Camici colorati contro la sofferenza dei piccoli

Basta anonimi bianchi in corsia. I medici e gli infermieri dell'Unità operativa di Pediatria dell'ospedale di Manerbio (Brescia) abbandoneranno la classica divisa d'ordinanza per indossare camici spiritosi e con un po' più di colore disegnati da una delle più importanti firme della moda italiana (che preferisce però restare anonima perché, giustamente, le cose migliori si fanno ma non si sbandierano) e realizzate dalle ditte Padana Everest e tessile Ratti di Como.
Non si tratta però di seguire l'ultima moda mutuata dai soliti americani o dai loro serial in TV. Infatti, come ha spiegato Mario Colombo, primario di Pediatria dell'ospedale bresciano nonché ideatore del progetto, "per mitigare la sensazione di dolore dei piccoli sono fondamentali stimoli piacevoli come suoni, colori, sapori e percezioni tattili. Proprio in questi mesi sto collaborando ad una pubblicazione sul contenimento del dolore nel neonato, provocato da procedure mediche invasive e in un apposito capitolo spieghiamo appunto come stimoli "piacevoli" possono diminuire la percezione del dolore quando somministrati contemporaneamente ad un fattore nocivo come, ad esempio, la puntura al tallone per il prelievo del sangue". L'obiettivo dell'iniziativa è quindi quello di "donare sensazioni positive ai bimbi ricoverati".
In cantiere ci sono altre iniziative mirate a rendere meno traumatica la degenza dei baby-pazienti. Intanto Mara Azzi direttore generale dell'ospedale ha annunciato che farà di tutto per estendere l'iniziativa anche alle pediatrie di Desenzano e Gavardo che fanno parte della stessa Azienda Ospedaliera: "Come direttore generale, ma soprattutto come madre - ha detto - assicuro che quest'azienda sarà sempre vicina ai bambini e alle loro famiglie per cercare di mitigare al massimo la difficile esperienza del ricovero in ospedale".
Non è certo  il primo tentativo del genere in un ospedale pediatrico, ma è giusto segnalarlo perché sarebbe bello che queste lodevoli iniziative diventassero una sana abitudine. E perché no, magari solleticando la fantasia e la creatività dei disegnatori di moda, potrebbe essere interessante pensare anche agli adulti ricoverati.

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