Di corsa a Roma: missione compiuta

I pellegrini vobarnesi sono giunti alla meta: alle sette di domenica mattina, come si può  rilevare dalla prima foto, il gruppo ha fatto il suo ingresso in Piazza San Pietro, per partecipare alla Messa celebrata dal Santo Padre alle ore 11. Dopo essere passati dai 32 gradi di Vetto ai 10 gradi del passo Cento Croci, affrontato violenti temporali e sopportato un freddo pungente, i viaggiatori hanno potuto assaporare la gioia di aver visto il Papa a pochi passi, concludendo l’indimenticabile esperienza nel migliore dei modi.


Fuori onda

Per onor di cronaca, non posso esimermi dal rivelare ciò che mi è stato riferito da un pellegrino che vuol restare anonimo, riguardo alla consegna della maglietta contenente il logo dell’evento, firmata da tutti, che doveva essere consegnata al Santo Padre. L’amico mi ha confidato che, nel momento in cui Papa Francesco è passato a due metri da loro, gli ha urlato:

“La camiseta, la camiseta!” (“La maglietta”, in spagnolo), ma Lui non ha sentito, in mezzo alla folla che lo acclamava. Ormai era a dieci metri, e la maglietta era leggerissima: bisognava inumidirla per aumentarne il peso, affinché potesse essere lanciata alla distanza di qualche metro, ma ormai le scorte del gruppo erano totalmente esaurite: non più acqua, né bottigliette o lattine di alcun tipo; solamente erano rimaste, in fondo allo zaino del più piccolo, cinque fette di pan carrè e due scatole di sardine (ma di questo parleremo dopo).

Il pellegrino scartò all’istante la prima idea che gli era venuta in mente e passò al piano B:
“Presto, presto – disse trafelato a tutti gli amici del gruppo – sputateci sopra!”, e tutti eseguirono all’istante. La maglietta adesso era pesante al punto giusto, ma la Papa Mobile era a quasi cinquanta metri, L’amico la appallottolò, e si mise ad urlare:
“Santità!”.

Il Papa si girò e gli chiese:
“Amigo, qué quieres?”
“Busca esta camiseta!”, gli rispose.

“Enviemela hombre!”, ribattè Papa Francesco e così il pellegrino anonimo gliela tirò con tutta la sua forza.
La maglietta attraversò migliaia di teste e si avvicinò fluttuando alla Papa Mobile con il Santo Padre pronto a prenderla al volo, ma all’ultimo istante perse l’equilibrio e la prese sul naso, con una botta tremenda.

Chi gli era vicino, lo sentì inveire pesantemente, e a lungo:
“Hombre maldido… peste y cuernos y mala suerte, cabron de un formesan de mierda!”.
Sembrava di sentire le imprecazioni del miglior amico di Zagor, Felipe Cayetano  Lopez  Martinez y Gonzalez, detto “Cico”.

Ma torniamo al pan carrè e alle due scatolette di sardine. Come ricordavamo, il gruppo allo stremo aveva esaurito ogni risorsa, e non sapeva come cibarsi, allora il pellegrino anonimo, millantando parentele altolocate, che erano a conoscenza di quello che successe duemila anni fa in una simile circostanza, disse:

“Ci penso io!”.
Non si seppe mai cosa accadde, ma al ritorno a Vobarno, dopo che una quindicina di pellegrini ne ebbe mangiato una quantità smisurata, sul camper poterono contare i resti avanzati: centottantasette pacchi da dodici fette cadauno di pan carrè, più novantasette scatole di sardine, di cui dodici al peperoncino.

Come ripeto, ho riportato il tutto per dovere di cronaca, per amore della verità.
Ma io non ci credo, fino a quando non intingerò un grissino nella scatoletta di sardine che l’amico, il fantomatico pellegrino anonimo, mi mostrerà.

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