tartufo è oggetto di un crescente interesse per la promozione di forme innovative di attività economica che ad essa si potrebbero associare. La tartuficoltura è sempre più considerata un fattore di sviluppo locale per ambiti territoriali fragili o soggetti a spopolamento (es. quelli montani) tanto che non appare casuale che assessorato all'Agricoltura della Provincia di Brescia, GAL Garda Valle Sabbia, Centro Vitivinicolo Provinciale e Associazione Tartufai Bresciani abbiano firmato, alcuni anni fa, un protocollo per reperire le risorse allo scopo di salvaguardare e sviluppare il tartufo e la tartuficoltura nelle colline bresciane.

Accanto ai motivi economici si ritiene che i tartufi e la tartuficoltura in genere possano essere messi al centro di un ecosistema che concorre al mantenimento della diversità biologica e di un ambiente sostenibile di cui contribuiscono alla tutela e alla manutenzione soprattutto quando avanza lo stato di abbandono.

Approfondire gli aspetti ecologici di un prodotto naturale come il tartufo, consente di fornire alcune coordinate per riscoprire le stesse aree fragili interne come luoghi adatti alla conservazione e alla generazione di biodiversità.

Infatti, i prodotti naturali, anche quelli spesso trascurati quali funghi, erbe aromatiche e medicinali, frutti del bosco ecc. presentano un notevole interesse per uno sviluppo dei territori basato sul mantenimento e sul potenziamento della diversità biologica.

Allo stesso modo la loro riscoperta fa emergere opportunità sul piano ambientale, sociale e culturale che devono essere inseriti in un disegno complessivo finalizzato alla loro valorizzazione.