18 Agosto 2016, 08.20
Gavardo
Qui Avis

Mai dire mai

di John Comini

Racconto della quinta tappa del pellegrinaggio in bici dell’Avis Gavardo verso Roma


Prologo

Ieri sera (martedì 16), nell’Hotel di Poggibonsi, si fa il pieno di pastasciutta. Poi un gruppetto esce per fare una camminatina serale.
Vado con Valter Vezzola, “Gigio” Baresi, Davide Maioli, Giovanni Taraborelli. Giovanni ci mostra il segno che è rimasto sul ginocchio dopo la “storica” caduta del viaggio Avis a nell’Anno Santo 2000 (aveva 16 anni, “quant’è bella giovinezza…”).

Ridiamo perché l’amico Antenore, grande appassionato di fotografia (aveva avuto le “dritte” dal mitico Cesare Goffi), era leggermente “geloso” perché molti avevano apprezzato le foto scattate dal figlio.
Ma io so che sotto sotto Antenore è orgoglioso, del resto: “talis pater talis filius”.

Andiamo verso il centro: nessuno. Sembra un borgo di fantasmi. La facciata della chiesa è bianca, spettrale. Finalmente si trova un bar aperto.
Tra una birra e un’acqua brillante si discute di questioni tecniche: peso delle gomme, peso delle bici, rapporti e catene. E poi Valter, con sguardo quasi minaccioso, pontifica: “Ragass, dumà ghé l’Eroica!” E fa ampi gesti in su e in giù con la mano, per suscitare un po’ di terrore. Già, l’Eroica.

No, non è la Sinfonia che Ludwig van Beethoven aveva scritto per Napoleone. Si tratta di un percorso cicloturistico che si snoda su strade bianche e polverose intorno a Siena, tra le colline del Chianti. Il sottoscritto ne aveva percorso un tratto una decina di anni fa, e solo grazie alle spinte di Valter e di Gerry era riuscito a tornare vivo (le spinta gli erano poi costate uno spiedo, una volta tornati a casa). Si torna all’Hotel, con Valter che continua a ripetere “Ragass, dumà sö e zö, sö e zö!”

Tema
I nostri baldi avisini partono di buon mattino, i furgonauti con calma si avviano verso Siena, dove è fissato l’appuntamento con i 15.
Ci si ferma ad una farmacia per acquistare qualche pomata, si va ad un supermercato per caricare acqua, banane, pesche…
Su una parete del supermercato (è vero!) osservo la celebre scritta di Marcel Proust “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.” Che bello, anche i supermercati hanno un’anima!

Siamo tutti sereni, lo splendore del paesaggio è di una tenerezza indescrivibile. Sembra il video della canzone di Battisti:  “Fiumi azzurri e colline e praterie, dove corrono dolcissime le mie malinconie, l’universo trova spazio dentro me…”.

I ciclisti giungono a Siena, un vero scrigno del patrimonio artistico, un’emozione unica.
I nostri 15 eroi poco prima di entrare nella splendida Piazza del Campo sono fermati da un vigile: non si può passare, le bici bloccano il passaggio.

Stupore, perplessità. Ma poi si capisce perché: s’ode un rullare intenso di tamburi, avanzano dei figuranti in costume, si vedono bandiere garrire al vento.
I nostri hanno la fortuna sfacciata di veder passare la sfilata dei contradaioli della Lupa, che ieri hanno vinto il Palio realizzando così un “cappotto” storico vincendo, con lo stesso cavallo (Preziosa Penelope) e lo stesso fantino (soprannominato Scompiglio), i due Palii dello stesso anno. I nostri guardano stupiti le evoluzioni degli sbandieratori, ascoltano il suono di trombe e tamburi, si uniscono alle grida di giubilo della gente, filmano il tutto (ma nei filmati si nota che indugiano su volti di belle senesi, alcune vestite con il “cappotto”…).

Incontrano due ragazze di Nuvolera ed uno di Paitone che ha sposato una ragazza di Siena.
Il capogruppo Arturo nota che le bandiere sono bianconere, ma per questa volta farà finta di niente.
Poi i ciclisti avisini ripartono verso Montalcino, dividendosi in due tronconi: uno va per la strada “francigena”, l’altro, composto da arditi avventurieri, sceglie il percorso impegnativo dell’Eroica.

Ci sono quasi 35 gradi, fortuna che il vento rende l’aria meno soffocante. Un covone di fieno può regalare un po’ d’ombra e permettere un “cambio-olio”…
Le salite, su quella strada polverosa e sotto il sole cocente, sembra non finiscano mai. Davide in un battibaleno ne percorre una, esclama a gran voce “Tutto qui?” ma poi si accorge che non è giunto in cima, c’è un’altra arrampicata lì accanto, che ti aspetta chiedendoti un ulteriore sforzo ed altro sudore.

I ciclisti incrociano pochissime auto durante l’ascensione, ne passa una che si ferma: l’autista dice che non vuole provocare troppa polvere, i nostri gli rispondono con un sorriso, rivolto soprattutto verso gli occhi di una splendida ragazza che li guarda da dietro il vetro.

