24 Maggio 2016, 08.55
Glocal

Tutela dell'ambiente, migrazioni e accoglienza

di Valerio Corradi

Lo stile di vita e il modello di crescita economica dei paesi occidentali e di quelli in via di sviluppo stanno generando un disastroso impatto ambientale. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie.
Per Vsn da Valerio Corradi


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I recenti e numerosi fatti di cronaca relativi alle migrazioni forzate spesso dimenticano di prendere in considerazione le cause “ecologiche” che, in alcuni casi, stanno alla base di questo fenomeno.
Il sempre più accentuato mutamento ambientale globale sta rendendo invivibili alcune aree del pianeta a causa di siccità, desertificazione, inondazioni, erosione del suolo costringendo milioni di persone a dirigersi altrove.

Tali elementi richiedono di sviluppare una riflessione sull’intreccio tra tutela degli equilibri ecologici, migrazioni e riscoperta del valore dell’accoglienza.
Lo stile di vita e il modello di crescita economica dei paesi occidentali e di quelli in via di sviluppo sta generando un impatto ambientale crescente le cui conseguenze sono durature e non equamente distribuite a livello globale.

Il mutamento ambientale
sta colpendo popolazioni che hanno contribuito solo in minima parte ad alimentare questo squilibrio.
Si tratta di paesi già di per sé vulnerabili, con economie deboli che non sono nelle condizioni di poter contenere, ad esempio con nuove tecnologie, gli effetti negativi che si vanno generando sui loro territori.

Questi effetti globali di politiche, decisioni, pratiche, stili di vita che sono seguiti e riprodotti in una parte del mondo rende urgente la diffusione di una nuova cultura ambientale e di una “conversione ecologica” le cui ricadute avrebbero una portata globale se non altro per mitigare le dinamiche in atto.

E’ necessario insistere sulla necessità di trovare nuovi equilibri tra le società umane e l’ambiente perseguendo una più profonda interiorizzazione dei principi di salvaguardia dell’ambiente e riconoscendo i nessi tra i diversi temi, in primis tra comportamento virtuoso, sostenibilità, giustizia ed equità sociale.

Va riconosciuto che alcuni gruppi, anche locali, si muovono da tempo in questa direzione (si pensi solo all’esperienza dell’ambientalismo, dello scoutismo o dei centri missionari) ma oggi tale impostazione richiede di diventare patrimonio condiviso. Così come devono essere condivise e socializzate le scelte lungimiranti di alcune realtà associative e di alcuni enti locali.

Infine, l’impegno per l’ambiente non può essere slegato dall’impegno per l’altro soprattutto se questo è reso povero, straniero ed emarginato da processi innescati da scelte di altri.

La stessa Enciclica Laudato Sii di Papa Francesco insiste sul fatto che non si può prescindere dall’assunzione delle responsabilità derivanti dalle disuguaglianze tra nord e sud del mondo.

«E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria […] i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa.
Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo.
La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile» (LS 25)

Il nesso tra questione ecologica e questione migratoria richiede di essere affrontato riscoprendo il valore della cooperazione e degli scambi sociali orientati alla solidarietà in modo che questi divengano, a pieno titolo, pratiche intergenerazionali.





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