Il paesaggio è davvero magico, ti coglie impreparato nonostante tutte le immagini viste sui cataloghi o su internet. Pedalando s’impara a vivere le emozioni con intensità, a vedere le cose da un altro punto di vista, a sentire la vita che scorre secondo le stagioni del cuore, a percepire l’amicizia della gente che ti circonda, l’amore di chi ti sta vicino e di chi a casa magari in questo momento ti sta pensando.

Il gruppo si ferma qualche minuto a Monteriggioni, uno dei più classici borghi circondati da mura pressoché intatte.
Persino Dante lo inserisce nella sua Divina Commedia, la sua posizione ideale consentiva di controllare le valli dell’Elsa e in direzione di Firenze, storica rivale di Siena (anche nel calcio attuale). Giovanni scatta foto a ripetizione a quel borgo incantato.

Il gruppo giunge a Montalcino, bella località di notevole importanza grazie alla sua posizione sulla vecchia Via Francigena, comune noto per la produzione del vino Brunello e con una fortezza che domina un paesaggio da capogiro, ricco di vigneti che paiono disegnati con il righello. Anche Montalcino è stata coinvolta nelle lotte tra i Ghibellini (sostenitori dell’Imperatore) ed i Guelfi (fans del Papa).
Ma non sono ancora arrivati: Gerry ha un presentimento, infatti bisogna fare un ultimo ma titanico sforzo per giungere all’Hotel. Manco fossimo sul Pordoi!

Fuori tema
Tutto ciò mi è stato raccontato la sera, a tavola, dinanzi a del buonissimo vino (niente birra, una tantum) e ad una cena luculliana.
Sì perché il mitico furgone  gentilmente offerto dall’ASD FM Bike aveva trovato un posto dove sostare, ma poi un gentilissimo signore ci ha detto:
Siete Bergamaschi?
No, bresciani!”
Ah, ho lavorato dalle vostre parti…Vi consiglio di andare oltre perché siete lontanissimi dal centro”.

E così quel consigliere (che probabilmente doveva vendicare qualche torto subìto al Nord) ci ha mandati allo sbaraglio, perché poi, incolonnati tra lavori in corso e un fiume di auto, non abbiamo più trovato un centimetro di parcheggio in tutta Siena.

I furgonauti hanno dovuto girare per due ore e mezza neanche fossimo capitati nel labirinto di Minosse, con il rischio di prendere qualche multa da qualche solerte vigile-Minotauro.
Come noi centinaia di auto tedesche e di furgoni olandesi continuavano a girare impazziti, alla ricerca del parcheggio perduto. Questo perché i due principali parcheggi della città erano occupati dal mercato (come a Gavardo, del resto…).

Che incubo! Mi son venute in mente le parole di Cecco Angiolieri (poeta senese doc) cantate anche dal mitico Faber: “S'i' fosse foco, arderei 'l mondo/ s'i' fosse vento, lo tempesterei/ s'i' fosse acqua, ì' l'annegherei/ s'i' fosse Dio, mandereil 'en profondo…
Alla fine i 5 dell’Ave Maria, visibilmente sconvolti, si sono consolati mangiando qualche pesca e qualche banana destinata ai ciclisti mai incontrati.

E poi siamo ripartiti…per Montalcino, penserete? Ma no, oggi era il 17 e quindi doveva aspettarci qualche altro grattacapo.
Ci telefona Capitan Arturo: “Un pirla ha dimenticato il cellulare all’Hotel di Poggibonsi, dovete ritornare a recuperarlo.” Agli ordini! E così abbiam fatto. Il pirla? Si dice il peccato, non il peccatore. E poi, “errare humanum est”, o ovest, non so…

Epilogo
L’hotel di Montalcino è perfetto. C’è persino una capiente piscina, dove i nostri atleti fanno una gara di tuffi, essendo in tempi di olimpiadi.
Sono tutti bravi: Ciba, Ivo e Davide si lanciano dal trampolino con evoluzioni degne della medaglia, Ciba posta un video slow-motion con scritto: “quasi come Cagnotto,  Ciba detto camole”.

E poi arriva una sera davvero fantastica, fa freddino ma è una scusa per bere qualche bicchiere in più. I soliti mattatori fanno ridere a crepapelle i commensali. Ciba al telefono dice al Titta e alla Livia che ci salutano dal Sud: “Senza sellino si pedala ancor più veloce!”.

Continuano ad arrivare messaggi da parte di familiari, amici e conoscenti.
Ci scrivono Giuli e Sergio: “Continuiamo a restare connessi e a seguire con grande partecipazione le vostre avventure sulla via di Roma... Inviamo queste fotografie di chi, in modo assai più modesto, porta i colori dell'AVIS di Gavardo in giro per l'Italia.... Anche perché questa AVIS è ormai una seconda pelle, una scelta di vita.

E allora buonanotte a tutti voi, con le parole di Mina:
“Buonanotte anche a chi non dormirà e a chi lo fa/
a chi ha perso un altro giorno di cammino e a chi invece è già vicino/
buonanotte ai bambini, a tutti quanti/ ai paesi con le case senza niente/
buonanotte alla mia gente / buonanotte alla pace se verrà noi siamo qua/

a chi inventa in un sorriso la speranza, a chi sbaglia e non ci pensa”

John Comini

Le foto sono di Antenore Taraborelli e soci
Qui tutte le tappe




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